
Anno | 2006 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Durata | 104 minuti |
Regia di | Libero de Rienzo |
Attori | Elio Germano, Emanuela Barilozzi, Luca Lionello, Libero de Rienzo . |
Uscita | venerdì 5 maggio 2006 |
MYmonetro | 2,63 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Esordio alla regia per l'attore Libero De Rienzo. Il film traccia il ritratto estremo di una generazione intorno ai 25 anni che vuole vivere tutto senza compromessi né limiti etici. In Italia al Box Office Sangue - La morte non esiste ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 30,1 mila euro e 9,6 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO NÌ
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Stella vuole fare la ballerina e vuole andare a New York, per scappare dal dolore per la madre morta, dal padre assente ma opprimente con cui vive e dal fratello. Iuri vive ai confini della realtà immerso in una casa buia, colma di libri e di oggetti inquietanti. Stella e Iuri hanno poco più di vent'anni, sono fratelli e si amano incestusamente e profondamente. Passeranno la notte più lunga della loro vita ad un rave party, in un interminabile viaggio lisergico, alla scoperta delle loro paure, delle loro angosce e del loro rapporto.
Libero De Rienzo, già interprete divertente, leggero e compiaciuto di film come Santa Maradona e A / R Andata + Ritorno, arriva al suo esordio dietro alla macchina da presa firmando questo film complesso, spesso estremo nel linguaggio e nei contenuti, composto da due atti più un "epilogo comico". Con l'impeto e l'entusiasmo sincero dell'esordiente che tante cose ha da dire De Rienzo assembla questo film inserendoci di tutto un po': dalle trepidazioni proprie di chi sta per passare dalla giovane età a quella adulta a un angosciante rapporto d'amore tra due fratelli persi in una vita che non sanno ancora direzionare, dall'uso e abuso di droghe all'invettiva finale contro tutto ciò che sembra rappresentare un ordine precostituito, in primis naturalmente Stato e Chiesa. La regia, per niente ovvia e scontata, alterna registri e stili, passando da momenti in cui il montaggio serrato e le immagini veloci fanno pensare al video-clip a inquadrature più lente, ravvicinate e approfondite, snodandosi tra colori acidi e sfumature sgranate fino a toccare bianchi assoluti; a condire il tutto una godibile ed encomiabile alternanza di grottesco e drammatico, comico e tragico, ben equilibrati e dosati. Il limite maggiore del film sembra però essere proprio la troppa materia che il regista ci ha inserito, creando un'opera eccessivamente confusa, oltremodo ridondante e sovraccarica sia di contenuti, che quindi spesso appaiono come solo accennati ma non sviscerati a sufficienza, sia di linguaggio cinematografico la cui forse smodata variabilità visiva dona al film ancora più confusione e non pienezza espressiva.