Michelangelo Antonioni
Anche questa volta mi ero promesso di scrivere un diario del mio viaggio e anche questa volta non l’ho fatto. Forse dipende dal mio disordine, dal ritmo frenetico del lavoro (cinquanta inquadrature al giorno), dalle nuove immagini che mi hanno sopraffatto. Ma vi è forse una ragione più profonda se i miei appunti sono rimasti appunti ed è la difficoltà, per me, di avere un’idea definitiva su quella realtà in continuo mutamento che è la Cina popolare. Per capire la Cina sarebbe forse necessario viverci molto a lungo, ma un’illustre sinologo, nel corso di un dibattito, ha fatto notare come chi trascorre un mese in Cina si senta in grado di scrivere un libro, dopo qualche mese soltanto poche pagine e dopo qualche anno preferisca non scrivere niente. [...]
di Michelangelo Antonioni, articolo completo (11879 caratteri spazi inclusi) su pp. 96-102