Agente 007 - La spia che mi amava |
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Un film di Lewis Gilbert.
Con Roger Moore, Barbara Bach, Curd Jürgens, Richard Kiel.
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Titolo originale The Spy Who Loved Me.
Spionaggio,
durata 123 min.
- Gran Bretagna 1977.
MYMONETRO
Agente 007 - La spia che mi amava
valutazione media:
3,55
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il Bond della distensionedi paolopaceFeedback: 1800 | altri commenti e recensioni di paolopace |
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domenica 2 ottobre 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Lontano anni luce, ma parente degli altri film di James Bond, che infatti cita tutti assieme ad altri classici, il secondo film della serie diretto da Lewis Gilbert è quello in cui Roger Moore è nella migliore forma, ottimamente coadiuvato da Barbara Bach e da Curd Jurgens, nei panni del cattivo che interpreta con finezza e credibilità, nonostante il fatto che il film sia uno dei meno seri della serie (e per questo più apprezzato dalla critica democratico-progressista che ha sempre considerato Bond una fantasia sociopatica reazionaria e stupida, un mondo che darebbe ragione alla visione di Stronmberg anche se non spetta a lui trarne le conseguenze pratiche). Cancellata l'ideologia (come già aveva fatto Guy Hamilton con "Una cascata di diamanti", soprattutto per l'apporto molto ironico dibConnery) Lewis Gilbert dà il suo meglio nell'amimare piacevoli vignette sfruttando tutte le possibilità spettacolari. Una fantasia innocente, come il suo pubblico fanciullo di anima e d'età. Qua e là si avverte il cordone ombelicale che lega questo agli episodi più pretenziosi della serie (le cui cellule germinale sono tutte nei primi tre, se non solo nel primo, film. Ma stavolta non c'è copertura di smalto o metallo: c'è una lastra di marmo. Meravigliose le riprese in Sardegna; grande il salto con gli sci iniziale; suggestive le riprese in Egitto (splendidamente musicate da Marvin Hamlisch che non fa sentire la mancanza di John Barry); grande il lavoro ai modellini di Derek Meddings; le scenografie di Ken Adam vennero candidate all'Oscar, che avrebbero meritato. Grazie al talento dei collaboratori (in alcuni casi dei veri geni come Adam), alcune sequenza sono da antologia. Il film spinge tranquillamente il pedale del divertimento puro, come permette la chiave di approccio alla storia (tutta dovuta agli sceneggiatori, di Fleming c'è solo il titolo), parodistica con momenti comici. Ma nel 1977, in un momento di distensione internazionale, era difficile immaginare un altro tipo di Bond, che dà un messaggio democratico come farà ancor maggiormente il successivo. Potrebbe essere un Bond che mette tutti d'accordo, dal produttore al consumatore. Giù il cappello: anche i film semiseri possono essere capolavori. Occhio alle mani palmate del cattivo.
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