jl
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lunedì 13 maggio 2019
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l'avvocato del diavolo
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Nel 1969, in un bar di Seattle, una ragazza madre di nome Liz incontra un giovane studente di legge. I due iniziano a frequentarsi e Ted inizia ad aiutare Liz anche a crescere la figlia Molly. Dopo qualche anno Ted viene arrestato con l’accusa di essere un serial killer che ha assassinato numerose donne in diversi stati. L’uomo davanti a ogni corte, e davanti alla sua ragazza, continuerà sempre a proclamarsi innocente.
La pellicola di Joe Berlinger non certo nuovo al mondo del crimine avendo diretto anche la recente serie documentaria dedicata alla figura dell’avvocato di Burlington, non vuole esplorare vecchi casi di cronaca archiviati sotto la nomenclatura di sparizione o omicidio, ma bensì la capacità di Bundy di proclamarsi innocente fino alla fine dei suoi giorni e come questa capacità innata gli sia valsa la scena nel corso di ogni processo che lo ha visto protagonista.
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Nel 1969, in un bar di Seattle, una ragazza madre di nome Liz incontra un giovane studente di legge. I due iniziano a frequentarsi e Ted inizia ad aiutare Liz anche a crescere la figlia Molly. Dopo qualche anno Ted viene arrestato con l’accusa di essere un serial killer che ha assassinato numerose donne in diversi stati. L’uomo davanti a ogni corte, e davanti alla sua ragazza, continuerà sempre a proclamarsi innocente.
La pellicola di Joe Berlinger non certo nuovo al mondo del crimine avendo diretto anche la recente serie documentaria dedicata alla figura dell’avvocato di Burlington, non vuole esplorare vecchi casi di cronaca archiviati sotto la nomenclatura di sparizione o omicidio, ma bensì la capacità di Bundy di proclamarsi innocente fino alla fine dei suoi giorni e come questa capacità innata gli sia valsa la scena nel corso di ogni processo che lo ha visto protagonista. La mimica facciale e la sfrontatezza di Bundy diventano il marchio di fabbrica di un uomo sicuro delle proprie convinzioni e tesi e risultato della perfetta mimesi nella quale si muove Zac Efron che di Bundy riesce ad assumere sembianze, tic e camni di umore facendocelo ammirare attraverso la sua camaleontica capacità di essere il ragazzo della porta accanto. L’ex giovane talento di high school muscial riesce a sfruttare la grande somiglianza fisica che l’accomuna al Bundy originale calandosi nella scena e occupandone angoli e anfratti e quasi cancellando gli altri coprotagonisti a eccezione di un giudice impersonato da John Malckovich, e una fidanzata che lo accompagnerà nel corso di oltre venti anni, fino agli ultimi giorni di vita. A prestare il viso a Liz Kendall, che con Bundy pensò concretamente di costruirsi una famiglia fino a rimanere attanagliata da mille dubbi ai quali si dovette arrendere non prima di una catarsi fatta di una lenta autodistruzione, è la trentenne attrice britannica Lily Collins. Insuperabile alla stessa maniera le ricostruzioni d’ambiente, basti ammirare le immagini finali di repertorio. E la colonna sonora che accompagna ogni cambio di scena. Film che quindi riesamina un vecchio caso ma senza analizzarne cause e conseguenze ma solo esplorando una storia di cronaca nera confezionata con dovizia e priva della benché minima sbavatura il tutto visto, vissuto e narrato da parte della più subdola delle vittime di Bundy: la sua ragazza Elizabeth.
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carloalberto
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giovedì 16 maggio 2019
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il mostro è un simpatico squaletto?
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Pellicola ibrida che si colloca a metà strada tra un docufilm biografico (il regista Joe Berlinger infatti è un esperto documentarista) sulla vita privata e pubblica di un famigerato serial killer, Ted Bundy, specialmente nella seconda parte del film incentrata sulle dirette televisive del processo a suo carico che andarono in onda nell’America degli anni ’70 e che lo videro protagonista nella duplice veste di imputato e di avvocato difensore di sé stesso, e un drammatico intimista che ha come focus il rapporto sentimentale del tutto “normale” che il maniaco pluriomicida ebbe con una single madre di una bambina, ignara di chi realmente fosse il suo compagno.
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Pellicola ibrida che si colloca a metà strada tra un docufilm biografico (il regista Joe Berlinger infatti è un esperto documentarista) sulla vita privata e pubblica di un famigerato serial killer, Ted Bundy, specialmente nella seconda parte del film incentrata sulle dirette televisive del processo a suo carico che andarono in onda nell’America degli anni ’70 e che lo videro protagonista nella duplice veste di imputato e di avvocato difensore di sé stesso, e un drammatico intimista che ha come focus il rapporto sentimentale del tutto “normale” che il maniaco pluriomicida ebbe con una single madre di una bambina, ignara di chi realmente fosse il suo compagno. Gli attori sono stati scelti con cura maniacale vista l’estrema somiglianza con i protagonisti reali della vicenda, le cui immagini scorrono accanto ai titoli di coda del film. Il cast è ottimo, da Zac Efron, che riproduce fedelmente il Ted Bundy fotogenico dei cinegiornali dell’epoca, a John Malkovich, che sebbene faccia una piccola parte, il giudice, impreziosisce il film con una recitazione istrionica, dimostrando, per l’occasione, doti attoriali da consumato caratterista per poter rendere, in pochi minuti di girato, vero ed icastico un personaggio che altrimenti sarebbe stato relegato sullo sfondo nel ruolo di una delle tante comparse. Predominante è il punto di vista intimista, con l’effetto paradossale di rendere quasi simpatico “il mostro”, responsabile nella realtà di decine e decine di efferati omicidi, con particolari macabri come la decapitazione delle vittime e lo stupro dei cadaveri delle stesse, visto attraverso gli occhi di una bambina e raffigurato in un disegno infantile come uno squaletto azzurro che divora un piccolo pesce o attraverso lo sguardo innamorato della sua compagna o delle teenagers che seguirono come fans il suo processo. La domanda che resta dopo aver visto il film è: perché il regista per raccontare la storia terribile di un assassino predatore psicopatico assume il punto di vista di una bambina o di una adolescente incantata dal fascino magnetico degli occhi di Zac alias Ted Bundy? Agli psicoteraupeti l'ardua sentenza.
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taty23
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mercoledì 22 maggio 2019
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vittima o carnefice
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Il film Ted Bundy – Fascino criminale porta sullo schermo la storia di uno dei serial killer più efferati degli ultimi cinquant’anni, che negli anni 70 fu colpevole di vari omicidi di giovani ragazze e studentesse.
Liz( Lily Collins) è una ragazza madre con una figlia da crescere e sta cercando di voltare pagina riprendendo in mano le redini della propria vita.
Una sera incontra Ted (Zac Efron) in un bar, lei rimane subito colpita dal fascino, dal carisma e dalla gentilezza del ragazzo.
I due diventano una coppia affiatata, quasi perfetta e più Liz lo conosce più se ne innamora.
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Il film Ted Bundy – Fascino criminale porta sullo schermo la storia di uno dei serial killer più efferati degli ultimi cinquant’anni, che negli anni 70 fu colpevole di vari omicidi di giovani ragazze e studentesse.
Liz( Lily Collins) è una ragazza madre con una figlia da crescere e sta cercando di voltare pagina riprendendo in mano le redini della propria vita.
Una sera incontra Ted (Zac Efron) in un bar, lei rimane subito colpita dal fascino, dal carisma e dalla gentilezza del ragazzo.
I due diventano una coppia affiatata, quasi perfetta e più Liz lo conosce più se ne innamora.
Tutto sembra andare bene fino a quando Ted non viene fermato ed arrestato per una serie di efferati delitti.
La fede e la fiducia di Liz vengono messe a dura prova mano a mano che i dettagli vengono a galla, che delineano un ritratto di Ted del tutto colpevole e non di capro espiatorio al centro di un malinteso.
La pellicola Ted Bundy – Fascino criminale è stata presentata al Sundance Film Festival di quest’anno. Trasposizione del libro The Phantom Prince: My life with Ted Bundy di Elizabeth Kendall compagna di Bundy all’epoca.
Tra biografico e procedural, la storia cerca di esplorare il lato carismatico del serial killer, quello conosciuto da tutti e dato in pasto alla stampa durante i processi.
l ritmo del film risulta costante, aumentando fino ad arrivare al suo punto più alto nel finale.
La tematica principale rimane quella della dualità del personaggio, ma purtroppo non si riesce ad approfondirla totalmente, dato che si punta a giocare sul dubbio di ciò che ha fatto il protagonista e sulla personalità che si è cucito addosso piuttosto che rivelarne il lato macabro se non in alcune scene.
Ci sono alcune scelte sull’adattamento non convincenti legate all’impostazione dei punti di vista dei fatti narrati che squilibrano la narrazione. Non risulta funzionale la trasformazione del personaggio di Liz, interpretato da una convincente Lily Collins, da coprotagonista a personaggio secondario.
Nel ruolo di Ted Bundy troviamo Zac Efron, egocentrico, calcolatore, affabulatore che con la sua faccia da bravo ragazzo ha spaccato l’opinione della popolazione americana. Un’interpretazione che risulta non sempre a lui congeniale e dove in qualche scena risulta fin troppo impostata.
Da citare i personaggi del giudice e dell’avvocato dell’accusa interpretati da John Malkovich e Jim Parsons.
In conclusione
Ted Bundy – Fascino criminale anche se con qualche difetto risulta un film godibile, a tratti inquietante e disturbante non tanto per le scene, ma per il messaggio che trasmette, che il male e le sue perversioni possano trovarsi in chiunque, anche nel proprio vicino di casa.
Liz( Lily Collins) è una ragazza madre con una figlia da crescere e sta cercando di voltare pagina riprendendo in mano le redini della propria vita.
Una sera incontra Ted (Zac Efron) in un bar, lei rimane subito colpita dal fascino, dal carisma e dalla gentilezza del ragazzo.
I due diventano una coppia affiatata, quasi perfetta e più Liz lo conosce più se ne innamora.
Tutto sembra andare bene fino a quando Ted non viene fermato ed arrestato per una serie di efferati delitti.
La fede e la fiducia di Liz vengono messe a dura prova mano a mano che i dettagli vengono a galla, che delineano un ritratto di Ted del tutto colpevole e non di capro espiatorio al centro di un malinteso.
Vittima o carnefice
La pellicola Ted Bundy – Fascino criminale è stata presentata al Sundance Film Festival di quest’anno. Trasposizione del libro The Phantom Prince: My life with Ted Bundy di Elizabeth Kendall compagna di Bundy all’epoca.
Tra biografico e procedural, la storia cerca di esplorare il lato carismatico del serial killer, quello conosciuto da tutti e dato in pasto alla stampa durante i processi.
Il ritmo del film risulta costante, aumentando fino ad arrivare al suo punto più alto nel finale.
La tematica principale rimane quella della dualità del personaggio, ma purtroppo non si riesce ad approfondirla totalmente, dato che si punta a giocare sul dubbio di ciò che ha fatto il protagonista e sulla personalità che si è cucito addosso piuttosto che rivelarne il lato macabro se non in alcune scene.
Ci sono alcune scelte sull’adattamento non convincenti legate all’impostazione dei punti di vista dei fatti narrati che squilibrano la narrazione. Non risulta funzionale la trasformazione del personaggio di Liz, interpretato da una convincente Lily Collins, da coprotagonista a personaggio secondario.
Nel ruolo di Ted Bundy troviamo Zac Efron, egocentrico, calcolatore, affabulatore che con la sua faccia da bravo ragazzo ha spaccato l’opinione della popolazione americana. Un’interpretazione che risulta non sempre a lui congeniale e dove in qualche scena risulta fin troppo impostata.
Da citare i personaggi del giudice e dell’avvocato dell’accusa interpretati da John Malkovich e Jim Parsons.
In conclusione
Ted Bundy – Fascino criminale anche se con qualche difetto risulta un film godibile, a tratti inquietante e disturbante non tanto per le scene, ma per il messaggio che trasmette, che il male e le sue perversioni possano trovarsi in chiunque, anche nel proprio vicino di casa.
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dandy
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venerdì 12 marzo 2021
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fascino e morte.
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Dal libro inedito in Italia"The phantom prince:My life with Ted Bundy" dell'ex-fidanzata dell'assassino Liz Kendall,un film che sceglie di mettere in scena la vicenda di uno dei più famigerati serial killer americani concentrandosi quasi esclusivamente sul suo punto di vista.Il regista,già autore del documentario "Conversazioni con un killer-Il caso Bundy",aderisce alla figura del protagonista senza mai metterne in scena le gesta criminali(con eccezione di una brevissima scena in un flashback nel finale)e ne mostra l'innegabile carisma,le capacità manipolatorie che unite alla sua figura attraente gli hanno permesso di perpetrare i suoi omicidi muovendosi indisturbato,conquistandosi la fiducia delle vittime e di chi lo circonda,a cominciare dall'ignara fidanzata.
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Dal libro inedito in Italia"The phantom prince:My life with Ted Bundy" dell'ex-fidanzata dell'assassino Liz Kendall,un film che sceglie di mettere in scena la vicenda di uno dei più famigerati serial killer americani concentrandosi quasi esclusivamente sul suo punto di vista.Il regista,già autore del documentario "Conversazioni con un killer-Il caso Bundy",aderisce alla figura del protagonista senza mai metterne in scena le gesta criminali(con eccezione di una brevissima scena in un flashback nel finale)e ne mostra l'innegabile carisma,le capacità manipolatorie che unite alla sua figura attraente gli hanno permesso di perpetrare i suoi omicidi muovendosi indisturbato,conquistandosi la fiducia delle vittime e di chi lo circonda,a cominciare dall'ignara fidanzata.In questo modo viene messa in risalto non solo l'incapacità di una società di riconoscere il male(sia per la mentalità ingenua dell'epoca che per cecità volontaria),ma anche la grottesca fascinazione tutta americana per gli individui deviati(in questo caso come già detto ulteriormente capace di attrarre per la sua bellezza),come mostrano le scene con le innumerevoli ragazze a spasimare per l'assassino al suo processo e i commenti davanti alla telecamera sul suo irrestibile fascino.E sebbene la storia sia già nota fin dall'inizio,per buona parte del film Bundy riesce quasi a insinuare il dubbio nello spettatore sulla sua presunta colpevolezza.Fino al notevole confronto con Liz nel finale,dove,con una parola disegnata sul vetro col dito,viene reso tutto chiaro...Efficace lo stile sobrio e lineare,che segue fedelmente i fatti reali.E bravissimo Zac Efron(anche produttore esecutivo)nel calarsi in un ruolo non certo allettante,dando prova di grande maturità recitativa aldilà dei suoi ruoli più disimpegnati in film spesso trascurabili.Il cantante dei "Metallica" James Hetfield è Bob Hayward.Il titolo fa riferimento alla sentenza pronunciata dal giudice Edward D.Cowart interpretato da John Malkowich,che condannò Bundy a morte.Sui titoli di coda scorrono le riprese dell'epoca,con interviste all'assassino.
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elgatoloco
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martedì 11 febbraio 2020
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sconcertante, nel divenire della vicenda
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QUesto film di Joe Berlinger, "Extremely Wicked, Shocklingy Evil and Vie"(2019)tratto dal libro di ricordi di una vittima dell'epoca del serial-killer in questione, ci presenta un serrial-killer sconcertante, in quanto ex-studente di giurisprudenza e potenzialmente avvocato efficace(quando difende sé stesso, cosa possibile negli USA, lo dimostra...), che si presenta bene, è gentile, affascinante con le donne e comunque amato, anzi fin troppo apprezzato, non sembra presentare scatti violenti e clamorosi, non offre al pubblico l'immagine di un"dissociato"pericoloso, mentre in realtà... Il film, che è un fikm drammatico, rinuncia, direi programmaticamente, ad essere un"thriller", ma è e vuol essere(forse anche per la sua provenienza"letteraria")un film narrativo, dove però le varie e diverse testimonianze tendono a sovrapporsi, contrastando e dunque negandosi a vicenda.
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QUesto film di Joe Berlinger, "Extremely Wicked, Shocklingy Evil and Vie"(2019)tratto dal libro di ricordi di una vittima dell'epoca del serial-killer in questione, ci presenta un serrial-killer sconcertante, in quanto ex-studente di giurisprudenza e potenzialmente avvocato efficace(quando difende sé stesso, cosa possibile negli USA, lo dimostra...), che si presenta bene, è gentile, affascinante con le donne e comunque amato, anzi fin troppo apprezzato, non sembra presentare scatti violenti e clamorosi, non offre al pubblico l'immagine di un"dissociato"pericoloso, mentre in realtà... Il film, che è un fikm drammatico, rinuncia, direi programmaticamente, ad essere un"thriller", ma è e vuol essere(forse anche per la sua provenienza"letteraria")un film narrativo, dove però le varie e diverse testimonianze tendono a sovrapporsi, contrastando e dunque negandosi a vicenda. Una via narrativo-filmica in qualche modo"anomala", quando con queste tematiche invece in genere si tende all'elefantiasi traumatica, alla ricerca di suspense"gridata": ma propro per questo il tutto appare più sconcertante, anche se, bisogna pur dirlo, una maggiore secchezza e "brevità"sarebbe stata in ogni caso più efficace, proprio per l'effetto che si voleva attingere.AMara e acuta riflessione(solo a tratti, però)sul mondo dei media, ma anche una sorta di"ricognizione socio-antropologica"sulla diversità di rapportarsi al crimine e ai criminali nei diversi stati degli USA. Zac Efron è un protagonistaq conivincente, in quanto nella giusta misura"insinunante", anche quando l'effetto è troppo/sembra troppo insistito, quasi pletorico. Efficaci, in complesso(ma qui ci sarebbe da entrare nel merito delle differenze)anche le interpreti femminili. El Gato..
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