lalli
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venerdì 23 novembre 2007
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forse un capolavoro
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4 STELLE E MEZZO.bellissimo, meraviglioso, tutti dovrebberlo vederlo (e segnare tante splendidi frasi)
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fanolgepu
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mercoledì 14 novembre 2007
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nulla da eccepire, tranne...
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Mi è piaciuto molto per come è riuscito a "rendere" ottimamente l'ambiente vallivo, i tratti psicologici dei paesani, la maestosità della natura, la libertà mentale del professore/pastore e della sua famiglia, la patetica figura del matto che si impicca...
L'unico tasto stonato è all'interno della casa ristrutturata dai valligiani: quei magnifici bagni pieni di marmo bianco sembrano la pubblicità della TEUCO, e ritornano allo stato originale quando la famigliola del professore/pastore lascia la valle.
Ricorda molto la carrozza di Cenerentola, che allo scoccare della mezzanotte ritorna ad essere una zucca...
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michelino
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mercoledì 14 novembre 2007
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fame di cinema onesto
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Grazie a tutti coloro che hanno avuto il coraggio di lavorare a questo film.Noi
spettatori abbiamo fame di cinema onesto,
cinema senza divi e senza fronzoli,cinema
coraggioso,civile,pulito.Cinema che ci fà
riflettere su cosa siamo diventati,senza
consolarci con facili "soluzioni"di sceneggiatura.Ormai,nemmeno il ricordo della resistenza partigiana ci può consolare,chi ancora ne tesse le lodi lo
fà dall'alto di un elicottero accorgendosi
troppo tardi che tutti abbiamo perso la nostra tenera follia. Ho sempre amato il
cinema ma da anni non mi sento contraccambiato,l'altra sera però il vento
ha fatto il suo giro. w il cinema che ci
ama!
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luis
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giovedì 8 novembre 2007
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vita di paese
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Ho avuto modo di vedere questo film in una proiezione proposta da un circuito alternativo che frequento da due decenni, e devo dire che il film esprime in modo nudo e crudo vizi e virtù di una piccola comunità destinata a scomparire. Nel complesso il film é molto interessante ma faticoso da seguire per l'uso alternativo delle lingue che se non conosciute almeno nei rudimenti base costringono lo spettatore a leggere i sottotitoli.
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elisabeth
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mercoledì 31 ottobre 2007
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bravo
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Ho visto il film a St Paul trois Chateaux, piccolo paese del departamento della Drôme nella valle del Rhône che organizza un festival. Sono stata incantata dell'ambiente di questo film. Mi ha anche fatto discovere le valli piemontese dove si parla ancora la lingua d'oc. Il tutto mi ha molto piaciuto.
Bravo !
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mario
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domenica 28 ottobre 2007
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un italia chiusa che vive di un passato di fame
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condivido la maggiorparte delle reazioni degli spettatori.Io il film l'ho visto sta sera al Mexico di Milano, dove c'è da più di 100 giorni.
Invito tutti quelli che amano il cinema e la montagna di andarlo a vedere.
Si , per capirlo bisogna essere un pò montanari come me, piemontese per giunta.Vorrei portare qualche elemento di conoscenza. In Piemonte la coltura delle mucche è arte nobile e millenaria , mentre quella delle capre un pò meno. Le capre distruggono molto il territorio, mangiano anche gli alberi , mentre la mucca no.Le mucche hanno un costo molto elevato rispetto alle capre.
Lo scontro finale avviente tra un allevamento d'importazione, la capra , con quello locale della signora Emma , della mucca.
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condivido la maggiorparte delle reazioni degli spettatori.Io il film l'ho visto sta sera al Mexico di Milano, dove c'è da più di 100 giorni.
Invito tutti quelli che amano il cinema e la montagna di andarlo a vedere.
Si , per capirlo bisogna essere un pò montanari come me, piemontese per giunta.Vorrei portare qualche elemento di conoscenza. In Piemonte la coltura delle mucche è arte nobile e millenaria , mentre quella delle capre un pò meno. Le capre distruggono molto il territorio, mangiano anche gli alberi , mentre la mucca no.Le mucche hanno un costo molto elevato rispetto alle capre.
Lo scontro finale avviente tra un allevamento d'importazione, la capra , con quello locale della signora Emma , della mucca.
Nella società piemontese e nel cuneese in particolare ( si leggano i libri di Nuto Revelli) , la donna comandava la società era ed è la memoria della montagna.Lo scontro descritto nel film quindi a mio giudizio si svolge tra uno sradicato come il Berger francese e quel che rimane della vecchia cultura contadina ( Emma).
Dalle mie parti qualche giovane è ancora rimasto a fare la vita dei padri , magari aiutato da qualche bosniaca o da qualche tunisino .
Il francese invece viene da una società che ha perso le sue radici, che costruiscie centrali nucleari vicino alle montagne .E' un uomo in fuga, ateo , forse anarchico .Purtroppo l'unione tra questa nuova esigenza di ritornare alle origini dell'Europa ed il vecchio che rimane
è quasi impossibili, specie in Italia dove valgono ancora i localismi basati sulla proprietà , molto sentiti in Piemonte .
Un Italia quindi chiusa , ancora memore della fame e della miseria che aveva condannato all'emigrazione anche in Francia di migliaia di valligiani.Un Italia non vuole lasciare spazio al nuovo ed al diverso , e che è destinata a perdere in questo modo anche le sue origini . Mi sono chiesto più volte se esitano posti in montagna dove la gente sia più aperta , ma sono arrivato sempre alle conclusioni del film .No . E' un film quindi moloto realista , che però non da prospettive ,suggerimenti. Invece di esempi positivi ce ne sono .
Come dicevo si osserava la progressiva integrazione di pastori provenienti da varie parti del mondo in spazi ormai in abbandono.
Forse la storia raccontato al funerale dello scemo del villaggio è un segnale , un inviot ad aprirsi al modo di queste lande sempre più desolate e ridotte a giardini per turisti, che vivono solo di nostalgia e fasti , per così dire, del passato, forse sogni di una realtà che invece era assai più dura am che si deve nascondere per pudore.
Buona visione.
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tasha
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venerdì 19 ottobre 2007
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dal vancouver international film festival,response
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Daniele, I read your review and it was quite beautiful and true I think but I just wanted to clarify my point as I believe you may have misunderstood me. My comment on the movie "that it was too sad" was not because I felt the director should change it in anyway.
In fact the exact opposite. I appreciate the fact that the director did not try to make the film into a fairy tale...some sort of idealized world. I think the reason why the film remains so beautiful for me is that it touches upon a sad truth of human existence ...the unwillingness of people to reach outside of what they know. It is something I have seen too often in my travels. The fear of difference. I loved the line of the main character.
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Daniele, I read your review and it was quite beautiful and true I think but I just wanted to clarify my point as I believe you may have misunderstood me. My comment on the movie "that it was too sad" was not because I felt the director should change it in anyway.
In fact the exact opposite. I appreciate the fact that the director did not try to make the film into a fairy tale...some sort of idealized world. I think the reason why the film remains so beautiful for me is that it touches upon a sad truth of human existence ...the unwillingness of people to reach outside of what they know. It is something I have seen too often in my travels. The fear of difference. I loved the line of the main character...your "tonto". While I do not remember it in Italian I recall it's english translation: "I do not like the word tolerance. To tolerate is to mean you do not view the other as your equal." To the mountain villagers this man and his family were not equals. They were always the "other". While the people of the town may have welcomed them into their home, they never welcomed them into their hearts. It is this that I found sad. But would i change the movie because of it? No. I would not. I would not change it because I think the movie is powerful as it is. It hits upon the tragedy of our times...that despite mass globalization and the ability to connect with people all over the world at the press of the button, we still have not learned the simple things. The things that are the most important.
We have not learned to appreciate, or more importantly respect, the difference of others. And without that respect how can we really truly ever learn to love?
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daniele
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mercoledì 17 ottobre 2007
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dal vancouver international film festival
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Ho assistito a due proiezioni al Festival Internazionale del Cinema a Vancouver, in British Columbia. Molti titoli in programma; eppure in cuor mio ho deciso subito, seppure su suggerimento di una persona che e' a conoscenza delle mie origini alpine: "The Wind Blows Round". La scelta era dovuta in parte alle mie radici, un piccolo villaggio nel cuore delle Alpi, un tempo (non troppo lontano) calato in una dimensione estranea a quella del mondo virtuale e globalizzato in cui ci stiamo vertiginosamente proiettando. In parte al desiderio ed alla curiosita' di vedere un film italiano in lingua italiana all'estero. Di osservare le reazioni degli spettatori. In parte perche' attratto da qualche cosa, che tuttavia mi sfuggiva.
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Ho assistito a due proiezioni al Festival Internazionale del Cinema a Vancouver, in British Columbia. Molti titoli in programma; eppure in cuor mio ho deciso subito, seppure su suggerimento di una persona che e' a conoscenza delle mie origini alpine: "The Wind Blows Round". La scelta era dovuta in parte alle mie radici, un piccolo villaggio nel cuore delle Alpi, un tempo (non troppo lontano) calato in una dimensione estranea a quella del mondo virtuale e globalizzato in cui ci stiamo vertiginosamente proiettando. In parte al desiderio ed alla curiosita' di vedere un film italiano in lingua italiana all'estero. Di osservare le reazioni degli spettatori. In parte perche' attratto da qualche cosa, che tuttavia mi sfuggiva. Ed alla fine della proiezione ho cercato subito con lo sguardo il regista, presente in sala, perche' desideravo ringraziarlo per aver dato un contributo al cinema, alla cultura, per aver portato questo film in una citta' internazionale, dinamica, multietnica, ma molto giovane e percio' bisognosa di percepire qualcosa di originario, ma diverso dalla immensa foresta che regnava sovrana qui, meno di due secoli fa, mai vissuta se non dalle popolazioni indigene. E per avermi dato la possibilita' di stabilire una connessione con le cose che prima o poi ritornano...Ci si aspetta un mondo idilliaco e fiabesco. La colonna sonora lo richiama. La famiglia in arrivo nel villaggio che trasuda serenita' e bellezza lo evoca. La scelta di un cambiamento radicale. La spontaneita' ed il fuoco del calore umano nell'accoglienza dei forestieri. Il lavoro, i giochi, le corse, la vita scandita nel villaggio e negli alpeggi. Ma fiaba non e'.L'accettazione del nuovo e del diverso e' compito difficile per l'uomo in genere, soprattutto in un mondo in cui le montagne sostituiscono gli orizzonti.E in un mondo in cui le abitudini e tradizioni sono radicate.A volte fa piacere saperlo, radicato e' un termine in disuso; a volte mi disorienta conoscere continuamente persone in cui non trovo una connessione con delle radici,origini. Tornando alla fiaba che non e', vi scorgiamo debolezze umane, il tradimento, la difficolta' della convivenza, della condivisione di spazi, il legame con i propri beni materiali, lecito ma a volte insano. Nella fiaba che non e' compare un uomo, il "tonto" del villaggio, che percepisce qualche cosa di nuovo e gentile e vola con spirito rinnovato lungo i pendii scoscesi dei monti. Ma la sua sensibilita' d'animo, non piu' alimentato dalla gentilezza, lo condurra' a privarsi della sua esistenza, nella fiaba che non e'. "I appreciated the movie, I really liked it, but it was too sad, but not for the suicide, cheating, etc... ", il commento di una spettatrice canadese. Forse si, una venatura di tristezza c'era nella fiaba che non e'. Mi chiedo pero' come il regista avrebbe potuto evitarlo senza stravolgere i contenuti. Comunque si, tutte le cose prima o poi tornano...ed il vento fa il suo giro.
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ag
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lunedì 8 ottobre 2007
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un film da non perdere
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semplicemente un piccolo capolavoro!
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(di francesco2)
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chimiscrive
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domenica 30 settembre 2007
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alla ricerca delle proprie radici.............
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L'ho visto ieri sera....nn ne sapevo nulla...semplicemente il titolo mi ha "chiamato"...mi ha passato la sensazione che sarebbe stato come una passeggiata in montagna a respirare l'aria pungente a pieni polmoni. E' stata un'incredibile sorpresa: è stato girato in una valle vicina a quella dove son nata e dove andavo nella primissima infanzia d'estate da mia nonna. Ho ritrovato nella lingua d'oc le radici del dialetto delle mie origini, molto simile anche se con differenze d'accento e di declinazioni. Un neo: la traduzione in italiano è fatta tant al toc, peccato, chi deve basarsi sulla traduzione si perde sfumature fondamentali, un esempio la donna che chiede una ricevuta.....chiede un toc d'papè ( un pezzo di carta, quello che in genere definisco "scrivimelo su un pezzo di carta del burro" perchè la traduzione letterale nn passa il concetto), beh viene tradotto "documento".
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L'ho visto ieri sera....nn ne sapevo nulla...semplicemente il titolo mi ha "chiamato"...mi ha passato la sensazione che sarebbe stato come una passeggiata in montagna a respirare l'aria pungente a pieni polmoni. E' stata un'incredibile sorpresa: è stato girato in una valle vicina a quella dove son nata e dove andavo nella primissima infanzia d'estate da mia nonna. Ho ritrovato nella lingua d'oc le radici del dialetto delle mie origini, molto simile anche se con differenze d'accento e di declinazioni. Un neo: la traduzione in italiano è fatta tant al toc, peccato, chi deve basarsi sulla traduzione si perde sfumature fondamentali, un esempio la donna che chiede una ricevuta.....chiede un toc d'papè ( un pezzo di carta, quello che in genere definisco "scrivimelo su un pezzo di carta del burro" perchè la traduzione letterale nn passa il concetto), beh viene tradotto "documento". Ce la vedete qlla signora, con quella faccia, con quella storia che chiede un documento??? Assolutamente incongruente!
Mi ritengo veramente fortunata a di avere avuto la possibiltà nn di vedere il film, ma di "entrarci dentro" con tutti i sensi.....
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(di erregi)
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