ollipop
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venerdì 16 ottobre 2015
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film che si lascia guardare e ricordare !
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Storia vera portata sullo schermo con eleganza in un mosaico di misurata drammaticità intervallata da ricordi di una infanzia dolce e serena alle soglie di una guerra che tutto avrebbe cancellato
La lotta apparentemente impari, per recuperare cio' che apparteneva alla propria famiglia, si risolve in una vittoria che tuttavia non viene giustamente esaltata e osannata :
dietro questa battaglia c'è l'inevitabile e tormentato viaggio di ricordi dolorosi che non si possono dimenticare : nulla potra' ripagare la perdita di famigliari e amici vittime di un odio insensato ,ma tuttavia questa vittoria dimostra che la tenacia può battere un potere forte e perché' comunque esistono ancora persone per le quali giustizia e onestà hanno ancora un credo.
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Storia vera portata sullo schermo con eleganza in un mosaico di misurata drammaticità intervallata da ricordi di una infanzia dolce e serena alle soglie di una guerra che tutto avrebbe cancellato
La lotta apparentemente impari, per recuperare cio' che apparteneva alla propria famiglia, si risolve in una vittoria che tuttavia non viene giustamente esaltata e osannata :
dietro questa battaglia c'è l'inevitabile e tormentato viaggio di ricordi dolorosi che non si possono dimenticare : nulla potra' ripagare la perdita di famigliari e amici vittime di un odio insensato ,ma tuttavia questa vittoria dimostra che la tenacia può battere un potere forte e perché' comunque esistono ancora persone per le quali giustizia e onestà hanno ancora un credo.
Il tema che poteva prestarsi a facili sentimentalismi , viene affrontato senza mai cadere nell'ovvio emozionale. Supportato da una splendida ed efficace recitazione il film non solo di lascia guardare ma si lasciera' ricordare in barba a certe critiche incapaci di cogliere la profondità perché il profondo deve per prima cosa essere in noi
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[+] emozioni
(di arnaco)
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gpistoia39
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domenica 18 ottobre 2015
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cosa c'entra il film philomena di stephen frears
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Più mi aggiorno sul fatto vero accaduto con inizio nel 1996 a Los Angeles e conclusasi con la vittoria e la restituzione delle opere rubate dai nazisti alla legittima proprietaria Maria Altamann, più mi inquieto sul giudizio negativo che da del film Gabriela Nola, paragonando il regista Simon Curtis a Stephan Frears con un film Philomena, che ho visto e che parla di tutt'altra cosa. A meno che non si sia d'accordo sui fatti così come sono avvenuti e che si sia anche un po' razzisti nei confronti degli ebrei ricchi e mecenati delle arti così come lo era lo zio paterno (Bloch-Bauer, marito di Adele, la donna in Gold del ritratto di Klimt) di Maria Bloch-Bauer, sposata Altmann.
Mi pare che nel film tutto sia reso molto bene dal regista: dalle ricostruzioni storiche, a quelle ambientali dell'epoca nazista, ai dialoghi e alla ricostruzione ambientale in epoca moderna.
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Più mi aggiorno sul fatto vero accaduto con inizio nel 1996 a Los Angeles e conclusasi con la vittoria e la restituzione delle opere rubate dai nazisti alla legittima proprietaria Maria Altamann, più mi inquieto sul giudizio negativo che da del film Gabriela Nola, paragonando il regista Simon Curtis a Stephan Frears con un film Philomena, che ho visto e che parla di tutt'altra cosa. A meno che non si sia d'accordo sui fatti così come sono avvenuti e che si sia anche un po' razzisti nei confronti degli ebrei ricchi e mecenati delle arti così come lo era lo zio paterno (Bloch-Bauer, marito di Adele, la donna in Gold del ritratto di Klimt) di Maria Bloch-Bauer, sposata Altmann.
Mi pare che nel film tutto sia reso molto bene dal regista: dalle ricostruzioni storiche, a quelle ambientali dell'epoca nazista, ai dialoghi e alla ricostruzione ambientale in epoca moderna. Nonché dalle ricostruzioni dell'antisemitismo operante durante la seconda guerra mondiale ad opera di quasi tutti i viennesi. Antisemitismo puro, esattamente come c'era in Germania. Non vedo ripeto in cosa il regista abbia sbagliato per meritarsi questa critica così "stravagante" da parte della VOSTRA Gabriella Noli, che chiaramente manca di totale empatia e direi anche di mancanza di cultura generale. Il film è un gran film in tutti i sensi e che porterà a conoscenza di chi andrà a vederlo, della storia complicata che si è svolta attorno a questo bellissimo quadro e che non conoscevamo. Anche la cultura e la storia vogliono la loro parte. Graziella
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[+] peccato, però!
(di aorla13)
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vanessa zarastro
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sabato 17 ottobre 2015
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il capolavoro defraudato
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Il film, a mio avviso, è stato un po’ bistrattato dalla critica. Woman in gold ripropone tematiche, epoche, luoghi, orrori che non si possono e non si devono dimenticare.
La Vienna dell’inizio del Novecento era una capitale colta e ricca, il luogo di sperimentazione delle arti e delle scienze: dalla Secessione alla musica dodecafonica, fino ad arrivare alla psicoanalisi. Tutto fu spazzato via dal nazismo che costrinse alla fuga molti “cervelli” o in alternativa furono mandati nei lager e sterminati – molti degli intellettuali e artisti dell’epoca erano di origine ebraica. Le opere d’arte, come quadri, gioielli, mobili e suppellettili - furono trafugate principalmente ai proprietari in fuga e finivano illegalmente o in mani privati o, nel caso fortunato descritto dal film, in un noto museo/galleria viennese.
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Il film, a mio avviso, è stato un po’ bistrattato dalla critica. Woman in gold ripropone tematiche, epoche, luoghi, orrori che non si possono e non si devono dimenticare.
La Vienna dell’inizio del Novecento era una capitale colta e ricca, il luogo di sperimentazione delle arti e delle scienze: dalla Secessione alla musica dodecafonica, fino ad arrivare alla psicoanalisi. Tutto fu spazzato via dal nazismo che costrinse alla fuga molti “cervelli” o in alternativa furono mandati nei lager e sterminati – molti degli intellettuali e artisti dell’epoca erano di origine ebraica. Le opere d’arte, come quadri, gioielli, mobili e suppellettili - furono trafugate principalmente ai proprietari in fuga e finivano illegalmente o in mani privati o, nel caso fortunato descritto dal film, in un noto museo/galleria viennese.
Alla fine degli anni Novanta la politica austriaca voleva restituire le opere d’arte defraudate dai nazisti ai legittimi proprietari. Uno dei capolavori di Gustav Klimt, la Woman in gold, vanto e icona dell’artisticità viennese, faceva parte di queste opere tenute nel Castello del Belvedere.
Tratto dalla storia vera di Maria Altmann (Helen Mirren), una giovane ebrea fuggita da Vienna poco dopo l’arrivo dei tedeschi durante la seconda guerra mondiale e rifugiatasi da allora in California, è l’erede della zia Adele Bloch-Bauer ritratta da Klimt.
Maria si rivolge allora all’avvocato Randy Schönberg (Ryan Reynolds) - guarda caso il nipote del famoso musicista - che da riluttante e dubbioso si infervora nella causa e una volta a Vienna si infervora nella causa fino a lasciare il suo lavoro dello studio per seguire a tempo pieno le intricate vicende burocratiche, le cause, gli appelli e gli arbitrariati della restituzione.
Rappresentato più in forma di operetta il film ha spunti drammatici che fanno commuovere (9 temi degli abbandoni, delle umiliazioni subite dagli ebrei, dei sensi di colpa della sopravvivenza…) ma fa anche sorridere e lo si vede volentieri. Certo molto della sua piacevolezza è dovuta alla bravura di Helen Mirren
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enzo70
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domenica 18 ottobre 2015
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la vera storia di una battaglia civile
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Simon Curtis prende lo spunto da una storia vera e propone un film bello, interessante e delicato che nei ritmi e nelle forme ricorda Philomena. Ma quello è un capolavoro, questo un bel film. La shoà ed il delirio nazista non si è concluso nei campi di sterminio, perché una volta normalizzatasi la situazione, il diritto di proprietà alle opere d’arte dei legittimi proprietari diventa un’eventualità; infatti i furti perpetrati dai nazisti negli anni 40 hanno disperso gran parte dei capolavori dell’arte tra i parenti dei ladri e le grandi gallerie d’arte tedesche ed austriache. E così il ritratto di Adeele Bloch Bauer, la zia di Maria Altman, di Gustav Klimt è conservato al museo Belvedere di Vienna.
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Simon Curtis prende lo spunto da una storia vera e propone un film bello, interessante e delicato che nei ritmi e nelle forme ricorda Philomena. Ma quello è un capolavoro, questo un bel film. La shoà ed il delirio nazista non si è concluso nei campi di sterminio, perché una volta normalizzatasi la situazione, il diritto di proprietà alle opere d’arte dei legittimi proprietari diventa un’eventualità; infatti i furti perpetrati dai nazisti negli anni 40 hanno disperso gran parte dei capolavori dell’arte tra i parenti dei ladri e le grandi gallerie d’arte tedesche ed austriache. E così il ritratto di Adeele Bloch Bauer, la zia di Maria Altman, di Gustav Klimt è conservato al museo Belvedere di Vienna. Maria, Hellen Mirren, vive negli Stati Uniti, non è mai tornata a Vienna, ma in occasione della morte della sorella decide di rivendicare il diritto alla restituzione del dipinto; e per farlo si affida ad un giovanissimo avvocato, Ryan Reynolds, per attivare le procedure legali per richiedere il diritto di proprietà al dipinto. E così il processo si sovrappone ai ricordi di Maria dell’inizio delle angherie dei nazisti viste da una ricca famiglia austriaca. E in primo piano il regista pone il tema del rapporto tra l’Austria ei il suo passato, con il bilanciamento tra l’atteggiamento di un giovane giornalista, Daniel Bruhl, che cerca di espiare con l’impegno contro gli atti del regime l’appartenenza del padre alle SS, e quello del governo austriaco che alla fine tende a negare i residui diritti civili dei superstiti al regime. Un film di riflessione e di grandissima godibilità che si avvale di due tra i migliori attori emergenti del cinema mondiale, il cui unico limite è la naturale comparazione con Philomena.
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[+] macché philomena!
(di misesjunior)
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maumauroma
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mercoledì 21 ottobre 2015
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woman in gold
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Tratto da una storia vera,il film racconta la vicenda di Maria Altmann,ebrea austriaca,discendente da una facoltosa famiglia viennese,rifugiatasi negli Stati Uniti durante l'occupazione nazista dell'Austria nella seconda guerra mondiale.Nel 1998 la signora Altmann intento' una complessa azione giudiziaria contro il governo austriaco al fine di farsi restituire il famoso dipinto,opera di Gustav Klimt,che ritraeva la giovane zia Adele,morta giovanissima esposto in una Galleria di Vienna,e alla fine riusci',grazie all'aiuto di un giovane ma ambizioso avvocato,a vincere la causa e a riportare il dipinto in America. Film di genere,ma ben costruito che funziona soprattutto nelle scene ambientate durante l'occupazione nazista a Vienna,un po' meno nella lunga descrizione del processo,piuttosto accademica e a volte noiosa.
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Tratto da una storia vera,il film racconta la vicenda di Maria Altmann,ebrea austriaca,discendente da una facoltosa famiglia viennese,rifugiatasi negli Stati Uniti durante l'occupazione nazista dell'Austria nella seconda guerra mondiale.Nel 1998 la signora Altmann intento' una complessa azione giudiziaria contro il governo austriaco al fine di farsi restituire il famoso dipinto,opera di Gustav Klimt,che ritraeva la giovane zia Adele,morta giovanissima esposto in una Galleria di Vienna,e alla fine riusci',grazie all'aiuto di un giovane ma ambizioso avvocato,a vincere la causa e a riportare il dipinto in America. Film di genere,ma ben costruito che funziona soprattutto nelle scene ambientate durante l'occupazione nazista a Vienna,un po' meno nella lunga descrizione del processo,piuttosto accademica e a volte noiosa. Buona la prova degli attori,un po'di maniera la regia. Peccato per le frequenti incongruenze nel doppiaggio,che rischiano di far apparire grottesche situazioni estremamente tragiche.
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cos53
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domenica 18 ottobre 2015
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non un film epico, ma spesso toccante
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Un buon film che ha anche il merito di aver fatto conoscere una storia vera. Quanti sapevano che uno dei capolavori di Klimt fosse stato oggetto di una clamorosa battaglia legale, in cui a vincere è stata la parte più debole? Strepitosa Helen Mirren, che interpreta Maria, fragile anziana signora determinata a far valere i diritti suoi e di migliaia di ebrei austriaci, spogliati, durante il nazismo, della loro dignità, spesso della vita, espropriati di ogni avere. Ben curati i flasch back che riportano alla Vienna ricca di fascino e di cultura prima dell'avvento di Hitler e di quella devastata dalle truppe uncinate. Eppure alcuni critici parlano di una storia che si lascia guardare e che presto si può dimenticare.
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Un buon film che ha anche il merito di aver fatto conoscere una storia vera. Quanti sapevano che uno dei capolavori di Klimt fosse stato oggetto di una clamorosa battaglia legale, in cui a vincere è stata la parte più debole? Strepitosa Helen Mirren, che interpreta Maria, fragile anziana signora determinata a far valere i diritti suoi e di migliaia di ebrei austriaci, spogliati, durante il nazismo, della loro dignità, spesso della vita, espropriati di ogni avere. Ben curati i flasch back che riportano alla Vienna ricca di fascino e di cultura prima dell'avvento di Hitler e di quella devastata dalle truppe uncinate. Eppure alcuni critici parlano di una storia che si lascia guardare e che presto si può dimenticare. Non sono di questo avviso. Non è un film epico, certamente, ma spesso toccante e molto coinvolgente.
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luigi chierico
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lunedì 19 ottobre 2015
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una storia vera
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Un film che avrebbe potuto essere un ottimo per tutto se soltanto fosse stata fatta giustizia non solo al quadro bellissimo di Gustav Klimt che ritrae Adele moglie di Ferdinand Bloch Bauer,zia di Maria Altmann,ma all’intera sua famiglia. Maria Altmann, egregiamente interpreta tata da Helen Mirren,regina inglese del cinema(vedi The queen del 2006),vincerà la sua lunga battaglia proprio invocando che fosse fatta giustizia all’Austria.
La trama del film si riduce in poche parole: una disputa giuridica per riprendere un quadro dipinto nel 1907 e sottratto nel 1938,durante il periodo dell’annessione dell’Austria alla Germania. La vicenda avrebbe avuto maggior interesse se pi spesso trasferita nel tempo e nello spazio.
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Un film che avrebbe potuto essere un ottimo per tutto se soltanto fosse stata fatta giustizia non solo al quadro bellissimo di Gustav Klimt che ritrae Adele moglie di Ferdinand Bloch Bauer,zia di Maria Altmann,ma all’intera sua famiglia. Maria Altmann, egregiamente interpreta tata da Helen Mirren,regina inglese del cinema(vedi The queen del 2006),vincerà la sua lunga battaglia proprio invocando che fosse fatta giustizia all’Austria.
La trama del film si riduce in poche parole: una disputa giuridica per riprendere un quadro dipinto nel 1907 e sottratto nel 1938,durante il periodo dell’annessione dell’Austria alla Germania. La vicenda avrebbe avuto maggior interesse se pi spesso trasferita nel tempo e nello spazio. Forse è vero quel che dice Maria:”I giovani dimenticano”. Si è visto tanto sulla persecuzione degli ebrei,ma per questa storia vera il regista Simon Curtis non doveva perdere l’occasione per riproporla nella sua crudezza affinché gli spettatori si potessero immedesimare e sentirsi essi stessi derubati e legittimati ad agire come Maria Altmann.La scena dell’invasione nella casa di Adele in cui si assiste alla sottrazione dei beni della famiglia ebrea è troppo fugace per lasciare il segno e lo sdegno negli spettatori. Peraltro la ricchezza di questa famiglia non la si giustifica se non nelle parole “quando siamo venuti qui eravamo poveri,ma abbiamo lavorato sodo per diventare quelli che siamo”. I tanti componenti delle famiglie di Maria e di Adele che non sono riusciti ad espatriare hanno subito sorti diverse e c’è chi ha conosciuto le atrocità dei campi di sterminio.
E’ questa terribile realtà che fa pretendere a Maria il diritto di riavere ciò che fu indebitamente sottratto con la violenza alla sua famigli per il mutato stato che ha portato i ricchi e padroni ad essere invece privati di tutto.
Helen Mirren, Ryan Reynolds, rispettivamente Maria e l’avv.Randol Schoenberg attraverso mille difficoltà conducono benissimo la loro battaglia tra burocrazia e leggi, tra arroganza e pretesi diritti, ed il finale di Maria Altmann non è un una difesa a far valere un suo sacrosanto diritto quanto un’accusa,ma una vera e propria invettiva contro coloro che nel nome dell’Austria si sono e continuano a ricoprirsi di una vergognosa persecuzione che non conosce termine. Un finale che soddisfa anche il pubblico che per circa 2 ore ha sostenuto Maria in un’impresa che sembrava impossibile. Peccato che neanche nel finale il regista abbia cercato di salvarsi, nascondendo, le conclusione di una bellissima storica vicenda,in coda al film, quando oramai il pubblico volge le spalle allo schermo. Apprezzabilissima la fotografia,le tante magnifiche riprese dall’alto di Los Angeles di Vienna ed ancora su Washington.Dalle feste in casa di Adele alle aule di Tribunale e Corte Suprema,a quelle nella piazza di Vienna dove ha sede l’incontro legale,al cui centro si erge la statua di Athena,dea di una Giustizia tante volte calpestata,allora come oggi; se la dea ancora nell’Olimpo di quanti giudici avrebbe fatto Giustizia e trasformati in serpenti da porre sul suo elmo.
Felice l’idea di far rivivere il presente col passato, non come ricordo ma come cosa reale,un far tornare in vita fantasmi di persone e luoghi tanto cari e mai dimenticati. In definitiva è un film che va sedimentato prima di poterlo correttamente qualificare. Per gli amanti dell’arte basta aver avuto la possibilità di ammirare lo splendido quadro di Gustav Klimt per farlo qualificare ottimo.
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giuliog02
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giovedì 22 ottobre 2015
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" nessuno dimentichi "
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Bel film. Molto ben girato, con un'ambientazione perfetta e una notevolissima attrice ( Helen Mirren ) nella parte del protagonista principale. Anche se - mi piace pensare - il quadro ( la persona ritratta e tutto ciò che vi è correlato sul piano sentimentale, artistico, familiare ) come il vero protagonista. Il centro di interesse, una specie di fulcro, da cui scaturiscono sentimenti, passioni, brame, azioni individuali e di stato. Il riproporne la visione alcune volte nello svolgersi della narrazione è, forse, voluto dal regista ( Simon Curtis ) proprio in questo senso. E' una storia con più fili che si intersecano.
Nella trama si intrecciano storia, aspetti intimi e intimistici, cultura, musica, arte, buone maniere borghesi
e rudi inciviltà naziste, ma, anche e soprattutto, caratteri e volontà dei personaggi.
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Bel film. Molto ben girato, con un'ambientazione perfetta e una notevolissima attrice ( Helen Mirren ) nella parte del protagonista principale. Anche se - mi piace pensare - il quadro ( la persona ritratta e tutto ciò che vi è correlato sul piano sentimentale, artistico, familiare ) come il vero protagonista. Il centro di interesse, una specie di fulcro, da cui scaturiscono sentimenti, passioni, brame, azioni individuali e di stato. Il riproporne la visione alcune volte nello svolgersi della narrazione è, forse, voluto dal regista ( Simon Curtis ) proprio in questo senso. E' una storia con più fili che si intersecano.
Nella trama si intrecciano storia, aspetti intimi e intimistici, cultura, musica, arte, buone maniere borghesi
e rudi inciviltà naziste, ma, anche e soprattutto, caratteri e volontà dei personaggi. Interessante la contrapposizione, a distanza di due generazioni, tra ambienti di livello e loro stile di vita, modo di comportarsi,
di pensare, di esprimersi, valori e principi di riferimento.
Così come si evidenzia la differenza nell'arredamento, nella sua concezione e valore artistico, nella pur ovvia diversità di epoca e di situazione ambientale. Eccellente la sceneggiatura, perfetta la riproduzione di ambienti dell'epoca e molto ben eseguiti i flash back. Mi hanno ricordato i segni premonitori colti da Zweig in " Il mondo di ieri ". Ben descritta la figura del giovane giornalista austriaco che agisce per porre rimedio alle colpe del padre, dell'Austria di allora e del modus operandi dei funzionari del governo attuale.
Ho notato che alcune recensioni, apparse nei giorni scorsi, non danno conto del reale spessore del film, che, tratto da una storia vera, non può consentire al regista di lasciarsi andare a improvvisazioni. La storia in sé stessa è viva, partecipata, talvolta angosciante e talaltra che consente di tirare un sospiro di sollievo. Film da vedere per non perdere un frammento importante di storia e la cointessuta vicenda di un mirabile dipinto e della famiglia che lo possedeva, e alla fine ne rientra in possesso. Buona visione.
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barone di firenze
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lunedì 26 ottobre 2015
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helen meraviglia
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Le storie vere si raccontano da se, quindi capire se si è stati fedeli alla storia originale e questo non lo sò. Quindi, si passa alla parte esclusivamente tecnica Fotografia ottima, scenografia che nei flash back fa rivedere una vienna pre nazista in maniera magistrale, che dire di Helen Mirren la amo quindi non sono lucido, ma posso dire grande, grande, grande. Mi ha colpito favorevolmente anche il canadese Ryan Reynolds che impersona l'americano medio di origini europee in maniera egregia. Anche lo spagnolo Daniel Bruhl anche una parte più piccola è stato fedele alla storia, già l'avevo ammirato quando interpretò Niki Lauda. Brave le ragazze l'americana Katie Holmes e l'altra Tatiana Maslany di cui non conosco la nazionalità, infine tutti i comprimari e comparse, tutti giusti al posto giusto, bravo Simon Curtis il che rafforza l'idea che in questi ultimo trent'anni gli inglesi attori è registi non sbagliano un colpo.
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Le storie vere si raccontano da se, quindi capire se si è stati fedeli alla storia originale e questo non lo sò. Quindi, si passa alla parte esclusivamente tecnica Fotografia ottima, scenografia che nei flash back fa rivedere una vienna pre nazista in maniera magistrale, che dire di Helen Mirren la amo quindi non sono lucido, ma posso dire grande, grande, grande. Mi ha colpito favorevolmente anche il canadese Ryan Reynolds che impersona l'americano medio di origini europee in maniera egregia. Anche lo spagnolo Daniel Bruhl anche una parte più piccola è stato fedele alla storia, già l'avevo ammirato quando interpretò Niki Lauda. Brave le ragazze l'americana Katie Holmes e l'altra Tatiana Maslany di cui non conosco la nazionalità, infine tutti i comprimari e comparse, tutti giusti al posto giusto, bravo Simon Curtis il che rafforza l'idea che in questi ultimo trent'anni gli inglesi attori è registi non sbagliano un colpo. da vedere.
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michele martelossi
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domenica 18 ottobre 2015
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woman in gold: i sentimenti a peso d'oro
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La combinazione vincente il regista Simon Curtis l'aveva sicuramente tra le mani abbinando due icone come Gustav Klimt ed Helen Mirren. Ma se la giustizia è senza prezzo, come recita la locandina, i sentimenti ne hanno sicuramente uno e non può essere così alto come quello che si paga per simpatizzare con lei. Helen Mirren è qui diretta da Curtis e i panni della protagonista le stanno a pennello, per usare una consona metafora. Maria Altmann, il suo personaggio, è una donna ormai ottuagenaria, scampata al saccheggio della propria casa viennese da parte dei nazisti nel secondo conflitto mondiale. Ryan Reynolds è un avvocato sulle prime assolutamente inconcludente ma assai ambizioso che decide di farsi assumere in un prestigioso studio della downton losangelina dopo un'esperienza da dimenticare come lavoratore in proprio.
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La combinazione vincente il regista Simon Curtis l'aveva sicuramente tra le mani abbinando due icone come Gustav Klimt ed Helen Mirren. Ma se la giustizia è senza prezzo, come recita la locandina, i sentimenti ne hanno sicuramente uno e non può essere così alto come quello che si paga per simpatizzare con lei. Helen Mirren è qui diretta da Curtis e i panni della protagonista le stanno a pennello, per usare una consona metafora. Maria Altmann, il suo personaggio, è una donna ormai ottuagenaria, scampata al saccheggio della propria casa viennese da parte dei nazisti nel secondo conflitto mondiale. Ryan Reynolds è un avvocato sulle prime assolutamente inconcludente ma assai ambizioso che decide di farsi assumere in un prestigioso studio della downton losangelina dopo un'esperienza da dimenticare come lavoratore in proprio. Maria Altmann sarà la sua prima cliente. E qui si comprende che per quanto si parli di un ritratto d'Art Nouveau siamo invece in pieno Romanticismo. La Weltanschauung di Curtis consiste nel modellare la storia secondo una concezione manichea rigidamente divisa tra buoni e cattivi, tra americani riformisti e austriaci reazionari, gli uni volti a liberare le opere che gli altri tengono in ostaggio. Va dunque in scena un terzo conflitto mondiale ove alle armi si sostituisce il diritto internazionale. Gli ordigni sono le parole e le sfide degli avvocati e l'attesa dei verdetti non è meno angosciante di quella di una granata sulla propria testa. Randol Schoenberg (Reynolds) decide di sollevare il caso alla Corte Suprema trascinando l'Austria davanti ai giudici per riscattare l'eredità della propria cliente. Il passato intanto torna nella mente di Maria e nell'impagabile mimica della Mirren che rivive i giorni del suo matrimonio a Vienna con un elegante marito (l'affascinante Max Irons) culminati nella presa dei suoi averi e nella devastazione della propria famiglia ebrea. Attraverso di lei anche il celeberrimo dipinto della donna in oro ritraente la zia Adele Bloch-Bauer sembra avere coscienza. Allora comprendi che l'arte visiva di Klimt è solo il pretesto per esercitare l'arte del racconto e della denuncia. Centomila sono le opere mai restituite ai loro proprietari, dice il film in chiusura. Questa è la battaglia per una che potrebbe valerle tutte. Ed è una battaglia ancor più agguerrita quando Maria ed il suo empatico avvocato sono costretti a scendere in campo avverso, rimettendosi alla corte austriaca come ci si rimette alla clemenza del nemico quando le armi sono scariche. Siamo portati lungo un viaggio emotivo segnato dalla disperazione e dal senso di rivincita nel quale - ed è questa la grandezza del film - compaiono come illuminati gradatamente da una torcia volti noti e sparpagliati. Max Irons, Charles Dance, Elizabeth McGovern, Katie Holmes, Frances Fisher fanno capolino come preziosi incastonati tra Los Angeles ed il capoluogo austriaco, attori della più varia estrazione mescolati tra una nazione e l'altra al pari di soldati sul fronte. Sam Curtis non è certamente Klimt, come Reynolds non è Perry Mason, ma la sua ultima fatica cinematografica è oro come tutto ciò che il regista tocca. Specie quando tocca Helen Mirren.
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