Westworld |
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Un film di Jonathan Nolan, Richard J. Lewis, Frederick E.O. Toye, Vincenzo Natali, Stephen Williams, Jonny Campbell, Michelle MacLaren, Neil Marshall, Uta Briesewitz, Lisa Joy.
Con Anthony Hopkins, Evan Rachel Wood, Jeffrey Wright, Rodrigo Santoro, Shannon Woodward.
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Formato Serie TV,
Titolo originale Westworld.
Fantascienza,
Ratings: Kids+13,
durata 55 min.
, numero episodi: 20.
- USA 2016.
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"Westworld" quei robot quasi umani
di Stefano Balassone La Repubblica
Westworld - dove tutto è concesso (Sky Atlantic) è un parco a tema dove le famiglie si recano a godere scene del Far West con zuffe, duelli, guerre e stragi. Quando si fa sera i visitatori sfollano, e dietro le porte chiuse i corpi maciullati, che altro non sono che robot, vengono ricomposti per ricominciare a morire il giorno dopo.
Predecessore di Westworld nel cinema dei 70 fu Il mondo dei robot , con ambienti vari (Roma antica, Medio Evo, West e altro) dove agiva, reduce dal ruolo di guida de' I magnifici sette , Yul Brynner nella parte del pistolero cui dà di volta il robotico cervello così che si trasforma in implacabile assassino.
Da allora i robot hanno progredito, sia nel cinema che fuori, e quelli di Westworld non sono più di metallo e plastica, ma di carne, tendini, ossa e circuiti neuronali identici a quelli vostri. Mentre è posticcio, perché gli viene introdotto bell' e fatto e non per sedimento di esperienza, il corredo delle passioni che senza posa inseguono.
Sicché ogni robot-personaggio è eroico o pavido, generoso o avaro, lussurioso o casto secondo il ghiribizzo di chi l' ha progettato e che seralmente lo ripara. In fin dei conti, resurrezione a parte, quei "robot" sono identici all' umano che potrebbe dirsi trascinato da pregiudizi, istinti e brame varie che lo dominano perché sono comunque il retaggio che gli assicura identità e ruolo in mezzo al branco.
A volersi spingere sulla filosofia sottile, ma neanche troppo, più vedi Westworld meno ti raccapezzi sulla differenza fra robot ed umani e con ciò fai svanire il principio, fondamentalissimo, del "libero arbitrio", in base al quale ognuno può essere giudicato in questo mondo e in quell' altro perché autore e non semplice interprete di quello che combina. Dubbio, del resto, che ognuno prova prima o poi.
Ecco il trucco delle serie che titillano le incertezze degli spettatori per legarli alla fiction come a una metafora. Così, altro che arbitrio, restano impavidi in attesa del finale.
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