L'attimo fuggente |
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Un film di Peter Weir.
Con Robin Williams, Ethan Hawke, Norman Lloyd, Robert Sean Leonard, Josh Charles.
continua»
Titolo originale Dead Poets Society.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 128 min.
- USA 1989.
MYMONETRO
L'attimo fuggente
valutazione media:
4,12
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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"Carpe diem. Rendete straordinaria la vostra vita"di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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mercoledì 17 novembre 2021 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'ATTIMO FUGGENTE (USA, 1989) diretto da PETER WEIR. Interpretato da ROBIN WILLIAMS, ROBERT SEAN LEONARD, ETHAN HAWKE, JOSH CHARLES, GALE HANSEN, DYLAN KUSSMAN, JAMES WATERSTON, ALLELON RUGIERO, NORMAN LLOYD, KURTWOOD SMITH, CARLA BELVER, ALEXANDRA POWERS ● Nel 1959, all’accademia maschile di Welton, nel New England, giunge ad insegnare materie umanistiche il professor John Keating, ex allievo della scuola stessa, che fin dalla sua prima lezione esorta gli studenti a inseguire i propri sogni dando particolare importanza alle aspirazioni creative e alla formazione di una personalità capace di contemplare il profondo significato della poesia. A Welton hanno sempre regnato, come autentici pilastri didattici, Tradizione, Onore e Disciplina, pertanto i metodi d’insegnamento rivoluzionari di Keating sono molto malvisti dal preside e dagli altri docenti, mentre i suoi alunni non tardano ad apprezzarne l’approccio vivace e soprattutto l’immensa fiducia che il simpatico John riserva al potenziale di ciascuno di loro. Accade quindi che, anche andando a sbirciare negli annali di Keating, un gruppo di studenti fonda in gran segreto la Società dei Poeti Estinti, dove i ragazzi invitano le loro coetanee, leggono ad alta voce versi scritti da loro e si sentono in definitiva liberi di esprimere le proprie passioni letterarie. Uno di loro, Neil Perry, in conflitto col padre che gli impedisce di interessarsi a qualunque cosa estranea allo studio, riesce, grazie specialmente agli incentivi del professore, a scoprire la sua passione primigenia per la recitazione, e arriva ad interpretare il ruolo da protagonista nell’allestimento di una commedia di Shakespeare. Ma il tirannico e intransigente padre lo scopre e lo ritira da Welton, obbligandolo a frequentare un’altra scuola; Neil, in preda alla disperazione, si uccide. Lo scandalo getta allo scoperto la Società dei Poeti Estinti, finora rimasta sconosciuta agli occhi del preside e degli insegnanti (escluso Keating, ovviamente), e tutti i ragazzi che ne facevano parte vengono brutalmente interrogati dal dirigente scolastico che, forte dell’informazione che è stato il loro insegnante di letteratura a influenzarli in modo poco ortodosso, licenzia Keating. Quest’ultimo passa nella sua aula per ritirare il proprio bagaglio, ma la sua classe, maturata nel suo intelligente e costruttivo entusiasmo, non si dimenticherà di lui. Inaspettato campione d’incassi nella stagione 1989-90, il film di Weir si mostra dirompente nella sua dinamica energia anarchica e desideroso di riscattare il diritto alla creatività in un ambiente mondiale comunque sinonimo delle realtà odierne (e anche di quelle degli anni ’50 e ’80) troppo oppresso dal perbenismo, dal carrierismo, dal puritanesimo, dall’omologazione forzata. La sceneggiatura di Tom Schulman conquistò un Oscar, ma furono candidati il film stesso, il regista e (com’è naturale supporre) un eccellente R. Williams perfettamente consapevole del suo stato di grazia, capace di acrobazie dialettiche al meglio della sua forma al servizio di una comunicazione altruistica e genuina. Ma quest’opera cinematografica, sorprendente per come riesce a coniugare la comicità al pathos, il senso di delusione all’ambizione giovanile, non sarebbe stata la stessa senza una compagine di giovanissimi attori, assurti ad una maggiore popolarità col passare degli anni, che incantano e strabiliano nel ruolo degli allievi di Keating, senza soluzioni di continuità né ricerche infruttuose per mimare turbamenti adolescenziali che di sicuro avrebbero nociuto al prodotto finale. Meno apprezzabile e più discutibile sul piano della discussione etica ed estetica, in cui fatica a raccogliere i frammenti di un dialogo disordinato che non trova mai un cardine efficace, vanta tuttavia un finale ricchissimo di speranza che inumidisce gli occhi, riscalda il cuore e strappa l’applauso. C’è anche una cura ambientale che coglie nel segno, mentre le figure di contorno, perlopiù inflessibili vegliardi gerontocrati, giocano una parte funzionale nel raffigurare un’enclave talmente severa e pacchiana da suscitare pietà. Un caposaldo indispensabile nel cammino del cinema verso la sua liberazione e liberalizzazione.
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