Shutter Island |
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Un film di Martin Scorsese.
Con Leonardo DiCaprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Michelle Williams, Patricia Clarkson.
continua»
Drammatico,
durata 138 min.
- USA 2010.
- Medusa
uscita venerdì 5 marzo 2010.
- VM 14 -
MYMONETRO
Shutter Island ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Quando il cinema è pura Arte
di FeffaFeedback: |
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giovedì 10 marzo 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Avevamo già in passato notato il fascino che gli angoli più astrusi e impercettibili della mente umana esercitano su un professionista qual'è Martin Scorsese: cosa avrebbe potuto uscirne stavolta? Shutter Island è, innanzitutto, l' ennesima prova (non necessaria) di competenza e genialità da parte di un regista da sempre alla ricerca della perfetta riproduzione di un realismo mai troppo crudo, ma degno di tale nome; inoltre, ci presenta un Leonardo Di Caprio ormai cresciuto, maturo e perfettamente a suo agio nei difficili e pesanti panni dell' agente federale Teddy Daniels, un uomo che si ritrova non solo ad avere a che fare con un caso letteralmente "maniacale", pur potendo godere dell' aiuto del suo compagno di squadra Chuck Aule, ma che dovrà vedersela anche e soprattutto con il suo tragico e insostenibile passato, che ben presto interagirà ed interferirà con le indagini, in pieno svolgimento per ritrovare Rachel Solando, donna misteriosamente scomparsa da Ashecliffe, istituto mentale nel quale sono stati mandati i due investigatori, situato su una cupa isola nel bel mezzo dell' oceano. Ma se Scorsese si avvale di una trama salda e ben costruita per farne il suo punto di forza per ogni suo lavoro, stavolta in quest' opera di omaggio a "L' isola della paura" (romanzo di Dennis Lehane dal quale Scorsese ha tratto la storia) si serve anche di espedienti artistici, adeguandoli al contesto cinematografico, arricchendo e graziando così il film di colori forti spesso in contrasto tra loro e in contrasto con le luci fioche e scure che caratterizzano l' intera pellicola. Ciò che ci si poteva benissimo aspettare da un' ambientazione del dopoguerra era sicuramente una particolare cura per dettagli sicuramente insignificanti rispetto alla complessa trama del film, come ad esempio gli abiti tipici dell' epoca, rischiando così di imperniare l' attenzione sulla bellezza estetica di ogni piccolezza utile a farci calare in quell' ambientazione, permettendo però che questa prevalga sul concept e sul messaggio che il regista vuole farci pervenire. Si tratta di un errore in cui è estremamente facile incappare (ne abbiamo numerose prove, forse già troppe): invece, Scorsese è riuscito, seppur con qualche difficoltà, ad oltrepassare l' ostacolo. Meritevole anche la colonna sonora, che funge da perfetta cornice all' insieme: non onnipresente, anzi, del tutto assente nei momenti di maggior suspense e, quindi, angoscia del film, contribuendo così alla preponderanza della stessa. Finale che, senza dubbio, lascia lo spettatore perso, restio, perplesso: è proprio la follia l' unico modo di cui l' uomo può godere per riuscire a sopravvivere ai suoi interminabili ed inevitabili rimorsi, che caratterizzano una vita fatta di tentativi per riuscire a cancellare i ricordi, gli errori commessi, ma incrementando quindi l' adiacenza alla follia stessa.
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