
Anno | 2005 |
Genere | Biografico |
Produzione | Giappone |
Durata | 108 minuti |
Regia di | Takeshi Kitano |
Attori | Takeshi Kitano, Kotomi Kyono, Kayoko Kishimoto, Ren Ôsugi, Susumu Terajima Tetsu Watanabe, Akihiro Miwa, Tadanobu Asano. |
MYmonetro | 3,17 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento martedì 14 ottobre 2014
Sul set, Beat Takeshi si imbatte in un clown da due soldi che è identico a lui e gli concede un autografo.
CONSIGLIATO SÌ
|
Il regista Takeshi Kitano ha un sosia biondo che è un perdente assoluto. Perde al gioco, viene bocciato alle audizioni, svolge lavori noiosi e ripetitivi. Ma non smette mai di sognare, anche a occhi aperti, di entrare nel mondo del cinema e diventare famoso come il vero Takeshi. Ma sono solo sogni? Ed è solo un sosia?
Anche le menti artistiche più vulcaniche conoscono momenti in cui subentra un blocco creativo o la perplessità e lo scetticismo sulle effettive possibilità di rinnovare il proprio linguaggio. La differenza spesso è tra chi finge che nulla sia successo e ripropone stancamente il medesimo copione e chi non ci sta e riesce a interrogarsi su questa crisi, oltre che ad allargare il campo sul suo ruolo nella società. È il caso di Kitano Takeshi, star crossmediale nipponica, divenuto da intrattenitore televisivo e pittore a tempo perso creatore di videogiochi e soprattutto regista apprezzato in tutto il mondo. Scottato dall'insuccesso di Zatoichi e dalla difficoltà di imboccare nuove strade, lontano dalle aspettative dei fan, Kitano sceglie la via più impervia e rischiosa, inaugurando con Takeshis' una folle trilogia sul senso dell'arte con se stesso come simbolo dell'artista e del suo travaglio. Takeshis' è un'opera narcisista, spesso volutamente sciatta, quasi autolesionista come una cerimonia di harakiri, ma carica di una sincerità anche disarmante, quella andata scomparendo nelle opere immediatamente precedenti del regista nipponico. Inevitabilmente si è parlato di 8 1/2, in riferimento ai deliri di un regista, prigioniero di se stesso e dei suoi personaggi, quasi incapace di distinguere lucidamente tra finzione e realtà. Ma il parallelo finisce qui: Takeshis' è un'elaborazione freeform del Kitano-pensiero, guidato dall'improvvisazione di uno stream of consciousness privo di filtri.
Clown, ballerini di tiptap, bari, ciarlatani e naturalmente mafiosi, in un quadro tutt'altro che incoraggiante sull'umanità che circonda il nostro, partecipano a un incubo surreale in cui trovano posto sparatorie, millepiedi giganti e persino un dj che scratcha sui capezzoli di una donna. "Si svaghi dopo il gran lavoro" è il mantra ripetuto costantemente, tanto a Kitano 1 che al suo fantozziano doppio, una morale che - come tutta l'opera di Kitano - racchiude in sé una molteplicità di contraddizioni: da un lato l'ironia sull'ipocrisia celata nella proverbiale gentilezza ossequiosa della società giapponese, dall'altro un sussurro che cresce fino a diventare un grido di dolore sullo stress che divora ogni cosa e sulla gabbia in cui vive l'artista, in compagnia principalmente di cacciatori di autografi, aspiranti attori e individui molesti.
Temi che il prosieguo della trilogia introspettiva di Kitano spiegherà più compiutamente, ma che in Takeshis' si fermano al lato più ludico, destinato a far sorridere i fan del regista, felicemente smarriti nella messe di autocitazioni del nostro. Impossibile consigliare a scatola chiusa un film che insiste nel contorcersi su se stesso ed è minato da un'evidente serie di difetti, ma da Takeshis' passa la dissezione volontaria e autoinflitta che porterà ad Achille e la tartaruga, oltre che il punto di svolta di uno degli autori fondamentali di fine secondo millennio.