Anno | 2012 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Germania, Lussemburgo, Francia |
Durata | 113 minuti |
Regia di | Margarethe von Trotta |
Attori | Barbara Sukowa, Axel Milberg, Janet McTeer, Julia Jentsch, Ulrich Noethen Michael Degen, Nicholas Woodeson, Victoria Trauttmansdorff, Timothy Lone, Megan Gay, Tom Leick, Nilton Martins, Leila Lallali, Harvey Friedman, Sascha Ley, Friederike Becht, Fridolin Meinl, Shoshana Shani-Lavie, Eliana Shechter, Pini Tavger, Patrick Hastert, Gad Kaynar, Clyde Prescod, Klaus Pohl (II), Pitt Simon, Marie Jung, Jeremy Mockridge, Felix Moeller, Joel Kirby, Matthias Bundschuh, Claire Johnston, Ralph Morgenstern, Germain Wagner, Gilbert Johnston, Alexander Tschernek. |
Uscita | lunedì 27 gennaio 2014 |
Tag | Da vedere 2012 |
Distribuzione | Nexo Digital |
MYmonetro | 3,15 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 15 agosto 2019
Da Margarethe von Trotta, il racconto di quattro anni fondamentali della vita dell'intellettuale ebrea Hannah Arendt: quelli tra il 1960 e il 1964. Il film ha ottenuto 1 candidatura agli European Film Awards, In Italia al Box Office Hannah Arendt ha incassato 331 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Il film ricostruisce un periodo fondamentale della vita di Hannah Arendt: quello tra il 1960 e il 1964. All'inizio della vicenda, la cinquantenne intellettuale ebrea - tedesca, emigrata negli Stati Uniti nel 1940, vive felicemente a New York con il marito, il poeta e filosofo tedesco Heinrich Blücher. Ha già pubblicato testi fondamentali di teoria filosofica e politica, insegna in una prestigiosa Università e vanta una cerchia di amici intellettuali. Nel 1961, quando il Servizio Segreto israeliano rapisce il criminale di guerra nazista Adolf Eichmann, nascosto sotto falsa identità a Buenos Aires, la Arendt si sente obbligata a seguire il successivo storico processo che si tiene a Gerusalemme. Nonostante i dubbi di suo marito, la donna, sostenuta dall'amica scrittrice Mary McCarthy, chiede e ottiene di essere inviata in loco come reporter della prestigiosa rivista 'New Yorker'. Hannah nota che Eichman, uno dei gerarchi artefice dello sterminio degli ebrei nei lager, è un mediocre burocrate, che si dichiara semplice esecutore di ordini odiosi e, d'altro canto, si sorprende nell'ascoltare testimonianze di sopravvissuti che mettono in evidenza la condiscendenza dei leader delle comunità ebraiche in Europa, di fronte ai nazisti.
Dai suoi resoconti, e in seguito dal suo libro, "La banalità del male: Eichman a Gerusalemme" (1963), emerge la controversa teoria per cui proprio l'assenza di radici e di memoria e la mancata riflessione sulla responsabilità delle proprie azioni criminali farebbero sì che esseri spesso banali (non persone) si trasformino in autentici agenti del male. L'ebreo Kurt Blumefeld, uno dei suoi più cari amici, non riesce a perdonarla per quegli scritti, mentre lo scandalo si diffonde in Israele e negli USA. La presidenza della sua Università è fortemente contrariata, la stampa la attacca violentemente, ma il marito, la sua devota allieva tedesca Lotte Köhler e molti studenti approvano e sostengono l'essenza, apparentemente paradossale, del suo pensiero.
Già in passato von Trotta ha realizzato film riguardanti donne "eccezionali" e dissidenti: Rosa L., del 1985, ritratto della leader marxista Rosa Luxemburg, interpretata dalla stessa Sukova, e Vision, del 2009, rievocazione di Hildegard von Bingen, mistica cristiana del XII secolo. In questo caso si tratta di un biopic che, delineando il personaggio in termini personali e di teoria filosofica elaborata dallo stesso, intende propriamente (come dichiarato dalla regista) "trasformare il pensiero in un film". Si tratta di un tentativo solo parzialmente riuscito. In effetti l'approccio, pur serio, documentato e scenograficamente preciso, risulta spesso didattico. Non mancano aspetti flemmatici, dialoghi troppo prolungati, faticosi e pomposi. Tuuttavia, nel complesso, la costruzione drammatica è efficace. La messa in scena non è audace, ma neppure piattamente televisiva. Privilegia le sequenze in interni, con suggestivi colori grigi che evocano bene gli anni '60, e riesce a creare un'aspettativa non retorica, né artificiosa.
Ne emerge l'isolamento della protagonista e la sua peculiare fisicità (nella meditazione, nell'eloquio e nell'assiduità a fumare), ma anche la rivendicazione ostinata della libertà di pensiero e la coerenza logica, non priva di una certa arroganza intellettuale. Da segnalare anche l'uso intelligente di footage, con immagine autentiche del processo ad Eichman.
La filosofa Hannah Arendt, inviata dal “New Yorker”, si reca a Gerusalemme per assistere al processo di Adolf Eichmann, l’“architetto dell’Olocausto” che organizzava il traffico ferroviario per il trasporto degli ebrei nei campi di concentramento. La scrittrice si aspetta di trovarsi faccia a faccia con un mostro, con un uomo spaventoso e terrificante, invece quello [...] Vai alla recensione »
Questo film parla di un periodo preciso nella vita di Hannah Arendt, grande filosofa vissuta dal 1906 al 1975, con escursioni nella sua gioventù quando, come tutti sanno o almeno dovrebbero sapere, ella ebbe una relazione con il filosofo Martin Heidegger, suo professore all'università di Heidelberg. Se un difetto ha il film, forse è quello di essere tenero verso il vecchio [...] Vai alla recensione »
Margarethe Von Trotta ha fatto bene a presentare il film nelle lingue originali che gli danno più enfasi, credibilità e un'intensità maggiore. La bravura degli interpreti è indiscutibile. Hannah Arendt, scrittrice, filosofa e giornalista fugge dalla Germania nazista e con l'amato e devoto marito trova asilo in America, a New York dove è ammirata e rispettata. [...] Vai alla recensione »
Film fiction ma quasi documentario, a beneficio di chi non sapesse esattamente - come lo scrivente - perché l'ebrea Hannah Arendt fu avversata dai suoi stessi connazionali. Inviata a Gerusalemme dal New Yorker - a New York si era rifugiata con la famiglia e lì era una stimatissima insegnante universitaria e giornalista - a riferire del processo ad Eichmann, si trova davanti un "onesto [...] Vai alla recensione »
È raro parlare di una figura femminile associandola a sostantivi come razionalità, pensiero e intelligenza. Così è descritta la filosofa Hannah Arendt da Margareta Von Trotta. Ebrea di origine, amante (riamata) del suo maestro Martin Heidegger, fuggita in America nel 1940 dopo un breve periodo di reclusione in Francia, Hannah Arendt è una figura femminile che ha diviso [...] Vai alla recensione »
Il film ha il merito di far conoscere la filosofa ebreo-tedesca Hannah Arendt, intellettuale dai tratti molto ambigui, che nel 1940 fugge con il marito e la madre dalla Germania e si trasferisce negli Stati Uniti. Nel 1961 si reca a Gerusalemme per seguire, per conto del New Yorker, il processo al funzionario nazista Adolf Eichmann, qui rimane sorpresa quando, pensando di trovare un mostro, [...] Vai alla recensione »
Il film ha perlomeno il merito di fare conoscere questa donna, intellettuale certamente erudita, ma dai tratti molto ambigui, esattamente come il suo grande maestro e mentore Martin Heidegger che fu un grande ambiguo pure lui, tanto che divenne nazista contraddicendo tutto quanto aveva scritto ed insegnato. Egli cantò in pubblico pure con grande entusiasmo l'inno nazista , il famigerato "Horst Wessel [...] Vai alla recensione »
Tutto il gran dibattito che l'opera della Arendt ha suscitato ruota attorno ad un'idea base che nel film ritorna come un "leitmotiv": tutto il male che è stato commesso da Eichmann e dagli altri gerarchi nazisti è conseguenza di un assenza di pensiero, una sorta di "Denken-los" generalizzato che banalizza l'operare dell'uomo. Su questa base la Arendt ritiene nello stesso tempo di non giustificare tuttavia [...] Vai alla recensione »
Il film convince anche sul piano dello stile formale che Margarethe von Trotta ha scelto ed è perfettamente riuscita a determinare sullo schermo. Rappresentare un personaggio così importante, non solo nella storia della filosofia moderna, ma della Storia tout court è sempre un’operazione ardua e perciò piena di rischi.
Assolutamente da vedere: ricostruzione storica accurata e precisa, un personaggio non facile che viene restituito in tutta la sua umanità, grandezza e contraddizioni.
mi ha colpito la presenza in sala di molti giovani in questo cinema abbastanza periferico, Madison, (Roma) l'unico ad avere una programmazione con orari decenti del film in questione e non alle 15.30 come il Farnese nemmeno si trattasse di un convegno di lavoro. Chissà perchè i film interessanti hanno una programmazione punitiva sia per i luoghi che per gli orari.
Film che non riesce a coinvolgere lo spettatore, anzi provoca sensazioni quasi assonnanti. Consiglio la visione di altri film sull'Olocausto, che magari riescano a provocare uno spunto di riflessione migliore su questo tema.
Hannah Arendt è una filosofa tedesca di origine ebrea, sfuggita ai campi di concentramento francesi assieme al marito grazie ad un visto per gli Stati Uniti, giunta in America ha insegnato presso l'Università, e negli anni 60, in occasione di un processo contro un funzionario nazista in quel di Israele, la donna chiede al giornale per cui scrive, di poter prendere parte al processo. [...] Vai alla recensione »
Una recensione eccellente, davvero superba. complimenti!