onufrio
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martedì 2 maggio 2017
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benvenuto in uganda
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1970, il giovane scozzese Nicholas laureatosi in medicina, pur di non lavorare al fianco del padre anch'egli dottore; voglioso di esplorare nuovi mondi parte per l'Uganda prestando servizio come medico in un villaggio, in quel periodo sale al comando della nazione africana Idi Amin, i due faranno casualmente amicizia dando l'avvio ad una collaborazione nata con buoni propositi per i pensieri del giovane medico scozzese che afferra troppo tardi la vera realtà delle cose e ciò che succede in un paese dilaniato da sangue, terrore ed ingiustizie.
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shiningeyes
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venerdì 22 febbraio 2013
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violenza e tensione
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Tratto dal romanzo di Giles Foden, "L'ultimo re di Scozia" racconta la feroce dittatura di Idi Amin Dada in Uganda, sotto gli occhi del giovane medico scozzese Garrigan (personaggio immaginario). Il giovane volontario parte in Uganda con intenzioni umanitarie e per fare esperienza, ma ben presto, trovandosi casualmente nelle grazie del dittatore, si troverà a fare i conti con un interminabile escalation di violenza perpetrata dal folle statista.
La regia di Kenny Mcdonald è efficace e ben mirata nel far vedere le porcherie e le violazioni dei diritti umani di un dittatore eccentrico quanto mai folle; interpretato da un ottimo Forest Whitaker che strappò la vittoria a Di Caprio negli Oscar 2007, il cui secondo anche aveva girato un film su vicende di sangue avvenute in Africa ("Blood Diamonds"); e penso che comunque l'Oscar se lo giocavano alla pari entrambi, forse un pochino di più Whitaker, che deve aver compiuto uno studio notevole del personaggio.
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Tratto dal romanzo di Giles Foden, "L'ultimo re di Scozia" racconta la feroce dittatura di Idi Amin Dada in Uganda, sotto gli occhi del giovane medico scozzese Garrigan (personaggio immaginario). Il giovane volontario parte in Uganda con intenzioni umanitarie e per fare esperienza, ma ben presto, trovandosi casualmente nelle grazie del dittatore, si troverà a fare i conti con un interminabile escalation di violenza perpetrata dal folle statista.
La regia di Kenny Mcdonald è efficace e ben mirata nel far vedere le porcherie e le violazioni dei diritti umani di un dittatore eccentrico quanto mai folle; interpretato da un ottimo Forest Whitaker che strappò la vittoria a Di Caprio negli Oscar 2007, il cui secondo anche aveva girato un film su vicende di sangue avvenute in Africa ("Blood Diamonds"); e penso che comunque l'Oscar se lo giocavano alla pari entrambi, forse un pochino di più Whitaker, che deve aver compiuto uno studio notevole del personaggio. Mi spiace per il piccolo errore di regia nel voler dare più spazio del previsto a James McAvoy nella parte del medico, il quale non impressiona particolarmente nella pellicola. Comunque, il valore del film di per sé, sta nelle fitte trame che si succedono, nella quali in certi momenti ci sono scene da cuore in gola come negli scatti di violenza di Amin Dada.
Segnalo anche una fotografia niente male, basata molto sui giochi espressivi dei protagonisti e sui fatti sanguinosi messi in mostra dalla telecamera. Il montaggio anche è interessante, costruito in modo dinamico e palpitante, che seleziona bene le poche scene (buonissime) d'azione.
Film inglese a basso costo (6 milioni) che coglie nel pieno quando si tratta di illustrare storie di veridicità con estrema cura, seppur, in questo caso, abbastanza romanzate - anche se i fatti del dittatore sono reali-. Meritevole di visione.
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andrea giostra
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domenica 14 ottobre 2012
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potere e follia.
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Il terribile e straordinario fascino del potere e della follia. Perché anche la follia, da sempre nella storia dell’uomo, ha avuto il suo irresistibile e potente fascino. Pochi film hanno saputo rappresentare in modo così straordinario il potere e la follia insieme. Il potere assoluto e incontrastato che porta l’uomo alla follia, e il germe della follia che prende paranoicamente e prepotentemente il sopravvento sulla ragione e sul senso della realtà che inevitabilmente appaiono sempre più distorti fino a trasformarsi in allucinazioni persecutorie e minacciose. Una follia che viene magistralmente rappresentata con una sorprendente ed efficace scissione di personalità della quale una parte predica la giustizia per il suo popolo e l’altra parte, senza esitazione alcuna, si prodiga quotidianamente per sterminare senza appello e brutalmente tutti coloro che accennano timidi e innocui dissensi allo spietato dittatore Forest Whitaker.
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Il terribile e straordinario fascino del potere e della follia. Perché anche la follia, da sempre nella storia dell’uomo, ha avuto il suo irresistibile e potente fascino. Pochi film hanno saputo rappresentare in modo così straordinario il potere e la follia insieme. Il potere assoluto e incontrastato che porta l’uomo alla follia, e il germe della follia che prende paranoicamente e prepotentemente il sopravvento sulla ragione e sul senso della realtà che inevitabilmente appaiono sempre più distorti fino a trasformarsi in allucinazioni persecutorie e minacciose. Una follia che viene magistralmente rappresentata con una sorprendente ed efficace scissione di personalità della quale una parte predica la giustizia per il suo popolo e l’altra parte, senza esitazione alcuna, si prodiga quotidianamente per sterminare senza appello e brutalmente tutti coloro che accennano timidi e innocui dissensi allo spietato dittatore Forest Whitaker.
A questo primo straordinario elemento, Kevin Macdonald associa l’ambiziosa avventura umanitaria e il sogno occidentale salvifico e riparatore dell’arretratezza e dei gravi problemi sanitari e sociali delle “selvagge” popolazioni africane. Ambizione e narcisismo umanitario che portano il bravissimo co-protagonista, James McAvoy, a trasformarsi in un giovane medico improvvisamente cieco alla realtà vera che sotto i suoi occhi devasta ed opprime brutalmente il popolo ugandese sotto i cinici e disumani sistemi di sottomissione e di controllo messi quotidianamente in atto da un superlativo Whitaker per mantenere il suo incontrastato e assoluto potere.
Il film rappresenta la terribile realtà dell’Uganda degli anni settanta, quando nel 1971 prese il potere Al Haidji Dottor Idi Amin, che si “distinse” per aver compiuto lo sterminio settario più violento del ventesimo secolo, uccidendo, secondo i dati stimati da Amnesty International, più di 500.000 ugandesi di gruppi etnici diversi.
Il film è anche, a mio avviso, una metafora straordinariamente attuale, che troverebbe oggi, nel nostro paese, l’Italia, un significato forte e vivido dove le vittime non muoiono fisicamente, ma vengono debilitate e mortificate nei loro diritti costituzionalmente sanciti, da insensibili e arroganti potenti, incontrastati nei loro misfatti che quotidianamente vengono scoperchiati da una parte consistente di autorità giudiziaria fedele alla costituzione e allo stato.
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sanisensi
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domenica 1 aprile 2012
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forest whitaker da oscar
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Stupendo il realismo con cui viene trattata la questione ugandese. Inutile sottolineare l'eccellente prestazione di Forest Whitaker nei panni del grande dittatore. Da vedere..
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ciclamino55
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mercoledì 14 marzo 2012
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curiosita'
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Ma perché il titolo "L'ultimo re di Scozia?"
Grazie a chi mi risponderà
Anna
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filippo catani
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venerdì 2 settembre 2011
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follia al potere
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Un giovane medico neolaureato scozzese decide di esercitare il prorpio mestiere presso una missione in Uganda per stare lontano dal padre. Siamo nel 1970 quando in Uganda si fa strada il generale Amin che promette di governare il paese per favorire il popolo. Lo scozzese diventerà suo medico personale e assisterà da vicino al delirio di un uomo che in nove anni di dittatura uccise circa 300.000 persone.
Il film è decisamente ben fatto e molto evocativo. Soprattutto ci mostra grazie alla bravura di Whitaker il fascino che ogni dittatore ai suoi esordi eserciti sulla folla. E come tutti i dittatori al loro avvento vi sono grandi promesse: più ospedali, più scuole, più case.
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Un giovane medico neolaureato scozzese decide di esercitare il prorpio mestiere presso una missione in Uganda per stare lontano dal padre. Siamo nel 1970 quando in Uganda si fa strada il generale Amin che promette di governare il paese per favorire il popolo. Lo scozzese diventerà suo medico personale e assisterà da vicino al delirio di un uomo che in nove anni di dittatura uccise circa 300.000 persone.
Il film è decisamente ben fatto e molto evocativo. Soprattutto ci mostra grazie alla bravura di Whitaker il fascino che ogni dittatore ai suoi esordi eserciti sulla folla. E come tutti i dittatori al loro avvento vi sono grandi promesse: più ospedali, più scuole, più case. Purtroppo, come la storia tristemente insegna, non appena insediati al potere questi uomini non fanno altro che rubare dalle casse dello stato e uccidere. Purtroppo spesso tutto ciò, almeno inizialmente, avviene con la connivenza più o meno nascosta dei poteri forti e in questo caso degli inglesi. Ecco allora che uno sprovveduto giovane scozzese non può che subire il fascino del dittatore per essere poi lui stesso stritolato dalla terribile macchina della paura di tradimenti o congiure. Whitaker giustamente insignito con il premio Oscar.
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dian71cinema
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domenica 6 settembre 2009
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film ben diretto ma ancor piu' riuscito per..
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UN BEL FILM NEL COMPLESSO..PER CHI COME ME NON HA LETTO LA TRAMA SEMBRA DAL TITOLO UN FILM STORICO MADE IN GREAT BRITAIN ED INVECE..IL FILM RIVELA BEN PRESTO UN TERRITORIO UGANDESE AFFASCINANTE DA VEDERE..USI E COSTUMI IGNOTI PER MOLTI OCCIDENTALI.. UN FILM CHE BEN DOSA SCENE LEGGERE E DIVERTENTI A MOMENTI DI AZIONE NON PRIVI DI TENSIONE (SPECIALMENTE VERSO LA PARTE FINALE). UN FILM CHE SCORRE MA LA PARTE DEL LEONE LA COMPIE LA SPLENDIDA INTERPRETAZIONE DEI DUE PROTAGONISTI. TRATTO DA UNA STORIA VERA NON HO ELEMENTI PRECISI PER PARAGONARE LA REALTA' CON LA FANTASIA TRATTA DAL LUNGOMETRAGGIO. VOTO 7.5
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dony 64
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lunedì 2 febbraio 2009
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con il potere si puo' tutto
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Film drammatico tratto da una storia vera.Il generale Amir dittatore che dietro il sorriso celava la sua cruenta crudelta'.Buon film da vedere.Voto 7
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gianluca stanzani
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sabato 29 novembre 2008
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il generale whitaker
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Uganda 1971: un giovane medico scozzese Nicholas Garrigan (James McAvoy) appena laureatosi in medicina, giunge nel paese africano con la piena incoscienza della sua età, desideroso di poter dare una mano dal punto di vista medico, ma anche voglioso di nuove esperienze e di assoluto divertimento. Da un incontro fortuito, viene a conoscenza personalmente del neopresidente il Generale Idi Amin Dada (Forest Whitaker), che lo prenderà subito in simpatia e sotto la sua ampia ala protettrice. Inizialmente, il giovane rimarrà investito e affascinato dal forte carisma che promana il leader nero, desideroso di fare qualcosa di buono e importante per l'Uganda, ma ben presto questa proverbiale ingenuità si trasformerà in un biglietto di sola andata per l'inferno, una stretta feroce e mortale per il paese ugandese e il medico scozzese.
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Uganda 1971: un giovane medico scozzese Nicholas Garrigan (James McAvoy) appena laureatosi in medicina, giunge nel paese africano con la piena incoscienza della sua età, desideroso di poter dare una mano dal punto di vista medico, ma anche voglioso di nuove esperienze e di assoluto divertimento. Da un incontro fortuito, viene a conoscenza personalmente del neopresidente il Generale Idi Amin Dada (Forest Whitaker), che lo prenderà subito in simpatia e sotto la sua ampia ala protettrice. Inizialmente, il giovane rimarrà investito e affascinato dal forte carisma che promana il leader nero, desideroso di fare qualcosa di buono e importante per l'Uganda, ma ben presto questa proverbiale ingenuità si trasformerà in un biglietto di sola andata per l'inferno, una stretta feroce e mortale per il paese ugandese e il medico scozzese. Nei suoi otto anni di dittatura dal '71 al '79, Amin decise l'eliminazione di numerosi suoi oppositori o presunti tali, 300.000 secondo una stima approssimata sicuramente per difetto. Spargendo morte e altre atrocità, come la nemmeno tanto velata accusa di cannibalismo. Bonaria quanto inquietante la mole incombente di Whitaker che riesce a trasmettere sullo spettatore le multipli sfaccettature del generale, ampio contraltare alla figura del medico la cui risoluzione risulta essere troppo macchiettistica e caricaturale. Ma forse il giovane McAvoy, vive per Whitaker. Vincitore del Golden Globe e del premio Oscar 2007 come migliore attore protagonista (Whitaker).
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cinofilo_bau
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mercoledì 9 luglio 2008
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dada umpa
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Film piu’ che dignitoso nel complesso, nel quale giganteggia, senza rivali, (no contest direbbero gli anglosassoni), la interpretazione che Forrest Whitaker fa di Idi Amin. Io non so se il tiranno africano fosse davvero cosi’ e probabilmente non lo sanno nemmeno gli sceneggiatori, ma resta il fatto che il generale Amin durante il suo “mandato” si sia reso responsabile (per lo meno in quanto capo di stato quando non proprio direttamente) responsabile della morte di piu’ di un quarto di milione di persone (e si sa che in certi paesi le stime sono difficili). Whitaker e’ grande quando mostra I repentini, immotivati, mutamenti di umore di Amin, quell suo adombrarsi per un nonnulla (“tu sei un bambino ed e’ questo che terrorizza”, gli dira’ il suo medico-scimmia alla fine) e di nuovo voltare al sorriso e alla convivialita’, di nuovo senza apparente motivo.
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Film piu’ che dignitoso nel complesso, nel quale giganteggia, senza rivali, (no contest direbbero gli anglosassoni), la interpretazione che Forrest Whitaker fa di Idi Amin. Io non so se il tiranno africano fosse davvero cosi’ e probabilmente non lo sanno nemmeno gli sceneggiatori, ma resta il fatto che il generale Amin durante il suo “mandato” si sia reso responsabile (per lo meno in quanto capo di stato quando non proprio direttamente) responsabile della morte di piu’ di un quarto di milione di persone (e si sa che in certi paesi le stime sono difficili). Whitaker e’ grande quando mostra I repentini, immotivati, mutamenti di umore di Amin, quell suo adombrarsi per un nonnulla (“tu sei un bambino ed e’ questo che terrorizza”, gli dira’ il suo medico-scimmia alla fine) e di nuovo voltare al sorriso e alla convivialita’, di nuovo senza apparente motivo. Suggerisce, tutto questo, una qualche schizofrenia (peraltro l’immagine di Amin propugnata a tutto il mondo e’ proprio quella di un pazzo sanguinario) piu’ che latente per chi sapeva dove guardare (“e’ sempre stato cosi.” Dira la terza delle sue mogli, la fedifraga, “sei tu che lo vedi solo adesso”). Detto questo, cioe’ della superba interpretazione di Whitaker, rimane da dire che il film e’ ben costruito, non annoia, ma nemmeno riesce ad essere esaustivo. Proprio qui, probabilmente, sta il peccato originale di opere come questa: che tentano di esaurire in un paio d’ ore storie complesse e ricche di angolazioni. Cosi’ tutta la storia si risolve nel raccontare del rapporto privilegiato che questo giovane medico scozzese in cerca di avventure ha, per un periodo di tempo, col generale africano. Della vita e della carriera di Amin viene detto e mostrato assai poco (a differenza di quello che il titolo lasciava intendere: Amin proclamava se stesso ultimo re di scozia in virtu’ del fatto che aveva una psassione per gli scozzesi, avendo servito in uno dei loro reggimenti in Africa); delle atrocita’ commesse per anni vi e’ solo qualche, lontano, accenno, cosi come del pessimo comportamento dei paesi occidentali (England rule the waves prima fra tutte) che mal si prestavano a mollare la presa dalle colonie e in un modo o nell’ altro stavano sempre li, a cercare oro tra la merda, poco si dice. L’altra figura portante del film (potrebbe essere la principale se non fosse per la grandezza di Whitaker) e’ quella del medico, il cui interprete pero’, non ha la stessa stoffa di Witaker e la sua rappresentazione del medico-avventuriero-pseudoromantico rimane un poco vacua: le sue espressioni facciali si limitano, praticamente per tutto il film, a fanciullesche smorfiette e mezzi sorrisi. Non fosse per il fatto che James Mac Avoy abbia la faccia di un simpatico cazzone, sarebbe risultato quanto meno irritante. Il film, comunque, vale senza dubbio la pena di essere visto.
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