nalipa
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martedì 21 settembre 2010
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" che a t t o r i !"
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IIl film narra dell'ultimo anno di vita di Lev Tolstoj.
Tolstoj vive nella tensione e nell'amarezza perché diviso tra il movimeto tolstojano che vorrebbe rinunciasse ai suoi diritti d'autore a beneficio del popolo e dall'altro la moglie che invece vorrebbe salvare per la famiglia tutti i privilegi.
Forse il film non é proprio un capolavoro ma
Helen Mirren e Cristopher Plummer sono davvero IMMENSI.
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ashtray_bliss
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mercoledì 18 marzo 2015
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ultimi importanti giorni di due anime innamorate.
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The Last Station offre uno spunto interessante e affascinante attraverso il quale ci descrive gli ultimi turbolenti giorni di vita del grande Lev Tolstoj -la Grande Anima- e quella delle persone che gli ruotano attorno, vista e percepita specilamente dal giovane e inesperto Valentin Bulgakov. Il regista si prende dunque la libertà di rendere il film marcatamente teatrale, come si nota sin dalle prime scene. Questo approccio può lasciare inizialmente perplessi, ma proseguendo nella visione si nota come unire lo stile teatrale e quello cinematografico si rivelano una carta vincente.
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The Last Station offre uno spunto interessante e affascinante attraverso il quale ci descrive gli ultimi turbolenti giorni di vita del grande Lev Tolstoj -la Grande Anima- e quella delle persone che gli ruotano attorno, vista e percepita specilamente dal giovane e inesperto Valentin Bulgakov. Il regista si prende dunque la libertà di rendere il film marcatamente teatrale, come si nota sin dalle prime scene. Questo approccio può lasciare inizialmente perplessi, ma proseguendo nella visione si nota come unire lo stile teatrale e quello cinematografico si rivelano una carta vincente. In primis perchè esaltano le capacità recitative dei due pilastri del cinema come Helen Mirren (in un ruolo che doveva valerle un'altro Oscar) e Chris Plummer. Successivamente perchè la teatralità riesce a donare maggior spessore ai personaggi, rendendo più marcata la drammaticità di alcuni passaggi o semplicemente per donare maggiore enfasi ad alcune scene (per esempio la scena del litigio a tavola, o quella di Sofya che entra nella stanza passando dal balcone e provocando un colpo di scena imprevisto, all'interno della trama).
Credo dunque che per saper apprezzare questa pellicola come si deve bisogna avere delle nozioni basilarι dell'arte teatrale, quindi apprezzarla e capire il perchè il regista ha scelto un connubio abbastanza inusuale, per il grande schermo, ma decisamente funzionale per la storia che voleva raccontare.
Storia tra l'altro che proviene dall'adattamento del omonimo romanzo Jay Panini, e che posiziona al centro due figure femminili illuminate, quella della Contessa Sofya e della libertinista Masha, che si oppongono all'ottusità e fondamentalismo dei puristi Tolstojiani. La pellicolla infatti si concentra nel raccontare, attravverso il giovane Valentin, la rottura che avviene nel rapporto tra Lev e Sofya e che non riguarda certamente il loro lato affettivo, i due infatti dopo quasi 50 anni di matrimonio si amavano ancora come i primi anni, ma le loro divergenze ideologiche, politiche e religiose li spingevano ad affrontare accesi dibattiti e litigi costringendoli ogni volta a superare il limite in presenza di giornalisti in cerca di scoop con cui nutrire il popolo russo. Lev, ormai in età avanzata, si ritrova ad essere fortemente condizionato dal suo caro amico e braccio destro, Chertkov, che è anche l'ideatore del cosidetto movimento tolstojano. Un movimento dai richiami anarco-cristiano e dalle rigide regole, che elogia la purezza dell'anima, l'astinenza da attività sessuali, il rinnegamento dei titoli di nobiliari promuovendo contemporaneamente il vegetarianesimo. Ma l'ultimo e più nobile scopo del movimento è quello di promuovere le opere letterarie di Tolstoj al popolo russo, convincendo l'autore a devolverne i diritti d'autore. Ma Lev non si fermerà a questo; rinato spiritualmente grazie all'approccio con Chertkov, si sentirà sempre più oppresso dal benessere e dalle ricchezze nelle quali vive, e deciderà di rinunciare al suo titolo nobiliare e a tutte le sue proprietà, stilando un nuovo testamento nel quale specifica di voler donare ogni suo possedimento al popolo.
Scelte che inevitabilmente porteranno la coppia ad un confronto-scontro, sempre piu' acceso che vedrà entrambi i coniugi fortemente provati dalle divergenze politiche, ma che altresì metterà a dura prova la loro unione nonostante l'amore reciproco che provano l'uno per l'altra.
Il film dunque è denso dal punto di vista della tematica proposta; si passa dal rapporto affettivo che provano i coniugi Tolstoj, alla filosofia e l'approccio radicale che l'autore adotta per il suo nuovo stile di vita. Si parla anche di insicurezze, di riflessioni e di scelte. Cos'è il vero amore? Un semplice sentimento o forse un ideale utopico, una meta irraggiungibile? Come si rggiunge la vera purezza dell'animo? Contribuendo alla società attravverso letteratura grandiosa -come nello specifico caso- oppure avvicinandosi al popolo, divulgando a esso tutte le richezze e averi ?
Tutti quesiti che assumono spessore attravverso le straordinarie interpretazioni degli attori, e su tutti proprio quella di Helen Mirren che riesce subito a guadagnarsi la simpatia del pubblico, facendo emergere una caraterizzazione della contessa Sofya ineceppibile. Una donna in fin dei conti abbandonata da tutti (dal marito, dalla figlia, dai sostenitori di Lev), incompresa nonostante lei agisca per puro amore disinteressato verso suo marito, che lo vede cadere nelle trappole di un abile manipolatore tale Chetrkov. Un Chetrkov peraltro abilmente interpretato da Paul Giammati che riesce proprio a dividere per bene l'opinione degli spettatori, accapparandosi prevalentemente giudizi negativi; risultando al massimo un idealista estremo che ha creato il movimento Tolstojano si per pura ammirazione del Maestro e voglia di divulgare i concetti di quest'ultimo, ma anche e sopratutto per proiettare nel movimento le sue personali idee e visioni sulla società Russa, a un passo dalla rivolta Ottobrina.
E in mezzo a questi virtuosi personaggi, rotea Valentin; giovane, idealista, inesperto il quale poco a poco sarà l'unico ad avvicinarsi a Sofya, a comprenderne la soltudine e la sofferenza silenziosa che si trascinava dentro, tolto il velo di ostenzione e protagonismo che apparentemente caratterizzavano le sue accese liti e proteste. Ma Valentin, impotente, assiste anche allo sgretolarsi di quel matrimonio che nell'immaginario collettivo era una relazione solida, duratura e genuina. Man mano che i giorni passano Lev, si sente ancor più soffocato specialmente dalla moglie e sempre sotto consiglio di Vladimir, deciderà di allontanarsi da casa, per fare un tour della Russia. Un sogno che non riuscirà mai a portare a termine, causa l'aggravarsi della sua malattia e che lo immobillizzerà in quella che è l 'ultima stazione del titolo.
Una stazione metaforica e concreta, che in breve tempo lo riporteranno sui suoi passi: alla ricerca dell'amore vero, autentico, genuino. Quello che provava per Sofya dalla quale aveva fatto tanto per allontanarsi (e per tenerla rigorosamente lontana). Gli ultimi giorni di vita, sono i più drammatici ed enfatici dell'intera pellicola, nonchè quelli che sigillano l'intero messaggio -semplice e diretto- del film: Dall'amore vero non si può sfuggire. Perchè anche quando tenti di tutto per eluderlo, alla fine, capisci che è la cosa più preziosa che hai, alla quale non puoi rinunciare.
Opera raffinata, poetica ma conteporaneamente incisiva, è una meraviglia potersi gustare un film talmente ben fatto e interpretato. Ovviamente anche la parte stilistica e visiva vuole la sua parte, e anche qui non si rimane delusi; Bellissime le location, l'ambientazione degli interni, la cura dei minimi particolari delle stanze o delle stoffe. Eccellente la fotografia naturale che circonda la villa Andreyevna. Sulle interpretazioni c'è poco da dire, essendo tutte squisitamente perfette e armoniose. Nessun attore è fuori posto col personaggio che interpreta e riescono a donare spessore perfino ai personaggi secondari.
Un piccolo vero capolavoro, pienamente riuscito e assolutamente imperdibile. Godibile dal primo all'ultimo minuto.
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rita branca
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giovedì 1 maggio 2014
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"cinquant’anni di guerra e pace" di rita branca
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The Last Station (2009 ) film di Michael Hoffman con Helen Mirren, Christopher Plummer, James McAvoy, Anne-Marie Duff, Kerry Condon
Magnifico film ispirato dall’omonimo romanzo di Jay Parini che, con una splendida fotografia ed encomiabile interpretazione, particolarmente da parte della sempre affascinante Helen Mirren e di Christopher Plummer, racconta l’ultimo scorcio della vita del grande romanziere russo Lev Tolstoj e di sua moglie, la contessa Sof’ja Andreyevna con i contrasti sorti fra loro, nonostante il grande e collaudato amore, a causa della decisione dello scrittore, di devolvere tutti i diritti d’autore al sostegno del popolo non privilegiato, scatenando l’ira di Sof’ja che non ne condivideva il progetto poiché esso inevitabilmente defraudava la famiglia dell’eredità che le sarebbe spettata per legge.
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The Last Station (2009 ) film di Michael Hoffman con Helen Mirren, Christopher Plummer, James McAvoy, Anne-Marie Duff, Kerry Condon
Magnifico film ispirato dall’omonimo romanzo di Jay Parini che, con una splendida fotografia ed encomiabile interpretazione, particolarmente da parte della sempre affascinante Helen Mirren e di Christopher Plummer, racconta l’ultimo scorcio della vita del grande romanziere russo Lev Tolstoj e di sua moglie, la contessa Sof’ja Andreyevna con i contrasti sorti fra loro, nonostante il grande e collaudato amore, a causa della decisione dello scrittore, di devolvere tutti i diritti d’autore al sostegno del popolo non privilegiato, scatenando l’ira di Sof’ja che non ne condivideva il progetto poiché esso inevitabilmente defraudava la famiglia dell’eredità che le sarebbe spettata per legge.
L’opera scandaglia le anime dei due personaggi evidenziandone i tormenti, le personalità combattive, le contraddizioni, le fragilità, i lati squisitamente umani, riuscendo a mantenere l’attenzione dello spettatore viva fino all’ultima sequenza. Ciò che rende il film estremamente interessante non è solo la biografia del famoso artista, ma anche, e forse ancor di più, il gioco dei ruoli della coppia matura che condivide l’esistenza da circa 50 anni a cui si aggiungono le manipolazioni dei seguaci Tolstojani e la testimonianza sconcertata del giovane segretario Valentin Bulgakov.
Rita Branca
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samn97
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domenica 11 gennaio 2015
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gli ultimi giorni di tolstoj by mirren e plummer
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Un film bello e intenso, che vale la pena vedere assolutamente, non necessariamente solo per chi ama la letteratura tolstojana e la figura del Maestro, ma anche e soprattutto un must per chi sa cosa significhi la grande INTERPRETAZIONE: promotori al 100% del messaggio d'amore del film, inserito in un meraviglioso contesto russo, sono due straordinari Helen Mirren e Christopher Plummer. La loro affinità, indispensabile ai fini del film, dovrebbe essere il modello per ogni recitazione di coppia, ma anche nei momenti singolari riescono ad offrire entrambi prove di straordinaria intensità. La scena migliore e più ruscita è indubbiamente quella in cui i tolstojani accendono a sorpresa un megafono per far ascoltare a Tolstoj una sua registrazione, ma essendone egli deluso e non rendendosene essi conto, sarà solo la moglie Sofja (con cui Lev aveva litigato subito prima) a risolvere la situazione sostituendo il disco con uno di bella musica classica.
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Un film bello e intenso, che vale la pena vedere assolutamente, non necessariamente solo per chi ama la letteratura tolstojana e la figura del Maestro, ma anche e soprattutto un must per chi sa cosa significhi la grande INTERPRETAZIONE: promotori al 100% del messaggio d'amore del film, inserito in un meraviglioso contesto russo, sono due straordinari Helen Mirren e Christopher Plummer. La loro affinità, indispensabile ai fini del film, dovrebbe essere il modello per ogni recitazione di coppia, ma anche nei momenti singolari riescono ad offrire entrambi prove di straordinaria intensità. La scena migliore e più ruscita è indubbiamente quella in cui i tolstojani accendono a sorpresa un megafono per far ascoltare a Tolstoj una sua registrazione, ma essendone egli deluso e non rendendosene essi conto, sarà solo la moglie Sofja (con cui Lev aveva litigato subito prima) a risolvere la situazione sostituendo il disco con uno di bella musica classica. Lo sguardo tra Helen e Christopher in quel momento è da pelle d'oca, il loro monologo interiore sembra dire tutta "guerra e pace". Tenerissime le loro scene di coppia. Insomma, per tutta la durata del film i due attori riescono a ipnotizzarci, e nei momenti in cui non ci sono, vogliamo che arrivino presto. Non banale il modo in cui si tratta il messaggio dell'amore: nonostante marito e moglie litighino costantemente per divergenze di idee, il loro amore è quello davvero autentico, e solo fra di loro sanno come prendersi correttamente.
Due candidature agli Oscar 2010: quali? Ovviamente Miglior Attrice (Helen Mirren) e Miglior Attore non Protagonista (Christopher Plummer).
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molenga
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sabato 10 settembre 2011
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travisata la figura di tolstoj
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Non ho compreso appieno le finalità di questo film: vi si narrano gli ultimi giorni di lev tolstoj, attorniato dai tolstojani, malgrado lui suoi discepoli votati alla castità e alla moderazione fuori dal culto ortodosso(il cui capo è paul giamatti) tra cui si distingue il giovane valentin(McAvoy), che prova l'ebbrezza della carne e si distacca dal culto dell'autore, divenendone però amico....come amico diverrà della moglie, la contessa andreyevna, giungendo prima del finale a farle ritrovare il compagno di una vita. Non capisco perché il regista faccia passar male i tolstojani, in realtà un gruppo di tenaci ricercatori di pace ed equità economica, in favore della moglie.
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Non ho compreso appieno le finalità di questo film: vi si narrano gli ultimi giorni di lev tolstoj, attorniato dai tolstojani, malgrado lui suoi discepoli votati alla castità e alla moderazione fuori dal culto ortodosso(il cui capo è paul giamatti) tra cui si distingue il giovane valentin(McAvoy), che prova l'ebbrezza della carne e si distacca dal culto dell'autore, divenendone però amico....come amico diverrà della moglie, la contessa andreyevna, giungendo prima del finale a farle ritrovare il compagno di una vita. Non capisco perché il regista faccia passar male i tolstojani, in realtà un gruppo di tenaci ricercatori di pace ed equità economica, in favore della moglie...noiosa botta d'aristocratico individualismo. Mc avoy e la Mirren sono, come sempre, bravi
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