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Un film di Sergio Castellitto.
Con Penélope Cruz, Emile Hirsch, Adnan Haskovic, Pietro Castellitto, Saadet Aksoy.
continua»
Drammatico,
durata 127 min.
- Italia 2012.
- Medusa
uscita giovedì 8 novembre 2012.
MYMONETRO
Venuto al mondo
valutazione media:
2,47
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La triade perfettadi chiarialessandroFeedback: 3377 | altri commenti e recensioni di chiarialessandro |
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giovedì 15 novembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dopo la stupenda prova offerta in “Non ti muovere”, tentare di ripetere una alchimia così ben riuscita avrebbe potuto apparire come un tentativo velleitario ma Sergio, Margaret e Penelope sono riusciti nella temeraria impresa. Merito che, senza tantissime superbe recitazioni, non sarebbe stato certamente raggiunto; prima fra tutte l’interpretazione di Penelope, donna che (stando ai canoni standardizzati e massificanti del glamour) non dovrebbe forse essere definita “bella” ma che ha però tanto di quel fascino da riuscire a sotterrare la stragrande maggioranza delle “belle”. Ed è un fascino tanto affascinante che risulta difficile capire se appare più fascinosa nella sua giovinezza o addirittura con i tratti della maturità; non è certo una questione di centimetri (come qualcuno vorrebbe farci credere perché così gli torna comodo) bensì di sguardo, sensualità, movimenti ed espressione. E’ pure ovvio che la Cruz non sarebbe sufficiente senza essere supportata da trama, storia, soggetto e sceneggiatura, offerti a piene mani e con profusione dalla Mazzantini. Ed è altrettanto chiaro che tutto questo non sarebbe bastato se Castellitto non avesse usufruito in abbondanza di ciò che gli era stato messo su un piatto d’argento, regalandoci un lavoro complesso e stimolante, in cui è riuscito ad incastonare alla perfezione alcune “perle” come le scene folli e visionarie (pur nella loro lucidità) di quando Hirsch va fuori di testa al party o di quando offre i fiori di carta perché quelli veri erano finiti. Da cineteca anche la prima scena, in cui la cinepresa, ferma, inquadra dall’alto il mare, il ponte della nave e la ringhiera, la cui ombra si muove quasi impercettibilmente sullo schermo sino a quando i colori dell’Adriatico non si tingono di rosso (sanguigno come la passione che permea inestricabile tutta l’opera) in una dissolvenza che si risolverà nell’inquadratura finale, nella quale appare in rosso il titolo del film, proprio nel punto in cui l’immagine iniziale si era dissolta nel colore del sangue. Concludendo: è un film sulla maternità (e sulla paternità) ma forse è soprattutto un film sull’amore e sulle sue varie sfaccettature; se non ne siete convinti provate a riflettere su questi rapporti: Gemma – Diego; Gemma – Pietro; Gemma – Gojco; Gemma – Armando; Gemma - Giuliano; Diego (cresciuto, non solo come età, rispetto ad altre parti slavate) – Aska; Gojco – Aska. E adesso, se avete coraggio, provate a dire che non è un film sull’ Amore.
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