semmy
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sabato 18 marzo 2006
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un film fatto di parole, di particolari, di sensi.
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La Coixet gira un film tutto incentrato sui particolari (a cui dedica tanti primi piani), sui rumori (ora ovattati ora assordanti), sui sensi (lui cieco per un incidente, lei sorda per.. "una tragedia"; alla fine pare anche allo spettatore di poter annusare e toccare). E lo fa avvalendosi di una buona regia, che si concede qualche "licenza", ma senza eccedere; di un'ottima sceneggiatura, con dialoghi scritti in modo eccellente -e questo, per un film che si risolve in una conversazione fra i due protagonisti, non è merito da poco-; di due bravi attori, la Polley bellissima, fragile e diafana e Robbins, capace di dare un'impronta al film pur restando immobile e col volto bloccato dalle ustioni per quasi tutta la pellicola.
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La Coixet gira un film tutto incentrato sui particolari (a cui dedica tanti primi piani), sui rumori (ora ovattati ora assordanti), sui sensi (lui cieco per un incidente, lei sorda per.. "una tragedia"; alla fine pare anche allo spettatore di poter annusare e toccare). E lo fa avvalendosi di una buona regia, che si concede qualche "licenza", ma senza eccedere; di un'ottima sceneggiatura, con dialoghi scritti in modo eccellente -e questo, per un film che si risolve in una conversazione fra i due protagonisti, non è merito da poco-; di due bravi attori, la Polley bellissima, fragile e diafana e Robbins, capace di dare un'impronta al film pur restando immobile e col volto bloccato dalle ustioni per quasi tutta la pellicola.
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andrea lade
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martedì 7 marzo 2006
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emozioni forti,ma pesanti
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Un'infemiera sopravvisuta dalla torture infilitte dal corpo bellico a Sarajevo riesce a integrarsi parzialmente in società con un lavoro che le assorbe tutta la giornata.Anni di psicanalisi non le hanno trasformato il dolore intimo di un 'esperienza terrificante fatta di rapimento,violenze fisiche e sadismo militare.Costretta a vedere passivamente la sua amica morire sotto le sevizie riuscì almeno a salvare se stessa e a stenti conduce una piatta esistenza dedicando la sua vita ad un impiego e portando avanti un sentimento di vergogna per essere almeno lei sopravvissuta dopo tanta crudeltà.Le rimane solamente un lavoro che riempie tutta la sua giornata,senza pause,senza riflessioni ,senza concedersi un giorno di ferie e senza nemmeno abbandonarsi al piacere di un cibo diverso di un ripetitivo riso bollito con una mela e un po' di pollo.
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Un'infemiera sopravvisuta dalla torture infilitte dal corpo bellico a Sarajevo riesce a integrarsi parzialmente in società con un lavoro che le assorbe tutta la giornata.Anni di psicanalisi non le hanno trasformato il dolore intimo di un 'esperienza terrificante fatta di rapimento,violenze fisiche e sadismo militare.Costretta a vedere passivamente la sua amica morire sotto le sevizie riuscì almeno a salvare se stessa e a stenti conduce una piatta esistenza dedicando la sua vita ad un impiego e portando avanti un sentimento di vergogna per essere almeno lei sopravvissuta dopo tanta crudeltà.Le rimane solamente un lavoro che riempie tutta la sua giornata,senza pause,senza riflessioni ,senza concedersi un giorno di ferie e senza nemmeno abbandonarsi al piacere di un cibo diverso di un ripetitivo riso bollito con una mela e un po' di pollo.
I suoi occhi hanno visto troppo,le sue orecchie esauste hanno smesso di ascoltare e sembra non ci sia una soluzione facile per una donna che come moltissime ha vissuto gli orrori della guerra.
Alla fine della proiezione la regista Isabel Coixet apparentemente modesta e disposta ad un libero dialogo con il pubblico ci ricorda come se non lo sapessimo già che il film è basato su storie di vita vissuta e che lei stessa non teme di raccontare in tutti i Paesi coinvolti nella ex-Jugoslavia.
Forse lei non è un genio perchè non ci racconta nulla di nuovo , o forse un genio lo è ma non sa che siamo già tutti abbastanza informati su quello che accade ogni singolo giorno in tanti,troppi Paesi coinvolti.Sappiamo tutto...ma forse non vogliamo sapere e ahimè non è la proiezione di un film documentario che ci riporta alla memoria, a quella memoria che numerossissimi registi insitono nel farci tornare .Le orecchie si attivano solo quando vogliamo sentire
La protagonista comunque riesce a vivere di nuovo e non grazie alla psichiatra, un personaggio sicuramente non dotato di empatia( sottile critica alla psicanalisi) ma grazie ad un incontro con un uomo temporaneamnte invalido con il quale riesce a trovare una soluzione al suo angosciante passato.
Il film è bello,a volte un po' lento,un po' insistente su dialoghi in prima persona,ma l'ambientazione originalissima e il reale spessore dei dialoghi riescono a compensare una pesantezza che soprattutto nel primo tempo affiora di tanto in tanto, e stanca anche coloro che vogliono sentire,che hanno le orecchie ben aperte.
Sicuramente da vedere ma non in tarda serata.
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