Stroncare o esaltare non si può.
Troppo condizionato dai progenitori, con Episodio VII il giudizio va forse lasciato macerare qualche annetto. Un po' come la reazione di pancia su La minaccia fantasma, un trauma visivo per gli aficionados della prima trilogia che ci aveva lasciato nel 1983 con Il ritorno dello Jedi. Esonerare un sequel dall'INGRATO COMPITO DI APRIPISTA è un gesto di buon senso, come è giusto sottolineare la sterzata "neoclassica" di J.J. Abrams che riprende le atmosfere più statiche, ma incredibilmente solide, di Una nuova speranza rispetto all'evanescenza patinata de La vendetta dei Sith. Ora il digitale è perfetto, l'integrazione tra un puppet e un'animazione grafica è pulita. Ma sarebbe ingrato motivare l'efficacia visiva di questo nuovo Star Wars con i soli mezzi tecnologici: la fotografia di Daniel Mindel, già reduce dai due Star Trek di J.J. è indubbiamente azzeccata, riprende un sacco di dettagli della trilogia originale e li ricostruisce con cura.
Per questa e altre ragioni, Il risveglio della Forza non è un film da buttar via ed è oltremodo furbo nello svincolarsi dal pregiudizio del "prendere o lasciare". Indendiamoci: per i prevenuti come me - quelli per cui la saga era conclusa e fine, non c'era davvero altro da aggiungere anche perché di danni ne aveva già fatti abbastanza lo stesso Lucas - tutto ciò non basta per ricredersi (ma quanto avrei voluto sotto sotto!). Perché davvero la ragione di spremere ulteriormente Star Wars non sta in piedi se non per fini di lucro (spacciato ovviamente per fan service). Quel lucro che adesso viene assolto come la normale conseguenza del brand ma che era stato uno squisito pretesto per il MASSACRO IPOCRITA ai vari Clone Wars di Dave Filoni. Prodotti modesti che si sono attirati tutte le ire e le frustrazioni dei fan incapaci di prendersela con il vero responsabile Episodio III. Che invece, al pari di questo, fu accolto positivamente dalla critica, anche quella molto quotata. Insomma, neanche la soddisfazione di fare come i grandi artisti belli e dannati, incompresi in vita e celebrati dopo la morte. Che smacco.
Una volta la critica era boriosa, impegnata, non aspettava altro che un blockbuster del genere per sfogare la sua sufficienza da intellettuale di sinistra e mettere al rogo. Peggio dell'Inquisizione. Superfluo citare il Morandini, che definì Guerre stellari "una gran baracconata tecnologica, madornale favola di avventura".
Nessun rimpianto per quella critica lungimirante come Giulio Argan davanti allo scherzo delle teste di Modigliani. Ma ora si è passati davvero all'estremo opposto. Una critica lecchina e perbenista, soprattutto perché non vive più nei dizionari (che consulti una volta che li hai già comprati), ma sul web, dove i vari siti di cinema vivono di sponsorizzazioni. I tempi sono proprio cambiati.
Ma proprio perché i tempi cambiano, la nostalgia è l'ancora di salvezza. Magari per qualche teenager sarà un'esperienza ex novo, ma io non ci provo neanche a svincolare questo film dall'ottica del PARAGONE. Non sarei onesto se lo facessi. Quello che Hegel chiama lo Zeitgeist, lo spirito del tempo, riguarda anche Star Wars come ogni prodotto artistico. Il cinema non fa certo eccezione. Dunque non mi sono illuso neanche per un attimo di ritrovare quello SPIRITO, quell'ATMOSFERA che Lucas ha letteralmente inventato 40 anni fa. A tratti forse qualcuno l'avrà vissuta, ma si tratta di proiezione, non di un valore endogeno dell'oggetto. Un po' come quando riapriamo il baule dei vecchi giocattoli e siamo invasi dai ricordi.
Questo film ha dunque un valore ESTRINSECO, cioé tanto è più bello tanto più rimanda al passato? Non necessariamente. E anche se la sceneggiatura ce l'ha messa davvero tutta per tirarsi questa zappata sui piedi, sarebbe ingeneroso privare Episodio VII di vita propria, se non altro per il CORAGGIO, la BUONA VOLONTA'. E ha comunque suscitato (almeno in me) la curiosità di andare avanti. Ma basta con la filosofia e vediamo cosa funziona e cosa non funziona in questo nuovo capitolo, cominciando proprio dalla sceneggiatura.
Sceneggiatura: 4
Con i nuovi episodi Lucas aveva dimostrato di essere un buon regista ma un pessimo sceneggiatore. Incongruenze, sviste clamorose, idee poco chiare sembravano rigirare le carte in tavola ad ogni film, lasciando un inevitabile vuoto narrativo al termine de La vendetta dei Sith. La produzione richiama così il provetto Lawrence Kasdan, sceneggiatore dell'Impero ma anche di film bellissimi come il primo Indiana Jones e Il Grande Freddo. Ma anche di film un po' meno belli (vedasi L'acchiappasogni di cui è inoltre regista). Affiancato alla scrittura dallo stesso J.J. Abrams, più che un sequel questo "risveglio" sembra un remake lustrato a nuovo, molto SCALTRO e SCHEMATICO. SCALTRO perché riproporre i MEDESIMI SNODI NARRATIVI è la via più rapida ed efficace per riagganciarsi alla trilogia classica (il valore estrinseco di cui parlavo prima), in modo da RASSICURARE i fan storditi dagli ultimi film di Lucas. Una piccola ruffianata, ma fatta con cuore.
Schematico, o peggio DIDASCALICO, perché non è solo la trama - con l'ennesima Morte Nera, l'ennesimo confronto padre figlio e poi basta se no spoilero - ad essere un giochino ripetitivo, con un collage raffazzonato della storia originale. E' la continua presenza di citazioni assolutamente AUTOREFERENZIALI a stupire, come il ripetere (paro paro) le frasi di Una nuova speranza, come definire il Falcon "un pezzo di ferraglia" e altre che sentirete a gogò. Funzionano, sì. Ma a cosa? A fare di Episodio VII non tanto un remake, né un reboot, quanto piuttosto una RIEVOCAZIONE. Come se lo stesso Abrams, con grande modestia, facesse del suo film un museo senza troppe pretese di stravolgimento. Che umiltà encomiabile!
Salvo poi tradirsi con l'ARROGANZA di un colpo di scena davvero non richiesto, per niente in linea col passato ma con l'attualissima mania del "totomorto", pane quotidiano delle serie TV alla Game of Thrones - Serie che non mi dispiace affatto, è brillante e con dei bellissimi dialoghi, ma con un'eleganza epica davvero prossima allo zero -.
Ben poco profonda è anche la trattazione della Forza, che sembra più un fatto di consapevolezza che di addestramento. C'è una sequenza interminabile, al limite dello snervante, in cui Kylo cerca di estrarre informazioni dalla mente di Rey ma trova resistenza. E addirittura si vede rigirata la frittata. Non solo, la nostra Rey si trasforma in una navigatissima Jedi nel giro di pochi minuti, in grado di padroneggiare la Forza nonché - come se non bastasse - una formidabile spadaccina. Ma perché fare noiosissimi addestramenti da Yoda quando puoi avere la raccomandazione di Abrams? Inverosimile il tira e molla del duello finale, non proprio come quello tra Yoda e Palpatine, ma poco manca. Non che la spiegazione coi miticlorian mi avesse convinto, ma qui siamo davvero a un livello di SEMPLIFICAZIONE grottesca.
Altre volte lo svolgimento è soltanto PREVEDIBILE e non suscita altro che noia, perché tutto ciò lo hai già visto e sai già come andrà a finire. Vedasi la battaglia finale. Yawn.
Fotografia: 8
E' l'unica cosa che davvero funziona. E molto bene, occorre ammetterlo. Il digitale è perfetto ma non invasivo, e soprattutto si affianca molto bene ai pupazzi ancora presenti nel covo di Takodana, ottimo equivalente del porto spaziale di Mos Eisley.
Ma non solo. Finalmente esploriamo, con perizia di dettagli, il Millenium Falcon anche nei suoi compartimenti segreti, quelli che Han usava per il contrabbando. I computer riprendono quelli originali, compreso il reticolato giallorosso della contraerea che è lo stesso di Episodio IV. L'interno della base Starkiller ricalca la Morte Nera e i vari pannelli non sono unicamente scenografici ma sorprendentemente INTERATTIVI. Si vede, e molto bene, la mano di Mindel, ormai pretoriano di J.J. Abrams.
Il voto è buono ma non raggiunge l'eccellenza perché di "invenzioni" visive vere e proprie non ce ne sono. Perché chiamare Jakku un pianeta desertico che poteva tranquillamente essere Tatooine è una scelta misteriosa. Per il resto la fotografia non fa che ricalcare la trama, facendo scopiazzature o collage veri e propri. Il pianeta con la base Starkiller è la somma oggettiva di una Morte Nera + luna boscosa di Endor. Poco avvincente l'ultimo attacco aereo dall'esito scontato e già visto: ancora insuperato è il lungo primo assalto degli X Wing con i dettagliatissimi dialoghi via radio.
Personaggi: 6-
Che i vecchi la facessero da padroni era impensabile. Sono vecchi diamine! E Leia si regge a malapena in piedi, e non ha NULLA (ma proprio nulla) di quelle espressioni di velenoso sarcasmo all'origine dei bellissimi siparietti con Han. Ma mentre Luke e Leia sono davvero marginali, il sempre ottimo Solo fa il suo per lunghi tratti. E fa veramente commuovere, perché quello è (davvero) il VECCHIO CUORE ancora pulsante che tutti vogliamo. Sempre con la consueta disinvoltura e ironia, è lui a "metterci la faccia", potremmo dire, anche nella commercializzazione mediatica del film. Ma se è il 73enne Harrison Ford a dover tenere su la baracca, significa che qualcosa non va. Siamo onesti: dei nuovi personaggi ci importava poco o nulla, eppure almeno Boyega ci mette impegno e personalità, e nella prima mezz'ora è molto più incisivo degli altri. Ma quando riappare Han non c'è più storia: la voglia di "sentirsi a casa" ha il sopravvento e se dovessimo scegliere chi togliere di mezzo tra la coppia Han/Chewbacca o Finn/Rey nessuno avrebbe dubbi. Forse li aveva il solo Abrams.
A parte questo Boyega è brillante, ironico il giusto, l'acerba Rey unisce l'energia a una certa dolcezza. E crescerà, come l'imberbe Luke che da Una Nuova Speranza a Episodio VI passò dall'acqua al vino.
Ma veniamo a Kylo Ren, inevitabilmente il più discutibile. Adam Driver è un ottimo attore, che denota però una formazione visibilmente TEATRALE. Lo si capisce da come gestisce l'espressività in modo intimo, interessato più all'IMMEDESIMAZIONE INTERIORE di un seguace del metodo Stanislavski che all'esuberanza cinematografica del cattivo di turno. Paradossalmente Hayden Christensen, meno sofisticato nelle tecniche espressive, risultava al contrario molto più in parte con i suoi sguardi trucidi e il suo fare da belloccio arrogante nei panni di Anakin Skywalker. Possiamo - ma non dobbiamo, eh - comprendere l'intenzione VOLUTA di dare a Kylo Ren il ruolo del pasticcione immaturo, apprendista e non ancora Sith, per cui potrebbe anche funzionare il volto scapigliato di Adam Driver. Ma vederlo con quella maschera e il vocione artificiale lo riduce all'infelice rango di caricatura goffa di Darth Vader, oggetto di infinite e malriuscite imitazioni di cui questo Kylo Ren è purtroppo l'ennesima di una lunga (e triste) serie. Era proprio necessario fargli indossare la maschera? Perché questa ricerca esasperata di una emulazione che poi non si rivela all'altezza? Almeno il tanto criticato Darth Maul era un Sith diverso, originale, e comunque mille volte più carismatico di Kylo Ren. Lui no, non si farà, perché è sbagliato in nuce.
Colonna sonora: 6-
Williams non è più un giovanotto. La colonna sonora non presenta temi incisivi e martellanti come lo storico Darth Vader's Theme (meglio noto come Marcia Imperiale), e ad emozionare sono le riproposizioni del tema della Forza. Che però a volte non parte quando dovrebbe, come durante il tramonto su Jakku. Avevo già iniziato a canticchiarlo ma ho solo ricevuto una trafila di note vagamente simili. L'immagine chiama, la musica non risponde. Peccato, perché la coordinazione tra regia e colonna sonora contribuiva alla perfezione della trilogia classica, ma era anche una delle (poche) cose funzionanti negli Episodi I e II.
Ritmo: 5
Il primo tempo è più che godibile. Il secondo è decisamente prevedibile con parecchie cadute di stile, in modo da rendere eccessiva la durata di due ore e un quarto. Troppo lunga la sequenza del confronto cerebrale tra Rey e Kylo.
Emozione: 4
Scordatevi di ritrovare l'aria di misticismo legata alla Forza. Quella proprio non c'è. Sembra più un mood temporaneo dei protagonisti, che si accende e si spegne. Ma come non la "sentono" loro, non la sente nemmeno il pubblico. Pertanto "Il risveglio della Forza" coinvolge IN SUPERFICIE, ma non emoziona interiormente. Quella sensazione di CRESCERE insieme ai propri beniamini durante la visione del film è tra le più piacevoli sensazioni che abbia provato vedendo un film. E per questo faceva di Star Wars la mia saga preferita. Ma qui è del tutto assente. Non c'è teoria né pratica, non ci sono citazioni in merito. Non c'è soprattutto INDAGINE della Forza. Figurarsi se poi si possa subire il fascino del Lato Oscuro, tutt'altro che seducente nelle vesti di Kylo Ren.
Conclusioni.
E' un film da 5+.
Insufficiente ma non gravemente. In cui non è tutto da buttar via, ma c'è anche poco da salvare.
COSA FUNZIONA. Funziona l'atmosfera iniziale, funzionano le scenografie e quella sensazione di sentirsi "a casa". Sempre fortissimo Han, nonostante l'età. Grande cuore ha anche Chewbacca. Desta curuiosità per l'Episodio VIII.
COSA NON FUNZIONA. Non funziona la ragion d'essere di questo film, fatto con ingredienti ESAURITI. La saga era conclusa e non si sentiva la necessità di andare avanti. La trama è ritrita, a tratti noiosa. Non funziona la Forza, che di mistico ha ben poco. Se il film coinvolge certamente non tocca in profondità. I personaggi hanno mordente ma pesa la figura goffa di Kylo Ren.
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