Stratos

Stratos è un killer a pagamento, pregiato, professionale e desiderato, lo è stato tutta la vita ma ora lavora solo per un padrone perchè ha un obiettivo, liberare dalla prigione il suo amico Leonidas, e gli servono soldi, molti soldi e regolarmente perchè con altri amici sta scavando un tunnel per l’evasione.
Intanto la vicina di casa ha problemi con la figlia e ha bisogno di aiuto e un importante boss mafioso lo corteggia per avere i suoi servizi.
C’è sempre da preoccuparsi quando in un noir europeo nemmeno l’amicizia è più un valore incrollabile. Al centro di Stratos e del suo intreccio c’è il tentativo da parte del personaggio che dà il titolo al film di tirare fuori di galera un amico. Non si tratta di un’amicizia strettissima ma è una questione di codice, di onore, di rispetto per la professione e per l’uomo, per questo Stratos, che ci viene presentato come un killer senza emozioni, dalle espressioni nulle e impassibili, sembra mettere un impegno smodato nell’accumulo del denaro necessario. Tuttavia il tradimento di alcuni soci rivolterà tutta la seconda metà della storia.
Per poter mettere in scena questa parabola di disillusione del mondo criminale (l’unico che al cinema, se è protagonista, ha un codice morale indiscutibile) Yannis Economides si assicura di creare intorno al suo attore dalla fisicità impagabile per il ruolo, Vangelis Moukiris, magro dalle osse sporgenti e con un volto scavato da chissà quali mancanze, un mondo di comprimari assetati di parole e aggressivi che non vogliono altro che convincerlo con un profluvio di aggettivi e aggressioni verbali ripetute e lunghe oltre il normale. Questo dà vita ad alcune sequenze che non temono di sconfinare nel comico, tale è la foga espositiva di tutto quel mondo che si scontra con il semi-mutismo di Stratos, che intanto guarda tutti in silenzio senza discutere, senza parlare.
A partire da questo scenario di totale abiezione morale in cui anche le peggiori rivelazioni sono annunciate con calma e accettate senza discutere, Economides fa partire la parabola del più spietato tra tutti, Stratos, ma probabilmente anche quello più fedele ad un codice e quindi a modo suo il migliore, il più morale, il più incrollabile in un universo fatto di periferia, miniere, buchi e ambienti squallidissimi, in cui il denaro compra solo una versione più appariscente di quello squallore.
Il finale è inevitabilmente (e giustamente) quello che il noir pretende e come sempre è la chiusa migliore per il mondo peggiore. 