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Il film è un curioso viaggio nel Medioevo, anche se con incursioni nel fiabesco (la resurrezione dell'eroe dopo che un santone ha messo su di lui un vitello aperto in due). L'opera mette l'accento su un senso religioso quasi ossessivo e non certo esente da superstizioni che legittimano esecuzioni orribili (il fabbro che invocava forze malefiche e che viene infilato vivo in un forno), con una netta divisione tra mondo e monastero, che sotto certi aspetti, però, così netta non è (i protagonisti, infatti, vi entrano e vi escono ripetutamente, e si assiste anche ad un rapporto sessuale consumato al suo interno). Il regista insiste con eccessivo gusto dell'orrido nel mostrare le ripugnanti conseguenze dei combattimenti con la spada (arti mozzati, intestini fuoriusciti, ecc.), tutto sommato non necessarie nell'economia del film. Nella narrazione, che nel procedere si fa forse un po' troppo intricata, ci sono comunque delle scene che rimangono impresse per la presa emotiva e visiva che sanno suscitare, come quella in cui i due cavalieri eroi vengono insidiati in una casa da un gruppo di cavalieri di Francia che dal piano inferiore trapassano con le loro spade il pavimento su cui i due si trovano; questi sembrano ormai perduti quando all'improvviso il pavimento crolla travolgendo i cavalieri "cattivi". Un film che, con i suoi limiti, tutto sommato, vale la pena vedere.
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