Gian Luigi Rondi
Il Tempo
Un film che non è un film, non solo perché è stato realizzato, a colori, per la televisione francese, ma anche perché Rossellini, continuando nella sua polemica contro le forme consuetudinarie della narrativa cinematografica (non più storie inventate, ma la storia, non più personaggi inventati, ma reali, non più spettacolo, ma didattica) lo ha intenzionalmente tenuto lontano da ogni finzione spettacolare, per affidarlo quasi esclusivamente ad un clima di informazione didascalica.
Lì per lì l’esperimento sembra sconcertante perché la morte del cardinal Mazarino e la conseguente decisione di Luigi XIV di governare da solo, dando a poco a poco al suo regno il suo stesso volto e la sua stessa anima, ci vengono agli inizi esposte in modo che sembra persino sciatto e impersonale, senza alcuna invenzione narrativa e senza la minima preoccupazione stilistica; via via che la vicenda si svolge, seguendo le linee tracciate da uno dei migliori storici francesi viventi, Philippe Erlanger, ci si accorge invece che lo stile c’è ed è proprio quello che fa del film uno spettacolo sempre interessante e, in più punti, addirittura suggestivo e commovente. [...]
di Gian Luigi Rondi, articolo completo (2708 caratteri spazi inclusi) su Il Tempo 11 settembre 1966