Algunas chicas

A causa di una crisi matrimoniale, Celina - di professione chirurgo - decide di prendersi una pausa andando a trovare una vecchia compagna di studi che vive con il marito e la figliastra Paula. Qui si renderà conto, grazie all'aiuto della veggente Nenè, che Paula custodisce un oscuro segreto che, una volta svelato, dischiuderà un mondo di incubi e giochi pericolosi.
Il regista argentino Santiago Palevicino, al suo terzo lungometraggio, crede di aver centrato il bersaglio di un thriller psicologico, vantando una ricca esperienza sulla depressione femminile, approfondita grazie al confronto con alcune amiche. Ma Algunas Chicas ha il pallore di un malriuscito horror depressivo con storie femminili parallele che si annodano in un ingorgo allucinatorio dove nessuno sembra raccontare la verità se non Nenè, una giovane sibilla che appare come un fantasma e profetizza sciagure. Il sonoro è sempre il medesimo e con la sua gravità tra un terremoto e un lavandino disintasato, non mette in moto nessuna tensione. E' un film che non si realizza mai ma rimane nel maelstrom dell'esperienza, senza affondare sull'origine delle cose. Le figure femminili sono gelide, anaffettive, più cadaveri che persone.
Il regista vuole contrariare la tendenza psicanalitica a dare spiegazioni, come in Oltre vueltariaffronta il tema del suicidio ma rimane volutamente in superficie senza suggerire un dilemma; non lascia interrogativi e non consegna chiavi di lettura al disagi e alle indefinibili perversioni. Nessuno sembra cercare una via di recupero o di compensazione. Celina non sogna una vita nuova e inspiegabilmente si immerge in una realtà decisamente peggiore del matrimonio che ha lasciato alle spalle. I personaggi si perdono, si impolverano fino a rarefarsi. La dimenticanza ha la meglio: sbronzarsi, sniffare, avere un rapporto con uno sconosciuto, sparare col fucile. La depressione è assenza totale dal mondo e i confini tra reale e irreale svaniscono così come la veglia nello stato di sonno o l'immagine della persona nel riflesso dell'acqua. I personaggi femminili agiscono solo d'istinto e si ricoverano in un limbo dove il destino sembra essere segnato. Palevicino è un fantasista della depressione e il suo lavoro è così slegato e distante dalla realtà che il pubblico, femminile e non, è invogliato a prendere le distanze. 