Leon |
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Un film di Luc Besson.
Con Gary Oldman, Jean Reno, Danny Aiello, Natalie Portman, Peter Appel.
continua»
Titolo originale Léon.
Drammatico,
durata 105 min.
- Francia 1994.
- Filmauro
uscita venerdì 7 aprile 1995.
MYMONETRO
Leon
valutazione media:
3,69
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'innocenza corrottadi FrizzinaFeedback: 0 |
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sabato 6 gennaio 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Che dire se non che è un film che colpisce. Colpisce per la storia: crudele, arida, raccontata senza mezzi termini, al limite del surreale, ma molto più vicina alla quotidianeità di quanto non sembri. Colpisce per il ritmo: lento, sfiancante, che sembra non smuoversi mai, che però in un attimo cambia, passando dalla stasi all'azione. Ma soprattutto colpisce per i personaggi. Tutti caratterizzati, tutti volti a rappresentare qualcosa. Una famiglia squilibrata in una NY decadente, madre assente, padre violento, sorella preoccupata solo di dimagrire, una bambina appena adolescente, che vive la sua crisi adolescenziale in un simile contesto, frgandosene di tutto e tutti. La famiglia viene sterminata e lei unica tra tutti scampa al masssacro. Ma non ha tempo di piangere e nemmeno voglia: non le importa molto della madre con la testa spaccata, della sorella sparata alle spalle, di sei vite spezzate in un attimo. L'unico del quale le importa davvero è il fratellino più piccolo: unico tra tutti a non avere ancora subito la corruzione di un mondo marcio alle radici e quindi unico per il quale valga la pena versare una lacrima. Ma nemmeno per lui si può piangere più di tanto. Non c'è tempo. E la tristezza lascia ben presto posto ad un altro sentimento del tutto opposto. L'amore. Ma non un amore qualsiasi. Un amore improbo tra una bambina e un uomo adulto. Un amore rivolto ad un sicario che uccide a sangue freddo. Ma allo stesso tempo un amore puro, platonico, fatto dell'ingeniuità di una bimba che fuma di nascosto sulle scale, e della purezza di un alto bambino, ancora più infantile che calata la maschera del killer diventa un uomo solo e malinconico ghiotto di latte, che ha per unica compagnia quella di una pianta. Ma colpisce ancora di più il finale: triste, drammatico, quello che nessuno mai vorrebbe sentirsi raccontare, ma anche l'unico possibile. Già perchè una storia iniziata nel sangue non poteva che concludersi con e in esso. La morte di Leon, la fine delle vecchie illusioni e dell'adolescenza e l'entrata nel mondo adulto; ma anche il fiorire di nuove speranze che senza la morte di quelle vecchie non sarebbe stato possibile. Infondo ad ogni morte corrisponde una nascita.
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