l'imbecille
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domenica 16 ottobre 2016
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non vale molto
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Una sceneggiatura lacunosa ed impertinente dove lo spettatore avido di colpi di scena e distratto dai particolari -che fanno però dotta la stessa- non vi raccoglie improprietà.
Che peccato; perché di improprietà ce ne sono un’infinità. Al termine del film mi piacerebbe chiedere allo spettatore contento del film alcune cose.
Ed ecco alcuni interrogativi su quello che rende impropria e sciocca la sceneggiatura.
1) Come può raccordarsi con la fluidità di una storia così narrata la scempiaggine di tutto ciò che accade nell’Ospedale? O presunto tale. Perché entra un carabiniere che spara, infermieri che fingono di essere uccisi e pronti a riversare per terra sangue da ferite di conseguenza finte; un altrettanto presunto reduce da un tentato omicidio che fugge facendo nell'immediato il centometrista.
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Una sceneggiatura lacunosa ed impertinente dove lo spettatore avido di colpi di scena e distratto dai particolari -che fanno però dotta la stessa- non vi raccoglie improprietà.
Che peccato; perché di improprietà ce ne sono un’infinità. Al termine del film mi piacerebbe chiedere allo spettatore contento del film alcune cose.
Ed ecco alcuni interrogativi su quello che rende impropria e sciocca la sceneggiatura.
1) Come può raccordarsi con la fluidità di una storia così narrata la scempiaggine di tutto ciò che accade nell’Ospedale? O presunto tale. Perché entra un carabiniere che spara, infermieri che fingono di essere uccisi e pronti a riversare per terra sangue da ferite di conseguenza finte; un altrettanto presunto reduce da un tentato omicidio che fugge facendo nell'immediato il centometrista.
2) In tutto il volgere dei tremendi accadimenti che si susseguono –in una scenografia certamente ottima, ma non sufficiente– scompare il fattore tempo. Chi prova a rispondere: in quante ore tutto ciò accade?? Spostamenti in ogni angolo della bellissima Firenze, in cattedrali tutte, nel Giardino di Boboli, Ponte Vecchio ecc. ecc. in un batter d’occhio. È un’autentica banalità offensiva per lo spettatore non distratto. Financo Venezia.
3) E non finisce qui: chi è capace di rammendare col filo conduttore della storia quelle ripetute immagini della rappresentazione dei nove gironi dell’inferno dantesco?? E le lettere che formano quella frase senza senso?? E ciò solo perché siamo a Firenze?? Decisamente poca cosa. O per “catturare” l’attenzione dello spettatore che poi alla fine del film ha già dimenticato tutto.
4) La fretta poi dell’ultima scena nella meravigliosa e storica cisterna di Istanbul impedisce probabilmente allo spettatore di percepire errori macroscopici nel montaggio. I pianoforti sopra le pedane che scompaiono in un batter d’occhio, tutte la sale piene di gente poi anch’esse immediatamente vuote ed altrettanto immediatamente si riempiono di nuovo. Polizia armata fino ai denti che entra con mitragliatrici e spara senza sapere a chi e perché.
5) Personaggi più o meno importanti nella narrazione che inspiegabilmente si ritrovano contemporaneamente tutti insieme nello stesso posto in ogni parte del mondo. Che puerilità.
6) Last but not least la fandonia dell’indovinello scritto sulla maschera funebre di Dante.
7) Concludo chiedendo: ma a tutti è chiaro "il che fa chi" in tutta la rappresentazione?? Boh!
Non entro di certo nel commento dello scritto di Dan Brown perché un conto è un ottimo libro altro è la sua trasposizione cinematografica.
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elfoscuro75
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giovedì 13 ottobre 2016
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bello....ma
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Se volete uno splendido libro che vi colpisca alla bocca dello stomaco, consiglio di leggere inferno di dan brown, se volete vedere un bel film per passare una serata, potete vedere inferno di ron howard, tratto dal precedente libro. Se invece decidete di leggere il libro e vedere il film, vi incazzerete come bestie per quelle 10 pagine finali del libro, riscritte affinché il film faccia tutti contenti.Detto questo, splendido inizio con un ritmo incalzante che inchioda: poi il tutto va in lieve calando e diviene scontato dato che ci si allontana da un superbo copione per far felice il pubblico che era indeciso se andare al cine per vedere inferno o passare una serata guardando una rassicurante puntata del gioco dei pacchi
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gianleo67
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martedì 7 marzo 2017
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guida turistica per...bioterroristi
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Al centro di un intrigo che coinvolge un miliardario megalomane, una compagnia di sicurezza privata e l'Organizzazione Mondiale di Sanità, il linguista Robert Langdon dovrà dare fondo a tutte le sue conoscenze filologiche ed alle sue indiscusse abilità investigative per scongiurare la dispersione di un micidiale agente patogeno che rischia di decinamare la popolazione mondiale. Gli viene in soccorso una bella dottoressa, maniaca dell'ordine e segreta ammiratrice dell'avventuroso accademico.
Dagli strafalcioni peudofilologici di quel furbacchione di Dan Brown e dal pragmatismo senza fronzoli di un David Koepp che raccoglie in solitaria il testimone di Akiva Goldsman, Ron Howard ci conduce per il solito giro turistico lungo un itinerario di città d'arte e di crocevia culturali da Basso Medioevo, col solo scopo di scongiurare l'apertura di un Vaso di Pandora in versione bioterroristica che il suo squilibrato inventore ha, chissà perchè, deciso di occultare nell'ultima stazione di una tortuosa e machiavellica caccia al tesoro.
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Al centro di un intrigo che coinvolge un miliardario megalomane, una compagnia di sicurezza privata e l'Organizzazione Mondiale di Sanità, il linguista Robert Langdon dovrà dare fondo a tutte le sue conoscenze filologiche ed alle sue indiscusse abilità investigative per scongiurare la dispersione di un micidiale agente patogeno che rischia di decinamare la popolazione mondiale. Gli viene in soccorso una bella dottoressa, maniaca dell'ordine e segreta ammiratrice dell'avventuroso accademico.
Dagli strafalcioni peudofilologici di quel furbacchione di Dan Brown e dal pragmatismo senza fronzoli di un David Koepp che raccoglie in solitaria il testimone di Akiva Goldsman, Ron Howard ci conduce per il solito giro turistico lungo un itinerario di città d'arte e di crocevia culturali da Basso Medioevo, col solo scopo di scongiurare l'apertura di un Vaso di Pandora in versione bioterroristica che il suo squilibrato inventore ha, chissà perchè, deciso di occultare nell'ultima stazione di una tortuosa e machiavellica caccia al tesoro. Come dire, la solita sbobba pretenziosa e un pò pacchiana che combina cultural-detection e intrighi internazionali, paure millenaristiche e corporation senza scrupoli (pure l'OMS, mah?!), professori creduloni e fanatici del contenimento demografico: il tutto condito da una rara piattezza narrativa, da colpi di scena demenziali e da una pletora di personaggi bidimensionali che la confusione del montaggio muove come pedine impazzite all'interno di una scacchiera su cui, ad ongni mossa, sembrano saltare tutte le plausibili regole del gioco. A peggiorare le cose pure gli accorgimenti di una regia che nel tentativo maldestro di ovviare all'inconsistenza delle suggestioni filosofiche della trama (una pestilenza prossima ventura come antidoto medievale all'autodistruzione del genere umano) si butta sulle frequenti soggettive di una memoria fallace in preda al delirio psicotropo (la Morte Nera e l'Ebola, i peccati dell'umanità ed i suoi contrappassi danteschi, i Fiumi di Porpora e gli acensori alla Shining), piuttosto che sugli insistiti flashback di una ricostruzione logica che tarda ad arrivare. Insomma pragmatismo yankee e oleografismo figurativo convivono in questo fantathriller caciarone che gioca con gli enigmi linguistici e con i luoghi comuni da cartolina illustrata di un Belpaese da prendere beatamente per il culo: tra finti carabinieri che sfondano il controsoffitto istoriato del Salone dei Cinquecento, custodi in dolce attesa che rinunciano inopinatamente alla marternità ed uscieri beoti che sfoderano un inglese stentato e si stupiscono della generosa prodigalità di professori cleptomani. Pure le immancabili sottotrame-sentimentali tra le due coppie di protagonisti impegnate nel doppio misto di uno scontro tra moderni cerusici ed untori dell'Apocalisse prossima ventura. Attori semi-imbambolati che sembrano prendersi troppo sul serio; eccezzion fatta per il Mr.Sims di un irreprensibile Irrfan Khan che confessa laconicamente:
"Non certo il mio miglior lavoro, ma per gli italiani andrà benone!".
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scavadentro65
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mercoledì 22 febbraio 2017
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dante non c'entra niente
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Quando un attore raggiunge fama mondiale nel bene e nel male interpreta film cucitigli addosso e funzionali al suo recitare. In questo caso (ma lo abbiamo visto anche nel "Ponte delle Spie") Tom Hanks/Langdon è assoluto e solo protagonista della pellicola, affancato si dalla Jones, ma relegata a co-co-co-co-co-protagnista e funzionale alla catarsi finale. La sceneggiatura (come il libro) è assai scontata e si trascina verso una conclusione che dopo mezz'ora pare ovvia anche a coloro che di Dante ricordano solo che aveva il naso grosso, vestiva di rosso e andava pazzo per una certa Beatrice per la quale fondò il dolce stil novo.... Scherzi a parte l'Inferno dantesco e gli altri inferni nulla hanno a che vedere con una trama che conta vari buoni e cattivi, associazioni private e servizi segreti, il virus che se liberato ucciderà quasi tutti ma che ovviamente grazie a vari sacrifici viene isolato alla faccia del miliardario che non è un terrorista ma poco ci manca, e della sua fidanzata talmente idiota da sembrare finta.
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Quando un attore raggiunge fama mondiale nel bene e nel male interpreta film cucitigli addosso e funzionali al suo recitare. In questo caso (ma lo abbiamo visto anche nel "Ponte delle Spie") Tom Hanks/Langdon è assoluto e solo protagonista della pellicola, affancato si dalla Jones, ma relegata a co-co-co-co-co-protagnista e funzionale alla catarsi finale. La sceneggiatura (come il libro) è assai scontata e si trascina verso una conclusione che dopo mezz'ora pare ovvia anche a coloro che di Dante ricordano solo che aveva il naso grosso, vestiva di rosso e andava pazzo per una certa Beatrice per la quale fondò il dolce stil novo.... Scherzi a parte l'Inferno dantesco e gli altri inferni nulla hanno a che vedere con una trama che conta vari buoni e cattivi, associazioni private e servizi segreti, il virus che se liberato ucciderà quasi tutti ma che ovviamente grazie a vari sacrifici viene isolato alla faccia del miliardario che non è un terrorista ma poco ci manca, e della sua fidanzata talmente idiota da sembrare finta. Di buono la fotografia, l'ambientazione (per forza, viste le bellezze nostrane) e una certa ironia nel nostro professore che infine deovrà pur smetterla di agire come un agente segreto per andarsene in pensione e far salvare il mondo ad altri meglio attrezzati (che so, gli Avengers....).
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shingotamai
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domenica 16 luglio 2017
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dante langdon
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Sostanzialmente un lungo film di azione,con qualche piccolo enigma,un ritmo frenetico ed un paio di spunti interessanti.
Molti intrallazzi,forse troppi,tra storie di spionaggio,camuffamenti vari e virus letali pronti ad eliminare metà della popolazione del nostro pianeta.
L'unica vera certezza rimane sempre il mitico Tom Hanks,che a parte l'affascinante cultura di fondo,trova anche il tempo di regalarci un paio di motivi di riflessione.
Il primo sulle risorse oggettive del nostro mondo che sono in sofferenza,il secondo sulla responsabilità civili di ognuno di noi.
Alla fine la parte "Action" prende nettamente il sopravvento su ogni cosa,ma attenti al "Girone dell'indifferenza " che ai giorni d'oggi e' pieno di anime perdute.
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Sostanzialmente un lungo film di azione,con qualche piccolo enigma,un ritmo frenetico ed un paio di spunti interessanti.
Molti intrallazzi,forse troppi,tra storie di spionaggio,camuffamenti vari e virus letali pronti ad eliminare metà della popolazione del nostro pianeta.
L'unica vera certezza rimane sempre il mitico Tom Hanks,che a parte l'affascinante cultura di fondo,trova anche il tempo di regalarci un paio di motivi di riflessione.
Il primo sulle risorse oggettive del nostro mondo che sono in sofferenza,il secondo sulla responsabilità civili di ognuno di noi.
Alla fine la parte "Action" prende nettamente il sopravvento su ogni cosa,ma attenti al "Girone dell'indifferenza " che ai giorni d'oggi e' pieno di anime perdute.
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filippo catani
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martedì 1 novembre 2016
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obbiettivo fallito
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Il professor Langdon si risveglia in un pronto soccorso di Firenze con un trauma cranico e una leggera forma di amnesia. Dovrà quindi cercare di riaggiustare gli avvenimenti che lo hanno portato a finire in ospedale.
L'obbiettivo di film di questo genere dovrebbe essere quello di farti sgranocchiare popcorn intrattenendoti in maniera abbastanza decente. Ecco purtroppo in questo caso non ci siamo mentre era stato così per esempio con il precedente Angeli e Demoni. L'Inferno di Dante è praticamente buttato in caciara. Una serie di improbabili colpi di scena ed eccessivi doppi giochi rendono il film difficilmente godibile rendendolo decisamente troppo inverosimile.
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Il professor Langdon si risveglia in un pronto soccorso di Firenze con un trauma cranico e una leggera forma di amnesia. Dovrà quindi cercare di riaggiustare gli avvenimenti che lo hanno portato a finire in ospedale.
L'obbiettivo di film di questo genere dovrebbe essere quello di farti sgranocchiare popcorn intrattenendoti in maniera abbastanza decente. Ecco purtroppo in questo caso non ci siamo mentre era stato così per esempio con il precedente Angeli e Demoni. L'Inferno di Dante è praticamente buttato in caciara. Una serie di improbabili colpi di scena ed eccessivi doppi giochi rendono il film difficilmente godibile rendendolo decisamente troppo inverosimile. I protagonisti corrono e scappano di continuo per sventare un pericoloso attentato e di Firenze, Venezia e Istanbul vediamo solamente degli scorci. Peccato. Stavolta Ron Howard ha toppato.
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zarar
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domenica 13 novembre 2016
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troppo di tutto
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Confuso, sovraccarico, pretenzioso e totalmente mancato thriller-polpettone basato sul terzo best-seller di Dan Brown, “Inferno”. Il film non soddisfa neppure le aspettative di minima che lo spettatore associa ai libri del noto autore, vale a dire un buon grado di tensione, ma soprattutto un avvincente, se non convincente, contesto misterico-simbolico. Tom Hanks è Langdom, professore di iconologia ad Harward, qui impegnato a sventare una terribile macchinazione a larghissimo raggio. Zobrist, uno scienziato pazzoide ossessionato dalla sovrappopolazione del pianeta, ha pensato di alleggerire il peso demografico sulla Terra isolando una virus capace di scatenare una epidemia, una specie di peste nera letale a livello mondiale.
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Confuso, sovraccarico, pretenzioso e totalmente mancato thriller-polpettone basato sul terzo best-seller di Dan Brown, “Inferno”. Il film non soddisfa neppure le aspettative di minima che lo spettatore associa ai libri del noto autore, vale a dire un buon grado di tensione, ma soprattutto un avvincente, se non convincente, contesto misterico-simbolico. Tom Hanks è Langdom, professore di iconologia ad Harward, qui impegnato a sventare una terribile macchinazione a larghissimo raggio. Zobrist, uno scienziato pazzoide ossessionato dalla sovrappopolazione del pianeta, ha pensato di alleggerire il peso demografico sulla Terra isolando una virus capace di scatenare una epidemia, una specie di peste nera letale a livello mondiale. E’ morto suicida, ma ha lasciato traccia del luogo in cui ha nascosto il virus, una traccia, come sempre in Dan Brown, giocata su una complessa simbologia, che qui passa attraverso l’Inferno di Dante e la rappresentazione del medesimo in una mappa dipinta da Botticelli. Diverse organizzazioni e persone si scatenano alla ricerca di questo virus con opposti obiettivi: dall’OMS per scongiurarne il rilascio, dall’ex amante di Zobrist per portare a termine il lavoro di costui, da una scheggia impazzita dell’OMS che vorrebbe venderlo al miglior offerente, ad un’agenzia criminale alleata di Zobrist, ma poi pentita. Il protagonista, preda sin dall’inizio di un’amnesia indotta dagli alleati di Zobrist, è la mente di questa caccia senza neppure sapere lui stesso per gran parte del film perché e per chi agisce (in realtà l’OMS). Inseguito da tutti, senza poter distinguere amici da nemici, supererà tutti gli ostacoli e alla fine realizzerà la missione dell’OMS. Si potevano scegliere due strade per rendere potabile questa intricatissima trama: focalizzare sul thriller dandogli quel minimo di linearità che crea un climax crescente; focalizzare in modo più cerebrale sugli aspetti ‘culturali’ o pseudo culturali della storia, con quella caratteristica labirintica e gioco di specchi simbolico di cui è specialista Brown. Non si è voluto rinunciare a niente e si è sovraccaricato l’uno e l’altro aspetto, approdando ad una diabolica sarabanda di simboli, enigmi, anagrammi, immagini, visioni, allucinazioni combinati con gran colpi di scena ‘a scoppio’, così numerosi e mal collegati tra loro da produrre alla fine più sazietà che suspence. Tom Hanks non è al suo meglio: dovrebbe darci il senso di un cieco in un labirinto, ma guardandosi intorno si scopre più genuino smarrimento nelle facce degli spettatori che nella sua. Sperereste di rifugiarvi nei sontuosi paesaggi di Firenze, Venezia, Istanbul, ma anche qui vi andrà male. Forse condizionato dall’atmosfera ‘infernale’, il regista presta a questi luoghi una consistenza pesante e terrosa veramente opprimente. Un film di cui si può fare tranquillamente a meno.
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biso 93
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martedì 22 novembre 2016
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male davvero stavolta
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Inferno e' un film del 2016, terza trasposizione dei libri di Dan Brown nuovamente diretta da Ron Howard. Come per le altre due trasposizioni, evito commenti riguardo i libri poiche' non li ho letti. Parlando quindi esclusivamente del film, questa volta Ron Howard e co. L'hanno combinata grossa. Seppur con i loro difetti, Angeli e Demoni ed Il Codice Da Vinci si guardavano, specialmente il secondo. Questo Inferno invece e' un film sconclusionato, banale. Le intuizioni logiche sono estremamente rapide, frettolose e prive di pathos, non c'e interesse e non vi sono forzature in alcune scene, le quali a volte si possono perdonare, ma vero e proprio "NON SENSE". L'ennesima prova che gli americani ultimamente fanno film di merda e cercano di spacciarcela come cioccolato.
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Inferno e' un film del 2016, terza trasposizione dei libri di Dan Brown nuovamente diretta da Ron Howard. Come per le altre due trasposizioni, evito commenti riguardo i libri poiche' non li ho letti. Parlando quindi esclusivamente del film, questa volta Ron Howard e co. L'hanno combinata grossa. Seppur con i loro difetti, Angeli e Demoni ed Il Codice Da Vinci si guardavano, specialmente il secondo. Questo Inferno invece e' un film sconclusionato, banale. Le intuizioni logiche sono estremamente rapide, frettolose e prive di pathos, non c'e interesse e non vi sono forzature in alcune scene, le quali a volte si possono perdonare, ma vero e proprio "NON SENSE". L'ennesima prova che gli americani ultimamente fanno film di merda e cercano di spacciarcela come cioccolato...e mi sento sempre piu preso per il culo. Peccato perche' i primi trenta minuti erano diretti bene e il film si presentava intrigante, poi e' scemato. Alcuni personaggi poi, risultano davvero inutili. Bo.....Perche' Tom sei finito in film cosi???
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fabal
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venerdì 14 luglio 2017
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giochino collaudato ma stancante
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Non c'è pace per il professor Langdon. Questa volta si risveglia in un ospedale di Firenze, dopo aver subito un trauma cranico gli ha causato una temporanea perdita di memoria. Il contenuto dei suoi ultimi ricordi deve essere importante, perché dopo pochi minuti qualcuno sembra già intenzionato ad ucciderlo. Il professore, aiutato dalla bella Sienna, fugge per le strade di Firenze, in una sorta di caccia al tesoro che contempla citazioni dantesche, una maschera del Vate e un clan di invasati che vuole sterminare l'umanità.
La versione semplificata e corretta del primo Codice da Vinci segnava una difficoltà di fondo nel condensare in un solo film le affascinanti e contorte trame dei libri di Dan Brown.
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Non c'è pace per il professor Langdon. Questa volta si risveglia in un ospedale di Firenze, dopo aver subito un trauma cranico gli ha causato una temporanea perdita di memoria. Il contenuto dei suoi ultimi ricordi deve essere importante, perché dopo pochi minuti qualcuno sembra già intenzionato ad ucciderlo. Il professore, aiutato dalla bella Sienna, fugge per le strade di Firenze, in una sorta di caccia al tesoro che contempla citazioni dantesche, una maschera del Vate e un clan di invasati che vuole sterminare l'umanità.
La versione semplificata e corretta del primo Codice da Vinci segnava una difficoltà di fondo nel condensare in un solo film le affascinanti e contorte trame dei libri di Dan Brown. Con Inferno siamo giunti ormai alla terza trasposizione, avvalendosi della sola arma che ha reso discreto anche il secondo capitolo diretto da Ron Howard, Angeli e Demoni: il ritmo. Anche stavolta lo spettatore si trova alle prese con una trama briosa, avvincente, che ha il pregio di catapultarlo immediatamente nel film già dalle prime scene e renderlo avido di risposte. Ma ha il difetto di concentrare nell'ennesima caccia al tesoro l'unico nucleo di interesse di Inferno, sacrificando la fotografia delle pur bellissime location d'arte (non solo Firenze ma Venezia e persino Santa Sofia) e purtroppo anche lo spessore di Tom Hanks, sempre più di routine nel ruolo di Robert Langdon.
Nella prima metà, comunque, il film si gode perché cattura l'attenzione con i soliti indizi semiesoterici, poi si ingarbuglia con le stesse mani diventando un giochino ipercollaudato ma ripetitivo: i colpi di scena provengono ancora dal tradimento di alcuni personaggi chiave, secondo uno schema già visto e per nulla imprevedibile. Quello che è l'unico mordente di Inferno scema nella seconda parte, svuotando di qualsiasi senso "spirituale" la ricerca e senza nemmeno offrire contenuti culturali (anche sbagliati) che rimangano impressi e smuovano un qualche interesse nello spettatore. Le riflessioni di Dan Brown sul Cenacolo di Leonardo, ne Il Codice da Vinci, avevano comunque introdotto una qualche convinzione diffusa, seppur errata, nei lettori, mantenendo qualcosa anche nel film. Ma ora manca anche questo genere di speculazione fantasiosa, e di certo non esce potenziata la conoscenza dell'Inferno dantesco, citato veramente poco, né la conoscenza del patrimonio artistico fiorentino.
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maurizio meres
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domenica 16 ottobre 2016
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film con alti e bassi
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Questa volta Howard ci porta nel profondo inferno,ottima l'idea nel rappresentare l'aumento della popolazione mondiale sotto forma di malessere sociale,attraverso un pazzoide calatosi nel medio evo nel voler ridurre drasticamente la popolazione,attraverso un epidemia di colera,interessante la congiuntura con il sommo poeta,Dante Alighieri che con il suo inferno fa da tramite con il racconto,simbolismi ed enigmi dal passato non mancano,tutto gira intorno alla rappresentazione dell'inferno,un quadro meraviglioso del Botticelli.
Questa volta manca la religiosità e si sente,in quanto il film si perde in situazioni grottesche,come se mancasse l'idea creativa.
Ambientazione fantastica,tre città meravigliose dov'è l'arte e la grande bellezza,antichissime,tutte con una storia senza fine,che si tramanda dalla notte dei tempi,Firenze al centro del racconto dove si svolge gran parte della storia,qui attraverso bellissime riprese si sentiva il profumo dell'arte,Venezia appena accennata ma per questa città bastano poche riprese mirate per dargli il giusto splendore,una delle città più misteriose,infine Istanbul,la storia nel senso più puro che uno studioso può dare per definire questa città ,ritengo le riprese effettuate nella grande cisterna bellissime,reali conoscendola benissimo.
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Questa volta Howard ci porta nel profondo inferno,ottima l'idea nel rappresentare l'aumento della popolazione mondiale sotto forma di malessere sociale,attraverso un pazzoide calatosi nel medio evo nel voler ridurre drasticamente la popolazione,attraverso un epidemia di colera,interessante la congiuntura con il sommo poeta,Dante Alighieri che con il suo inferno fa da tramite con il racconto,simbolismi ed enigmi dal passato non mancano,tutto gira intorno alla rappresentazione dell'inferno,un quadro meraviglioso del Botticelli.
Questa volta manca la religiosità e si sente,in quanto il film si perde in situazioni grottesche,come se mancasse l'idea creativa.
Ambientazione fantastica,tre città meravigliose dov'è l'arte e la grande bellezza,antichissime,tutte con una storia senza fine,che si tramanda dalla notte dei tempi,Firenze al centro del racconto dove si svolge gran parte della storia,qui attraverso bellissime riprese si sentiva il profumo dell'arte,Venezia appena accennata ma per questa città bastano poche riprese mirate per dargli il giusto splendore,una delle città più misteriose,infine Istanbul,la storia nel senso più puro che uno studioso può dare per definire questa città ,ritengo le riprese effettuate nella grande cisterna bellissime,reali conoscendola benissimo.
Un Tom Hanks sempre bravo,alto spessore recitativo,da solo potrebbe fare un film,come già accaduto,gli altri svolgono benino il loro compitino.
Film scorrevole con alti e bassi,le idee c'erano ma non sono state sfruttate,mancava forse quel mistico realistico,che per gran parte di noi diventa la fonte sognatrice,e ci fa credere che la vita sia eterna,e misteriosa,gli altri due film soprattutto il primo lo erano,è proprio in questo manca la religiosità,grande fonte d'ispirazione.
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