elgatoloco
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martedì 29 settembre 2020
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il film, più interessante di tornatore, senz''altro
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Non conoscendo benissimo la filmografia di Giuseppe Tornatore, non oso dire che"Una pura formalità"(GIuseppe Tornatore, anche autore del soggetto e della sceneggiatura, scritta con Pascal Guignard, 1994), sia il suo "capolavoro"-credo tuttavia di poter affermare, senza tema di smentita, essere il suo film più interessante. Qui la prospettiva è esistenziale-metafisica(per questa definizione, forse, bisognerebbe ampliare la semantica del lemma). Uno scrittore in crisi viene trovato in un bosco, in una località di montagna lontana da ogni forma di"civilizzazione moderna"dopo che sul lugo si è sentita una forte esplosione, Senza poter pensare a un rapporto di causa-effetto, l'uomo viene interrogato da un commissario, dapprima molto colpito dal fatto che si tratta dell'autore letterario che egli(gran lettore, peraltro)predilige, ma poi le esigenze legate alla professione(commissario di polizia, dunque con obblighi legali cogenti)lo costringono a condurre, con alcune"ricadute"a un interrogatorio serrato, dove il presunto"colpevole"(ma di che cosa?)incappa in qualche problema di memoria e di identià; su ciò il film e Tornatore autore-.
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Non conoscendo benissimo la filmografia di Giuseppe Tornatore, non oso dire che"Una pura formalità"(GIuseppe Tornatore, anche autore del soggetto e della sceneggiatura, scritta con Pascal Guignard, 1994), sia il suo "capolavoro"-credo tuttavia di poter affermare, senza tema di smentita, essere il suo film più interessante. Qui la prospettiva è esistenziale-metafisica(per questa definizione, forse, bisognerebbe ampliare la semantica del lemma). Uno scrittore in crisi viene trovato in un bosco, in una località di montagna lontana da ogni forma di"civilizzazione moderna"dopo che sul lugo si è sentita una forte esplosione, Senza poter pensare a un rapporto di causa-effetto, l'uomo viene interrogato da un commissario, dapprima molto colpito dal fatto che si tratta dell'autore letterario che egli(gran lettore, peraltro)predilige, ma poi le esigenze legate alla professione(commissario di polizia, dunque con obblighi legali cogenti)lo costringono a condurre, con alcune"ricadute"a un interrogatorio serrato, dove il presunto"colpevole"(ma di che cosa?)incappa in qualche problema di memoria e di identià; su ciò il film e Tornatore autore-.regista costrurisce riflessioni e problematiche che fino a quel momento(a quanto mi consta, almeno)erano relativamente estranee alla sua tematica filmica. Direi, con un certo margine di"errore"possibile, che il fatto che ROman Polanski, certo più autore-regista che attore(anche se aveva interpretato vari ruoli anche in passato)abbia accettato il ruolo va ricondotto proprio al personaggio da lui qui reso(con grande efficacia, ça va sans sire)e all'affinità con molte delle problematiche polanskiane, persino in un film"giocoso"("Una pura formalità"certo non è tale...)quale era"What?"-"Che?"degli anni 1970... La dialettica tra i due personaggi riesce particolamente interessante e "drammatica"(anche qui nell'accezione letterale del termine)dove Gérard Depardieu come scrittore-"inquisito"dà pienamente corpo alla sua verve debordane e Polanski a tratti anche, pur rimanendo fatalmente"al di qua"dellla scrivania quale "interrogante". Un play decisamente convincente, che forse solo in certi momenti appare(ma francamente di poco)pletorico, riuscendo invece molto incisivo. Nel fim si nota come attore(quasi"tritagonista", potremmo dire)un Sergio Rubini ancora giovane. Interessante anche la canzone cantata in italiano da Depardieu, "Ricordare", con testo di Tornatore e musica di Ennio Morricone, eccleso autore di tutto in sound.track. El Gato
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lunedì 28 settembre 2020
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la presunzione del genio
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Non basta credersi geniali per creare opere d'arte di genio. Tornatore intende rendere omaggio al Polanski surreale dei primi lungometraggi in bianco e nero, chiamandolo come attore a farsi carico in prima persona del risultato e partorendo un prodotto indigeribile, tutto giocato in maniera ostentata sui toni raffinati del grigio, per la cui realizzazione si accolla anche invenzione e sceneggiatura. La sua insopportabile propensione al virtuosismo si appaga assai poco modestamente della prova di due grandissimi attori costretti a recitare costantemente sopra le righe, i quali però vengono regolarmente surclassati dalle straordinarie capacità di un Sergio Rubini di esprimere molto con poche ma incisive sfumature del volto.
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Non basta credersi geniali per creare opere d'arte di genio. Tornatore intende rendere omaggio al Polanski surreale dei primi lungometraggi in bianco e nero, chiamandolo come attore a farsi carico in prima persona del risultato e partorendo un prodotto indigeribile, tutto giocato in maniera ostentata sui toni raffinati del grigio, per la cui realizzazione si accolla anche invenzione e sceneggiatura. La sua insopportabile propensione al virtuosismo si appaga assai poco modestamente della prova di due grandissimi attori costretti a recitare costantemente sopra le righe, i quali però vengono regolarmente surclassati dalle straordinarie capacità di un Sergio Rubini di esprimere molto con poche ma incisive sfumature del volto. Parabola ambiziosa sulla crudeltà del processo creativo che porterebbe a farci scavare tutto in profondità, risulta apprezzabile solo per chi intende abbassare la propria soglia di attenzione critica di fronte a un racconto di totale inverosimiglianza, magari lasciandosi prendere dall'ammirazione per tanta ostentata bravura tecnica, ahimè fin troppo nutrita di rifermenti culturali alti, metafore pleonastiche, sovrabbondanti manierismi e citazionismi intellettuali. Totalmente indigeribile nella sua dichiarata presunzione di fondo.
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