pierluigi dallaglio
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giovedì 11 luglio 2024
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esagerato, esasperato ed esasperante: super...
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Esagerato, esasperato ed esasperante come da commento... film che lasci[+]
Esagerato, esasperato ed esasperante come da commento... film che lascia il segno. Milla Jovovic straordinaria.
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giovedì 31 agosto 2023
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caro pino
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Il film fragoroso e ridondante se la cava ed è sicuramente meglio di quanto viene proposto oggi nella sezione " film di genere' per non parlare delle squallide e amate serie TV. Farei attenzione agli errori di grammatica nel tuo caso..." Quelli che lo hanno PRECEDUTO'..... (si nota dopo cotanta critica..ah)
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spei00
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martedì 5 settembre 2017
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da vedere e rivedere.
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La storia di Giovanna d'arco è una vicenda che trascende la storia umana, ma contemporeneamente la penetra dall'interno.
Giovanna è una bambina come tante in cerca dei giochi dei bambini. Ma avviene qualcosa che la distoglie violentemente da questa condizione. E' un angelo? E' una voce? E' un fatto atroce? Luc Besson gira una bellissima sequenza di quando rotolandosi nel prato Giovanna finisce a fianco ad una spada abbandonata nell'erba. Da lì il regista fa nascere un'esperienza mistica che riporta la bimba nel villaggio in fiamme con la spada in mano. Alcuni lupi che rappresentano il male che sta arrivando, le si avvicinano senza vederla, la sfiorano e passano oltre.
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La storia di Giovanna d'arco è una vicenda che trascende la storia umana, ma contemporeneamente la penetra dall'interno.
Giovanna è una bambina come tante in cerca dei giochi dei bambini. Ma avviene qualcosa che la distoglie violentemente da questa condizione. E' un angelo? E' una voce? E' un fatto atroce? Luc Besson gira una bellissima sequenza di quando rotolandosi nel prato Giovanna finisce a fianco ad una spada abbandonata nell'erba. Da lì il regista fa nascere un'esperienza mistica che riporta la bimba nel villaggio in fiamme con la spada in mano. Alcuni lupi che rappresentano il male che sta arrivando, le si avvicinano senza vederla, la sfiorano e passano oltre. La missione diviene evidente ai suoi occhi di bambina con alcune immagini tipiche delle favole: la spada, il fuoco, il lupo. Besson dipinge così il ritratto del cambiamento di Giovanna: è una chiamata cui non si può non rispondere: c'è l'ingiustizia e c'è la spada. Giovanna diventa per Besson un'eroina della vendetta, che combatte una battaglia personale cui le voci fanno da riflesso. E' sola ma ha una tale forza dentro di sè che non si può fermarla. Perfetta la scelta di Milla Jovovich per un ruolo così duro e netto.
Giovanna parte alla ricerca del re che può darle le armi per vincere. Bellissima la scena dell'arrivo al castello e la salita nella sala del camino dove è attesa dal re nascosto sotto altri panni. Ripresa anche in altre pellicole, quella di Besson è una scena memorabile che fa sentire sulla punta delle dita l'emozione che si pervade nella sala quando Giovanna comincia a percorrerla. Dio arriva nella storia.
E subito si compie il miracolo, perchè benchè invasata e con un esercito più debole Giovanna travolge gli inglesi che sono tutto tranne che degli sprovveduti in tema bellico. Si sa che nella battaglia di Patay, qui non rappresentata, l'esercito inglese inseguito dai francesi si assestò per affrontarlo quando un movimento furtivo di un cervo scompigliò la retroguardia e diede l'inizio alla rotta. anche lì Dio era intervenuto a fianco di Giovanna.
Poi però scompare e riappare come Cristo sanguinante. E Giovanna, ammirata da tutti come i giornali dell'epoca ricordano, comincia una trasformazione disperata. La sua energia invincibile si infrange contro le mura di Parigi e poi contro l'immobilismo politico. Qui Besson è bravo a farci vedere questo cambiamento come fisico. Giovanna si fa più brutta, più sporca sempre un pò ferita e maltrattata. Le mancano le voci. E' sola, ora è davvero sola. E viene catturata. E poi processata in terra straniera.
il processo non ha i contenuti precisi di altre pellicole perchè Besson vuole portare a termine la sua teoria di una presa di coscienza della protagonista che nella prigione capisce che la battaglia era andata oltre le buone intenzioni. Dustin Hoffman ne è una perfetta voce. L'interpretazione pur discutibile nulla toglie al fascino di una visione comunque mistica della vita della santa e ci fa ripensare a come è stretta per chiunque la via del Paradiso.
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laurence316
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sabato 4 febbraio 2017
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un grande spreco di mezzi per nulla
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Megaproduzione che Besson riesce a mettere in piedi grazie al successo internazionale del suo precedente Il quinto elemento, quest'ennesima riproposizione cinematografica della storia di Giovanna d'Arco finisce ben presto per faticare a reggersi sulle proprie gambe, inizia a strascicare, stridere e infine si rivolta su se stessa. La sceneggiatura e i dialoghi sono improponibili, la recitazione, nonostante l'impegno profuso dalla Jovovich, spesso mediocre, e la regia, in mancanza di un vero stile, si lascia andare al sensazionalismo più spinto e vuoto di contenuti, si affida in tutto e per tutto alla spettacolarità delle scene d'azione, che non riescono in alcun modo a risollevare le sorti del film e risultano frastornanti, fragorose e confusionarie.
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Megaproduzione che Besson riesce a mettere in piedi grazie al successo internazionale del suo precedente Il quinto elemento, quest'ennesima riproposizione cinematografica della storia di Giovanna d'Arco finisce ben presto per faticare a reggersi sulle proprie gambe, inizia a strascicare, stridere e infine si rivolta su se stessa. La sceneggiatura e i dialoghi sono improponibili, la recitazione, nonostante l'impegno profuso dalla Jovovich, spesso mediocre, e la regia, in mancanza di un vero stile, si lascia andare al sensazionalismo più spinto e vuoto di contenuti, si affida in tutto e per tutto alla spettacolarità delle scene d'azione, che non riescono in alcun modo a risollevare le sorti del film e risultano frastornanti, fragorose e confusionarie. Besson non riesce a raggiungere l'epicità a cui così chiaramente aspira e anzi spesso scivola nel ridicolo involontario (le sequenze "mistiche" in cui viene raffigurato, con ostentata ripetitività, un Cristo morente ricoperto di sangue, e soprattutto, le scene riguardanti il personaggio della "Coscienza" di Hoffman, spudoratamente di cattivo gusto). Così come di cattivo gusto risultano le scorciatoie storiche spesso adottate nel corso del lungometraggio (solo per citarne una: lo stupro iniziale che fa scattare nella giovane protagonista la spinta alla vendetta anti-britannica, è un fatto del tutto inventato). Esagerato, esasperato ed esasperante, la Giovanna d'Arco di Luc Besson è un film da dimenticare, un clamoroso passo falso per un regista che, per altro, non fa altro che confermare la sua natura totalmente superficiale e commerciale.
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the hooded man
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sabato 27 luglio 2013
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troppo fumo, poco arrosto
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Un film eccessivamente lungo, a tratti quasi prevedibile e sconsigliabile ai più piccoli per la (comunque storicamente veritiera) violenza. Per i più grandi viceversa, rischia di essere noioso e poco godibile, specie per la evidente finzione cinematografica espressa con l' incalzare delle scene e il (fin troppo) veloce susseguirsi degli eventi. La protagonista in particolare si fa quasi ridicola agli occhi dello spettatore, a tratti impulsiva fino all' inverosimile, a tratti costretta a una "passività" tutta tipica del grande schermo.
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gianni lucini
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sabato 17 settembre 2011
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hoffman, la chiave di lettura
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Pur apparendo soltanto nella parte finale la Coscienza di Giovanna d'Arco il personaggio affidato a Dustin Hoffman è la chiave attraverso cui Giovanna rilegge la propria vicenda. In questo senso può essere considerato il protagonista assoluto della “terza parte” del film. L’attore si prepara con la consueta meticolosità a un compito complicato come quello che ha di fronte, cioè dare consistenza corporea a un personaggio invisibile a tutti tranne che alla ragazza. È la proiezione reale di una visione della ragazza. La sua è una maschera che da un lato fa presagire la morte imminente di Giovanna e dall’altra la costringe a fare i conti con la sua vita.
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Pur apparendo soltanto nella parte finale la Coscienza di Giovanna d'Arco il personaggio affidato a Dustin Hoffman è la chiave attraverso cui Giovanna rilegge la propria vicenda. In questo senso può essere considerato il protagonista assoluto della “terza parte” del film. L’attore si prepara con la consueta meticolosità a un compito complicato come quello che ha di fronte, cioè dare consistenza corporea a un personaggio invisibile a tutti tranne che alla ragazza. È la proiezione reale di una visione della ragazza. La sua è una maschera che da un lato fa presagire la morte imminente di Giovanna e dall’altra la costringe a fare i conti con la sua vita. È interna a lei ma si mantiene distaccata con un atteggiamento a volte complice, altre volte non differente da quello degli inquisitori. Di fronte a lei Giovanna non può mentire, è nuda di fronte a un personaggio che porta dentro di sè da sempre. Molti sono i limiti con i quali Hoffman è costretto a fare i conti nella scelta del taglio interpretativo. Il lavoro del volto è limitato dal fatto di essere incappucciato e barbuto e dalla necessità di mantenere lo sguardo irreale e inquietante delle sue proiezioni precedenti. Non può poi sfruttare in alcun modo il suo bagaglio di gestualità e di movimenti perché la sua presenza si manifesta sempre nel buio della prigione con una sola eccezione per la breve e consolatoria apparizione sul rogo. Proprio partendo da questo fatto Dustin Hoffman fa una scelta coraggiosa e difficile. Rinuncia alla gestualità delle mani a pochissimi gesti, minimali ed elementari, salvo nel momento in cui pone le mani sul capo di Giovanna per darle l’assoluzione prima del rogo. Nei moltissimi primi piani il suo volto resta al margine del campo visivo, quasi sospeso tra l’estremo limite dello schermo e il fuoricampo affidando alle labbra il compito principale di caratterizzare... Nelle poche inquadrature in cui il personaggio appare intero gli regala un’immobilità statuaria e, quando richiesto dalla sceneggiatura, si sposta senza movimenti, scivola sulla scena come un fantasma.
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(di giovanna223)
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gianni lucini
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sabato 17 settembre 2011
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tre fasi distinte di narrazione
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A Luc Besson riesce un compito che sulla carta non appariva semplicissimo, cioè quello di riportare su grande schermo un personaggio complesso come Giovanna D’Arco, già ampiamente sfruttato nel passato. Tra l’altro lo fa partendo come “seconda scelta”. Inizialmente infatti la produzione non aveva pensato a lui. La regia del film era inizialmente stata affidata a Kathryn Bigelow e solo successivamente, dopo una serie di incomprensioni e dissidi scoppiati nel corso della preparazione del progetto l'opera era passata nelle mani del regista francese fresco reduce dal successo de Il quinto elemento, il lungometraggio che ha acceso la stella di Milla Jovovich, all’epoca sua compagna anche nella vita.
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A Luc Besson riesce un compito che sulla carta non appariva semplicissimo, cioè quello di riportare su grande schermo un personaggio complesso come Giovanna D’Arco, già ampiamente sfruttato nel passato. Tra l’altro lo fa partendo come “seconda scelta”. Inizialmente infatti la produzione non aveva pensato a lui. La regia del film era inizialmente stata affidata a Kathryn Bigelow e solo successivamente, dopo una serie di incomprensioni e dissidi scoppiati nel corso della preparazione del progetto l'opera era passata nelle mani del regista francese fresco reduce dal successo de Il quinto elemento, il lungometraggio che ha acceso la stella di Milla Jovovich, all’epoca sua compagna anche nella vita. L’idea del film lo solletica. Chiede e ottiene ampia libertà al punto da rimettere mano a una sceneggiatura ormai quasi scritta. Ridefinisce personaggi e dettagli della storia e inizia poi a girare con una grande carica di entusiasmo. Il risultato è eccellente. Luc Besson mette in mostra il consueto talento visionario confermandosi abile nello sfruttare al meglio le qualità degli attori a sua disposizione. Lo stile è innegabilmente europeo nonostante qualche ironica citazione dei luoghi comuni dei kolossal medieval-hollywoodiani (mappe in pergamena, caratteri gotici per le sintesi scritte o le date che avanzano in progressione sull’inquadratura). Opera anche una forzatura “storica” nei confronti della figura del vescovo Cauchon, vero artefice del processo inquisitorio che portò Giovanna sul rogo e che invece nel film appare come un uomo pieno di dubbi che cerca in tutti i modi di salvare la donna. Luc Besson divide in tre parti distinte la narrazione filmica. La prima è dedicata all’infanzia, all’incontro con la violenza della guerra e alle prime manifestazioni di voci e visioni. Nella seconda parte si assiste alla sua trasformazione in un’indomita e vittoriosa condottiera mentre la terza affronta il suo declino, la solitudine del carcere, il processo e il rogo. Ciascuna parte è concepita come un “unicum” narrativo grazie a vari cambiamenti stilistici che la differenziano dalle altre. L’aspetto più evidente è dato dalle caratteristiche fisiche della protagonista. Nella prima parte Giovanna D’Arco è bambina, nella seconda è una condottiera che riduce le distanze dai suoi uomini acconciandosi come un maschio e tagliandosi i capelli e nell’ultima torna a indossare abiti femminili mentre i capelli sono ormai ricresciuti. Anche il misterioso protagonista della sua “visione” cambia nelle varie fasi della narrazione e ne segue l’evoluzione fino al disvelamento finale nelle vesti della Coscienza. Bambino quando lei è bambina diventa poi un giovanetto e quindi una sorta di Cristo sofferente sui campi di battaglia. Non ne segue l’età anagrafica, ma il corso della vita, lo spazio temporale della sua esistenza. Non a caso mentre nelle prime due parti il personaggio della “visione” può essere in qualche modo suo coetaneo nella terza e ultima appare molto più vecchio della ragazza, quasi a significare che per lei l’esistenza è arrivata alla fine. Anche i tagli di luce sono differenti nelle tre diverse fasi della narrazione, così come l’atmosfera complessiva nella quale agiscono vari protagonisti.
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[+] milla
(di ipazia)
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kronos
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sabato 27 agosto 2011
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inguardabile
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Si dice che tanti soldi non facciano la felicità ... di certo non fanno necessariamente un bel film!
La rilettura del mito di Giovanna d'arco di Luc Besson è un delirio d'esibizionismo (e di spossanti movimenti di macchina) che sprofonda già dopo pochi minuti in una noia terrificante.
Pessimo cinema, utile solo agli aspiranti registi che vogliano apprendere i rudimenti del mestiere al contrario: ovvero capire cosa NON si debba fare per raggiungere risultati almeno dignitosi.
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al
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mercoledì 24 settembre 2008
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la più bella rappresentzione di giovanna d'arco!
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Il più bel film che abbia mai visto...la violenza e la freddezza degli ambienti hanno fatto comprendere che Giovanna ha lasciato la dolce vita da fanciulla per combattere per Dio! Arde sul rogo in un modo tristissimo, e il modo in cui lo affronterà sarà molto interessante. All'altezza di tutti i film che lo hanno preceduto e sopratutto, uno dei futuri classici!
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marti bello tutto
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martedì 16 settembre 2008
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giovanna d'arco
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film impegnato cm quasi tutti qll di besson
milla Jovovic è una figa stratosfericaaaaa!!!
ciao gnari!!! belaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!
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