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Un triangolo di emarginazione al femminile. Valutazione 4 stelle su cinque

di Alin0


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domenica 15 agosto 2010

Visto alla prima, Locarno, pochi giorni fa. La regista introduce il film emozionata, con poche parole imbarazzate, quasi scusandosi che il montaggio è stato frettoloso e teme ci siano imperfezioni tecniche. E' la sua opera prima, se ben capisco. Il film dipana 'partendo dal mezzo' della storia una cruda vicenda di marginalità, disagio mentale e sociale, nella quale si incontrano le tre anime tormantate delle protagoniste. Pasolini è assai presente -secondo me- alla regista, così come lo è l'inglese Mike Leigh di Naked, il primo Abel Ferrara. La prima sopresa nel seguire le giornate squallide, violente e ritirate delle tre protagoniste, è proprio il lato tecnico della confezione del film. Benissimo montato, crudo ma persino delicato nella scelta dei dettagli e delle luci. La storia disperata di emarginazione delle protagoniste ruota attorno a Megalie, la 'leader' del disfunzionale triangolo, che pare alternare la sua vita tra lunghe fasi di catatonia a letto, immobilizzata davanti a uno sfuocato schermo televisivo che presenta film porno, e crisi di rabbia e violenza con cui si abbuffa di cibo in scatola e birra e si scaglia sulle coinquiline, la sorella Marie-Steph che si comporta in modo ebete o infantilmente dipendente e la 'amante' Barbara, scialba verosimile ex-prostituta, unica che mantiene un precario contatto con l'esterno, da reietta, ma che farà crollare la impossibile situazione di vita delle tre dopo il suo capitolo più nero. La storia prosegue come la autopsia psicologica raccolta dopo un crimine efferato per la inchiesta giudiziaria, con efficacia, lucidità e spietatezza. Una opera di grande maturità e -in quello che vuole raccontare- di grande capacità tecnico-narrativa. Se all'inizio la recitazione delle tre, soprattutto le urla sguaiate di Megalie, mi è parsa sopra le righe, non abbastanza calzante, nello svolgimento del film tutti i dettagli ed una certa sapienza narrativa mi paiono avere messo tutte le cose a posto. Splendide le ingenue ed altisonanti poesie recitate sottovoce dalla voce narrante, in stridente contrasto con la storia. Davvero splendide alcune invenzioni come le scarne frasi durante il processo, in cui le parole delle imputate si sovrappongono fuori campo a quelle dei familiari, che tendono a sottrarsi dal confronto, da ogni responsabilità o pìetas o tentativo do comprendere l'orrore, chiarendo allo spettatore da dove tutto può essere iniziato. Un effetto di disperato straniamento, che credo sia senso del film nel descrivere dei personaggi in una piccola storia ignobile di vita 'estrema' quale quelle che tutti leggioamo sui giornali ogni settimana.

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