tatiana micaela truffa
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mercoledì 22 febbraio 2017
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in medio stat virtus
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Un'appassionata come me, non può non notare di come si tratti della trasposizione italiana e "povera" de Il Diavolo Veste Prada.
Giada, eccellente studentessa universitaria, che si paga gli studi lavorando come cameriera in una trattoria ed offrendo ripetizioni agli altri studenti, detesta tutto quanto è apparenza, fino a fuggirne l'essenza positiva: la bellezza.
E, guardandola all'inizio del film, si capisce anche facilmente il perché.
A prendere ripetizioni da lei si presenterà Riccardo: bello, ridanciano, godereccio; il suo opposto, contornato da un giro di amicizie che rappresentano il peggiore spauracchio di Giada.
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Un'appassionata come me, non può non notare di come si tratti della trasposizione italiana e "povera" de Il Diavolo Veste Prada.
Giada, eccellente studentessa universitaria, che si paga gli studi lavorando come cameriera in una trattoria ed offrendo ripetizioni agli altri studenti, detesta tutto quanto è apparenza, fino a fuggirne l'essenza positiva: la bellezza.
E, guardandola all'inizio del film, si capisce anche facilmente il perché.
A prendere ripetizioni da lei si presenterà Riccardo: bello, ridanciano, godereccio; il suo opposto, contornato da un giro di amicizie che rappresentano il peggiore spauracchio di Giada. E, all'apparenza, Riccardo ed i suoi amici sono begli involucri, privi di qual si voglia sostanza.
E qua mi verrebbe da usare una mia frase, della quale vado particolarmente fiera: "l'apparenza inganna, chiunque commetta l'errore di darle fiducia".
Il film scorre eggero e godibile, e la splendida, inizialmente irriconoscibile, Cristiana Capotondi, dà prova di un'espressività degna delle più grandi attrici.
Ed il messaggio che l'intera storia trasmette, dipenderà proprio dalla "profondità" con cui lo spettatore saprà coglierlo.
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peer gynt
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giovedì 13 novembre 2014
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la cultura non ha ritmo, l'imbecillita' sì!
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Mediocre teen-movie che riprende dal "Pigmalione" la vicenda della brutta e povera trasformata da un fine esteta (che qui sono due, e sono tutto un programma!) in una creatura bella e raffinata (diciamo così!).
C'è ben poco da dire su questa commediola, che come molto cinema italiano (e questo da sempre) invece di provare a creare personaggi crea maschere grottesche, tipi inverosimili, dalle caratteristiche troppo esasperate, fino a scivolare nella farsa di dubbio gusto. Prendiamo ad esempio la ragazza, Giada: non è una brutta ragazza, è proprio "buzzicona", come dicono a Roma, esagerata sia come bruttezza che come goffaggine, e tutto per sottolineare con tre righe ben calcate la grande idea della metamorfosi e di quale impresa disperata sia trasformarla in una bellissima principessa.
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Mediocre teen-movie che riprende dal "Pigmalione" la vicenda della brutta e povera trasformata da un fine esteta (che qui sono due, e sono tutto un programma!) in una creatura bella e raffinata (diciamo così!).
C'è ben poco da dire su questa commediola, che come molto cinema italiano (e questo da sempre) invece di provare a creare personaggi crea maschere grottesche, tipi inverosimili, dalle caratteristiche troppo esasperate, fino a scivolare nella farsa di dubbio gusto. Prendiamo ad esempio la ragazza, Giada: non è una brutta ragazza, è proprio "buzzicona", come dicono a Roma, esagerata sia come bruttezza che come goffaggine, e tutto per sottolineare con tre righe ben calcate la grande idea della metamorfosi e di quale impresa disperata sia trasformarla in una bellissima principessa. E adeguandosi al non-personaggio, ovviamente l'attrice ne esaspera le espressioni, ne calca le caratteristiche rendendo il tipo ancora più ridicolo. E poi, vogliamo fare a questi ragazzi un bel corso di dizione? Scambiando il parlare veloce per verosimiglianza neorealista, la povera Capotondi si mangia mezze parole!
Che altro dire? Una vuota operazione di marketing dal messaggio imbecille (omologatevi, ragazzi, per non restare esclusi dal gruppo, dove si vive davvero! e mi raccomando, evitate di leggere o di pensare, che tanto non serve a niente), che avrà sicuramente avuto il suo bravo successo al botteghino.
À
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great steven
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martedì 15 luglio 2014
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labile e privo d'un rigore utile e necessario.
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COME TU MI VUOI (IT, 2007) diretto da VOLFANGO DE BIASI. Interpretato da CRISTIANA CAPOTONDI – NICOLAS VAPORIDIS – GIULIA STEIGERWALT – ELISA D'EUSANIO – PAOLA CARLEO § Giada è bruttina, occhialuta e brufolosa, molto intelligente e bravissima all’università che frequenta, alla facoltà di scienze della comunicazione. Riccardo è ricco, superficiale, viziato, dongiovanni e asino. Minacciato dal padre che intende impedirgli la vacanza ad Ibiza in mancanza di buoni risultati nello studio, si fa dare ripetizioni da lei, che si presta con riluttanza e malvolentieri al ruolo di insegnante privata. Tra i due nasce una forte passione, che si traduce in amore, ma Giada capisce che piacerebbe di più al suo fidanzato se cambiasse il proprio aspetto fisico.
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COME TU MI VUOI (IT, 2007) diretto da VOLFANGO DE BIASI. Interpretato da CRISTIANA CAPOTONDI – NICOLAS VAPORIDIS – GIULIA STEIGERWALT – ELISA D'EUSANIO – PAOLA CARLEO § Giada è bruttina, occhialuta e brufolosa, molto intelligente e bravissima all’università che frequenta, alla facoltà di scienze della comunicazione. Riccardo è ricco, superficiale, viziato, dongiovanni e asino. Minacciato dal padre che intende impedirgli la vacanza ad Ibiza in mancanza di buoni risultati nello studio, si fa dare ripetizioni da lei, che si presta con riluttanza e malvolentieri al ruolo di insegnante privata. Tra i due nasce una forte passione, che si traduce in amore, ma Giada capisce che piacerebbe di più al suo fidanzato se cambiasse il proprio aspetto fisico. Così, grazie ai consigli di Fiamma, amica di Riccardo che le dà consigli su come migliorarsi e valorizzarsi, diventa una meravigliosa ragazza (almeno fisicamente parlando) ed entra a far parte di quel mondo di frivolezze e pettegolezzi che costituisce la realtà in cui Riccardo e i suoi scialbi ed edonistici amici si muovono. Ma lui non abbandonerà il suo modo menefreghista e inconsistente di vivere, tanto che la relazione con lei vacillerà, finché i due non si riavvicineranno dopo diversi scontri, la bocciatura di lui agli esami universitari e la defezione di lei al rapporto amoroso. Insaccato di sequenze languide, scene debolmente produttive, azioni odiabili e spezzoni pieni fin sopra i capelli di buonismi sbilenchi, è una brutta copia di Notte prima degli esami: stavolta non è più il palcoscenico della scuola superiore e degli esami di maturità, ma si entra nel teatro universitario, dove i voti positivi fioccano da una parte e quelli negativi impregnano l’altra, e il bisogno di integrazione e socializzazione si traduce soprattutto in una becera omologazione al ribasso (diventata carina, Giada non esita un momento a vendersi per quel che c’è di nuovo nella sua esistenza e che vuole arditamente sperimentare). Il basso livello interpretativo degli attori di questo film è figlio di una sceneggiatura malservita, instabile, barcollante e perbenista, che non sfrutta con le dovute maniere la ricchezza che si può trarre da uno studio sociologico sulla mutevolezza e sulla contraddittorietà del mondo giovanile del XXI secolo, tutto popolato da discoteche, musica a palla, droga, esperienze infantilmente eccitanti, esuberanze da scemi, elettronica e informatica a manetta (spesso a spese inutili e infruttuose), comunanze ridicole di interessi e passioni troppo insignificanti e anonimi e insulsaggini che farebbero drizzare i capelli alle generazioni passate che hanno tanto tribolato per costruire ai loro figli una realtà nella quale potessero muoversi senza eccessivi problemi e preoccupazioni. De Biasi non sa dirigere con la dovuta maestria un’opera che poteva assurgere a gioiello di indagine psicologica inghirlandato di analisi approfondite sul comportamento dei giovani nelle complicate e multiformi dimensioni del mondo globalizzato, tra cui non manca la mercificazione del corpo femminile e l’utilizzo abbondante degli stereotipi nella pubblicità, nelle comunicazioni telematiche e nell’immaginario collettivo dei ragazzi. La regia non è sicura e denota una mano malferma nella rappresentazione di un inventario che poteva sicuramente elargire e diffondere da più pori un messaggio di denuncia delle pericolose futilità che vengono gratuitamente appioppate nella vita adolescenziale e dei giovani adulti, anche con lo scopo di veicolare un monito di possibile salvezza per coloro che non vogliono adeguarsi a queste situazioni ben poco gradevoli (nel profondo, non certo in superficie). La Capotondi è bravina e si farà le ossa, ma senza dubbio non ha stile nella scelta dei film da fare, e dovrebbe prediligere opere che si propongono di trattare un tema con la debita serietà e non con la leggerezza atona e distonica che caratterizza questa pellicola, quasi la stessa superficialità che si riscontra nei comportamenti di questi personaggi insopportabili e totalmente negativi. Quindi, in conclusione, un maggior rigore registico e un copione scritto meglio e più particolareggiato avrebbero fatto di Come tu mi vuoi un’opera apprezzabile che non mirerebbe certo a vincere riconoscimenti o a fregiarsi del titolo di capolavoro, ma che si farebbe notare per il vigore e la vitalità stilistici e attirerebbe l’attenzione degli studiosi (non solo di cinema o di sociologia) per la sua pienezza analitica e la sua profonda ambiguità.
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la sovrana lettrice
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venerdì 11 luglio 2014
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assolutamente d'accordo
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Un film da dimenticare, perifrasi perfetta per parlare di questo filmetto per adolescenti, ormai banali e tutti uguali. Non capisco come si possa discutere del messaggio che lascia, quando non c'è alcuno. Il tentativo apparente di parlare di problemi di omologazione e mercificazione di corpi- modelli che la società odierna rilascia è tanto scontato e mal fatto, da far pensare che sia usato solo per abbellire una scatola fondamento vuota. Film senza valore e indifendibile.
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alex62
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giovedì 3 aprile 2014
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pirandello (o shakespeare?) divulgati ai ragazzi
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Giada e Riccardo non potrebbero essere più diversi, ma in realtà, dietro le loro “maschere” si somigliano profondamente: entrambi hanno deciso di non giocare il gioco “sporco” della vita mettendoci la faccia!
Continuano a mentire a loro stessi. Giada mente a sua madre, alla sua migliore amica, all'oste-datore di lavoro, che deruba sistematicamente nel tentativo d'indossare l'ennesima maschera, quella della bellezza.
Giada vuol diventare bella per conquistare Riccardo, per avere finalmente ciò che le spetta per merito (ma che per merito le è negato), arruffianandosi il bavoso professore o per cambiare scenario, anche se il gioco è sempre lo stesso: quello del travestimento.
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Giada e Riccardo non potrebbero essere più diversi, ma in realtà, dietro le loro “maschere” si somigliano profondamente: entrambi hanno deciso di non giocare il gioco “sporco” della vita mettendoci la faccia!
Continuano a mentire a loro stessi. Giada mente a sua madre, alla sua migliore amica, all'oste-datore di lavoro, che deruba sistematicamente nel tentativo d'indossare l'ennesima maschera, quella della bellezza.
Giada vuol diventare bella per conquistare Riccardo, per avere finalmente ciò che le spetta per merito (ma che per merito le è negato), arruffianandosi il bavoso professore o per cambiare scenario, anche se il gioco è sempre lo stesso: quello del travestimento.
Riccardo mente a suo padre, ai suoi professori, ai suoi amici. Vive dentro un delirio narcisistico che somiglia fin troppo al suo opposto: la bruttezza secchiona, occhialuta e brufolosa di Giada. Anche Riccardo impara a vendersi, per quasi niente, delle lezioni private. Tanto, anche se cambia lo scenario il gioco è sempre lo stesso: quello del travestimento.
Questi due esperti di menzogna in fondo non sono poi così diversi.
Come cantilenano le streghe di Macbeth: «Il bello è brutto e il brutto è bello!»; e Volfango De Biasi lo conosce Shakespeare...vedi il suo secondo film...
Non sono affatto diversi...
Ma, grazie alla vita, i nodi vengono al pettine: Giada e Riccardo vengono scoperti, smascherati e le loro miserevoli menzogne non possono più tenere insieme il puzzle delle loro fragilità. Devono finalmente fare i conti con una realtà dura e meravigliosa. Finalmente assaggiano il sapore (lui) di ricevere un meritato 30 all'esame; (lei) di essere non considerata perché brutta o considerata solo per i suoi abiti, ma per se stessa.
Finalmente sono liberi d'innamorarsi disarmati.
Peccato per la voluta superficialità di certe scelte, perché questo regista avrebbe dei numeri.
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evildevin87
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giovedì 9 gennaio 2014
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no...
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Una ragazza brillante a scuola ma che non cura minimamente il look (dubbio gusto nel vestirsi e brufoli come se non ci fosse un domani) a un certo punto si trasforma in un'oca mangiauomini e ottiene tutto, un buon lavoro, la stima della madre e l'amore della sua vita. La morale quindi, in soldoni, è questa: ragazze, il cervello è una cosa frivola e inutile, puntate tutto sull'apparenza e la vita vi sorriderà. No ma complimenti, proprio quello che ci vuole a questa Italia in cui i giovani hanno sempre meno voglia di studiare e a questa società in cui già la sostanza vale davvero poco in confronto all'apparenza. Il tutto coadiuvato da dei personaggi macchiettistici al massimo e, a esser buoni, fastidiosi che sembrano fuoriusciti da un cartone animato e una recitazione al limite della sufficienza.
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Una ragazza brillante a scuola ma che non cura minimamente il look (dubbio gusto nel vestirsi e brufoli come se non ci fosse un domani) a un certo punto si trasforma in un'oca mangiauomini e ottiene tutto, un buon lavoro, la stima della madre e l'amore della sua vita. La morale quindi, in soldoni, è questa: ragazze, il cervello è una cosa frivola e inutile, puntate tutto sull'apparenza e la vita vi sorriderà. No ma complimenti, proprio quello che ci vuole a questa Italia in cui i giovani hanno sempre meno voglia di studiare e a questa società in cui già la sostanza vale davvero poco in confronto all'apparenza. Il tutto coadiuvato da dei personaggi macchiettistici al massimo e, a esser buoni, fastidiosi che sembrano fuoriusciti da un cartone animato e una recitazione al limite della sufficienza. Un filmetto smelenso di bassa lega con una morale di fondo sbagliatissima e diseducativa. E poi non dovremmo avere una considerazione negativa del cinema italiano? Non voglio dire che in un film ci debba per forza essere la morale, ma se proprio ce la devi mettere almeno guarda di promuovere dei comportamenti esemplari. Così si alimenta solo quello che sarebbe meglio debellare. Film da evitare.
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eroici furori
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domenica 6 gennaio 2013
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una cagata pazzesca
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Un film che sembra la parodia di se stesso. Incredibile che si spendano soldi per queste puttanate.
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midnightmoonlight
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sabato 8 settembre 2012
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quanto è corruttibile l'animo umano...
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Giada e Riccardo vivono nello stesso mondo, ma in dimensioni parallele che, prolungate indefinitamente, finiscono non solo per incontrarsi, ma anche per scambiarsi i posti. Quello che subito salta all'occhio di questa pellicola è proprio l'ambiguità di fondo del sistema; la profonda ma bruttina Giada non subisce solo un cambio estetico, ma finisce per trasformarsi completamente anche nello spirito, aderendo, e per di più consapevolmente, al processo di mercificazione dell'essere umano che oggi è uno dei punti fondanti della nostra società. E' curiosa, intelligente, eppure la sua anima cede subito alle allettanti tentazioni propinatele dai vestiti firmati, dai trattamenti estetici, dalle serate passate a costruire vacui discorsi e ad andare a letto con il primo che capita, dimenticando chi è veramente.
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Giada e Riccardo vivono nello stesso mondo, ma in dimensioni parallele che, prolungate indefinitamente, finiscono non solo per incontrarsi, ma anche per scambiarsi i posti. Quello che subito salta all'occhio di questa pellicola è proprio l'ambiguità di fondo del sistema; la profonda ma bruttina Giada non subisce solo un cambio estetico, ma finisce per trasformarsi completamente anche nello spirito, aderendo, e per di più consapevolmente, al processo di mercificazione dell'essere umano che oggi è uno dei punti fondanti della nostra società. E' curiosa, intelligente, eppure la sua anima cede subito alle allettanti tentazioni propinatele dai vestiti firmati, dai trattamenti estetici, dalle serate passate a costruire vacui discorsi e ad andare a letto con il primo che capita, dimenticando chi è veramente. Alla fine perde la sua gara personale contro la società consumista, edonista, in cui "bello" e "raccomandato" sono i nuovi requisiti che spalancano le porte del Paradiso Terreno. L'unico che invece sembra svegliarsi dal suo torpore intellettuale è proprio Riccardo, colui che trascina Giada nel vortice della vacuità. Solo quando comincia a guardare il mondo dalla prospettiva di chi deve faticare peggio di Ercole per studiare e lavorare, Riccardo si rende conto della nullità della sua vita, di non aver costruito nulla di concreto. Resosi conto, torna sui suoi passi, cercando di far valere le sue potenzialità. Nessuna perdita, nessun guadagno: Giada perde un po' della sua sostanza, Riccardo ne trae giovamento. Sono gli unici, però, a mostrare cambiamenti: il resto della squadra di personaggi si mescolano, entrano ed escono da questi micromondi paralleli, finendo per rendersi uno uguale all'altro, senza personalità, carattere, essenza.
Non prendiamocela col regista, se il film ci ha irritato un po'... egli ci ha semplicemente mostrato il nostro vero volto: manichini, con lo stesso taglio di capelli, gli stessi abiti e lo stesso, indefinibile modo di "non-essere".
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pjmix
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sabato 12 febbraio 2011
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come buttare via i propri soldi..
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E' impensabile spendere dei soldi per vedere un film del genere; non sa di nulla e la storia è quella del brutto anatroccolo senza nessun colpo di scena, nessuna morale, nessun insegnamento. Film vuoto e prevedibile.
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alex_23
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domenica 7 novembre 2010
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pensavo peggio
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L'ho guardato perchè sono innamorato della Capotondi.
Come immaginavo è un film molto mediocre ma posso tranquillamente dire che mi aspettavo di peggio, proprio come trama.
Sì, meriterebbe una stella, ma c'è la Capotondi quindi ne metto due! =)
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