Come la maggior parte dei film di Don Bluth, si tratta, a mio parere, di un piccolo gioiello che ho potuto riscoprire grazie ad Internet, riuscendo a distanza di molti anni – almeno una decina – a godermelo con maggior consapevolezza; non posso escludere del tutto che le riminiscenze infantili mi abbiano favorevolmente disposto in questa adulta valutazione ma, tenendone conto, procedo ugualmente a recensire, avendo comunque individuato sia punti a favore che a sfavore. Questi ultimi mi spingono a sperare in un certo grado di imparzialità. Innanzitutto credo si tratti di un film difficilmente comprensibile da un pubblico di piccoli, per intreccio; inoltre, la sua atmosfera tetra ed alcune scene assolutamente crude – per un cartone, ovviamente –, ricordo, mi terrorizzavano alquanto, pur essendone magneticamente attirato fin dai quattro o cinque anni credo, nonostante mi renda oggi conto non riuscissi a focalizzare la trama nella sua interezza. La sceneggiatura di per sè è lungi dall'essere un capolavoro e forse carenta di spiegazioni che troveremmo invece nel racconto ispiratore – che purtroppo non ho letto –, spiccando per alcuni punti interrogativi; certi più grandi – i ratti sono intelligenti a seguito di esperimenti, ma la magia del medaglione da dove arriva e come si spiega? Cosa ci azzecca? –, altri trascurabili – i ratti parlano per intelligenza, ma il corvo Geremia e il Grande Gufo? –, trattandosi in fin dei conti di una storia favoleggiante. Ok, qui il film perde di mordente se si vuol cercare il pelo nell'uovo, ma solo abbandonando la leggerezza d'animo che molti predispongono per godersi un cartone animato; eppure il film vince in tutto e per tutto sull'esperienza visiva ed emotiva che riesce ad imbastire! La pellicola, pur non spostandosi molto in là da un campo e dalla casa di un contadino, apre agli occhi un mondo strabiliante, cupo, tetro, carico di inquietudini, ma estremamente affascinante: il laboratorio del signor Agenore, l'incontro con il corvo Geremia, la visita al Grande Gufo ed i labirintici e sognanti interni del groviglio dei rovi sono scene memorabili; per non parlare della gandalfiana figura di Nicodemus così misteriosa e del violento Brutus. È quasi più il non detto che trapela che riesce nell'intento di stregarci, con i suoi dettagli inspiegati.
Divertente anche il doppiaggio italiano, con le sue esclamazioni d'altri tempi fra Brisby ed Agenore, che alcuni potrebbero tacciare di bestemmia e i dialoghi che, si percepisce, hanno un ché di familiare, plausibile, con parole che potremmo pure trovarci in bocca quotidianamente.
Altri elementi che non posso fare a meno di citare sono il sangue, visibile più volte; la crudezza delle scene del laboratorio del NIMH, con gabbie e siringhe; l'assoluta realisticità del ragno nella tana del Gufo, in grado di trasudare orrore e ribrezzo, con il muso tutto fuorché umanizzato e le fauci sbavanti…
Altra menzione all'aggressione di Cornelius ai danni di Brisby che, facendo attenzione, è di una violenza inaudita per un cartone animato e nella tensione e nelle azioni dei personaggi si percepisce una realtà preoccupante: Cornelius non è un cattivo qualunque, è un cattivo VERO, che trama, uccide e picchia le donne.
Tirando le somme, sarebbe azzardato voler portare Il segreto del NIMH in palmo di mano assieme ai capolavori dell'animazione, ma non per questo ci troviamo davanti ad un prodotto di bassa qualità, anche non fosse altro che un esercizio di stile, in questo caso stile oscuro. La forza del film sta in questo, nel mondo fantastico che si può celare anche nel più inaspettato dei luoghi, in un cespuglio di rovi, sotto un metro di terra; la forza sta nell'aver voluto rivolgersi anche ai piccoli con un linguaggio più sincero, quindi realistico, quindi pure violento, persino più agghiacciante delle solite stranote scene Disney che si è soliti citare – si veda la strega di Biancaneve e lo scheletro –. La vedova Brisby, pur simpatizzando per l'aitante Giustino, non si vedrà unita a lui nel lieto fine, come vorrebbe la ricetta moderna, ma accudirà i figli da sola – ché averli salvi è già gran cosa e tanto basta –. In fondo questi ratti e topini, resi intelligenti da una mano superiore, non sono altro che uomini, che fronteggiano problemi e disgrazie quanto mai concreti: accudire i figli, preservare la propria casa, confrontarsi con la politica, salvare la pelle…
I genitori migliori non priverebbero i figli della sua visione, anche a fianco di altri successi degli ultimi decenni: non è computer grafica e non è addolcito, spensierato e "divertentissimo" come la Pixar, ma credo abbia ancora qualcosa da dire.
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