Un giorno di ordinaria follia |
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Un film di Joel Schumacher.
Con Barbara Hershey, Robert Duvall, Michael Douglas, Tuesday Weld, Raymond J. Barry.
continua»
Titolo originale Falling down.
Drammatico,
durata 112 min.
- USA 1993.
MYMONETRO
Un giorno di ordinaria follia
valutazione media:
3,41
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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sospensione del giudiziodi giu/da(g)Feedback: 4763 | altri commenti e recensioni di giu/da(g) |
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giovedì 20 gennaio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
William D Foster (Michael Douglas) , afflitto dal divorzio e da un lavoro non appagante decide di andare a casa per il compleanno della piccola figlia, ma reagirà violentemente a chiunque gli sbarri la strada. Contemporaneamente l'ispettore Prendergast (Robert Duvall) nel giorno di pensionamento si ritrova a dover fermare Foster. Costruito sul doppio binario Douglas/Duvall Un giorno di ordinaria follia ci spinge su quel sottile filo che separa lucidità da pazzia. Foster, nonostante la sua folle implacabilità, non è cattivo e potrebbe ai nostri occhi apparire come una sorta di eroe moderno che lotta contro quelle piccole ingiustizie quotidiane che ci riserva la vita, principalmente perché molti di noi avranno pensato, almeno una volta di sfogare la propria rabbia davanti al traffico incomprensibilmente bloccato o in un market dove non si possono cambiare banconote in spiccioli ("Sto difendendo i miei diritti di consumatore"). Dall'altra parte Prendergast che, assillato da una moglie ansiogena e da colleghi che non lo rispettano, reagisce con una serena rassegnazione che nasconde insofferenza e malsopportazione. Due personaggi simili, ma opposti, che reagiscono alla vita in maniera diversa: mentre Foster raggiunge il punto di non ritorno (Falling Down, titolo originale, rende senz'altro bene il concetto) Prendergast trova un equilibrio riuscendo infine ad imporsi senza rinunciare la sua gentile pazienza. Il loro incontro sarà uno scontro che sancirà la vittoria dell'ispettore. Il film nella sua drammaticità mescola elementi comici voluti, proprio per l'identificazione dello spettatore con certe situazioni, ma esagera in certi punti (la parte del nazista) e nel finale s'impasticcia lasciando qualche incomprensione. Nei titoli di coda scorrono i filmati di Foster con la sua famiglia, felice e normale: la follia era parte del suo carattere o è stata generata da una società che lo ha emarginato? Il giudizio rimane sospeso.
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