noia1
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martedì 2 settembre 2014
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fuori da tutto
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Le vicende di un gruppo di drogati.
Un film fuori, prendete quest’affermazione come volete ma l’unico modo che ho per descriverlo è questo:UN FILM FUORI. Fuori di testa, fuori dagli schemi, fuori da tutto, una storia estrema che sarebbe potuta essere una noiosa cronaca di denuncia ma che invece sfrutta la via del grottesco, del folle , dell’esagerato. Tanti espedienti surreali per rendere più intense le varie peripezie al limite della decenza che si trovano ad affrontare i protagonisti.
Mi hanno colpito moltissimo i dialoghi e gli ingegni ideati dal regista, un tema scabroso messo sul piano parodico senza perdere di verosimiglianza grazie anche a personaggi ben costruiti e sufficientemente approfonditi appoggiati a loro volta da attori perfetti nelle loro parti.
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Le vicende di un gruppo di drogati.
Un film fuori, prendete quest’affermazione come volete ma l’unico modo che ho per descriverlo è questo:UN FILM FUORI. Fuori di testa, fuori dagli schemi, fuori da tutto, una storia estrema che sarebbe potuta essere una noiosa cronaca di denuncia ma che invece sfrutta la via del grottesco, del folle , dell’esagerato. Tanti espedienti surreali per rendere più intense le varie peripezie al limite della decenza che si trovano ad affrontare i protagonisti.
Mi hanno colpito moltissimo i dialoghi e gli ingegni ideati dal regista, un tema scabroso messo sul piano parodico senza perdere di verosimiglianza grazie anche a personaggi ben costruiti e sufficientemente approfonditi appoggiati a loro volta da attori perfetti nelle loro parti.
Meno esistenziale e crudo del libro, evidentemente cinematografico e costruito apposta per il pubblico, più che una trasposizione la definirei una personale visione del regista.
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makejrs
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sabato 26 aprile 2014
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la realtà nuda e cruda
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Sconvolgente. Squallido. VERO. Trainspotting è un film sulla dipendenza da droga, vista dal punto di vista dei drogati. Privo di ogni moralismo e perbenismo, spiattella in faccia la realtà per quello che è, senza cercare giustificazioni, mettendosi anzi dalla stessa parte dei suoi protagonisti, riuscendo allo stesso tempo a mostrarne la caduta e la miseria in piena lucidità. L'empatia verso i personaggi è così forte che in molti momenti del film non possiamo far altro che assistere, impotenti, all'inesorabile autodistruzione in corso sotto in nostri occhi, sperare che ciò che ci aspettiamo accadere non accada, avere un impeto di rabbia per la debolezza dei personaggi, per poi rassegnarci all'evidenza che ''c'è ultima pera ed ultima pera''.
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Sconvolgente. Squallido. VERO. Trainspotting è un film sulla dipendenza da droga, vista dal punto di vista dei drogati. Privo di ogni moralismo e perbenismo, spiattella in faccia la realtà per quello che è, senza cercare giustificazioni, mettendosi anzi dalla stessa parte dei suoi protagonisti, riuscendo allo stesso tempo a mostrarne la caduta e la miseria in piena lucidità. L'empatia verso i personaggi è così forte che in molti momenti del film non possiamo far altro che assistere, impotenti, all'inesorabile autodistruzione in corso sotto in nostri occhi, sperare che ciò che ci aspettiamo accadere non accada, avere un impeto di rabbia per la debolezza dei personaggi, per poi rassegnarci all'evidenza che ''c'è ultima pera ed ultima pera''. Il realismo del film è ciò che lo rende vino, esaltandone la grandezza e il gusto col passare del tempo: benchè sia uscito quasi venti anni fa, potrebbe benissimo essere stato girato l'altro ieri, in Scozia come in America come nell'appartamento del mio vicino.
Una colonna sonora psichedelica e rock a seconda delle situazioni, una fotografia e ambietazioni volutamente misere e squallide, contrapposte ai viaggi mentali sotto l'effetto di eroina torpidi e voluttuosi, una regia varia che regala momenti di introspezione, sequenze da videoclip e movimenti di macchina dinamici e freschi, e l'accurata scelta degli attori, sopra ai quali spicca un mastodontico Ewan McGregor, rendono questo film un capolavoro nel suo genere.
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barone2000
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giovedì 6 marzo 2014
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fuga dal mondo e spirito originario
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Attraverso gli occhi e la coscienza combattuta, e a tratti inconsapevole, di Renton siamo spettatori di un triste e demoralizzante spettacolo umano: la droga dal punto di vista del tossico che ne dipende. La debolezza della volontà e della risoluzione è al centro di questa pellicola ben diretta e fotografata, i personaggi sono credibili e anche instabilmente realistici nel mostrare la perdita totale di ogni pulsione vitale, quale spirito di sopravvivenza, cura della prole e necessità di procreare. Questo il punto focale, che Boyle però non usa per giustificare e/o condannare i suoi tossici: l'assunzione di droghe come fuga dal mondo di elementi estremamente fragili e anche, estremamente sfortunati nella scelta delle proprie amicizie.
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Attraverso gli occhi e la coscienza combattuta, e a tratti inconsapevole, di Renton siamo spettatori di un triste e demoralizzante spettacolo umano: la droga dal punto di vista del tossico che ne dipende. La debolezza della volontà e della risoluzione è al centro di questa pellicola ben diretta e fotografata, i personaggi sono credibili e anche instabilmente realistici nel mostrare la perdita totale di ogni pulsione vitale, quale spirito di sopravvivenza, cura della prole e necessità di procreare. Questo il punto focale, che Boyle però non usa per giustificare e/o condannare i suoi tossici: l'assunzione di droghe come fuga dal mondo di elementi estremamente fragili e anche, estremamente sfortunati nella scelta delle proprie amicizie. La semi- redenzione finale apre una finestra sul mondo, e sul desiderio di normalità che diventa paradigma di desiderio, pulsione originaria non verso il conformismo ma verso la vita stessa con tutti i suoi drammi ma anche con tutte le sue straordinarie-ordinarie abituni che salvano l'uomo dalla morte anche interiore, lo salva restituendogli lo spirito originario che lo mantiene vivo e sempre teso a preservarsi, contrariamente all'autodistruzione. Nel complesso un risultato molto buono che fonde onirico con lercio, a tratti sperimentale, ma con alcune scene memorabili ( vedi tuffo/ricerca nella tazza del bagno, la lotta allucinata per vincere la dipendenza e la violenza quasi scorsesiana di Begbie).
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evildevin87
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martedì 3 dicembre 2013
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imperdibile capolavoro
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Dal lavoro del grande regista Danny Boyle e l'autore del romanzo omonimo Irvine Welsh (che nel film interpreta Mikey Forrester) c'erano da aspettarsi grandi cose, e così è infatti. Film e romanzo sono due cose con un sapore e un ritmo narrativo molto diversi. Film originale, crudo, realistico e freddo ma allo stesso tempo divertente, pregno di black humor e fottutamente fuori di testa, che ci mostra un amaro spaccato della vita di alcuni giovani alle prese con la dipendenza da eroina. Scelta compiuta per sfuggire dalla triste, ripetitiva e squallida vita ordinaria. Tra l'altro, colonna sonora decisamente azzeccata e accattivante. Un film che non fa mancare niente, dai momenti più esileranti a quelli più angoscianti e drammatici.
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(di alexdelarge85)
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andrea zagano
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lunedì 7 ottobre 2013
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"c'è ultima pera ed ultima pera"
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Traispotting è un cult. Trainspotting NON è ASSOLUTAMENTE un film-invito alla droga, come pensavano in molti quando la pellicola è uscita nelle sale. Trainspotting(letteralmente “guardare i treni mentre passano”, metaforicamente “vivere la vita in modo passivo, mentre altri decidono di prenderla in pugno, senza lasciarsi schiacciare da dipendenze varie”) ha il merito di aver rivoluzionato il cinema per il suo punto di vista; non è certo il primo film sulla droga, ma è il primo a raccontare in modo esplicito la storia di un tossicodipendente dal proprio punto di vista: le sue sensazioni, le sue paure, giustificazioni, il modo di pensare, l’astinenza e i viaggi mentali sotto effetti.
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Traispotting è un cult. Trainspotting NON è ASSOLUTAMENTE un film-invito alla droga, come pensavano in molti quando la pellicola è uscita nelle sale. Trainspotting(letteralmente “guardare i treni mentre passano”, metaforicamente “vivere la vita in modo passivo, mentre altri decidono di prenderla in pugno, senza lasciarsi schiacciare da dipendenze varie”) ha il merito di aver rivoluzionato il cinema per il suo punto di vista; non è certo il primo film sulla droga, ma è il primo a raccontare in modo esplicito la storia di un tossicodipendente dal proprio punto di vista: le sue sensazioni, le sue paure, giustificazioni, il modo di pensare, l’astinenza e i viaggi mentali sotto effetti.
Trainspotting è un passo che ogni appassionato di cinema deve fare se vuole essere definito tale. L’attore protagonista della pellicola, Ewan McGregor, ha dichiarato dopo la carriera che è riuscito a costruirsi che “Trainspotting” sarà sempre il film a cui sarà più affezionato.
Al di là di qualsiasi tecnicismo(tra l’altro il film è montato e diretto più che bene) ciò che ha rappresentato questo cult-movie negli anni ’90 è pura storia contemporanea, ovviamente per il significato che porta con sé: NON FARE L’ERRORE DI SCEGLIERE LA DROGA, SCEGLI LA VITA!
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bubi_is_better!
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domenica 29 settembre 2013
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magnifico
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Cosa si può dire su tranispotting? beh l'unica cosa che ha senso dire è: Se non l'hai mai visto è assolutamente ora di guardarlo!
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marco bellani
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venerdì 26 luglio 2013
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trainspotting: la droga sotto processo
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“Non riuscirai mai a capire una persona finchè non provi a metterti nei suoi panni”: muove da questo concetto, tradizionale cliché della storia del cinema drammatico (basti ricordare “To kill a Mockingbird”, 1962), la ricerca di Boyle nella presentazione dei 4 personaggi di Trainspotting. Film coraggioso che segue le disavventure di un gruppo di amici tossicodipendenti in una decadente Scozia di fine anni ’80. Il coraggio sta nel metodo: perché il regista non condanna subito e non denigra a priori la vita “senza vita” di Mark e la sua banda, ma come un giudice davanti a due imputati, mostra prima le ragioni delle parti, chi si droga e chi no, le ascolta, ci riflette con pazienza e solo alla fine esprime il giudizio, non meno inflessibile pur se a lungo meditato.
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“Non riuscirai mai a capire una persona finchè non provi a metterti nei suoi panni”: muove da questo concetto, tradizionale cliché della storia del cinema drammatico (basti ricordare “To kill a Mockingbird”, 1962), la ricerca di Boyle nella presentazione dei 4 personaggi di Trainspotting. Film coraggioso che segue le disavventure di un gruppo di amici tossicodipendenti in una decadente Scozia di fine anni ’80. Il coraggio sta nel metodo: perché il regista non condanna subito e non denigra a priori la vita “senza vita” di Mark e la sua banda, ma come un giudice davanti a due imputati, mostra prima le ragioni delle parti, chi si droga e chi no, le ascolta, ci riflette con pazienza e solo alla fine esprime il giudizio, non meno inflessibile pur se a lungo meditato. E così la sua giuria (noi spettatori del film), si ritrova in quel processo con tutti gli strumenti necessari per adottare il punto di vista INTERNO dei protagonisti – l’unico valido per capirli e poterli giudicare davvero. Si parte allora da Edimburgo, con la voce narrante del giovane Renton, che difende la causa della droga, perché lavoro, carriera, famiglia, buona salute e colesterolo basso comportano affanni, stress e problemi che non esistono quando una sola (falsa) risposta può risolverli tutti, cancellandone il pensiero: l’eroina. Si arriverà a Londra con lo stesso monologo, svuotato di ironia, e riflesso di un Renton ora maturo e conscio che quei valori che prima derideva sono in fondo gli stessi per cui vale la pena di battersi. Proprio qui Trainspotting diventa anche film di crescita, iniziazione, riscatto e insegnamento: nella vita non c’è didattica migliore di quella derivante da un errore. Ecco perché un ragazzo di oggi incastrato nella droga vedrebbe il proprio sbaglio sull' esempio di Mark Renton: perché a mostrarglielo è chi, da quella trappola, ebbe la forza di saltar fuori.
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matteo manganelli
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sabato 23 febbraio 2013
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pietra miliare nel suo genere
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Un cult. C'è poco da aggiungere. Attori competenti, regia perfetta, sceneggiatura scritta divinamente. Rimane bello anche dopo la decima volta che lo rivedi. Alcune scene sono indimenticabili. Film da non prendere troppo seriamente. Perde qualcosa nel finale.
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tiamaster
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mercoledì 30 gennaio 2013
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farinotti strikes back!
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Non ho idea di come si faccia a dare 0 stelle a un simile capolavoro. Veramente una recensione incommentabile.
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dario fireman
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lunedì 31 dicembre 2012
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un film che più passa il tempo,più acquista valore
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Tratto dal romanzo di Irvine Welsh,ambientato principalmente nella fredda ed affascinante Edimburgo.L'interpretazione dei personaggi è assolutamente sublime,specie se si considera che per molti di loro la ribalta internazionale arriva con questo film. Ewan McGregor(Renton)rappresenta l'emblema del giovane tossicodipendente insicuro di se,che non è un membro di spicco nel proprio gruppo ma che al momento giusto riesce ad uscire dai suoi guai con la forza di volontà,con le sofferenze e vivendo angosce di ogni genere (suggestive le scene in cui vede ad occhi aperti tutti i suoi rimorsi e le sue colpe).Ewen Bremner(Spud)è il classico amicone del protagonista,strafatto,spesso maldestro ed assolutamente trascinante nei suoi assoli.
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Tratto dal romanzo di Irvine Welsh,ambientato principalmente nella fredda ed affascinante Edimburgo.L'interpretazione dei personaggi è assolutamente sublime,specie se si considera che per molti di loro la ribalta internazionale arriva con questo film. Ewan McGregor(Renton)rappresenta l'emblema del giovane tossicodipendente insicuro di se,che non è un membro di spicco nel proprio gruppo ma che al momento giusto riesce ad uscire dai suoi guai con la forza di volontà,con le sofferenze e vivendo angosce di ogni genere (suggestive le scene in cui vede ad occhi aperti tutti i suoi rimorsi e le sue colpe).Ewen Bremner(Spud)è il classico amicone del protagonista,strafatto,spesso maldestro ed assolutamente trascinante nei suoi assoli.Robert Carlyle(Begbie)è l'emblema del duro,di quello che non si drogherebbe mai ma che vive di risse,alcool e non teme nessuno.Steve McKenzie(tommy),è vittima di eventi sfortunati causati senza neanche cognizione di causa dai suoi stessi amici,quindi da bravo ragazzo si trasforma in un tossico emarginato e vittima delle proprie sofferenze.Johnny Lee Miller(sick boy)è la mente del gruppo,che con le sue originali tesi sulla vita offre il suo contributo alla realizzazione di momenti epici del film,come la tragedia della propria bimba,mentre egoisticamente e brutalmente ci si buca in una stanza cupa e decrepita col gruppo e con il pusher di fiducia(sonny).Infine Kelly McDonald(diane),è la fiamma che si accende nel carattere timido di renton e lo porta a diversi ragionamenti sulla vita e sul da farsi nella vita quotidiana,nonostante lei stessa(in discoteca)faccia l'esatto contrario di ciò che fa nella vita.Il film ha una trama assolutamente dinamica,composta da momenti esilaranti ed altri che portano alla riflessione su quello che un ragazzo possa fare della propria vita.A mio modesto parere il film è stato molto sottovalutato dalla critica,in quanto argomento scomodo e senza stelle del cinema,ma in realtà porta(con una ventata di ottimismo finale)un tema d'attualità che deve far riflettere.Un lieto fine non scontato ma sperato,dove si fanno delle scelte importanti come l'abbandono ed il tradimento ai "cosiddetti"amici,per poi tornare indietro sui propri passi e favorire uno di essi(spud)proprio per quel senso di rimorso e amicizia vera che legava entrambi.Un film da vedere immancabilmente
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