flyanto
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venerdì 27 marzo 2015
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quanto può essere labile il confine tra la normali
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Film in cui si narra di una giovane donna, molto legata sin dall'infanzia ad una sua amica la quale nel frattempo muore prematuramente lasciando un marito ed una bambina ancora neonata. La protagonista si promette di prendersi cura dei due, soprattutto della bimba, ed inizia così a frequentare la casa della defunta dove scopre sconcertanti (solo inizialmente) realtà che le cambieranno totalmente la propria esistenza....
Quest'ultima opera di Francois Ozon, pur presentando come molti suoi films, un universo ed una visione molto particolari e audaci per ciò che concerne il tema della sessualità, risulta del tutto nuova ed originale nella trama e nella concezione del sesso e soprattutto dei rapporti che regolano gli individui.
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Film in cui si narra di una giovane donna, molto legata sin dall'infanzia ad una sua amica la quale nel frattempo muore prematuramente lasciando un marito ed una bambina ancora neonata. La protagonista si promette di prendersi cura dei due, soprattutto della bimba, ed inizia così a frequentare la casa della defunta dove scopre sconcertanti (solo inizialmente) realtà che le cambieranno totalmente la propria esistenza....
Quest'ultima opera di Francois Ozon, pur presentando come molti suoi films, un universo ed una visione molto particolari e audaci per ciò che concerne il tema della sessualità, risulta del tutto nuova ed originale nella trama e nella concezione del sesso e soprattutto dei rapporti che regolano gli individui. In questa pellicola, descrivendo la tendenza ed il piacere che il protagonista maschile ha nel travestirsi da donna, pur essendo attratto dalle donne, e nel rapporto di affetto ambiguo nonchè, forse, di attrazione latente che la protagonista femminile prova nei confronti prima dell'amica defunta e poi del marito di lei nella inaspettata ed inusuale apparenza femminile, Ozon affronta il tema dell'ambiguità vigente in tutti, od almeno in gran parte di loro, gli individui che permette un confine molto labile tra l'essere "normali" e l'essere propensi verso lo stesso sesso. Un tema abbastanza forte ed anche coraggioso da affrontare in generale e che invece qui il regista francese tratta e presenta con molta sensibilità e veridicità senza però mai cadere nel volgare od addirittura nel becero. Pertanto il film viene seguito con interesse e, sia che si approvi o meno la tesi di Ozon, con la possibilità di svariati spunti per una riflessione intelligente e fruttifera.
Molto bravi tutti gli attori che, come sempre, vengono scelti da Ozon con estrema accuratezza e, direi, appropriatezza, pertanto Romain Duris risulta essere quanto mai azzeccato e seducente nel doppio ruolo di uomo/donna ed Anais Demoustier si dimostra perfettamente all' altezza della situazione e del suo personaggio di donna ingenua prima, e di donna in crisi e poi consapevole e maturata dopo.
Insomma, un film estremamente interessante ma adatto solo a chi non ha pregiudizi.
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[+] delicato come una fiaba
(di paolalen)
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pepito1948
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martedì 24 marzo 2015
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l'ambiguità, timbro dell'animo umano
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David, Virginia e Claire. Un triangolo come tanti, con due lati femminili e uno maschile, due donne che si contendono l’unico maschio? No, sarebbe troppo semplice per un regista interessato ai risvolti profondi e misteriosi, spesso ambigui, dell’animo umano. La verità è che i primi due nomi sono le facce della stessa persona, che, dopo la morte della giovane moglie per un’improvvisa malattia, sente il bisogno di travestirsi da donna, assumendo un’identità (ed un nome) alternativa sulle prime confusa, fluida ma in qualche modo appagante. Claire, come promesso in punto di morte all’amica, si accolla il compito di prendersi cura di David e della loro bambina: quindi il rapporto tra i due inizia in modo vincolato, come frutto di un impegno morale.
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David, Virginia e Claire. Un triangolo come tanti, con due lati femminili e uno maschile, due donne che si contendono l’unico maschio? No, sarebbe troppo semplice per un regista interessato ai risvolti profondi e misteriosi, spesso ambigui, dell’animo umano. La verità è che i primi due nomi sono le facce della stessa persona, che, dopo la morte della giovane moglie per un’improvvisa malattia, sente il bisogno di travestirsi da donna, assumendo un’identità (ed un nome) alternativa sulle prime confusa, fluida ma in qualche modo appagante. Claire, come promesso in punto di morte all’amica, si accolla il compito di prendersi cura di David e della loro bambina: quindi il rapporto tra i due inizia in modo vincolato, come frutto di un impegno morale. Scoperta la doppia identità dell’altro/a, la relazione si muove serpeggiando tra i confini labili dell’ identità e della sessualità di genere, del candore amicale e dell’attrazione, della tenerezza e della seduzione, del confronto e dell’alleanza, in una spirale di stati emotivi che sfiorano l’incontrollabilità. Nel clou del gioco di posizionamento, i due trovano il punto di contatto in ruoli che oltrepassano i consueti tabù, ma ormai il dado è tratto, e la scoperta di un nuovo modo di stare insieme diventa irreversibile.
Ozon, co-autore di una sceneggiatura intrigante e ben congegnata, si avventura coraggiosamente nei meandri dell’ambiguità della dimensione interiore umana, mettendo a nudo pulsioni e reazioni spesso represse dalla schematica cultura imperante, scandagliando a fari accesi un campo delicato e complesso come quello dei rapporti uomo-donna, di per sé sfuggente a limiti, razionalizzazioni o semplificazioni, dove non sempre apparenza e sentire coesistono e non sempre l’interazione con un’identità di genere non univoca è scontata. Ed è proprio su questo scostamento dagli standard relazionali che gioca Ozon, come aveva già fatto nel precedente “Nella casa” , in cui il rapporto tra lo studente-narratore e l’avvenente madre dell’amico rivela l’emergere di desideri profondi, trasgressivi, sottolineando l’alchimia variabile e talvolta imprevedibile dei rapporti umani al di là degli schemi sociali imposti. E lo fa con garbo e leggerezza, sempre attento ad ammorbidire i passaggi spinosi della vicenda, come non avviene nel cinema provocatorio e spiazzante di Almodovar. Alla riuscita del film contribuisce la straordinaria prova dei due protagonisti, bravissimi nel lubrificare e dare credibilità ai numerosi cambiamenti di registro e nello spingerci ad emozionarci, superata qualche scabrosità iniziale, nel contemplare una bella quanto insolita storia d’amore.
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[+] concordo! una favola sulla libertà del proprio io
(di antonio montefalcone)
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(di zarar)
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manutrop
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domenica 22 marzo 2015
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apologia del gender
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Non c'è nulla di artistico in questo film. Neppure il tentativo di confezionare un bel film in senso tecnico. Qualcuno deve aver prezzolato il regista perché anche lui non mancasse di dare un contributo all'apologia del gender.
La cosa più scandalosa è che l'ACEC (associazione cattolica esercenti cinema - www.acec.it) lo ha promosso nel circuito delle proprie sale. Un grazie a Papa Francesco e alla sua storica frase "Chi sono io per giudicare?" riferito agli omossessuali. Fosse stato Scalfari a porsi questa domanda nessuno se ne sarebbe accorto.
La cosa più interessante è che le descrizioni brevi e i trailer con cui in internet ovunque viene presentato il film non lasciano intendere nulla delle reali intenzioni del film e del ridicolo di cui è permeato.
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Non c'è nulla di artistico in questo film. Neppure il tentativo di confezionare un bel film in senso tecnico. Qualcuno deve aver prezzolato il regista perché anche lui non mancasse di dare un contributo all'apologia del gender.
La cosa più scandalosa è che l'ACEC (associazione cattolica esercenti cinema - www.acec.it) lo ha promosso nel circuito delle proprie sale. Un grazie a Papa Francesco e alla sua storica frase "Chi sono io per giudicare?" riferito agli omossessuali. Fosse stato Scalfari a porsi questa domanda nessuno se ne sarebbe accorto.
La cosa più interessante è che le descrizioni brevi e i trailer con cui in internet ovunque viene presentato il film non lasciano intendere nulla delle reali intenzioni del film e del ridicolo di cui è permeato.
8 euro spesi bene, solo perchè mi hanno permesso di comprendere quanto la propaganda gender sia sostenuta trasversalmente, anche da chi dovrebbe essere il suo più feroce oppositore.
Più che mediocri gli interpreti. Discreta solo la fotografia.
L'accostamento ad Almodovar è assolutamente fuori luogo. Ozon non vale la metà.
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[+] addirittura!?!
(di ralphscott)
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(di xplay)
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zarar
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domenica 22 marzo 2015
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tanti tipi d'amore, dalla bara alla culla
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Sappiamo già che Ozon non indietreggia di fronte a temi inquietanti. E qui ci risiamo, in una specie di rincorsa all’ “oltre”, che induce qualche sospetto sull’intenzione di épater le bourgeois prima di tutto. Ma disorientare la piccola morale borghese va più che bene, se la cosa funziona. Una tenera figura verginale in una bara bianca apre il film. Lì accanto Claire piange l’amica Laura. Claire e Laura in un lungo flash back si rivelano amiche del cuore da sempre, amiche fino allo sconfinamento appena intuibile in un sentimento più ambiguo. L’evocazione si conclude con il rispettivo matrimonio e la dolorosa morte di Laura subito dopo il parto di una bambina.
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Sappiamo già che Ozon non indietreggia di fronte a temi inquietanti. E qui ci risiamo, in una specie di rincorsa all’ “oltre”, che induce qualche sospetto sull’intenzione di épater le bourgeois prima di tutto. Ma disorientare la piccola morale borghese va più che bene, se la cosa funziona. Una tenera figura verginale in una bara bianca apre il film. Lì accanto Claire piange l’amica Laura. Claire e Laura in un lungo flash back si rivelano amiche del cuore da sempre, amiche fino allo sconfinamento appena intuibile in un sentimento più ambiguo. L’evocazione si conclude con il rispettivo matrimonio e la dolorosa morte di Laura subito dopo il parto di una bambina. Fine del film? Non con Ozon. Di fronte agli occhi inizialmente sbigottiti di Claire si rivela per un caso il travestitismo del vedovo inconsolabile David, che ritrova – per così dire – la moglie morta e insieme la propria autentica identità sessuale riscoprendosi donna negli abiti dell’amatissima Laura. David chiede l’aiuto e la complicità di Laura per questa nuova apertura di vita. Di qui un’esplosione di passioni e sentimenti inediti: tra Claire e David si instaura un rapporto emotivo che a lungo non trova i toni su cui accordarsi, perché tutto è nuovo: il nuovo David ama Claire come Laura amava Claire, Claire è invincibilmente attratta dalla parte femminile di David, in cui rivive la sua Laura, o piuttosto ‘una nuova amica’, che la riporta con forza ad un amore perduto e in fondo non realizzato; è attratta da questa strana, inedita possibilità, ma ancora non osa, ancora è legata a vecchi schemi: “Ma tu sei un uomo!”. David la incalza, disperatamente in cerca di una conferma della sua femminilità e insieme della possibilità di un amore ‘nato strano’, ma non per questo meno autentico. Dopo una serie di tormenti, allucinazioni, tentazioni e passi indietro, un incidente sbatte David in coma: è il momento risolutivo, quello di un’altra resurrezione: Claire supera di un balzo remore e convenzioni, risveglia David proprio accettandolo per quello/a che è, riconosce la possibilità di un legame in cui i tradizionali concetti di maschile e femminile capitombolano, si indigni chi vuole. L’ultima scena mostra, con una proiezione nel futuro, David in abiti femminili, la figlia di David e Laura, Claire incinta (si suppone di David), tutti felicemente insieme, famiglia. E il marito di Claire? Missing in war. Non è possibile non pensare ad Almodovar per un film come questo, e questo è il problema: Ozon non trova una cifra veramente sua, lo mima, restando un passo indietro: non ha l’intensità, il grano di follia, la forza espressiva passionale, la capacità quasi visionaria di Almodovar per cavalcare un tema così fuori dagli schemi. Qui sentiamo un’incerta oscillazione tra registri diversi, dall’evocativo sentimentale, al patetico, al drammatico, all’ironico, al surreale, al simbolico, nessuno dei quali veramente unificante. La psicologia dei personaggi è fatta di gesti, interiorizzata poco o nulla. Non migliora le cose l’artificiosità di rinvii e contrappunti fin troppo studiati: David veste Laura per deporla nella bara / Claire veste David con gli abiti di Laura per svegliarlo dal coma; bara bianca iniziale / pancione-trionfo della vita finale; normalità convenzionale iniziale / normalità ‘altra’ e pur sempre convenzionale finale. Il disegno non sparisce dietro al film. Bella la fotografia e un certo tono iperrealistico anch’esso di derivazione almodoriana, in ogni caso accattivante.
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