Hannah Arendt |
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Un film di Margarethe von Trotta.
Con Barbara Sukowa, Axel Milberg, Janet McTeer, Julia Jentsch, Ulrich Noethen.
continua»
Drammatico,
durata 113 min.
- Germania, Lussemburgo, Francia 2012.
- Nexo Digital
uscita lunedì 27 gennaio 2014.
MYMONETRO
Hannah Arendt
valutazione media:
3,28
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Se una pensatrice negli anni Sessantadi minnieFeedback: 6118 | altri commenti e recensioni di minnie |
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giovedì 21 marzo 2013 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Questo film parla di un periodo preciso nella vita di Hannah Arendt, grande filosofa vissuta dal 1906 al 1975, con escursioni nella sua gioventù quando, come tutti sanno o almeno dovrebbero sapere, ella ebbe una relazione con il filosofo Martin Heidegger, suo professore all'università di Heidelberg. Se un difetto ha il film, forse è quello di essere tenero verso il vecchio Heidegger che risulta come un inoffensivo vecchietto che cita Agostino passeggiando fra i boschi mentre fu un attivo sostenitore del nazismo, ma mostrandolo così la regista von Trotta ne fa anche un simbolo: simbolo di quegli intellettuali mitteleuropei che si chiusero in una torre d'avorio (come in Italia Croce) senza contrastare attivamente i totalitarismi. Che hanno avuto luogo perché? Perché la gente comune, il popolo, è abituata ad agire senza pensare; con sprezzo lei, che ha chiesto e ottenuto dal New Yorker, prestigiosa rivista newyorchese, di assistere al processo contro adolf eichmann , spiega in tante pagine che diventeranno un libro, "La banalità del male", che questo criminale nazista, certo condannabile, certo un essere chemeritava di essere pesantemente condannato come fu, non era certo "un mostro" ma un impiegato che riteneva che l'obbedienza, il fare scrupolosamente il suo dovere, attenersi al giuramento fossero cose più importanti di sapere a quale sorte in realtà fossero mandati milioni di ebrei nei campi di sterminio; il male è estremo ma non radicale, avviene più facilmente del bene perché la gente non pensa, eichmann non si faceva domande. Certo questa tesi non spiega il fanatismo di chi uccideva a sangue freddo donne e bambini, anziani e deboli ma nello stesso tempo dà ragione di come si possa facilmente cadere vittima di bieche dittature. "Pas trop de zel" non troppo zelo, diceva De Gaulle, e certo la burocrazia, l'applicazione cieca della legge fa danni ancor oggi...Poi c'è un altro aspetto della questione che la Arendt ha affrontato, e cioè la collaborazione di funzionari ebrei nella fase finale dello sterminio, come risulta dal processo e che sembra dar ragione a ciò che in quegli anni del processo (1960-1964) i giovani israeliani imputavano agli anziani sopravvissuti, sopravvissuti come, chiedevano, solo se si erano sottomessi fino in fondo per sopravvivere...Del resto, i nazisti che scamparono subito alla giustizia, come eichmann, furono aiutati dal Vaticano in quanto assassini ma bravi cattolici, con passaporti falsi per il Sudamerica. Qui la Arendt, pur osservando che si era attenuta a quanto era risultato dal processo stesso, fu sottoposta a una salve di critiche che tuttavia non ne piegarono, almeno apparentemente (visto che morì di un colpo al cuore) la forte tenuta critica: se è accaduto può accadere ancora perché il bieco funzionario, il mero obbediente non pensa, agisce sotto comando, non riflette e non applica il bene alle sue azioni, perché il bene implica il pensiero.Ha avuto ragione Barbara Sukova, nel presentare a Bari martedì 19 marzo il film, insieme con la regista Margarethe von Trotta, che questo film va visto anche due volte per cogliere l'intensità della sceneggiatura. In fondo l'idea che ci siano mostri fra noi è spaventosa ma accettabile; più inquietante pensare che tutti, a seconda delle circostanze, possono diventare mostri, questo per Hannah Arendt non è accettabile e questo ha voluto provare nei suoi libri, partendo proprio dallo studio del processo eichmann. Sukova è straordinaria nel rendere Arendt a cui non somiglia tanto nelle ultime foto diffuse della pensatrice quanto in un francobollo che si può vedere in un francobollo. Del resto Arendt sapeva di cosa parlava: lei stessa era stata in campo di sterminio e ne era venuta fuori miracolosamente; le sue analisi suonano come severo monito e il rigoroso film di Margarethe von Trotta le rende il giusto omaggio. Un film imperdibile, necessario.
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