figliounico
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lunedì 18 settembre 2023
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un epigono di ford
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Il film si segnala per una battuta rimasta iconica e per la retorica ingenua e melodrammatica di Brooks nell’esaltazione della libertà di stampa rappresentata semplicisticamente dalle eroiche imprese dell’impavido direttore di giornale Bogart. Siamo nel ’52 ed in sala di doppiaggio in Italia uno zelante funzionario slavizza il cognome dell’antagonista dell’eroe, il malavitoso Rienzi in un fantasioso Rodzic, forse per evitare che in Italia si possa pensare che gli americani ci vedono come mafiosi, quando è chiaro che il personaggio è un epigono di Al Capone al quale peraltro viene anche paragonato. L’impianto del film ricalca quello di un classico western fordiano. Bogart viene dipinto come il capitano Nathan, alias John Wayne, ne’ I cavalieri del Nord Ovest nell’ultima eroica missione prima del congedo, qui prima della chiusura del giornale; perfino la colonna sonora a tratti riecheggia le più famose note di Hageman.
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Il film si segnala per una battuta rimasta iconica e per la retorica ingenua e melodrammatica di Brooks nell’esaltazione della libertà di stampa rappresentata semplicisticamente dalle eroiche imprese dell’impavido direttore di giornale Bogart. Siamo nel ’52 ed in sala di doppiaggio in Italia uno zelante funzionario slavizza il cognome dell’antagonista dell’eroe, il malavitoso Rienzi in un fantasioso Rodzic, forse per evitare che in Italia si possa pensare che gli americani ci vedono come mafiosi, quando è chiaro che il personaggio è un epigono di Al Capone al quale peraltro viene anche paragonato. L’impianto del film ricalca quello di un classico western fordiano. Bogart viene dipinto come il capitano Nathan, alias John Wayne, ne’ I cavalieri del Nord Ovest nell’ultima eroica missione prima del congedo, qui prima della chiusura del giornale; perfino la colonna sonora a tratti riecheggia le più famose note di Hageman. Ma Brooks non è Ford e il film, abbastanza noioso ed in alcune sequenze logorroico, passerà alla storia per una sola battuta, “It’s the press baby”, pronunciata nel finale da Bogart, a glorificare la professione che incarna emblematicamente l’ideale di libertà degli americani, o, guardando il rovescio della medaglia, la loro voglia irrefrenabile di chiudere i conti col nemico di turno, selvaggio capo indiano scotennatore o criminale mafioso mangiaspaghetti che sia.
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samanta
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sabato 19 maggio 2018
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bogey sei sempre il migliore!
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Il film L'ultima minaccia è del 1952. E' un film datato che però non mostra certo gli anni che ha. La regia è di Richard Brooks che era all'inizio della carriera di regista avendo prima fatto solo lo sceneggiatore comunque continuerà a scrivere sceneggiature come in questo film (riceverà ben 5 nomination agli Oscar e un premio Oscar nel 1961 per la sceneggiatura)) e si mostrerà nel prosieguo della sua attività di regista come uno di quei solidi artigiani che hanno fatto la fortuna di Hollywood(La Gatta sul tetto che scotta, La dolce ala della giovinezza, Lord Jim, I professionisti per citare alcuni titoli). Il film narra la storia di un giornale diretto da 11 anni da Ed Hutcheson (Humphrey Bogart) che è succeduto al fondatore e precedente direttore Garrison.
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Il film L'ultima minaccia è del 1952. E' un film datato che però non mostra certo gli anni che ha. La regia è di Richard Brooks che era all'inizio della carriera di regista avendo prima fatto solo lo sceneggiatore comunque continuerà a scrivere sceneggiature come in questo film (riceverà ben 5 nomination agli Oscar e un premio Oscar nel 1961 per la sceneggiatura)) e si mostrerà nel prosieguo della sua attività di regista come uno di quei solidi artigiani che hanno fatto la fortuna di Hollywood(La Gatta sul tetto che scotta, La dolce ala della giovinezza, Lord Jim, I professionisti per citare alcuni titoli). Il film narra la storia di un giornale diretto da 11 anni da Ed Hutcheson (Humphrey Bogart) che è succeduto al fondatore e precedente direttore Garrison. Gli eredi di Garrison moglie e due figlie vogliono ora venderlo a un grosso gruppo economico che intende chiuderlo per non fare concorrenza ai suoi giornali, Ed si oppone e convince Margaret la vedova di Garrison (Ethel Barrymore) a cambiare idea ma il Tribunale convalida la vendita. Nel frattempo il giornale aveva iniziato una campagna contro un mafioso con molteplici interessi economici e connivenze con le autorità Rodzich (in originale si chiamava Rienzi e così è nominato nei titoli del giornale, ma la censura di allora impose di dargli un nome straniero per non diffamare l'Italia!). Malgrado che il mafioso sia senza scrupoli, i giornalisti pungolati dal direttore riescono a trovare le prove che aveva ammazzato la sua ex amante a cui aveva affidato una grossa somma di denaro, le prove vengono passate alla polizia e il mafioso non sapendo che la sua telefonata è registrata, telefona al direttore minacciando la morte se pubblicherà la notizia ma Ed manda in stampa il giornale e dice la famosa frase "E' la stampa bellezza, la stampa e non puoi fare niente ...). E' un film solido e robusto, con una regia attenta, tesa che avvince lo spettatore, nei dialoghi non c'è una parola di troppo. Il regista dirige con maestria un cast di attori bravissimi: Bogart quell'anno ricevette l'Oscar per la Regina d'Africa, Ethel Barrymore ebbe l'Oscar n.p.- per il Ribelle, Kim Hunter che interpreta la moglie divorziata del direttore che poi ritorna da lui, ricevette l'Oscar n.p. per Un tram che si chiama desiderio, Ed Begley il capo redattore del giornale (sarà uno dei giurati nel bel film di Sidney Lumet) riceverà il premio Oscar n.p. per La dolce ala della giovinezza, di ottimo livello anche gli altri attori. E' il periodo oro di Hollywood che durerà fino all'inizio degli anni '60, l'industria cinematografica supportata anche da registi sia di alta qualità che da bravi artigiani è in grado di sfornare ogni anno numerosi film di buon livello. Bogart che morirà pochi anni dopo avrà ancora tempo per interpretare tra gli altri: Sabrina, L'ammutinamento del Caine e Il colosso d'argilla. Certo il film ha un pò di retorica, ma il messaggio di fondo che solo imprese autonome possono garantire la libertà di espressione è valida anche oggi dove i mezzi di comunicazione sono controllati direttamente o indirettamente da grossi gruppi economici.
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donat.
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venerdì 31 gennaio 2014
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un caposaldo nella storia del iornalismo
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perfetta la recensione di morandini ma segnalo un errore: "E' la stampa, amico" come scrive il recensore in realtà è "E' la stampa, bellezza", ed è questa frase detta da bogart che ancora oggi viene molto utilizzata dai giornalisti sia all'interno di articoli sia nei discorsi.
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