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giovedì 24 marzo 2016
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un'opera preziosa e ingiustamente sottovalutata
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È il 1963. Pasolini sta girando l'Italia alla ricerca dei luoghi e dei personaggi del suo prossimo film, Il vangelo secondo Matteo, quando decide di mettere tra parentesi il suo progetto per compiere un'inchiesta che gli sta particolarmente a cuore: svelare le intime opinioni che gli italiani hanno a proposito della sessualità. Egli intraprende, così, nell'estate, un viaggio per l'Italia, dai litorali adriatici ai lidi toscani, dalle spiagge romane alle località del meridione, fino alle regioni estreme dell'entroterra siciliano, interrogando il vasto e differenziato panorama demografico, di sottoproletariato contadino, proletariato urbano, piccola e media borghesia, fino all'élite intellettuale.
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È il 1963. Pasolini sta girando l'Italia alla ricerca dei luoghi e dei personaggi del suo prossimo film, Il vangelo secondo Matteo, quando decide di mettere tra parentesi il suo progetto per compiere un'inchiesta che gli sta particolarmente a cuore: svelare le intime opinioni che gli italiani hanno a proposito della sessualità. Egli intraprende, così, nell'estate, un viaggio per l'Italia, dai litorali adriatici ai lidi toscani, dalle spiagge romane alle località del meridione, fino alle regioni estreme dell'entroterra siciliano, interrogando il vasto e differenziato panorama demografico, di sottoproletariato contadino, proletariato urbano, piccola e media borghesia, fino all'élite intellettuale.
È una società ancora in fieri, contraddittoria, in cui combattono le due forze opposte del neocapitalismo del boom economico, che tende all'unificazione omologante, in contrasto con le solide radici, ancora ben allignate, di tradizioni e culture strutturalmente differenti, che permangono e resistono; delle quali è specchio il dato geografico, che si identifica con differenze non solo economiche, ma anche valoriali, linguistiche, morali. E da un tale quadro sociale non possono che emergere dati e opinioni differenti, in cui evidenti sono i contrasti: generazionali, innanzitutto, ma anche sociali.
Ciò che però emerge con più evidenza è il generale atteggiamento, unità nelle differenze, che accomuna pressoché tutti gli intervistati: il sesso è materia tabu, oggetto di scandalo, vissuto sì come importante, ma al tempo stesso percepito come x sconosciuta, e che tale deve rimanere, respinto in un orizzonte di paura mista a ignoranza, sotto la spinta di un impulso primordiale di autoconservazione e difesa.
Tant'è che a metà dell'inchiesta Pasolini si chiede, rivolgendosi a Moravia, se stia venendo fuori un ritratto autentico dell'italia, o piuttosto un quadro parziale se non addirittura falso, ossia se l'italia autentica sia in realtà piuttosto la metà che si autocensura fuggendo dalla telecamera, anziché quella intervistata.
Conclusione: entrambe. È vera l'una tanto quanto è vera l'altra, è autentica la voce che si sente, quanto la voce che rimane esclusa.
Appurato l'ostacolo ineliminabile del tabu, l'inchiesta prosegue su un altra, ma contigua, direzione: quella dei temi sociali del divorzio, della famiglia, della legge Merlin, dell'omosessualità, in cui Pasolini snocciola ancora le contrapposizioni e le opposte differenze, in un quadro generale che però non è affatto confortante, perché resta radicato il permanere di una forte connotazione patriarcale e androcentrica (l'onore, la disuguaglianza, la sottomissione) specialmente nell'ideologia (democristiana, che Pasolini identifica a tutta una tradizione precedente clerico-fascista, addirittura borbonica, se non feudale) degli strati ampi della borghesia. Tuttavia, fortunatamente, emerge anche la luce dell'anticonformismo, e viene fuori dalle voci più innocenti, di cui è paradigma e simbolo una bambina calabrese, speranza di un futuro di consapevole apertura.
Capolavoro di cinema-verità, Comizi d'Amore è un'opera preziosa, da cui attingere come da uno scrigno che conserva un passato concreto e reale, che,forse, oltre 50 anni dopo, non abbiamo congedato, e che, mutatis mutandis, permane. E così resta ancora di straordinario valore programmatico l'augurio finale del poeta ai novelli sposi, figure con cui si apre e chiude il film: «che al vostro amore si aggiunga la coscienza del vostro amore».
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paride86
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lunedì 13 ottobre 2008
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ottimo
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Interessantissimo excursus tra gli usi e costumi sessuali degli italiani, condotto con piglio giornalistico e documentaristico, senza scivolare nel sensazionalismo gratuito o nel pruriginoso. Questo film è ormai un documento storico, va visto per capire come eravamo ma anche per riprendere alcune discussioni molto attuali, come la legge Merlin sulle case chiuse. Complimenti a Pasolini, molto molto avanti per l'epoca.
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faber
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lunedì 14 gennaio 2008
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due stelleeee????
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Cosa? Due stelle? Ma allora veramente avete la mente ottenebrata da quella primordiale deficienza che è tipica di quei cani che si avvitano attorno al proprio medesimo corpo, nel frenetico tentativo di azzannare la propria stessa coda, vi pigliasse un accidenti, critici da abbrustolire e spedire completamente denudati nelle lande più desolate della Siberia, con la speranza che vi si geli il membro virile, così come i genitali, che vi servono solo per modello per le vostre acconciature!
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