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Certo competere con Clooney (“le idi di marzo”) è dura, ma per alcuni il problema non si pone nemmeno: chi sceglie di vedere The Artis, ha un’altra idea del cinema ed è una persona curiosa. Il film non può non suscitare interesse in quest’epoca di mancanza totale di silenzio e di parole sensate, perché siamo inondati da frasi fatte che dovrebbero dare verginità e identità a chi se ne impossessa, paro paro, dai media. The Artist scorre via veloce accompagnato dalla musica come nei vecchi “muti”, ma è l’espressività degli occhi che riempie la storia. Molta ironia calibrata consapevolmente sull’uso dei mezzi attuali: non si vuole scimiottare, ma riproporre una possibilità. Attuale è l’inaspettato e surreale apparire del sonoro, che per un attimo spiazza, ma immediatamente rientra nell’equilibrio della scelta del muto.
Un film che diverte, ben costruito nella trama e nel ritmo, più morbido e meno scattante degli antenati. Ottimo il montaggio e nella costruzione scenica, un film da non perdere perché non è scontato che debba piacere o che non piaccia, dato che si rifà al vecchio muto, un film che supera la sua arditezza e coraggio proponendo un tema reale, il progresso, che non è decisamente argomento che non ci tocca.
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recensioni di critica, pubblico e dizionari.
