Memorie di un assassino - Memories of Murder |
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Un film di Bong Joon-ho.
Con Song Kang-ho, Sang-kyung Kim, Roe-ha Kim, Song Jae-ho, Hie-bong Byeon.
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Titolo originale Salinui chueok.
Poliziesco,
Ratings: Kids+13,
durata 129 min.
- Corea del sud 2003.
- Academy Two
uscita giovedì 13 febbraio 2020.
- VM 14 -
MYMONETRO
Memorie di un assassino - Memories of Murder
valutazione media:
4,00
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'assassino prima dell'Oscar
di Fabio Ferzetti L'Espresso
I quattro sacrosanti Oscar vinti da "Parasite" regalano un momento di attenzione non solo a Bong Joon-ho e al cinema coreano, ma a tutta la Corea del Sud. Che è la vera protagonista di questo suo film girato nel 2003 e ispirato alla storia vera del misterioso maniaco che tra il 1986 e il 1991 uccise dieci donne di varie età in una zona rurale vicino a Seul. Malgrado il titolo, infatti, "Memorie di un assassino" non ha niente a che vedere con i mille film sui serial killer degli ultimi decenni. I protagonisti sono i poliziotti che danno la caccia a questo omicida seriale, il primo nella storia del paese, abbastanza meticoloso da non lasciare mai neanche un pelo, letteralmente, sulla scena del delitto. Ma sono poliziotti di campagna, tipi rozzi abituati a andare per le spicce e se serve a torturare i sospetti. Anche se poi magari si mettono a mangiare e a guardare la loro serie tv preferita (poliziesca ovviamente) con il poveretto di turno.
Perché così va il mondo, o almeno così andava la Corea del Sud in quegli anni, gli ultimi di una lunga dominazione militare. E Bong, proprio come in "Parasite", riesce a guardare con occhio quasi affettuoso e mai giudicante tutti i suoi personaggi, anche quando fanno le cose peggiori. In testa il detective Park (lo straordinario Song Kang-ho, il padre povero di "Parasite"), un mix sinistro e insieme umanissimo di cocciutaggine, candore, strafottenza, sensualità, che ci accompagna dall' inizio alla fine del racconto, e anche oltre, assumendo su di sé le trasformazioni dell'intero paese (impagabili le scene con la fidanzata, "dottoressa" - senza licenza - del villaggio, per la quale nessuno ha segreti).
Così, fra serate al karaoke e improbabili indovine, manifestazioni antigovernative e scolarette costrette a esercitarsi con le maschere antigas, la caccia all' assassino fa emergere dal fondo limaccioso di quel paesino sogni e speranze di tutta un'epoca. Anche se Bong sa sempre come evitare le strade più ovvie, dunque niente denuncia, niente suspense, niente insistenze horror. Lasciamo queste semplificazioni agli americani. Il regista di "Parasite" conosce l'arte di congiungere gli opposti. Per cui il tragico scolora in assurdo, il grottesco si tinge di angoscia, la violenza non esclude l'empatia e nemmeno la solidarietà. Tocca a noi scoprire il perché. Ma proprio qui sta il bello.
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