zarar
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lunedì 12 ottobre 2015
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tocca un tema interessante, ma non morde
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E’ un film garbato, gentile, affettuoso, ma non si può dire molto di più. Il clima di fondo è quello della Spagna franchista degli anni ’60, un clima sonnolento di apatica accettazione e di soffocato malessere in una dittatura oppressiva, ma senza dramma evidente: sono gli anni in cui il franchismo favorisce un’ inedita politica liberista, promuove piani di sviluppo, si apre minimamente all’Europa. Le condizioni di vita degli spagnoli migliorano e i più audaci guardano oltreconfine assetati di modernità. Ma il paese è sempre un paese in cui l’Opus Dei domina incontrastato, il conservatorismo è feroce, il non allineato è esposto all’intolleranza e alla violenza, la cultura è arretratissima e provinciale.
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E’ un film garbato, gentile, affettuoso, ma non si può dire molto di più. Il clima di fondo è quello della Spagna franchista degli anni ’60, un clima sonnolento di apatica accettazione e di soffocato malessere in una dittatura oppressiva, ma senza dramma evidente: sono gli anni in cui il franchismo favorisce un’ inedita politica liberista, promuove piani di sviluppo, si apre minimamente all’Europa. Le condizioni di vita degli spagnoli migliorano e i più audaci guardano oltreconfine assetati di modernità. Ma il paese è sempre un paese in cui l’Opus Dei domina incontrastato, il conservatorismo è feroce, il non allineato è esposto all’intolleranza e alla violenza, la cultura è arretratissima e provinciale. Il film rende senza troppo approfondire questa atmosfera compressa, in cui si chiudono gli occhi per non vedere, si sviluppano strategie di tollerabile sopravvivenza attraverso momenti quasi clandestini di ribellione e anticonformismo, si sogna il nuovo e diverso anche solo attraverso le canzoni dei Beatles e un taglio di capelli, ma alla fin fine tutto inesorabilmente si ricompone e la ribellione finisce con l’essere un gigantesco HELP urlato nel vuoto. La linea narrativa è costituita dal viaggio reale e metaforico del protagonista, un pacioccone professore di inglese che adora nascostamente i Beatles, verso l’incontro sognato con il suo idolo, John Lennon. Durante il viaggio raccatta due irregolari – si fa per dire - come lui, la giovane costretta a nascondersi col ‘frutto della colpa’, il ragazzo capellone soffocato da un padre autoritario. Il percorso della piccola utilitaria verde che avanza spavalda in mezzo ad un paesaggio bruciato dal sole e inghiottito dalla polvere con i tre improbabili compagni di viaggio, l’incontro con un altro personaggio fuori dagli schemi hanno una simpatica leggerezza e svagatezza picaresca, un granello di donchisciottismo un po’ pazzo che costituiscono l’aspetto più particolare e attraente del film di Trueba. Questo mix è ben espresso dalla buona prova d’attore di Javier Cámara. Per il resto quest’opera ha pochissimo di nuovo o originale: sceneggiatura, regia, fotografia sembrano riecheggiare passo passo la filmografia degli anni che descrivono. Due stelle e mezzo.
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