Non voltarmi le spalle

Continuamente si è bombardati da informazioni, messaggi e notizie, alcune belle, altre spiacevoli, molte importanti, qualcuna leggera o forse anche inventata ma talune segno di una straordinaria forza d’animo, di condivisione, di volontà e dedizione….tra queste, trovano spazio quelle che riguardano le iniziative d’integrazione le quali, viaggiando lungo i binari della creatività, sono in grado di accendere i riflettori sulle persone che solitamente restano ai margini della nostra attenzione. Più di 200 persone tra attori, comparse, musicisti, genitori, musei, istituzioni e aziende, che hanno contribuito attivamente a titolo gratuito, hanno dato, all’inizio del 2008, un loro contributo in un esperimento di innovazione didattica sui temi della disabilità, attraverso la realizzazione di un lungometraggio, della durata di 71 minuti, dal titolo Non voltarmi le spalle. Il film è stato ideato e costruito interamente da un gruppo di studenti, docenti e genitori dell’Istituto Superiore don Milani-Depero di Rovereto che si è assunto gli oneri della produzione. Fulvio Wetzl, autore di molti film e regista di fiction, ha immediatamente sposato il fine di diffondere il messaggio dell’integrazione sociale dei cittadini che hanno una disabilità sensoriale e mosso anch’esso da questa nobile molla ha accettato di dirigere il film. La storia narrata è un inedito ed ha come protagonista Anna, una ragazza sorda segnante attorno alla quale ruotano figure altrettanto importanti quali i compagni di classe, la 5’ C, alcuni professori ed un gatto. Tutte le persone a vario titolo coinvolte hanno potuto sperimentare la bellezza e la profondità nel fare qualcosa con e per qualcuno, rendendolo protagonista sotto la spinta del puro entusiasmo, denominatore comune in tale particolare esperienza. La sceneggiatura è stata realizzata dagli studenti di una quinta classe del corso per Tecnici dei Servizi Sociali e, partendo dal fatto peculiare che l’interprete principale è una ragazza che vive in prima persona la dimensione esistenziale della sordità, hanno dato un’ulteriore nota distintiva al loro lavoro, cosicché il lungometraggio è sottotitolato per gli udenti che, di fronte alla LIS, lingua principale di Anna, si troverebbe disorientata. Di certo si tratta di un’opera particolare sia nell’obiettivo che ne ha animato la produzione sia nella motivazione che ha attraversato l’intero progetto e il lavoro concreto…peccato che oggi questa è una notizia che suscita ancora stupore… E allora…perché mai farla restare un’idea, un progetto già svolto, un’azione isolata?