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jay78
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mercoledì 22 luglio 2009
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davanti alla vita
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film molto bello intenso e complicato.capisco perchè molti gli hanno dato un voto pessimo ma forse non è il loro genere.prima di guardare questo film ho esitato un po per via dei voti pessimi che hanno scritto ma alla fine mi è piaciuto molto.
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vittorio
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mercoledì 17 giugno 2009
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deludente!!
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Film visto e rivisto, molto scontato e con un finale assurdo!! Copiatura mal fatta del Sesto Senso.........
Da vedere solo se si ha poco altro da fare!!
[+] il sesto senso non c'entra proprio nulla
(di dian71cinema)
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[+] ma neanche la tua precisazione...
(di oh dae soo)
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dario
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domenica 7 giugno 2009
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assurdo
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E' una banalità, presentata con presunzione. Si capisce poco o niente e gli stessi attori sembrano non sapere che fare. Dialoghi da oratorio, solite menate familiari, solite frasi fatte: il tutto raccontato pedantemente. Tempo perso.
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dario carta
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giovedì 28 maggio 2009
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la thurman in un vortice di disontinuità
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In un procedere ansioso di immagini disallineate nel tempo,il film sviluppa l'angoscia e la tragedia che matura nell'animo della protagonista e si allarga a inviluppare il complesso delle vite che le fanno da contorno.
Non esiste filo continuo,nella narrazione,che è posta processionalmente su differenti piani discontinui fra loro,in processanti flashback,correlati con l'oggi da situazioni,episodi,concetti o parole.
Su precisa intenzione del regista,viene osservata la volontà di Perelman di rispettare i tratti cardine del romanzo di Laura Kasischke,cui il film si ispira.
Richiami ed incessanti visioni alternano situazioni di realtà a dimensioni oniriche che oscillano senza freno temporale fra passato e presente,immaginazione e supposta verità.
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In un procedere ansioso di immagini disallineate nel tempo,il film sviluppa l'angoscia e la tragedia che matura nell'animo della protagonista e si allarga a inviluppare il complesso delle vite che le fanno da contorno.
Non esiste filo continuo,nella narrazione,che è posta processionalmente su differenti piani discontinui fra loro,in processanti flashback,correlati con l'oggi da situazioni,episodi,concetti o parole.
Su precisa intenzione del regista,viene osservata la volontà di Perelman di rispettare i tratti cardine del romanzo di Laura Kasischke,cui il film si ispira.
Richiami ed incessanti visioni alternano situazioni di realtà a dimensioni oniriche che oscillano senza freno temporale fra passato e presente,immaginazione e supposta verità.
Il promettente inizio,che traccia un racconto dal passo lento ma sostenuto e vigoroso,sorretto da una regia di buon nerbo,seppur parca nel regalare emozioni,scivola ben presto in un ridondante infittirsi di immagini articolate fra loro da un labile concetto di connessione temporale e banalmente agganciate l'una all'altra da sogni o illusioni,sicchè lo spettatore tende a perdersi a sua volta o a rinunciare al proprio interesse.
Galleggia nell'animo della protagonista un dramma aggrappato nei suoi intimi recessi,che la divora e che insiste sulla riflessione dell'esaltazione della coscienza,concetto evitato accuratamente all'inizio del film,da Diana,durante un colloquio con la figlia ma riemerso instancabilmente più volte nella seconda parte della pellicola.
Impossibile cercare e trovare continuità nel racconto,come pure risulta arduo identificare la stessa persona seppur cresciuta e maturata,nelle due ottimi attrici,con buona pace delle ricerche del regista.
Uma Thurman è brava e bella,languidamente rapita dal suo personaggio,pur non credendoci molto.
E questo a suo maggior merito.
Evan Rachel Wood ("Across the Universe",nomination al Golden Globe per "Thirteen","Correndo con le forbici in mano"),si propone al meglio nelle vesti di liceale irrequieta,ma perde il confronto con Eva Amurri,più spontanea e sincera,nella consapevolezza della sua comprimarietà.
Perelman guida con una regia dal respiro lento ma ampio ed,inizialmente forte,che però perde pulsione con il procedere della narrazione.
Gli eventi giocano fra loro,rimbalzandosi come eco di voci in una stretta vallata,saltando instancabilmente su più piani non complanari e costruendo un'iperbole che inizia con l'incipit e viene ripresa nelle immagini in chiusura,a formare un racconto
cui lo spettatore troverà modo indovinare la chiave d'interpretazione ed una risposta appagante.Dario Carta
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dony 64
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giovedì 26 febbraio 2009
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film che confonde passato e realta'
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Film drammatico interpretato da attori/attrici gia' noti e in special modo da Uma Thurman che recita la sua parte in modo corretto.Il film e' da capire, attenzionare e seguire con interesse intellettivo per scoprire che la protagonista in effetti, in punto di morte, rivive la sua vita se il tragico evento non fosse capitato a lei.Complessivamente piu' che discreto.Voto 6+
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doctor love
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domenica 15 febbraio 2009
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la morte negli occhi
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La morte in faccia: una frase fatta, di uso comune, che prende corpo improvvisamente di fronte alle due protagoniste adolescenti. Il momento in cui la fine sembra a un passo rappresenta un terreno fertile per il cinema, che lo ha esplorato spesso in cerca di momenti di suspence e immedesimazione; trasversalmente vengono in mente eroici episodi di war-movies, gesta di serial killer più o meno strampalati, catastrofi e incidenti di varia natura. Una sensazione diversa la offre però la vera e propria scelta tra la vita e la morte quando si impone improvvisamente nel mezzo della vita quotidiana. È il momento culminante e insieme il perno spaziale e temporale di tutta la narrazione, quasi un buco nero nel quale finiscono tutte le altre scene, spalmate nel tempo.
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La morte in faccia: una frase fatta, di uso comune, che prende corpo improvvisamente di fronte alle due protagoniste adolescenti. Il momento in cui la fine sembra a un passo rappresenta un terreno fertile per il cinema, che lo ha esplorato spesso in cerca di momenti di suspence e immedesimazione; trasversalmente vengono in mente eroici episodi di war-movies, gesta di serial killer più o meno strampalati, catastrofi e incidenti di varia natura. Una sensazione diversa la offre però la vera e propria scelta tra la vita e la morte quando si impone improvvisamente nel mezzo della vita quotidiana. È il momento culminante e insieme il perno spaziale e temporale di tutta la narrazione, quasi un buco nero nel quale finiscono tutte le altre scene, spalmate nel tempo. Il film è un mosaico: una composizione di personaggi, di storie, di temi, di inquadrature, di stili; una tal moltitudine di elementi non è sempre semplice da amalgamare, e presenta il rischio di confusione e di scarso approfondimento. Così non accade, ed è merito di una regia rigorosa, quasi documentaristica, ben lontana dai canoni “drammatici” hollywoodiani”. Del resto Davanti agli occhi non è Elephant, e il tema sociale viene appena sfiorato per concentrarsi invece da un lato sui tormenti della (presunta) sopravvissuta, e dall’altro sullo sviluppo del rapporto tra le adolescenti, fino all’enigmatica scelta di sacrificio. Il taglio introspettivo ma allo stesso tempo distaccato dà una sensazione irreale di fronte soprattutto al complesso dramma della tormentata protagonista, che pur sfiorando spesso territori onirici e visionari, finisce per risultare eccessivamente freddo e poco coinvolgente, così come la fotografia, eccessivamente ricercata e presuntuosa al limite della “natura morta”. Più riuscito è l’intreccio dell’amicizia tra le adolescenti, che evitando luoghi comuni riesce a mostrare la profondità del sentimento che le lega malgrado le differenze di carattere e di educazione, rendendo tragicamente credibile la scelta che si troveranno ad affrontare. Uma Thurman non è nella sua forma migliore all’interno di un personaggio difficile e che non dà merito alle sue capacità dimostrate altrove e ciò non può che incidere sul giudizio complessivo del film, sicuramente positivo considerando l’originalità della struttura e l’accuratezza della realizzazione ma che nel complesso lascia insoddisfatti proprio a causa del difficile coinvolgimento emotivo, non smosso nemmeno dal mal riuscito finale a sorpresa, che sovverte i piani della storia senza aggiungere nuove chiavi di lettura o stimolare riflessioni alternative. Ai titoli di coda comunque si ha la sensazione di aver assistito ad uno spettacolo fuori dalle righe, intelligente e coraggioso quanto basta per meritare più successo di quanto non ne abbia avuto.
Voto 6,5
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francesca
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venerdì 30 gennaio 2009
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carino
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Il film non mi è dispiaciuto, anche se concordo con chi dice che il regista ci prende in giro per tutto il tempo. Solo due cose veramente odiose: ALESSANDRA BARZAGHI doppiatrice di Uma (ma poverina in realtà non è colpa sua) e la ripetizione insistente di alcune scene, che dopo un pò diventano noiose.
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andrea housettaro
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martedì 27 gennaio 2009
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Non ho capito assolutamente niente di questo film!!!
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lucy
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sabato 24 gennaio 2009
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lvdc
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venerdì 23 gennaio 2009
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the life before her eyes
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il film é tratto dal romanzo di laura kasischke.
perciò trattasi di narrativa, racconto, storia.
l'eterna problematica "armi-scuola-america" "documentata", sempre in maniera estremamente partigiana da Moore, mia cara Gandolfi, sarebbe stata fuori tema. non ci si accanisca, noleggi il dvd "Bowling a Columbine" e se lo goda tutto.
semplicemente il film narra la storia di un'amicizia tra adolescenti. un'amicizia come tante con un epilogo, fortunatamente, come spero nessuno. In Diane non ci vedo una lolita, non vedo la malizia di lolita, vedo una ragazza che cerca sicurezze in uomini più maturi, amandoli non giocandoci.
Inoltre i salti temporali non mi sono apparsi né confusi né scomposti.
Mi sono rovinata il finale perché per l'ennesima volta mi sono imbattuta nel "ti sbatto in faccia la fine alla decima riga" della signora Gandolfi.
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il film é tratto dal romanzo di laura kasischke.
perciò trattasi di narrativa, racconto, storia.
l'eterna problematica "armi-scuola-america" "documentata", sempre in maniera estremamente partigiana da Moore, mia cara Gandolfi, sarebbe stata fuori tema. non ci si accanisca, noleggi il dvd "Bowling a Columbine" e se lo goda tutto.
semplicemente il film narra la storia di un'amicizia tra adolescenti. un'amicizia come tante con un epilogo, fortunatamente, come spero nessuno. In Diane non ci vedo una lolita, non vedo la malizia di lolita, vedo una ragazza che cerca sicurezze in uomini più maturi, amandoli non giocandoci.
Inoltre i salti temporali non mi sono apparsi né confusi né scomposti.
Mi sono rovinata il finale perché per l'ennesima volta mi sono imbattuta nel "ti sbatto in faccia la fine alla decima riga" della signora Gandolfi.
Non mi é piaciuto però il doppiaggio della Thurman affidato alla Barzaghi e non alla favolosa Ilaria Stagni.
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