Kill Me Please

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Un film di Olias Barco. Con Aurélien Recoing, Virgile Bramly, Daniel Cohen, Virginie Efira, Bouli Lanners.
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Commedia, durata 95 min. - Belgio, Francia 2010. - Archibald Enterprise Film uscita venerdì 14 gennaio 2011. MYMONETRO Kill Me Please * * * - - valutazione media: 3,00 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   
previsit giovedì 27 gennaio 2011
il paradosso all'ennesima potenza Valutazione 3 stelle su cinque
71%
No
29%

Ho visto il film ieri. Non sono una critica cinematografica, quindi il mio giudizio sarà quello di una persona normale che è andata a vedere un film "anormale", ma quando è finito mi sono fatta delle grandi risate, perchè è tutto così assurdo, paradossale, che la risata finale nasce da dentro, primo perchè non si hanno spiegazioni per quello che si è visto, secondo perchè ci si libera di una certa tensione accumulata durante l'ora e mezzo di durata. Non posso dire che non mi sia piaciuto, l'ho trovato originale nella sua assurdità, i personaggi esagerati, le situazioni più grottesche che mai (penso all'infermiera che si fa chiudere nella cassa da morto senza rendersi conto fino all'ultimo di quello che le stava accadendo), tanto quasi come alcune situazioni dei film di Tarantino o dei fratelli Cohen. [+]

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epidemic mercoledì 26 gennaio 2011
8 pieno Valutazione 4 stelle su cinque
46%
No
54%


visto appena uscito. Semplicemente stupendo. Dalla gran scelta del bianco e nero, al tono grottesco e comico allo stesso tempo. Una sceneggiatura vincente e una serie di gag veramente buone. Si candida sicuramente ai primi dieci titoli dell'anno....immaginando cosa uscirà nelle sale

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domenico a martedì 25 gennaio 2011
un bunuel di altra epoca Valutazione 3 stelle su cinque
50%
No
50%


Abbiamo visto “ Kill me please – la morte dolce “ diretto da Olias Barco.
Dimenticate il titolo ( non perché sia brutto ma è forviante ), dimenticate le pubblicità o le brochure della produzione. Non è un film sulla dolce morte o almeno questa è presa da pretesto e da contesto per raccontare altro. Questo moderno regista che ha vari debiti creativi e narrativi col passato e il presente ( dal cinema Kammerspiel, dei tempi della Repubblica di Weimar, quello di Friedrich Wilhelm Murnau e del romeno emigrato in Germania Lupu Pick; ma anche dal cinema del maestro spagnolo Luis Bunuel; o anche, più modestamente, assai vicino ai film di umorismo nero di Benoît Délépine & Gustave Kervern ), ha costruito un film originale, anche in parte imprevedibile, ironico e nero, ma tuttavia anche se accettabile “ il colpo di scena “ della seconda parte ci sembra più un’idea originale e creativa che non una costruzione coerente del dramma. [+]

[+] non è il film visto dagli altri (di aterio)
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pipay martedì 18 gennaio 2011
scritto e girato da chi non sa fare film Valutazione 2 stelle su cinque
58%
No
42%

Aggiungo un paio di cose al mio commento di qualche giorno fa. Alla fine del film, in sala è scoppiato spontaneo un applauso liberatorio, accompagnato da un generale sospiro di sollievo perché finalmente ci si era liberati dal supplizio di questo film. E ancora una cosa: per lo sconclusionato, confuso e irrisolto affastellamento di questa storia sgangherata appare evidente che il film (che aveva, se fosse stato fatto bene, moltissime possibilità per diventare un lavoro addirittura eccellente, come ho già affermato) è stato scritto e girato da CHI NON SA FARE FILM.

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reservoir dogs martedì 18 gennaio 2011
calare il sipario perché la vita è una farsa Valutazione 3 stelle su cinque
62%
No
38%

In un bianco e nero alla Bergman, tra il silenzio della foresta, immersa nelle neve risiede una clinica diversa dalle altre, una clinica che ospita avventori alla ricerca della morte.
Il dottor Kruger (Recoing) è il medico che fa da Caronte per questo viaggio attraverso lo Stige che i pazienti hanno deciso di fare; tra di loro i personaggi più disperati: dal regista depresso cronico (Poelvoorde) alla cantante che ha perso la voce (De Paris) al giovinotto che tenta il suicidio dall'età di sette (Bramly).
Come in un film dei fratelli Coen, l'anarchia da parte della popolazione delle zone limitrofe che poco accetta le pratiche della clinica del dottor Kruger (elemento catalizzatore), scatena la follia repressa in ogni paziente che tende a ledere se stesso e gli altri. [+]

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renato volpone lunedì 17 gennaio 2011
scioccante Valutazione 4 stelle su cinque
32%
No
68%

Il bianco e nero del film, l'inverno e la neve avvolgono l'inquietante clinica del Dottor Kruger in un gelido brivido. I pazienti, volontariamente, invocano il suicidio assistito per un dolce trapasso. Esaudendo l'ultimo loro desiderio il Dottore somministra un veleno che li porterà nel sonno eterno in appena tre minuti. Il ritmo è dolce e delicato  con gli infermieri che si prendono a cuore i malati e soffrono per il distacco, ma lentamente la tensione cresce, lo scenario cambia completamente, la dolcezza del suicidio invocato diventa paura per l'omicidio provocato. Le scene diventano crude, gelide nel rigore invernale, pura sofferenza in un grottesco dipinto che spinge al riso contraendolo subito in una smorfia di dolore. [+]

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emaspac lunedì 17 gennaio 2011
violenza latente Valutazione 4 stelle su cinque
43%
No
57%

"Cosa voleva comunicarci, chi ha ideato questa storia?" Gli aspiranti suicidi, nel film, sono delle persone fondamentalmente deviate, che andrebbero curate psicologicamente piuttosto che accompagnate nella loro devianza: la loro carica di irrispettosa violenza, intrinseca nella volontà di suicidarsi, si potrebbe dipanare anche sul prossimo, se l'omicidio non fosse limitato dalla fortissima censura sociale: ed il film questo intende dimostrare. Lo spartiacque avviene con lo sdoganamento dell'assassinio, che 'libera' i nostri pazienti dalla censura, ed avviene nel momento esatto in cui questi vengono assediati. Ognuno di loro estrinseca la mancanza di rispetto per la vita con la violenza omicida: da potenziale suicida ad omicida seriale. [+]

[+] messaggio (di eles )
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pipay domenica 16 gennaio 2011
uscirà presto dalle sale... Valutazione 2 stelle su cinque
46%
No
54%

Il film, per l'originalità con cui è trattato il tema della morte, ovvero il desiderio di porre fine alla propria vita commissionando ad altri il "proprio suicidio", che dovrebbe avvenire in una clinica specializzata a tale macabro scopo; per l'insolita l'ambientazione: la clinica, appunto, immensa, appartata e dall'aspetto austero e sinistro; per alcune scene grottesche al limite del reale; per la singolare regia, che ha optato - tra l'altro - per l'abolizione del colore, avrebbe avuto parecchi elementi per diventare un lavoro ben fatto, interessante e non privo di spessore. Invece niente di tutto questo. Cosa voleva comunicarci, chi ha ideato questa storia? che nonostante tutto si rimane sempre ancorati alla vita, costi quel che costi, perché la morte non fa piacere a nessuno? Ebbene, qualunque fosse l'intento iniziale, è miseramente naufragato in un coacervo di personaggi strampalati, di situazioni assurde, irrisolte o inspiegabili. [+]

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www.cine-amando.blogspot.com martedì 9 novembre 2010
grottesco, paradossale, tragicomico Valutazione 4 stelle su cinque
48%
No
52%

Il dottor Kruger (Aurelien Recoing) è il direttore di una clinica in cui si pratica il suicidio assistito: un sorso di veleno è offerto come viatico per il sonno eterno per chi ha deciso di farla finita, salvo accertarsi prima dell'effettiva volontà di morire del paziente. Già frequentata da personaggi eccentrici ed un po' svitati, la clinica diverrà oggetto di ostilità da parte degli abitanti della zona, innescando così un gioco al massacro in cui finiranno per morire praticamente tutti.
Qualunque tentativo di riassumere banalmente in termini di trama questa commedia nera del poco noto regista belga Olias Barco è inevitabilmente riduttivo: il suo valore sta nella galleria di pazienti bizzarri e strampalati che popolano la clinica, chi vuole morire durante un ultimo amplesso, chi cantando la Marsigliese, chi fingendosi un soldato in Vietnam, chi in realtà non vuole morire affatto; nelle atmosfere assurde e grottesche, nella paradossalità delle situazioni e dei dialoghi, nel finale tragicomico dal sapore apocalittico; nel fascino di una fotografia in bianco e nero un po' retrò; nello sguardo ironico (il discorso di Kruger sul costo sociale del suicidio, il suo interesse per le eredità dei pazienti) e nei momenti più esilaranti (il tale che racconta di aver perso la moglie a poker!). [+]

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