antonio
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lunedì 2 ottobre 2017
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la vita è un privilegio
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Da Occidetale non ho mai capito per quale strana ragione, gli Indiani di qualsiasi età sorridano....sempre...alla vita.
Forse con questo FILM, ho imparato qualcosa di nuovo.
E' proprio vero la VITA è un PRIVILEGIO non un diritto.
Questa frase è citata all'interno del FILM, un grande FILM e come ogni privilegio, LA VITA va rispettata, custodita e protetta.
Ed è un bene preziososo a qualsiasi età.
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sergio dal maso
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lunedì 22 giugno 2015
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marigold hotel
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“Non è mai troppo tardi per iniziare una infanzia felice” Tom Robbins
Sette splendidi anziani. Sette pensionati inglesi nel tramonto della vita, con un passato vissuto intensamente ma con un futuro piatto e triste, apparentemente già scritto e inevitabile. Sette storie molto diverse, storie di decadenza e solitudine, mai prive però di orgoglio e dignità. Ognuno con le proprie cicatrici nell’anima, le proprie inquietudini ma anche con la voglia di lasciarsi il passato alle spalle, di ricominciare a vivere riscoprendo i sentimenti e le emozioni inaridite dall’inesorabile passare degli anni.
Li unisce infatti la speranza di tornare protagonisti del proprio destino, la voglia di non arrendersi a una vita grigia e monotona, il rifiuto di essere parcheggiati in qualche ospizio e dimenticati dai figli.
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“Non è mai troppo tardi per iniziare una infanzia felice” Tom Robbins
Sette splendidi anziani. Sette pensionati inglesi nel tramonto della vita, con un passato vissuto intensamente ma con un futuro piatto e triste, apparentemente già scritto e inevitabile. Sette storie molto diverse, storie di decadenza e solitudine, mai prive però di orgoglio e dignità. Ognuno con le proprie cicatrici nell’anima, le proprie inquietudini ma anche con la voglia di lasciarsi il passato alle spalle, di ricominciare a vivere riscoprendo i sentimenti e le emozioni inaridite dall’inesorabile passare degli anni.
Li unisce infatti la speranza di tornare protagonisti del proprio destino, la voglia di non arrendersi a una vita grigia e monotona, il rifiuto di essere parcheggiati in qualche ospizio e dimenticati dai figli.
Non vogliono rassegnarsi alla solitudine Evelyn, da poco vedova con impreviste difficoltà economiche; né Norman e Madge, inguaribili romantici in cerca d’innamorarsi; la coppia in crisi Douglas e Jean, non più capaci di ascoltarsi e sopportarsi; il giudice in pensione Graham, con un doloroso vecchio segreto da affrontare; infine l’inacidita e burbera Muriel che non può permettersi il costo di un intervento chirurgico all’anca in Inghilterra. Tante storie e percorsi diversi che si incontrano in un viaggio inaspettato in India, una destinazione scelta in Internet, forse un po’ troppo frettolosamente : il Best Exotic Marigold Hotel di Jaipur, nella “magica” regione del Rajasthan. Quello che doveva essere un hotel da sogno, infatti, si rivela già al loro arrivo una vecchia struttura fatiscente e polverosa, che il giovane e intraprendente gestore Sonny vuole rilanciare ma senza poter permettersi una ristrutturazione radicale. L’amara scoperta dell’inganno, della precaria e decadente condizione dell’hotel, non scoraggerà la voglia di ricominciare e di rimettersi in gioco dei nostri arzilli ultra sessantenni. Saranno i colori dell’India, i suoi profumi e i suoi odori, la polvere e il disordine del sub-continente asiatico, la magia e la spiritualità di una cultura millenaria incomprensibile alla razionalità occidentale a restituire l’entusiasmo e l’energia smarriti nella monotona e fredda Inghilterra.
Marigold hotel ha l’indiscutibile merito di mettere al centro della storia un tema poco trattato, difficile e spigoloso, quello della senilità e dei sentimenti nella terza età, ma lo fa con estrema delicatezza e ironia, con
una commedia agrodolce di puro humor inglese che strappa sorrisi ed emoziona, parla di solitudine e crisi esistenziali con il sorriso sulle labbra. Proprio per la capacità di non prendersi troppo sul serio Marigold
hotel non corre il rischio di scadere nella retorica e nella narrazione melensa, c’è una sincerità di fondo nei nostri protagonisti che li rende credibili e affascinanti, con la loro umanità sanno colpire al cuore lo spettatore. A mio modo di vedere gli unici personaggi stereotipati e poco credibili sono, non a caso, quelli giovani, l’albergatore pasticcione Sonny (Dev Patel, già protagonista di The Millionaire) e l’improbabile fidanzata (la bellissima Tena Desae) ostacolati dalla madre gelosa e tradizionalista. Non serve sottolineare che i nostri indomiti viaggiatori sono interpretati da sette “mostri sacri” del cinema britannico. Il regista John Madden (suo il pluripremiato “Shakespeare in love” ) è riuscito a riunire un cast stellare, capace di dare al film una marcia in più anche nei momenti meno coinvolgenti. Difficile dire quale sia l’interpretazione migliore, personalmente citerei Judi Dench (la vedova in crisi economica Evelyn), Tom Wilkinson (il giudice in pensione Graham) e Maggie Smith (la sgarbata e antipatica Muriel). Il “Best Exotic Marigold Hotel” alla fine rinasce, grazie alla vitalità e all’entusiasmo dei nostri protagonisti torna all’antico splendore e ritrova il senso della sua esistenza, proprio come i suoi ospiti, restituiti a una vita degna di essere vissuta.
Marigold hotel vuole essere un inno alla vita e alla terza età, un invito a non rassegnarsi mai, perchè “... alla fine si sistemerà tutto, perciò, se non è tutto sistemato, significa che non è ancora arrivata la fine”.
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iuriv
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venerdì 13 febbraio 2015
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cambiare tutto è fin troppo facile.
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Tenendosi ben distanti dal lato oscuro dell'India, sette simpatici anziani inglesi decidono di passare la loro vecchiaia al Marigold Hotel, luogo di promesse serene ma dall'aspetto rude.
Il film prende il via dalla constatazione che, nell'odierna civiltà occidentale, gli anziani vengono messi da parte. Questo dato di fatto viene messo a confronto con il modo di vedere le cose indiano e la trama proietta i suoi protagonisti all'interno di un mondo nel quale possono riscoprire passioni che credevano sopite. Nel mezzo di tutto ciò c'è il sogno e il desiderio di affermazione di Sonny, il giovane gestore dell'albergo.
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Tenendosi ben distanti dal lato oscuro dell'India, sette simpatici anziani inglesi decidono di passare la loro vecchiaia al Marigold Hotel, luogo di promesse serene ma dall'aspetto rude.
Il film prende il via dalla constatazione che, nell'odierna civiltà occidentale, gli anziani vengono messi da parte. Questo dato di fatto viene messo a confronto con il modo di vedere le cose indiano e la trama proietta i suoi protagonisti all'interno di un mondo nel quale possono riscoprire passioni che credevano sopite. Nel mezzo di tutto ciò c'è il sogno e il desiderio di affermazione di Sonny, il giovane gestore dell'albergo.
Già la scelta cromatica, fatta di colori pastello e da una fotografia molto rilassata, fa capire che le intenzioni della pellicola sono le più benevoli possibili. A caratterizzare tutta la visione c'è una sorta di positivismo che si espande fino al finale scontato del vissero tutti felici e contenti.
Viste le palesi intenzioni della sceneggiatura, questo non è necessariamente un male, anche perchè il film si lascia guardare grazie a un houmor leggero e delicato che ben si sposa con la messa in scena.
Certo, l'ambientazione è da cartolina, tanto che sembra di assistere al filmino delle vacanze dei sette più che a una vera storia di formazione. Tutto si compone senza intoppi e tutto va nella direzione migliore possibile. E' un po' un limite di questo lavoro, in cui traspare una fiducia incondizionata nel genere umano, fino a sfiorare l'ingenuità.
Manca un vero contatto dei personaggi con la realtà indiana, che non sia solo sfuggente e appena accennato. E finisce che manca anche una solida presa al concreto, che è ben più crudo di quanto Madden si sforzi di farci vedere.
Ma, come detto, questo lavoro punta tutto su alcuni elementi e il suo obbiettivo lo centra. Però l'eccesso di benevolenza toglie un po' di profondità alla storia, rischiando di relegare la pellicola nella categoria dei piacevoli ma dimenticabili.
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enzo70
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giovedì 24 aprile 2014
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tutti i colori dell'india
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Se esiste una seconda giovinezza possibile, allora bisogna andare a cercarla nei fantastici colori del Marigold hotel, nel cuore del Rajasthan, uno dei mille mondi dell’India. Un gruppo di anziani inglesi, con storie diverse, caratteri diversi e prospettive diverse, l’unico elemento che davvero li accomuna è il cast stellare che li interpreta, parliamo di Judi Dench, Maggie Smith, Tom Wilkinson, Bill Nighy, per intenderci, e tra gli altri, decide di abbandonare l’Inghilterra per provare a trovare una nuova vita in uno strano residence per anziani in India, diretto da uno straripante imprenditore, Sonny Kapoor. Il resto è un trionfo di umorismo all’inglese, drammi personali e psicosi collettive, magistralmente integrata con la bacchetta magica di John Madden, uno che con i grandi attori sa cosa farci.
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Se esiste una seconda giovinezza possibile, allora bisogna andare a cercarla nei fantastici colori del Marigold hotel, nel cuore del Rajasthan, uno dei mille mondi dell’India. Un gruppo di anziani inglesi, con storie diverse, caratteri diversi e prospettive diverse, l’unico elemento che davvero li accomuna è il cast stellare che li interpreta, parliamo di Judi Dench, Maggie Smith, Tom Wilkinson, Bill Nighy, per intenderci, e tra gli altri, decide di abbandonare l’Inghilterra per provare a trovare una nuova vita in uno strano residence per anziani in India, diretto da uno straripante imprenditore, Sonny Kapoor. Il resto è un trionfo di umorismo all’inglese, drammi personali e psicosi collettive, magistralmente integrata con la bacchetta magica di John Madden, uno che con i grandi attori sa cosa farci. Il film è sempre sospeso tra fantasia e realtà ed incanta lo spettatore con un trionfo di colori e di immagini che fa percepire dallo schermo i colori delle Indie, quella tradizionale e quella moderna, tra call center e tradizioni familiari, paria e business. Film da gustare con calma e passione.
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molenga
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lunedì 29 aprile 2013
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vtutto andrà bene, alla fine
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Prendete una coppia in pensione che ha affidato tutti propri averi alla figlia, una signora che deve operarsi al femore ma non può permettersi la sanità inglese, un latin lover sui generis che ha oltrepassato l'età in cui si è attraenti, una cacciatrice di mariti, un giudice e una neo vedova che ha appena saputo di non conoscere il suo defunto marito( e di averne ereditato i debiti). metteteli su un volo Londra- Jaipur con l'unico obiettivo di ritirarsi in un posto che cossti poco e permetta loro di vivere all'inglese, nei ricordi dei fasti dell'epoca coloniale; a questo punto, immaginàteveli giungere a destinazione e trovarsi in un rudere che sta in piedi solo per i sogni di chi lo ha ereditato.
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Prendete una coppia in pensione che ha affidato tutti propri averi alla figlia, una signora che deve operarsi al femore ma non può permettersi la sanità inglese, un latin lover sui generis che ha oltrepassato l'età in cui si è attraenti, una cacciatrice di mariti, un giudice e una neo vedova che ha appena saputo di non conoscere il suo defunto marito( e di averne ereditato i debiti). metteteli su un volo Londra- Jaipur con l'unico obiettivo di ritirarsi in un posto che cossti poco e permetta loro di vivere all'inglese, nei ricordi dei fasti dell'epoca coloniale; a questo punto, immaginàteveli giungere a destinazione e trovarsi in un rudere che sta in piedi solo per i sogni di chi lo ha ereditato. Avete davanti a voi l'impalcatura da cui prende spunto la commedia "marigold hotel", sorretta da un cast fantastico e, a mio avviso, non così banale come la critica l'ha definita; i personaggi sono tanti e sfaccettati, le varie parti del racconto ben connesse e tanto fotografia quanto musica non sono assolutamente disdegnabili. Un buon film con alcuni momenti inevitabilmente stereotipati, che tuttavia non guastano il risultato finale. Vi divertirete e, forse, vi verrà voglia di prendere un aereo.
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fraschins
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mercoledì 6 marzo 2013
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mi è venuta voglia di leggere il libro!
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"Andrà tutto bene alla fine e se non dovesse andare bene, vorrà dire che non è ancora la fine."
Film consigliatissimo con una straordinaria Maggie Smith che rende adorabile anche i
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"Andrà tutto bene alla fine e se non dovesse andare bene, vorrà dire che non è ancora la fine."
Film consigliatissimo con una straordinaria Maggie Smith che rende adorabile anche il personaggio, inizialmente, più odioso!
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ultimoboyscout
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mercoledì 21 novembre 2012
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ritrovarsi in india.
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La pubblicità di un hotel di lusso attira un gruppetto di ingrigiti e intristiti pensionati inglesi in India. Al loro arrivo troveranno solo delusioni e sgradite sorprese ma scopriranno qualcosa che cambierà definitivamente le loro vite. E' un ritratto corale d'altri tempi, tratto dal fortunato romanzo "Mio suocero, il gin e il succo di mango" di Deborah Moggach, con un cast che è un assoluto dream team: magnifica Judi Dench, superlativo Tom Wilkinson, assolutamente meravigliosa Maggie Smith che dalla sedia a rotelle sparge veleno british contro la vecchia colonia indiana. Film decisamente fuori tempo perchè tra reboot, sequel, prequel, 3D e blockbuster vari una pellicola inglese sulla delicatezza della terza età come questa, con il già citato cast di sontuosi attori teatrali, va comunque premiata e sostenuta.
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La pubblicità di un hotel di lusso attira un gruppetto di ingrigiti e intristiti pensionati inglesi in India. Al loro arrivo troveranno solo delusioni e sgradite sorprese ma scopriranno qualcosa che cambierà definitivamente le loro vite. E' un ritratto corale d'altri tempi, tratto dal fortunato romanzo "Mio suocero, il gin e il succo di mango" di Deborah Moggach, con un cast che è un assoluto dream team: magnifica Judi Dench, superlativo Tom Wilkinson, assolutamente meravigliosa Maggie Smith che dalla sedia a rotelle sparge veleno british contro la vecchia colonia indiana. Film decisamente fuori tempo perchè tra reboot, sequel, prequel, 3D e blockbuster vari una pellicola inglese sulla delicatezza della terza età come questa, con il già citato cast di sontuosi attori teatrali, va comunque premiata e sostenuta. Oltre alla garanzia John Madden, regista pratico del genere, che dopo aver archiviato l'adrenalina torna al suo più consono cinema di sentimenti fatto di amarezza e sorrisi, dialoghi pungenti e brillanti, melò e qualche frase new age, trasformando l'hotel fatiscente e sull'orlo del fallimento in una via di fuga dalle frustrazioni per il gruppo di inglesi La storia è ingenuamente riposante, casta, tutto somamto carina, tendenzialmente rosa in cui è di rigore il lieto fine (tutto sommato un morto su sette ci può anche stare), col regista che rielabora usi e costumi locali a uso e consumo del pubblico occidentale senza rinunciare al suo tipico stile patinato e manierista che ha contrassegnato la sua precedente filmografia. Si elevano le interpretazioni, che sorreggono l'intera struttura narrativa e sono un manuale della recitazione.
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no_data
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sabato 10 novembre 2012
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un tema difficile
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E' difficle trattare il discorso della terza età, della crisi economica mondiale, delle dislocazioni delle risorse, della rigidità cognitiva, della ricerca di nuova linfa vitale emotiva anche in età avanzata, del coraggio e della codardia, dei sentimenti e dei rifiuti....ma il tentativo è ben riuscita, anche nella sua semplicità e a volte nella lieve stereotipia dei personaggi. Ma tutti i protagonisti...., forse solo meno i più giovani,riescono a dare uno spessore enorme a questo film, assolutamente non facile. Da riflettere a lungo e usare come sprone a non credere che gli anni portino solo il nulla. Finchè c'è respito, c'è vita.
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andrea giostra
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mercoledì 24 ottobre 2012
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la solitudine
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"Esiste un altro posto al mondo che riesca a stravolgerti i sensi più dell'India?", scrive nel suo diario la bravissima Judi Dench. No, forse non esiste. Soprattutto quando la solitudine della terza età, dell’età del “meritato” e odiato riposo, della pensione malinconicamente conquistata e forzatamente festeggiata con colleghi che impietosamente si ostinano a sorriderti e a complimentarsi, s’attorciglia in gola e ti mostra un futuro già confezionato con la sola prospettiva dell’inutilità.
Sette anziani si ribellano ad un destino mestamente pianificato e s’avventurano in una terra lontana, già colonia inglese, alla ricerca di un nuovo mondo, di un mondo diverso, dove “la vera sfida sta nell’adattarsi per poter rinascere”, ancora una volta, l’ultima volta, con l’ottimismo e la speranza preferiti all’occidentale compassione.
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"Esiste un altro posto al mondo che riesca a stravolgerti i sensi più dell'India?", scrive nel suo diario la bravissima Judi Dench. No, forse non esiste. Soprattutto quando la solitudine della terza età, dell’età del “meritato” e odiato riposo, della pensione malinconicamente conquistata e forzatamente festeggiata con colleghi che impietosamente si ostinano a sorriderti e a complimentarsi, s’attorciglia in gola e ti mostra un futuro già confezionato con la sola prospettiva dell’inutilità.
Sette anziani si ribellano ad un destino mestamente pianificato e s’avventurano in una terra lontana, già colonia inglese, alla ricerca di un nuovo mondo, di un mondo diverso, dove “la vera sfida sta nell’adattarsi per poter rinascere”, ancora una volta, l’ultima volta, con l’ottimismo e la speranza preferiti all’occidentale compassione. E questo futuro diverso è da costruire in un paese straordinariamente ricco di vita, di movimento, di colori, di profumi, di umanità, di rispetto, di energia, di speranza. “Io voglio sentirmi ancora giovane, ancora desiderato, anche solo per una notte, per una notte indimenticabile” dice ad un certo punto del film Ronald Pickup. Il sentirsi desiderato è l’unico modo per sfuggire all’angoscia della solitudine. Ed è il modo che scelgono due dei protagonisti quando si guardano negli occhi e si confessano reciprocamente: “Mi chiamo Norman e mi sento solo. Mi chiamo Karol e mi sento sola”. E’ il momento della sincerità, della lealtà, che permette loro di rifugiarsi reciprocamente nell’amore e nella passione che non hanno età.
Il film racconta emozioni forti: il rimorso e il rimpianto di Tom Wilkinson che tornano con un antico vigore per logorare le ultime residue energie conservate per rimediare ad antichi presunti torti: “Lasciai che succedesse quel che successe senza combattere”, che confida addolorato ad una comprensiva Judi, raccontando della sua omosessualità che aveva preso irruentemente il posto di quella che allora adolescente gli appariva come un’innocente e complice amicizia con un bellissimo coetaneo appartenente ad una famiglia indiana di rigidi tradizionalismi, devastata socialmente da quella inaccettabile e improvvisa scoperta; le sempre rinnegate incompatibilità di una coppia, adesso stanca e anziana, logorata dall’aggressività di lei, Penelope Wilton, e dal servile rispetto e dalla tacita lealtà di lui, Bill Nighy; il perseverante non detto e l’occultamento delle verità e dei desideri, che hanno contrassegnato il matrimonio di una donna, Judi Dench, adesso anziana e vedova, che esplodono in un doloroso risentimento verso se stessa: “che senso ha il matrimonio se non si condivide tutto?”.
Per recuperare il senso della vita perduto in occidente, John Madden, subliminalmente consiglia agli spettatori di recarsi in questo splendido e meraviglioso paese per apprendere che la vita è un privilegio, non un diritto. E sul futuro spesso temuto, da uno dei protagonisti, ci fa dire che dovremmo apprendere che sarà semplicemente diverso e questo deve esserci sufficiente per svegliarci la mattina e scoprirlo, momento dopo momento, con entusiasmo ed ottimismo.
Il finale è immotivatamente sdolcinato, americano, e rovina leggermente quello che rimane un ottimo film. Comunque da vedere.
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