Dopo anni di gestazione le pagine del best seller di Yann Martel sono state trasformate in immagini, la struttura narrativa e l’ambientazione hanno messo su un piatto d’argento l’uso del mio tanto non amato 3D…..sinceramente questo è uno dei pochi casi per cui lo consiglio di vedere con gli occhialini perché Vita di Pi più che un film è un esperienza.
Il film parte con l’incontro tra uno scrittore in crisi creativa e una persona speciale che gli racconterà la sua strabiliante avventura sicuro che alla fine del racconto non solo avrà la storia per il suo libro ma avrà una percezione diversa dell’esistenza di Dio.
L’inizio ricorda per certi versi un Forrest Gump stile Bollywood dove il protagonista ha un nome particolare Piscine Militor Patel (dedicato alla più bella piscina del mondo), si narrerà di come questo nome si trasformerà in Pi (greco) e come il protagonista fin da bambino imparerà a memoria tutti i numeri dopo il 3,14……e fin da piccolo Pi si è sempre posto domande sull’esistenza di Dio praticando tutte le religioni possibili.
Figlio del proprietario dello zoo della sua città, Pi si troverà costretto per eventi politici a trasferirsi nel Canada francese con tutta la famiglia e tutti gli animali a bordo di un battello giapponese……
Un tempesta perfetta farà affondare la nave e il giovane Pi si ritroverà da solo in una scialuppa di salvataggio insieme a una zebra zoppa, un femmina di orango tango, una famigerata iena e soprattutto Richard Parker la tigre del Bengala attrazione dello zoo.
Da questo momento il film prende la piega di una favola di Esopo dove l’interazione tra i protagonisti della vicenda e tutte le prove che la natura presenta sono rappresentati come segnali da interpretare.
Per poter mettere in scena una trama complessa e per certi versi anche sfilacciata è stato scelto il regista più eclettico di questa generazione ossia Ang Lee il quale dopo aver sguazzato dal wuxiapian ai fumetti, da Jane Austen a l’amore gay di Brokeback Mountain adesso si trova a dover affrontare misticismo e 3D.
La dote migliore del regista è quella di essersi messo a disposizione della storia alternando la rigidità che le regole della natura ti impone (da vedere la scena della capretta sacrificata all’istinto della tigre) al tono favolistico e surreale che l’evolversi del racconto impone fermandosi in tempo da un buonismo smielato che la vicenda poteva portare.
Ma a differenza di tutte le favole Vita di Pi non vuole dare una morale ma porre una domanda alla quale ognuno di noi potrà dare la più personale delle riposte……tra credere a una visione più dura e terrena dei casi della vita o interpretare il tutto come i segnali lasciati da un Dio che dall’alto tutto vede e prevede.
Ribadisco che per rappresentare i dubbi che queste due facce della medaglia chiamata vita ci propone è stato scelto un regista che nella sua carriera ha contrapposto Ragione e Sentimento, Tigri e Dragoni, Lussuria e Tradimento, Virilità e Omosessualità……e adesso terreno e ultraterreno……
E personalmente, essendo un ateo convinto dalle prove della vita, ho trovato tutto un emozionante gioia per gli occhi e per l’anima….. e non nego di aver versato una lacrimuccia sul finale…..
Voto 7 PI
[+] lascia un commento a diomede917 »
[ - ] lascia un commento a diomede917 »
|