La notte del giudizio

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Un film di James DeMonaco. Con Lena Headey, Ethan Hawke, Tom Yi, Chester Lockhart, David Basila, Peter Gvozdas, Tyler Jaye, Nathan Clarkson.
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Titolo originale The Purge. Horror, Ratings: Kids+16, durata 85 min. - USA, Francia 2013. - Universal Pictures uscita giovedì 1 agosto 2013. - VM 14 - MYMONETRO La notte del giudizio * * 1/2 - - valutazione media: 2,82 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

La notte del giudizio Valutazione 3 stelle su cinque

di MiroForti


Feedback: 2700 | altri commenti e recensioni di MiroForti
sabato 3 agosto 2013

Nel 2022 gli Stati Uniti d’America registrano solo l’uno per cento di disoccupazione, la criminalità è quasi debellata, l’economia è fiorente e la pace sociale non è mai stata così forte. Tutto questo grazie allo Sfogo: una volta all’anno per dodici ore sono permessi qualsiasi delitto o azione, soccorsi e forze dell’ordine sono sospesi e la nazione cancella morale e pietà a colpi di esaltazione punitiva e violenza. Anche la famiglia Sandin si prepara per la notte, si sente al sicuro e la routine non è turbata dallo Sfogo imminente, l’augurio «sicura notte» è considerato superfluo. L’imprevisto li coglie su due fronti a un tempo, fuori e dentro. Il fidanzato della diciottenne Zoey si nasconde in casa prima del coprifuoco, deciso a parlare col padre di lei (che non approva) della relazione con la figlia. Mentre il figlio piccolo, Charlie, risponde al richiamo d’aiuto di un uomo in strada, facendolo entrare in casa. Poco dopo, un gruppo di persone suona alla porta intimando la restituzione della loro vittima sacrificale, pena la distruzione della stessa famiglia Sandin. Inizia La notte del giudizio.
Buona prova di James DeMonaco che mette in piedi il film partendo da un’idea fantasociale tanto semplice quanto efficace, e la sviluppa con un racconto home invasion teso e accattivante. Lo Sfogo è un espediente sociopolitico introdotto dai nuovi Padri Fondatori, le cui figure – e quindi anche i riti da loro elaborati – si tingono di fanatismo pagano, e lo Sfogo diventa un’orgia bacchica di violenza atta a purificare l’anima e a mantenere salda una morale costruita sulla convinzione mors tua vita mea. Lo scontro sociale sembra essere tra poveri e ricchi ma la tematica non è sufficientemente approfondita per risultare significativa e il film si concentra su gruppi di persone di estrazione sociale simile, mettendo in scena il loro inesorabile cannibalismo reciproco. Nel mare sanguinoso della purificazione l’unico che rimane a galla è Charlie, che tende la mano a un uomo in pericolo quasi per istinto, rispondendo a un dovere umano che gli altri personaggi hanno smarrito. Carnefici e vittime si scambiano continuamente di ruolo e le persone si trasformano senza difficoltà in macchine di morte e sofferenza. È un processo improvviso ma inevitabile – uno Sfogo, appunto – che può essere imputato alla società, alla necessità del momento o allo stesso animo umano. Le maschere sono il simbolo di questa disumanizzazione, e anche i coniugi Sandin ne sapranno indossare una per far fronte all’invasione. L’atteggiamento del film è comunque meno ambiguo di quanto possa sembrare e il bene e il male sono delineati con una certa chiarezza: ogni azione può essere etichettata con l’uno o con l’altro cartellino, e un’ambiguità più marcata avrebbe giovato alle meccaniche dell’opera. Si può quindi trovare una corretta morale da dover perseguire e in questa dialettica si inserisce anche il rapporto tra assediati e assedianti. I Sandin proteggono una casa-fortezza che è la rappresentazione materiale della famiglia, ma anche dell’ideale di umanità che resiste contro la bestialità che preme per sopraffarlo. Questa resistenza non si tinge di precetti cristiani ma coinvolge valori più ampi come l’assenza di solitudine e la semplice creazione di legami affettivi, e tutto ciò deve sopravvivere per una necessità viva e ineluttabile dell’essere umano. E in mezzo a tanta morte e violenza la grazia finale che la madre concede è un respiro limpido, rifiuto e vendetta insieme. Parlare di vittoria mette a disagio, ma qualcosa è rimasto in piedi. Non importa cosa, ma «nessuno morirà più questa notte».

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