marco mallica
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giovedì 15 gennaio 2009
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il partigiano di chiesa non convince
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Il film di Guido Chiesa colma un vuoto nel cinema letterario, ma non soddisfa le attese. Chiesa resta ingabbiato dalla sua stessa ortodossia fenogliana. Nel tentativo di offrire una versione accurata del romanzo adotta una soluzione che alla lunga risulta poco convincente, piluccando un numero eccessivo di episodi che vengono presentati in maniera scarna e non sempre adeguata, apparendo nel complesso slegati e disomogenei. Le scene si susseguono veloci, paratattiche, e il film manca di profondità.
La sceneggiatura ha una carenza strutturale di fondo: gli eventi narrati possono essere davvero compresi solo da chi abbia previa conoscenza del romanzo. I nuclei più importanti non emergono, a dispetto della ricercata fedeltà.
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Il film di Guido Chiesa colma un vuoto nel cinema letterario, ma non soddisfa le attese. Chiesa resta ingabbiato dalla sua stessa ortodossia fenogliana. Nel tentativo di offrire una versione accurata del romanzo adotta una soluzione che alla lunga risulta poco convincente, piluccando un numero eccessivo di episodi che vengono presentati in maniera scarna e non sempre adeguata, apparendo nel complesso slegati e disomogenei. Le scene si susseguono veloci, paratattiche, e il film manca di profondità.
La sceneggiatura ha una carenza strutturale di fondo: gli eventi narrati possono essere davvero compresi solo da chi abbia previa conoscenza del romanzo. I nuclei più importanti non emergono, a dispetto della ricercata fedeltà. Non emerge il tormentato rapporto di critico cameratismo tra Johnny e i suoi compagni di lotta; non emerge la disorganizzazione dei partigiani; non emerge la maldestra sovrastruttura ideologica delle bande comuniste e il loro contrapporsi alle bande azzurre badogliane. Anche il passaggio di Johnny dalle une alle altre viene liquidato in alcune scene abbastanza anodine che non riescono a rendere il conflitto interiore del protagonista. Gli accenni non mancano, ma sono tanto lievi e impalpabili da passare inosservati. I dialoghi a fior di labbra non aiutano, troppo concisi e sussurrati.
I numerosi personaggi si perdono nel tourbillon di episodi, risultando sfuggenti e poco approfonditi. Alcuni adeguati, come il protagonista Johnny, interpretato da uno Stefano Dionisi la cui fisionomia incarna perfettamente quella dello studente cittadino reso progressivamente rude dall’esperienza partigiana, e così anche il Biondo, Ettore, Pierre. Altri del tutto fuori squadra come Nord, impersonato da un Claudio Amendola lontano anni luce dall’angelo di virile ma ricercata bellezza che viene descritto nel romanzo. Anche la recitazione non è sempre adeguata, risultando in alcuni casi approssimativa. L’onnipresente violino di Balanescu, colonna sonora, appare fuori luogo; Over The Rainbow, che spunta verso la fine del film a sottolineare l’illusoria pace in cui la grande nevicata avvolge le colline, è un pugno in un occhio nell'atmosfera cupa e prosaica della storia. C’è anche del buono, però, e molto. Chiesa dà il meglio di sé nel rendere gli aspetti paesaggistici. Le Langhe, vere protagoniste insieme a Johnny, si stagliano nel loro fascino severo, e la nebbia livida che perennemente le avvolge (ottima la fotografia curata da Gherardo Grossi) rende perfettamente l’ambientazione del romanzo, in cui tutto si svolge in un eterno crepuscolo che è specchio della tragedia degli ultimi anni di guerra, con la deriva repubblichina del fascismo. Insieme ai paesaggi, anche la guerra partigiana, fatta di battaglie, fughe e appostamenti, viene rappresentata in maniera assolutamente riuscita, stavolta davvero fedele al romanzo di Fenoglio. Ma anche qui non mancano le sbavature. La necessità di stipare tutto in due ore costringe Chiesa a correre, correre, correre, senza avere mai la possibilità di soffermarsi. Il grande rastrellamento che costringe i partigiani a fuggire da un punto all'altro del cerchio fascista, nella ricerca di una salvezza quasi impossibile, esce qui molto ridimensionato. Si intuisce appena l'angoscia, la disperazione, la sensazione quasi claustrofobica di essere in trappola. Ma non c'è tempo. Chiesa, appunto, deve correre.
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[+] eccellente recensione
(di gurthang)
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mtom83
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mercoledì 23 marzo 2016
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il valore della scelta raccontato senza retorica
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Raccontare la Resistenza nel 2000 significa rivisitare una delle pagine più complicate e discusse della recente storia nazionale. Il film di Chiesa a mio giudizio riesce nel suo tentativo; evitando di sacralizzare le vicende della lotta partigiana ma al tempo stesso rivendicando il contenuto morale ed etico di quella scelta. L'adesione alla Resistenza non ha nulla di meditato o politico, ma si traduce in una scelta che il protagonista (un ottimo Stefano Dionisi) compie perchè occorre scegliere un campo di appartenenza nella lacerazione della guerra e nell'esigenza di non rimanere spettatori inermi di fronte a ciò che accade. L'atmosfera è cupa, lo stile è secco e convulso.
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Raccontare la Resistenza nel 2000 significa rivisitare una delle pagine più complicate e discusse della recente storia nazionale. Il film di Chiesa a mio giudizio riesce nel suo tentativo; evitando di sacralizzare le vicende della lotta partigiana ma al tempo stesso rivendicando il contenuto morale ed etico di quella scelta. L'adesione alla Resistenza non ha nulla di meditato o politico, ma si traduce in una scelta che il protagonista (un ottimo Stefano Dionisi) compie perchè occorre scegliere un campo di appartenenza nella lacerazione della guerra e nell'esigenza di non rimanere spettatori inermi di fronte a ciò che accade. L'atmosfera è cupa, lo stile è secco e convulso. La lotta partigiana descritta da Chiesa non cede a nessuna enfasi retorica e racconta un conflitto fatto di piccoli episodi, sporadici e perlopiù casuali, dove si resta costantemente sospesi tra la vita e la morte, perennemente in fuga tra un rastrellamento e l'altro. Non c'è spazio per l'eroismo o per il racconto epico di una stagione unica, ma ci sono sole le crude necessità del momento e i veri nemici più che i fascisti sembrano essere la fame, il freddo e gli stenti con il quale quotidianamente si convive; più che ad azioni organizzate e collettive è alle decisioni del singolo individuo, rapide, crudeli e spesso obbligate, che viene lasciato un minimo spazio di interazione rispetto a eventi che sovrastano la sfera della persona. Il tempo di questa guerra viene scandito solo dall'incessante attesa per una fine che si sente prossima, ma che sembra non arrivare mai. Non si assiste ad un conflitto ideologico e politico, ma ad una guerra di "resistenza" propria, nel voler portare nonostante tutto alle estreme conseguenze la scelta che si è fatta. In questo credo che il film di Chiesa rispecchi il significato di fondo dell'opera di Fenoglio; ciò che gli si può criticare è invece un eccesso di didascalismo che rende molti dialoghi affettati e poco incisivi, e alcune scene poco profonde. Ad esclusione del protagonista gli altri personaggi sembrano più figure di contorno nella narrazione che sembra voler concedere molto più spazio, con una scelta estetica di forte impatto e significato, alle montagne,alle valli e ai paesaggi dove la Resistenza ha avuto luogo.
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jessica
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venerdì 29 giugno 2007
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cani al macello ! aiutatemi vi prego!
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AIUTATEMI X FAVORE!!! SU www.dogmeattrade.com
C' E' UNA PETIZIONE X ABOLIRE LA MACELLAZIONE DEI CANI NELLE FILIPPINE. (AMMASSATI IN GABBIE STRETTISSIME,CON UN BARATTOLO DI LATTA SUL MUSETTO,LUNGA AGONIA PRIMA DI ESSER UCCISI)
SERVONO 50.000 FIRME ENTRO IL 30 GIUGNO 2007, LE FIRME AUMENTANO SEMPRE PIU' GRAZIE AL VOSTRO AIUTO! SIAMO A 38.000 CE LA STAIM FACENDO! MA SOLO SE FIRMATE TUTTI!
NON MOLLIAMO VI PREGO, CE LA POSSIAM FARE!
VI PREGO FIRMATE E DIFFONDETE IL MESSAGGIO!
STO TRASCURANDO TUTTO PER DIFFONDERE IL MESS AIUTATEMI VI PREGO!!!
VOLONTARIA CANILE DI MONSELICE JESSICA
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