laurence316
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sabato 4 febbraio 2017
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un grande spreco di mezzi per nulla
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Megaproduzione che Besson riesce a mettere in piedi grazie al successo internazionale del suo precedente Il quinto elemento, quest'ennesima riproposizione cinematografica della storia di Giovanna d'Arco finisce ben presto per faticare a reggersi sulle proprie gambe, inizia a strascicare, stridere e infine si rivolta su se stessa. La sceneggiatura e i dialoghi sono improponibili, la recitazione, nonostante l'impegno profuso dalla Jovovich, spesso mediocre, e la regia, in mancanza di un vero stile, si lascia andare al sensazionalismo più spinto e vuoto di contenuti, si affida in tutto e per tutto alla spettacolarità delle scene d'azione, che non riescono in alcun modo a risollevare le sorti del film e risultano frastornanti, fragorose e confusionarie.
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Megaproduzione che Besson riesce a mettere in piedi grazie al successo internazionale del suo precedente Il quinto elemento, quest'ennesima riproposizione cinematografica della storia di Giovanna d'Arco finisce ben presto per faticare a reggersi sulle proprie gambe, inizia a strascicare, stridere e infine si rivolta su se stessa. La sceneggiatura e i dialoghi sono improponibili, la recitazione, nonostante l'impegno profuso dalla Jovovich, spesso mediocre, e la regia, in mancanza di un vero stile, si lascia andare al sensazionalismo più spinto e vuoto di contenuti, si affida in tutto e per tutto alla spettacolarità delle scene d'azione, che non riescono in alcun modo a risollevare le sorti del film e risultano frastornanti, fragorose e confusionarie. Besson non riesce a raggiungere l'epicità a cui così chiaramente aspira e anzi spesso scivola nel ridicolo involontario (le sequenze "mistiche" in cui viene raffigurato, con ostentata ripetitività, un Cristo morente ricoperto di sangue, e soprattutto, le scene riguardanti il personaggio della "Coscienza" di Hoffman, spudoratamente di cattivo gusto). Così come di cattivo gusto risultano le scorciatoie storiche spesso adottate nel corso del lungometraggio (solo per citarne una: lo stupro iniziale che fa scattare nella giovane protagonista la spinta alla vendetta anti-britannica, è un fatto del tutto inventato). Esagerato, esasperato ed esasperante, la Giovanna d'Arco di Luc Besson è un film da dimenticare, un clamoroso passo falso per un regista che, per altro, non fa altro che confermare la sua natura totalmente superficiale e commerciale.
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napos
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lunedì 13 agosto 2007
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grande film...spettacolo e realismo
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Il realismo del titolo è quello delle scene di battaglia, anzi di assedio, poichè manca uno scontro "in volata" alla Braveheart (unico vero cruccio che rimane).
Crudezze mediavali, costumi curatissmi, ricostruzioni ambientali perfette.
Ottimi gli attori, a cominciare dalla protagonista: isterica, ambingua, ispirata, coinvolgente.
Grande chicca di Hoffman, bravo perfino Cassel, nel ruolo di Barbablù.
Inutile tirar fuori Dyer o la Bergman. Questo è un film moderno e, nonostante io sia di solito di parere contrario, decisamente più valido.
Peccato per la battaglia campale. Quella di Patay si prestava magnificamente alla bisogna....
Film magniloquente e magnifico. Grande colonna sonora di Serra.
[+] giovanna d'arco di luc besson
(di alberto_verdi@yahoo.it)
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fabio
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mercoledì 31 agosto 2005
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coraggio e fede
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Ho visto questo film la prima volta in televisione.Molto bello.Ben diretto,passionale,coinvolgente,ottimamente caratterizzato il personaggio di Milla/Giovanna d'Arco nel suo tormento interiore tra ispirazione divina,odio,rimorso e (forse) follia.Straordinarie e realistiche le scene di battaglia (chi pensa che Besson abbia calcato la mano vada a leggere i documenti sulla battaglia di Azincourt dove gli arcieri inglesi massacrarono i soldati francesi prima del macello vero e proprio del corpo a corpo!).Certo,il film è molto spettacolare,si insiste molto sulle visioni di Giovanna ma non è straordinario anche il fatto che una contadina di 19 anni sia riuscita a riunire le varie fazioni sotto la Corona (all'epoca la Francia era politicamente divisa mentre l'Inghilterra era già uno Stato nazionale) nella sua battaglia per la cacciata degli inglesi dal continente e a guidare le armate francesi al suo comando? Ottima l'interpretazione di John Malcovich nel ruolo del sovrano effeminato e manovrato (peraltro nel film assomiglia molto al vero Carlo VII) e quella di Dustin Hoffman nel ruolo della coscienza (secondo la mia interpretazione) di Giovanna che,una volta smessi (perchè tradita dal "suo" re) gli abiti di eroina invincibile in corazza e spada,si rivela nella sua profonda umanità,una creatura fragile e indifesa.
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Ho visto questo film la prima volta in televisione.Molto bello.Ben diretto,passionale,coinvolgente,ottimamente caratterizzato il personaggio di Milla/Giovanna d'Arco nel suo tormento interiore tra ispirazione divina,odio,rimorso e (forse) follia.Straordinarie e realistiche le scene di battaglia (chi pensa che Besson abbia calcato la mano vada a leggere i documenti sulla battaglia di Azincourt dove gli arcieri inglesi massacrarono i soldati francesi prima del macello vero e proprio del corpo a corpo!).Certo,il film è molto spettacolare,si insiste molto sulle visioni di Giovanna ma non è straordinario anche il fatto che una contadina di 19 anni sia riuscita a riunire le varie fazioni sotto la Corona (all'epoca la Francia era politicamente divisa mentre l'Inghilterra era già uno Stato nazionale) nella sua battaglia per la cacciata degli inglesi dal continente e a guidare le armate francesi al suo comando? Ottima l'interpretazione di John Malcovich nel ruolo del sovrano effeminato e manovrato (peraltro nel film assomiglia molto al vero Carlo VII) e quella di Dustin Hoffman nel ruolo della coscienza (secondo la mia interpretazione) di Giovanna che,una volta smessi (perchè tradita dal "suo" re) gli abiti di eroina invincibile in corazza e spada,si rivela nella sua profonda umanità,una creatura fragile e indifesa.Si tratta sicuramente di un film da blockbuster anche se alla fine manda senza dubbio un certo messaggio:la corruzione del potere e soprattutto della Chiesa (impressionato quest'ultimo nella scena finale,quando il crocifisso si "rivela" dietro le fiamme del rogo e il testo a fine film).L' essere un film blockbuster giustifica anche qualche "licenza registica" e inesattezza storica qua e là, a parte qualche scena particolarmente stonata o "strana" (l'assedio di Parigi,non curato,e il vescovo Cauchon che alla fine cerca in tutti i modi di salvare Giovanna mentre nella realtà era stato lui a imbastire e a portare a termine il processo-farsa contro di lei). Non si tratta però assolutamente di una "americanata" dove c'è solamente azione o spettacolo e nient'altro.Insomma,è un film da avere per conservarlo e per poter essere rivisto perchè sicuramente emozionerà ogni volta.
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[+] giovanna, santa offesa
(di simona)
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luigim
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venerdì 21 aprile 2006
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molto spettacolo per nulla
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L'euro-hollywoodiano (per nascita il primo, per stile il secondo) Besson ritorna su un tema tanto caro ai cineasti francesi, che, da buoni nazionalisti, non perdono occasione per encomiare i propri eroi; anche se, in questo caso, si tratta di un'eroina e l'encomio non sembra poi tanto evidente (fatta eccezione per il ritratto duro degli inglesi, ma forse stavolta il buon Besson calca un po' troppo la mano). Per farlo, però, rigetta (consapevolmente?) il rigore che aveva caratterizzato decenni prima l'opera del connazionale Bresson (agli antipodi della leggerezza con cui questo film tratta la materia) e, in tempi più recenti, la storicità di Rivette (come si può sbagliare la data della morte della protagonista?), ovvero quella che, all'uscita, diede l'impressione di una vera e propria opera definitiva sull'argomento), favorendo lo stile prettamente americano, che lo contraddistingue sin dai tempi di Nikita, ma che qui non sembra particolarmente indicato.
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L'euro-hollywoodiano (per nascita il primo, per stile il secondo) Besson ritorna su un tema tanto caro ai cineasti francesi, che, da buoni nazionalisti, non perdono occasione per encomiare i propri eroi; anche se, in questo caso, si tratta di un'eroina e l'encomio non sembra poi tanto evidente (fatta eccezione per il ritratto duro degli inglesi, ma forse stavolta il buon Besson calca un po' troppo la mano). Per farlo, però, rigetta (consapevolmente?) il rigore che aveva caratterizzato decenni prima l'opera del connazionale Bresson (agli antipodi della leggerezza con cui questo film tratta la materia) e, in tempi più recenti, la storicità di Rivette (come si può sbagliare la data della morte della protagonista?), ovvero quella che, all'uscita, diede l'impressione di una vera e propria opera definitiva sull'argomento), favorendo lo stile prettamente americano, che lo contraddistingue sin dai tempi di Nikita, ma che qui non sembra particolarmente indicato. Certo, competere con predecessori di siffatto mestiere (oltre a quelli già enumerati, un certo Dreyer ed un tal Rossellini) non era facile, ma da uno dei più promettenti registi francesi di fine secolo ci si aspettava veramente di più. Tanto per cominciare, appare fuori luogo l'eccessivo virtuosismo registico che, mirando probabilmente a creare l'effetto di una sorta di misticismo religioso, ottiene il risultato di conferire alle immagini un aspetto decisamente visionario, che stona. Per quanto riguarda gli attori, ancora una volta la scelta della protagonista è ricaduta sull'allora moglie Milla Jovovich, la cui silhouette androgina potrebbe essere idonea, ma non il suo viso: troppo bella; mentre è ambiguo il ruolo dello strapagato divo Dustin Hoffman. Promosse, invece, le scene di battaglia, con cui l'autore dimostra di saperci fare quando si possono spendere danari a bizzeffe (anche se risulta un po' difficile credere alla storia dei soldati che, stanchi dopo un primo attacco, si organizzano da soli l'assalto ai bastioni nemici e ne escono vincitori). Ma la domanda che impera su tutte è questa: era necessario rompere così drasticamente con la tradizione? Nella sua antireligiosità, il film condanna decisamente la gloriosa pulzella d'Orleans, presentandocela più come un'invasata che come una santa: salvo poi sembrare addirittura risentirsi per la tardività del riconoscimento della sua innocenza, dell'avvenuta canonizzazione e della successiva santificazione. Ma si tratta di una sola delle tante contraddizioni del film.
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gianni lucini
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sabato 17 settembre 2011
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tre fasi distinte di narrazione
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A Luc Besson riesce un compito che sulla carta non appariva semplicissimo, cioè quello di riportare su grande schermo un personaggio complesso come Giovanna D’Arco, già ampiamente sfruttato nel passato. Tra l’altro lo fa partendo come “seconda scelta”. Inizialmente infatti la produzione non aveva pensato a lui. La regia del film era inizialmente stata affidata a Kathryn Bigelow e solo successivamente, dopo una serie di incomprensioni e dissidi scoppiati nel corso della preparazione del progetto l'opera era passata nelle mani del regista francese fresco reduce dal successo de Il quinto elemento, il lungometraggio che ha acceso la stella di Milla Jovovich, all’epoca sua compagna anche nella vita.
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A Luc Besson riesce un compito che sulla carta non appariva semplicissimo, cioè quello di riportare su grande schermo un personaggio complesso come Giovanna D’Arco, già ampiamente sfruttato nel passato. Tra l’altro lo fa partendo come “seconda scelta”. Inizialmente infatti la produzione non aveva pensato a lui. La regia del film era inizialmente stata affidata a Kathryn Bigelow e solo successivamente, dopo una serie di incomprensioni e dissidi scoppiati nel corso della preparazione del progetto l'opera era passata nelle mani del regista francese fresco reduce dal successo de Il quinto elemento, il lungometraggio che ha acceso la stella di Milla Jovovich, all’epoca sua compagna anche nella vita. L’idea del film lo solletica. Chiede e ottiene ampia libertà al punto da rimettere mano a una sceneggiatura ormai quasi scritta. Ridefinisce personaggi e dettagli della storia e inizia poi a girare con una grande carica di entusiasmo. Il risultato è eccellente. Luc Besson mette in mostra il consueto talento visionario confermandosi abile nello sfruttare al meglio le qualità degli attori a sua disposizione. Lo stile è innegabilmente europeo nonostante qualche ironica citazione dei luoghi comuni dei kolossal medieval-hollywoodiani (mappe in pergamena, caratteri gotici per le sintesi scritte o le date che avanzano in progressione sull’inquadratura). Opera anche una forzatura “storica” nei confronti della figura del vescovo Cauchon, vero artefice del processo inquisitorio che portò Giovanna sul rogo e che invece nel film appare come un uomo pieno di dubbi che cerca in tutti i modi di salvare la donna. Luc Besson divide in tre parti distinte la narrazione filmica. La prima è dedicata all’infanzia, all’incontro con la violenza della guerra e alle prime manifestazioni di voci e visioni. Nella seconda parte si assiste alla sua trasformazione in un’indomita e vittoriosa condottiera mentre la terza affronta il suo declino, la solitudine del carcere, il processo e il rogo. Ciascuna parte è concepita come un “unicum” narrativo grazie a vari cambiamenti stilistici che la differenziano dalle altre. L’aspetto più evidente è dato dalle caratteristiche fisiche della protagonista. Nella prima parte Giovanna D’Arco è bambina, nella seconda è una condottiera che riduce le distanze dai suoi uomini acconciandosi come un maschio e tagliandosi i capelli e nell’ultima torna a indossare abiti femminili mentre i capelli sono ormai ricresciuti. Anche il misterioso protagonista della sua “visione” cambia nelle varie fasi della narrazione e ne segue l’evoluzione fino al disvelamento finale nelle vesti della Coscienza. Bambino quando lei è bambina diventa poi un giovanetto e quindi una sorta di Cristo sofferente sui campi di battaglia. Non ne segue l’età anagrafica, ma il corso della vita, lo spazio temporale della sua esistenza. Non a caso mentre nelle prime due parti il personaggio della “visione” può essere in qualche modo suo coetaneo nella terza e ultima appare molto più vecchio della ragazza, quasi a significare che per lei l’esistenza è arrivata alla fine. Anche i tagli di luce sono differenti nelle tre diverse fasi della narrazione, così come l’atmosfera complessiva nella quale agiscono vari protagonisti.
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[+] milla
(di ipazia)
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spei00
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martedì 5 settembre 2017
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da vedere e rivedere.
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La storia di Giovanna d'arco è una vicenda che trascende la storia umana, ma contemporeneamente la penetra dall'interno.
Giovanna è una bambina come tante in cerca dei giochi dei bambini. Ma avviene qualcosa che la distoglie violentemente da questa condizione. E' un angelo? E' una voce? E' un fatto atroce? Luc Besson gira una bellissima sequenza di quando rotolandosi nel prato Giovanna finisce a fianco ad una spada abbandonata nell'erba. Da lì il regista fa nascere un'esperienza mistica che riporta la bimba nel villaggio in fiamme con la spada in mano. Alcuni lupi che rappresentano il male che sta arrivando, le si avvicinano senza vederla, la sfiorano e passano oltre.
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La storia di Giovanna d'arco è una vicenda che trascende la storia umana, ma contemporeneamente la penetra dall'interno.
Giovanna è una bambina come tante in cerca dei giochi dei bambini. Ma avviene qualcosa che la distoglie violentemente da questa condizione. E' un angelo? E' una voce? E' un fatto atroce? Luc Besson gira una bellissima sequenza di quando rotolandosi nel prato Giovanna finisce a fianco ad una spada abbandonata nell'erba. Da lì il regista fa nascere un'esperienza mistica che riporta la bimba nel villaggio in fiamme con la spada in mano. Alcuni lupi che rappresentano il male che sta arrivando, le si avvicinano senza vederla, la sfiorano e passano oltre. La missione diviene evidente ai suoi occhi di bambina con alcune immagini tipiche delle favole: la spada, il fuoco, il lupo. Besson dipinge così il ritratto del cambiamento di Giovanna: è una chiamata cui non si può non rispondere: c'è l'ingiustizia e c'è la spada. Giovanna diventa per Besson un'eroina della vendetta, che combatte una battaglia personale cui le voci fanno da riflesso. E' sola ma ha una tale forza dentro di sè che non si può fermarla. Perfetta la scelta di Milla Jovovich per un ruolo così duro e netto.
Giovanna parte alla ricerca del re che può darle le armi per vincere. Bellissima la scena dell'arrivo al castello e la salita nella sala del camino dove è attesa dal re nascosto sotto altri panni. Ripresa anche in altre pellicole, quella di Besson è una scena memorabile che fa sentire sulla punta delle dita l'emozione che si pervade nella sala quando Giovanna comincia a percorrerla. Dio arriva nella storia.
E subito si compie il miracolo, perchè benchè invasata e con un esercito più debole Giovanna travolge gli inglesi che sono tutto tranne che degli sprovveduti in tema bellico. Si sa che nella battaglia di Patay, qui non rappresentata, l'esercito inglese inseguito dai francesi si assestò per affrontarlo quando un movimento furtivo di un cervo scompigliò la retroguardia e diede l'inizio alla rotta. anche lì Dio era intervenuto a fianco di Giovanna.
Poi però scompare e riappare come Cristo sanguinante. E Giovanna, ammirata da tutti come i giornali dell'epoca ricordano, comincia una trasformazione disperata. La sua energia invincibile si infrange contro le mura di Parigi e poi contro l'immobilismo politico. Qui Besson è bravo a farci vedere questo cambiamento come fisico. Giovanna si fa più brutta, più sporca sempre un pò ferita e maltrattata. Le mancano le voci. E' sola, ora è davvero sola. E viene catturata. E poi processata in terra straniera.
il processo non ha i contenuti precisi di altre pellicole perchè Besson vuole portare a termine la sua teoria di una presa di coscienza della protagonista che nella prigione capisce che la battaglia era andata oltre le buone intenzioni. Dustin Hoffman ne è una perfetta voce. L'interpretazione pur discutibile nulla toglie al fascino di una visione comunque mistica della vita della santa e ci fa ripensare a come è stretta per chiunque la via del Paradiso.
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