francesco
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giovedì 19 aprile 2007
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quando la coscienza dimentica
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Attenzione! Leggete questo commento solo dopo aver visto il film.
Cosa accade alla sconvolta coscienza di un'anima che ha appena lasciato violentemente e volontariamente il proprio corpo? Questa coscienza dimentica. Quest'anima non vuole o non riesce a ricordare cosa hanno fatto quelle maledette mani vive e tremanti. Ma esiste un luogo dal quale queste anime devono passare per forza, un luogo di confine. Quì bisogna lentamente prendere consapevolezza di quello che si è fatto. Il recupero della memoria è complesso e travagliato, passa attraverso violenza e disperazione. Ma alla fine, dopo una notte di tormenti, arriva, confusa con la luce dell'alba, la conoscenza della verità e con essa tutti i frammenti della memoria tornano a ricomporre i ricordi dei poveri suicidi.
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Attenzione! Leggete questo commento solo dopo aver visto il film.
Cosa accade alla sconvolta coscienza di un'anima che ha appena lasciato violentemente e volontariamente il proprio corpo? Questa coscienza dimentica. Quest'anima non vuole o non riesce a ricordare cosa hanno fatto quelle maledette mani vive e tremanti. Ma esiste un luogo dal quale queste anime devono passare per forza, un luogo di confine. Quì bisogna lentamente prendere consapevolezza di quello che si è fatto. Il recupero della memoria è complesso e travagliato, passa attraverso violenza e disperazione. Ma alla fine, dopo una notte di tormenti, arriva, confusa con la luce dell'alba, la conoscenza della verità e con essa tutti i frammenti della memoria tornano a ricomporre i ricordi dei poveri suicidi.
Le atmosfere del film sono volutamente oppressive, surreali, kafkiane. Lo scrittore si trova in un luogo inidentificabile. I poliziotti indossano delle divise inesistenti. Tutto viene orchestrato per irritarlo, confonderlo ed infine irretirlo. Ma la consapevolezza passa anche attraverso la scoperta dell'assurdo, fino alla lucida frase finale, detta da Onoff al commissario, sulla difficoltà del suo mestiere. E mentre abbandona la caserma della memoria, un'altro suicida viene portato dentro, per un'altro interrogatorio, per un'altra storia.
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kafkjano
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venerdì 1 maggio 2009
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punto improprio
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"Due rette parallele non si incontrano mai.
Tuttavia, è possibile immaginare l'esistenza
di un punto così lontano nello spazio,
ma così lontano nell'infinito,
da poter credere e ammettere che le due rette
vi si incontrino. Ecco! Chiameremo quel punto,
punto improprio. "
da UNA PURA FORMALITà
scritto e diretto da Giuseppe Tornatore
musiche di Ennio Morricone
uno sparo nella notte. un uomo in fuga sotto una pioggia dirompente e incessante. un comando di polizia sperduto tra le campagne, un interrogatorio.
su una parete, un orologio senza lancette.
è un luogo senza tempo questo, SOSPESO, una sorta di antinferno dove di lì a poco si consumerà
un vero e proprio processo e una presa di coscienza lunga e tormentata.
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"Due rette parallele non si incontrano mai.
Tuttavia, è possibile immaginare l'esistenza
di un punto così lontano nello spazio,
ma così lontano nell'infinito,
da poter credere e ammettere che le due rette
vi si incontrino. Ecco! Chiameremo quel punto,
punto improprio. "
da UNA PURA FORMALITà
scritto e diretto da Giuseppe Tornatore
musiche di Ennio Morricone
uno sparo nella notte. un uomo in fuga sotto una pioggia dirompente e incessante. un comando di polizia sperduto tra le campagne, un interrogatorio.
su una parete, un orologio senza lancette.
è un luogo senza tempo questo, SOSPESO, una sorta di antinferno dove di lì a poco si consumerà
un vero e proprio processo e una presa di coscienza lunga e tormentata.
preparatevi ad una discesa esistenziale in un limbo
di emozioni profonde, indicibili, disumane e ad una verità struggente, intima, inaspettata che lentamente verrà a galla
chi è stato assassinato questa notte e chi è l'assassino?
ma tutto è confuso nella mente dell'interrogato,
immagini su immagini che si susseguono, furiosamente, senza ordine fino ad un precipizio senza fondo
e ad un finale doloroso e spiazzante.
"è forse un delitto, Dimenticare?"
atmosfere kafkiane, dialoghi stupendi, attori straordinari. una suspense che si taglia col coltello.
un film delizioso, unico, geniale
ASSOLUTAMENTE da non perdere.
"la barba, perchè si è tagliato la barba?"
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molly
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sabato 15 aprile 2006
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tornatore al meglio
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Io l'ho trovata una fiaba buia sulla vita, sulla morte.Una visione metaforica intensa e complessa di ciò che mai è dato svelare per coloro che hanno visto il film, che spero abbiano capito la mia domanda è comr non essersi emozionati e commossi per questo finale-rivelazione che trasforma un giallo in un dramma filosofico e ribalta il protagonista-assassino in un colpevole di omicidio ma stravolgendone completamente il senso, il significato.Originale, nuovo, bellissimo.Ottimo cast e incantevole come sempre musica di Morricone,la canzone finale"ricordare"cantata da Depardieu,commuove ed apre tutta una riflessione post visione film che non lascia spazio per le futilità dei commenti da compagnia.
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Io l'ho trovata una fiaba buia sulla vita, sulla morte.Una visione metaforica intensa e complessa di ciò che mai è dato svelare per coloro che hanno visto il film, che spero abbiano capito la mia domanda è comr non essersi emozionati e commossi per questo finale-rivelazione che trasforma un giallo in un dramma filosofico e ribalta il protagonista-assassino in un colpevole di omicidio ma stravolgendone completamente il senso, il significato.Originale, nuovo, bellissimo.Ottimo cast e incantevole come sempre musica di Morricone,la canzone finale"ricordare"cantata da Depardieu,commuove ed apre tutta una riflessione post visione film che non lascia spazio per le futilità dei commenti da compagnia.Un film intimista,dove Morricone da il meglio di sé anche nelle immagini claustrofobiche ma evocative e nella fotografia.Da vedere.
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(di molly)
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nudles
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venerdì 3 ottobre 2008
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tornatore in anticipo su shyamalan
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Uno sparo nel buio,una corsa tra i boschi e la pioggia incessante,l'uomo fradicio e trafelato viene fermato dagli agenti della polizia locale.Così con ritmo serrato inizia il film,l'uomo viene portato al comando,in attesa di chiarire la sua posizione al commissario che sta per raggiungere gli uffici del comando.L'uomo non ricorda ,un'amnesia pervade la sua mente,però ricorda le sue generalità: è uno scrittore di successo,il suo nome è Onoff.Surreale è l'ambiente dell'ufficio di polizia, fatiscente,sporco,disordine ovunque,la pioggia continua incessante,l'acqua filtra dapertutto anche attraverso il soffitto,diverse bacinelle poste sul pavimento tentano di raccoglierla,strane ed insolite sono le divise degli agenti.
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Uno sparo nel buio,una corsa tra i boschi e la pioggia incessante,l'uomo fradicio e trafelato viene fermato dagli agenti della polizia locale.Così con ritmo serrato inizia il film,l'uomo viene portato al comando,in attesa di chiarire la sua posizione al commissario che sta per raggiungere gli uffici del comando.L'uomo non ricorda ,un'amnesia pervade la sua mente,però ricorda le sue generalità: è uno scrittore di successo,il suo nome è Onoff.Surreale è l'ambiente dell'ufficio di polizia, fatiscente,sporco,disordine ovunque,la pioggia continua incessante,l'acqua filtra dapertutto anche attraverso il soffitto,diverse bacinelle poste sul pavimento tentano di raccoglierla,strane ed insolite sono le divise degli agenti. Onoff non ricorda,non è capace di giustificare la sua presenza nel bosco,gli agenti dicono che in quel posto è stato commesso un omicidio.Pressato dagli agenti,reagisce violentemente,viene pestato ed è sempre in attesa di essere interrogato dal commissario.L'interrogatorio impegna il commissario e Onoff tutta la notte,il primo è un ammiratore dello stesso scrittore, conosce a memoria tutte le sue opere e in principio non crede di trovarsi al cospetto di Onoff,poi lo riconosce ma questo non facilita la sua posizione,anzi viene interrogato duramente,ogni sua reazione viene puntualmente blandita energicamente dagli agenti.Sguardi di compassione e di comprensione gli vengono offerti dal più giovane degli agenti addetto a redigere il verbale dell'interrogatorio e dall'inserviente anziano.Durante l'interrogatorio Onoff ripercorre tutta la sua vita,dall'infanzia trascorsa in un orfanatrofio, alla sua amicizia con un clochard che lo incoraggerà alla attività di scrittore,i suoi rapporti sentimentali ed amicali,il suo prossimo futuro concernente un nuovo libro e un importante incontro con il ministro della cultura fissato per il giorno dopo. In questo ricordare, continue immagini riafforano alla memoria permettendogli di ricostruire gli ultimi attimi trascorsi nel bosco fino alla drammatica e dolorosa consapevolezza del suo suicidio.Una livida alba saluta uno spossato Onoff,ha smesso di piovere, anche il commissario è stanco ma sollevato,Onoff ha finalmente capito,non ci sarà l'incontro con il ministro della giustizia, non ci sarà più nulla,l'ultimo viaggio lo attende.Lo scrittore viene condotto verso l'uscita del commissariato,nel girarsi vede un uomo bagnato fradicio accolto dagli agenti;con complicita l'inserviente gli dice che si tratta di uno che non ha ancora capito,è normale,anche lui dieci anni fa non aveva capito,come lo stesso commissario e gli altri.Il furgone parte,Onoff accenna con la mano un timido saluto per il giovane agente alla finestra.
Tornatore questa volta é autore di un film anomalo se rapportato alla sua maniera solita di fare cinema,un thriller psicologico minimalista lontano dalla solita magniloquenza. Eppure è certamente una delle sue opere più riuscite,la sceneggiatura essenziale esalta i dialoghi serrati tra Onoff e il commissario, merito anche della bravura di due mostri sacri come Depardieu(Onoff) e Polansky nella parte del commissario che con pazienza, ironia e durezza cerca di restituire allo scrittore la memoria delle sue azioni.Attori cari al regista prendono parte al film, come Nicola Di Pinto e Tano Cimarosa.La storia nella sua sostanza verrà poi ripresa nel "Sesto senso", questa volta con connotati di buon cinema horror commerciale,capace di sbancre il botteghino,ma questa è un'altra storia.
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[+] questa recensione contiene spoiler, attenzione.
(di dovic86)
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weach
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martedì 26 ottobre 2010
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dramma della verità
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Una pioggia continua,tuoni, fulmini, un posto imprecisato,sospese nello spazio e nel tempo, accompagnano “un buco” dell’ anima che rifiuta “nel se profondo “ una verità scomoda ed inaccettabile.
Ci troviamo in una sorta di limbo dove la consapevolezza deve fare il suo corso per accettare “un atto di negazione”
Un orologio sgangherato e senza lancette , una caserma lercia e sciatta , un uomo devastato, un commissario lucido e tagliente, la pioggia che non finisce di cadere sono gli ingredienti di questa storia onirica e grottesca .
Ben progettato da una regia illuminata ed ispirata “ una pura formalità” è film eccellente dove qualcosa di splendido si è realizzato per effetto di un atto creativo magico ,dove eventi sincronici e di risonananza si incontrano per rendere manifesto il" divine "che è in un artista .
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Una pioggia continua,tuoni, fulmini, un posto imprecisato,sospese nello spazio e nel tempo, accompagnano “un buco” dell’ anima che rifiuta “nel se profondo “ una verità scomoda ed inaccettabile.
Ci troviamo in una sorta di limbo dove la consapevolezza deve fare il suo corso per accettare “un atto di negazione”
Un orologio sgangherato e senza lancette , una caserma lercia e sciatta , un uomo devastato, un commissario lucido e tagliente, la pioggia che non finisce di cadere sono gli ingredienti di questa storia onirica e grottesca .
Ben progettato da una regia illuminata ed ispirata “ una pura formalità” è film eccellente dove qualcosa di splendido si è realizzato per effetto di un atto creativo magico ,dove eventi sincronici e di risonananza si incontrano per rendere manifesto il" divine "che è in un artista .
Qui siamo al cospetto del miglior Tornatore ,immenso , duttile , fantasioso ,che si confronta con un progetto impegnativo e dal quale trae energia ; la sua cinepresa nervosa e sempre in movimento, è come un bisturi che vuole entrare nel male per cercare di estirparlo.
“Lei crede in Dio infondo è lui il sommo scrittore “
Ma già la trama dipinge il suo epilogo ;brandelli di verità riemergono dolorosamente mentre il protagonista ,mirabilmente impersonato da un infinito Gérard Depardieu ,comincia a non opporre più resistenze di fronte ad una verità ricostruita ,con lucidità, di un commissario acuto e determinato, (interpretazione mirabile di Roman Polanski.).
La verità è dischiusa,la pioggia è finita, i primi albori rendono evidente la consapevolezza negata.
Il dramma esistenziale ora richiama il suo perso karmico ineluttabile.
I diversi piani dell’ essere non consentono neppure l’ultima telefonata chiarificatrice.
Weach Illuminati
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ackiri
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mercoledì 9 gennaio 2013
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...ricordare è come un pò morire
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Strepitoso Gèrard Depardieu nei panni di Onoff, scrittore di fama in crisi, che rimanere vittima di una situazione a dir poco kafkiana, passa la notte in uno strano commissariato di polizia campagnolo, messo sotto torchio dal tenace commisario (Roman Polanski), traghettatore formidabile della trama, dipanata con maestria attorno ad un ipnotico interrogatorio.
Nele stanze del posto di polizia, l'atmosfera si mantiene sospesa e tessissima, dando la misura gotica e surreale della storia. La pioggia è cooprotagonista, incessante, tormentosa, dà il ritmo serrato al patos che va in crescendo fino all'ultima scena.
I ricordi diventano carne, sofferenza, espiazione in questa pellicola degna di rimanere tra le perle del cinema italiano.
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Strepitoso Gèrard Depardieu nei panni di Onoff, scrittore di fama in crisi, che rimanere vittima di una situazione a dir poco kafkiana, passa la notte in uno strano commissariato di polizia campagnolo, messo sotto torchio dal tenace commisario (Roman Polanski), traghettatore formidabile della trama, dipanata con maestria attorno ad un ipnotico interrogatorio.
Nele stanze del posto di polizia, l'atmosfera si mantiene sospesa e tessissima, dando la misura gotica e surreale della storia. La pioggia è cooprotagonista, incessante, tormentosa, dà il ritmo serrato al patos che va in crescendo fino all'ultima scena.
I ricordi diventano carne, sofferenza, espiazione in questa pellicola degna di rimanere tra le perle del cinema italiano.
Il cast, la sceneggiatura, la fotografia, sono eccezionali, il tutto bagnate dalle musiche discrete di Ennio Morricone. Da segnalare una incisiva e tenera interpretazione di Tano Cimarosa nei panni dell'inserviente.
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jayan
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domenica 22 aprile 2012
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il capolavoro kafkiano di tornatore
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Pur essendo molto diverso da tutti i film realizzati da Tornatore, è forse il più bello, senza nulla togliere al merito ad altri film come "Nuovo cinema Paradiso" o "La sconosciuta"... Sembra di leggere un romanzo di Kafka, a cui attinge la capacità di creare atmosfere cupe, grottesche, surreali, o meglio, in questo caso, tra realtà e sogno. Sembra tutto un incubo, ma si vede poi che è la realtà. Uno scrittore famoso è da anni recluso volontario in un casale in campagna, da sei anni isolato dal mondo perché, dice deve trovare ispirazione per i suoi libri, in realtà perché in profonda crisi, ma non si può dire di più perché si svela il mistero.
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Pur essendo molto diverso da tutti i film realizzati da Tornatore, è forse il più bello, senza nulla togliere al merito ad altri film come "Nuovo cinema Paradiso" o "La sconosciuta"... Sembra di leggere un romanzo di Kafka, a cui attinge la capacità di creare atmosfere cupe, grottesche, surreali, o meglio, in questo caso, tra realtà e sogno. Sembra tutto un incubo, ma si vede poi che è la realtà. Uno scrittore famoso è da anni recluso volontario in un casale in campagna, da sei anni isolato dal mondo perché, dice deve trovare ispirazione per i suoi libri, in realtà perché in profonda crisi, ma non si può dire di più perché si svela il mistero. Il fiilm inizia proprio con lo scrittore che fugge sotto un diluvio d'acqua e viene fermato dalla polizia e portato alla locale stazione e interrogato dal commissario, un tipo sagace, intelligente. La bellezza del film sono proprio i dialoghi tra i due attori (bravissimi - Polanski e Depardieau), dove il commissario, piano piano, scardina il muro della apparente perdita di memoria dello scrittore e lo porta, alla fine, a confessare di aver ucciso la persona che è stata ritrovata cadavere nelle vicinanze. In un'intervista il regista dice che è stato duro girare per ben 10 settimane a Cinecittà, ritrovarsi tutto quel tempo in un luogo chiuso (la ricostruzione dell'interno della stazione di polizia, dove si svolge gran parte del film). Non tutti hanno compreso ciò che è accaduto. Sono state date le più diverse interpretazioni. Anche perché Tornatore ha volutamente messo delle scene per "depistare" lo spettatore. E' un giallo ma è più di un giallo, è la rappresentazione della nostra esistenza, che vaga tra la realtà e il sogno, tra la verità e la finzione, alla ricerca di noi stessi. Da non perdere! Un film da vedere e rivedere! Una lezione di cinema come poche vengono date dai registi internazionali. Tornatore al massimo della forma. Un film poco compreso e sottovalutato. Meritava molto di più!
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john doe
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giovedì 4 marzo 2021
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pura sostanza oltre la forma
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“Una pura formalità” è un film del 1994 diretto dal regista italiano Giuseppe Tornatore ed interpretato da Roman Polanski, Gerard Depardieu e Sergio Rubini. Il film si apre con una pistola che puntando verso la cinepresa spara e con una lunga e frenetica soggettiva in un bosco che viene rapidamente investito da una pioggia torrenziale.
Alla soggettiva succede l’inquadratura di un uomo corpulento che corre sgraziatamente sotto la pioggia (Gerard Depardieu), il quale viene fermato e portato in una caserma di campagna da una pattuglia di agenti. La pura formalità del titolo coincide proprio con l’interrogatorio nei confronti dello scrittore Onoff, il quale scopriremo essere sospettato di omicidio dal commissario di polizia interpretato da Roman Polanski.
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“Una pura formalità” è un film del 1994 diretto dal regista italiano Giuseppe Tornatore ed interpretato da Roman Polanski, Gerard Depardieu e Sergio Rubini. Il film si apre con una pistola che puntando verso la cinepresa spara e con una lunga e frenetica soggettiva in un bosco che viene rapidamente investito da una pioggia torrenziale.
Alla soggettiva succede l’inquadratura di un uomo corpulento che corre sgraziatamente sotto la pioggia (Gerard Depardieu), il quale viene fermato e portato in una caserma di campagna da una pattuglia di agenti. La pura formalità del titolo coincide proprio con l’interrogatorio nei confronti dello scrittore Onoff, il quale scopriremo essere sospettato di omicidio dal commissario di polizia interpretato da Roman Polanski. Il film di Tornatore si regge sopra solide basi date dalle interpretazioni magistralmente equilibrate dei due protagonisti e sopra una scrittura quasi perfetta che riesce a portare avanti una pellicola ambientata unicamente in poche stanze. Tornatore non ricorre ad alcun barocchismo, tipico di altre sue pellicole quali il pluripremiato “Nuovo Cinema Paradiso” o “La leggenda del Pianista sull’Oceano”, ma riduce al minimo le scenografie, riesce a rendere al meglio un’atmosfera ed un’ambientazione scarna quanto surrealista ed evocativa. Tutta la vicenda si svolge in spazi chiusi di una presunta caserma di polizia, fatiscente e sull’“orlo del collasso” (presenza di ratti e costantemente allagata). Tornatore ci catapulta in medias res in una dimensione purgatoriale e sospesa tra luce ed ombra, tra verità e menzogna, tra reale ed illusione. Attraverso movimenti di macchina lenti ed un montaggio posato coinvolge lo spettatore in una vicenda al limite dell’inquietante e del fantastico. Si dimostra un regista capace di muoversi abilmente tra i generi cinematografici ideando una sceneggiatura densa ed intricata, la quale plasma quasi un thriller paranormale con un finale premeditato e scioccante. La narrazione procede come un puzzle, un puzzle del quale circa a metà riusciamo ad intuirne il significato e la composizione, ma che riesce ancora a stupirci. I pezzi del puzzle riaffiorano dalla mente del protagonista ed i ricordi passati entrano nella narrazione presente, come memore lontane e sbiadite che fatichiamo a riportare alla luce (simbolica la presenza delle fotografie come immagini della vita passata). I Rapidi flashback contribuiscono a rendere ancor più ambiguo un mondo che già ci sembra incomprensibile, ma che verso il finale si riavvicina all’animo turbato ed inquieto del protagonista ed assume, rimanendo pur folle, qualità catartiche e di purificante bellezza. Una fotografia che rispecchia l’esigenza di scavare nel propio passato a costo di perdere se stessi, con molti neri e colori scuri che si tramutano improvvisamente in accesi bianchi. L’immagine scura e la pioggia rendono al meglio un ambiente di passaggio, un luogo nel quale nulla funziona e nel quale tutto pare compromesso. Anche le musiche del maestro Ennio Morricone, angoscianti e martellanti ed a tratti tragiche e solenni, contribuiscono alla dimensione cinematografica creata dal regista. La figura dello scrittore in crisi, vittima della sua stessa arte, intrappolato in una dimensione onirica e sognante assume connotati surreali e grotteschi. Rimaniamo in balia di una realtà che non riusciamo ad assecondare, un enigma che quasi ci spaventa ed un conflitto (che poi scopriremo solo apparente) tra due personaggi che si reggono l’uno sulle spalle dell’altro e scritti con fervente immaginazione. Dunque si configura dinnanzi allo spettatore un thriller drammatico, ma anche un giallo paranormale ed un intenso noir, modellato con l’eccellente tecnica cinematografica (dalla sceneggiatura sino al montaggio con la gestione dei ritmi) di Giuseppe Tornatore. Se dunque la forma non manca il film non si regge solo sulla “pura formalità”, ma su una sostanza studiata e consistente da identificarsi nei dialoghi scritti con spiazzante serietà (la sceneggiatura originale di Tornatore e Quignard) e nelle interpretazioni mai sopra le righe, sempre perfettamente bilanciate di Polanski e Depardieu, ma anche del giovane Rubini.
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john doe
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giovedì 4 marzo 2021
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pura sostanza oltre la forma
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“Una pura formalità” è un film del 1994 diretto dal regista italiano Giuseppe Tornatore ed interpretato da Roman Polanski, Gerard Depardieu e Sergio Rubini. Il film si apre con una pistola che puntando verso la cinepresa spara e con una lunga e frenetica soggettiva in un bosco che viene rapidamente investito da una pioggia torrenziale.
Alla soggettiva succede l’inquadratura di un uomo corpulento che corre sgraziatamente sotto la pioggia (Gerard Depardieu), il quale viene fermato e portato in una caserma di campagna da una pattuglia di agenti. La pura formalità del titolo coincide proprio con l’interrogatorio nei confronti dello scrittore Onoff, il quale scopriremo essere sospettato di omicidio dal commissario di polizia interpretato da Roman Polanski.
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“Una pura formalità” è un film del 1994 diretto dal regista italiano Giuseppe Tornatore ed interpretato da Roman Polanski, Gerard Depardieu e Sergio Rubini. Il film si apre con una pistola che puntando verso la cinepresa spara e con una lunga e frenetica soggettiva in un bosco che viene rapidamente investito da una pioggia torrenziale.
Alla soggettiva succede l’inquadratura di un uomo corpulento che corre sgraziatamente sotto la pioggia (Gerard Depardieu), il quale viene fermato e portato in una caserma di campagna da una pattuglia di agenti. La pura formalità del titolo coincide proprio con l’interrogatorio nei confronti dello scrittore Onoff, il quale scopriremo essere sospettato di omicidio dal commissario di polizia interpretato da Roman Polanski. Il film di Tornatore si regge sopra solide basi date dalle interpretazioni magistralmente equilibrate dei due protagonisti e sopra una scrittura quasi perfetta che riesce a portare avanti una pellicola ambientata unicamente in poche stanze. Tornatore non ricorre ad alcun barocchismo, tipico di altre sue pellicole quali il pluripremiato “Nuovo Cinema Paradiso” o “La leggenda del Pianista sull’Oceano”, ma riduce al minimo le scenografie, riesce a rendere al meglio un’atmosfera ed un’ambientazione scarna quanto surrealista ed evocativa. Tutta la vicenda si svolge in spazi chiusi di una presunta caserma di polizia, fatiscente e sull’“orlo del collasso” (presenza di ratti e costantemente allagata). Tornatore ci catapulta in medias res in una dimensione purgatoriale e sospesa tra luce ed ombra, tra verità e menzogna, tra reale ed illusione. Attraverso movimenti di macchina lenti ed un montaggio posato coinvolge lo spettatore in una vicenda al limite dell’inquietante e del fantastico. Si dimostra un regista capace di muoversi abilmente tra i generi cinematografici ideando una sceneggiatura densa ed intricata, la quale plasma quasi un thriller paranormale con un finale premeditato e scioccante. La narrazione procede come un puzzle, un puzzle del quale circa a metà riusciamo ad intuirne il significato e la composizione, ma che riesce ancora a stupirci. I pezzi del puzzle riaffiorano dalla mente del protagonista ed i ricordi passati entrano nella narrazione presente, come memore lontane e sbiadite che fatichiamo a riportare alla luce (simbolica la presenza delle fotografie come immagini della vita passata). I Rapidi flashback contribuiscono a rendere ancor più ambiguo un mondo che già ci sembra incomprensibile, ma che verso il finale si riavvicina all’animo turbato ed inquieto del protagonista ed assume, rimanendo pur folle, qualità catartiche e di purificante bellezza. Una fotografia che rispecchia l’esigenza di scavare nel propio passato a costo di perdere se stessi, con molti neri e colori scuri che si tramutano improvvisamente in accesi bianchi. L’immagine scura e la pioggia rendono al meglio un ambiente di passaggio, un luogo nel quale nulla funziona e nel quale tutto pare compromesso. Anche le musiche del maestro Ennio Morricone, angoscianti e martellanti ed a tratti tragiche e solenni, contribuiscono alla dimensione cinematografica creata dal regista. La figura dello scrittore in crisi, vittima della sua stessa arte, intrappolato in una dimensione onirica e sognante assume connotati surreali e grotteschi. Rimaniamo in balia di una realtà che non riusciamo ad assecondare, un enigma che quasi ci spaventa ed un conflitto (che poi scopriremo solo apparente) tra due personaggi che si reggono l’uno sulle spalle dell’altro e scritti con fervente immaginazione. Dunque si configura dinnanzi allo spettatore un thriller drammatico, ma anche un giallo paranormale ed un intenso noir, modellato con l’eccellente tecnica cinematografica (dalla sceneggiatura sino al montaggio con la gestione dei ritmi) di Giuseppe Tornatore. Se dunque la forma non manca il film non si regge solo sulla “pura formalità”, ma su una sostanza studiata e consistente da identificarsi nei dialoghi scritti con spiazzante serietà (la sceneggiatura originale di Tornatore e Quignard) e nelle interpretazioni mai sopra le righe, sempre perfettamente bilanciate di Polanski e Depardieu, ma anche del giovane Rubini.
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cinefilos
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lunedì 21 gennaio 2013
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ricordare...
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Senza alcun preambolo, Tornatore ci catapulta nel mezzo dell'azione, "in medias res", consentondoci di vedere ciò che il protagonista vede nell'oscuro e tenebroso bosco dal quale il protagonista con affanno e palpitazione fugge senza conoscerne il perché.
E' questo il "leitmotiv" dell'intero film, che stuzzica e intriga l'osservatore, durante l'intera pellicola: l'affannosa ricerca della verità, dettata dall'implacapile curiosità di conoscere cosa Onoff ci faccia veramente in quella stanza d'interrogatorio. Chi è davvero quest'uomo? Chi è stato assassinato? Cosa ci fa nel bosco? Da cosa fugge? Interrogativi controversi e irrisolti, che vengono infine svelati grazie alla catarsi del protagonista, attraverso un'analisi degli aspetti più profondi della sua realtà psicologica ed esistenziale, in un processo di purificazione dell'anima che avviene con la finale presa di coscienza del tormentato scrittore.
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Senza alcun preambolo, Tornatore ci catapulta nel mezzo dell'azione, "in medias res", consentondoci di vedere ciò che il protagonista vede nell'oscuro e tenebroso bosco dal quale il protagonista con affanno e palpitazione fugge senza conoscerne il perché.
E' questo il "leitmotiv" dell'intero film, che stuzzica e intriga l'osservatore, durante l'intera pellicola: l'affannosa ricerca della verità, dettata dall'implacapile curiosità di conoscere cosa Onoff ci faccia veramente in quella stanza d'interrogatorio. Chi è davvero quest'uomo? Chi è stato assassinato? Cosa ci fa nel bosco? Da cosa fugge? Interrogativi controversi e irrisolti, che vengono infine svelati grazie alla catarsi del protagonista, attraverso un'analisi degli aspetti più profondi della sua realtà psicologica ed esistenziale, in un processo di purificazione dell'anima che avviene con la finale presa di coscienza del tormentato scrittore.
Un film, secondo la mia modesta opinione, brillante che dimostra la maestria di questo pregevole regista che è Giuseppe Tornatore. Un cast eccellente; la musica composta da Tornatore, sublime. Consigliato.
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