Hannah Arendt |
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Un film di Margarethe von Trotta.
Con Barbara Sukowa, Axel Milberg, Janet McTeer, Julia Jentsch, Ulrich Noethen.
continua»
Drammatico,
durata 113 min.
- Germania, Lussemburgo, Francia 2012.
- Nexo Digital
uscita lunedì 27 gennaio 2014.
MYMONETRO
Hannah Arendt
valutazione media:
3,28
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ragione versus emozionedi vanessa zarastroFeedback: 34043 | altri commenti e recensioni di vanessa zarastro |
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lunedì 31 marzo 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
È raro parlare di una figura femminile associandola a sostantivi come razionalità, pensiero e intelligenza. Così è descritta la filosofa Hannah Arendt da Margareta Von Trotta. Ebrea di origine, amante (riamata) del suo maestro Martin Heidegger, fuggita in America nel 1940 dopo un breve periodo di reclusione in Francia, Hannah Arendt è una figura femminile che ha diviso - e divide a tutt’oggi - le opinioni delle sinistre, delle comunità ebraiche e delle femministe. Osannata da un lato, demonizzata dall’altro, il film mostra la storia di ciò che ha dato vita al suo testo “La banalità del male” del 1963. Il libro, a sua volta, trae le motivazioni dal reportage che la Arendt svolse per la rivista “New York Times” al processo contro Adolf Eichmann del 1961 a Gerusalemme. Fu proprio allora che s’iniziò a parlare di Shoah a livello mondiale (il processo fu seguito dalle televisioni di tutto il mondo) tanto è vero che nello stesso anno Stanley Kramer girò il film “Vincitori e Vinti” sul processo di Norimberga avvenuto nel 1946/47. La frantumazione delle responsabilità con la conseguente rinuncia a essere persone “pensanti” ma solo esecutori di ordini altri avvenute durante il regime nazista è proprio l’orrore maggiore che Hannah Arendt rileva. Stupisce il pubblico oggi – come stupì allora – che una donna, e per di più ebrea, potesse non farsi coinvolgere emotivamente in un processo mediatico per un fatto così funesto, e trarne invece una speculazione filosofica. Hanna si chiedeva come potesse essere che un omuncolo così piccolo possa provocare un male così grande; ed è proprio la mediocrità della persona Eichmann che la porta a teorizzare “la banalità del male”. Ma in fondo non era anche Hitler un omuncolo? Ottimo il lavoro coraggioso di Von Trotta, brava anche nella scelta di usare materiale d’archivio per il processo.
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