cicciovictor
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domenica 1 settembre 2019
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ma tutti che elogiano la buy?
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Mah! ho letto le altre recensioni, dove quasi tutti posano la Buy sul piedistallo della perfezione. Personalmente, la trovo sempre uguale, scena dopo scena, film dopo film. Ognuno ha i suoi parametri, e io preferisco gli attori volubili. Ho apprezzato, invece, tutti i comprimari, sia nella recita che nella sceneggiatura disegnata dl regista, che danno il valore aggiunto al film. Inutile la Buy che "si fa" il dottore; molto più apprezzabile, e non presentato e neanche anche solo abbozzato, un lancio di affetto di Fabrizio, il collega sempre presente, a fine film. Insomma, una Buy onnipresente e non così necessaria, e un finale sospeso
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brian77
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venerdì 5 ottobre 2012
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rivoluzionario
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Un film che rivoluziona ogni principio di tempo al cinema: qui ogni minuto dura tra l'ora e l'ora e mezza. E, quel che è peggio, ogni attimo, ogni gesto pretende di dimostrarci qualcosa! Estenuante.
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markomorciano
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giovedì 29 dicembre 2011
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margherita da 10
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Un film discretamente fatto bene, forse, oserei dire, un po' monotono. Abbastanza curato nei dettagli, apparte alcune scene, come la parte dell'orata al mercato, in cui la folla che fa da comparsa è molto "scarsa" e fa sembrare quel tratto di film un video da "paparazzata". Il livello degli attori è superiore alla media, sopratutto la grande Margherita Buy, che nonostante le classiche parti melodrammatiche da isterica e depressa si dimostra sempre un'ottima attrice, di cui non ne viene elogiata abbastanza la bravura. Viene trascurata la parte in cui "il ragazzo del cinema", Pietro, sparisce e, inoltre, trovo abbastanza futile la "scappatella" avuta con il neonatologo. Il film perde nel finale, dal quale gli amanti delle commedie drammatiche saranno rimasti delusi, perché ci si aspettava una conclusione triste.
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Un film discretamente fatto bene, forse, oserei dire, un po' monotono. Abbastanza curato nei dettagli, apparte alcune scene, come la parte dell'orata al mercato, in cui la folla che fa da comparsa è molto "scarsa" e fa sembrare quel tratto di film un video da "paparazzata". Il livello degli attori è superiore alla media, sopratutto la grande Margherita Buy, che nonostante le classiche parti melodrammatiche da isterica e depressa si dimostra sempre un'ottima attrice, di cui non ne viene elogiata abbastanza la bravura. Viene trascurata la parte in cui "il ragazzo del cinema", Pietro, sparisce e, inoltre, trovo abbastanza futile la "scappatella" avuta con il neonatologo. Il film perde nel finale, dal quale gli amanti delle commedie drammatiche saranno rimasti delusi, perché ci si aspettava una conclusione triste. Nel complesso film più che discreto, voto 7.
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gianluca78
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giovedì 31 marzo 2011
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la vita e il suo senso più vero
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Il film si avvale di tre caratterisstiche peculiari. tali da renderlo emozionante.La bravura ormai sempre più eccletica, di Margherita Buy, la regia di Francesca Comencini rigida, attenta ai particolari, mai banale, infine ad una messa scena rigorosa, concreta che rende il tutto unico.
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gianluca78
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giovedì 31 marzo 2011
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la vita e il suo senso più puro
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L'eterea bellezza di questo fiilm, risiede nella bravura ormai certificata di Margherita Buy, che dona l'amara concretezza sociale e un'aspra verosimiglianza con il reale.In una storia, fin troppo fuori dal comune popolare, per essere compresa da poterle dare il meritato successo al botteghino.Infine una messa in scena rigorosa, puntigliosa, che Francesca Comencini, conferisce.E ciò che si nota è che ci ha creduto, avvalendosi di un montaggio valido e di una forza rara nel cinema italiano:Passione.
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nigel mansell
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venerdì 3 dicembre 2010
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margherita è sempre la più brava
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Il tocco della regia si vede: ottime carrellata su di una Napoli e calorosa che appare meravgliosa. La Buy è bravissima ed è strano seppur ancora bellissima che scelga proprio ora di apparire nuda: forse per sottolinare che una donna sui quarantanni mantiene la sua femminilità intatta, c'è forse solo un pò di disincato e amarezza. Purtroppo è un genere che non apprezzo, l'ho trovato lento, ma penso che fosse voluta la cosa per dare il senso appunto dello spazio bianco..
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francesco2
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martedì 26 ottobre 2010
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un amore (così?) molesto
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A tanti anni di distanza dal bellissimo film di Martone, di nuovo Napoli, vista come mo(nu) mento di un travaglio che non riguarda, senza codici ghezziani, né il SENTIMENTO propriamente inteso(Sia o meno condiviso) né una SEMPLICE elaborazione del lutto. Anna Bonaiuto aveva sì subito una perdita, però l'indagine sulla morte della madre non si risolveva in un retorico rafforzamento successivo alla morte, ma alla NASCITA di una nuova persona che faceva i conti col passato, lo rielaborava in una fase attuale e, forse, capiva qualcosa di più anche di sé stessa.
Anche la Buy affronta una NASCITA col timore che si concretizzi nel suo esatto contrario, la morte; forse gioca sul suo stato d'animo anche il timore che, dopo la perdita dell'uomo amato, il decesso di una giovanissima "vita" finita prima di cominciare porti alle estreme conseguenze la perdita di una parte di sé stessa.
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A tanti anni di distanza dal bellissimo film di Martone, di nuovo Napoli, vista come mo(nu) mento di un travaglio che non riguarda, senza codici ghezziani, né il SENTIMENTO propriamente inteso(Sia o meno condiviso) né una SEMPLICE elaborazione del lutto. Anna Bonaiuto aveva sì subito una perdita, però l'indagine sulla morte della madre non si risolveva in un retorico rafforzamento successivo alla morte, ma alla NASCITA di una nuova persona che faceva i conti col passato, lo rielaborava in una fase attuale e, forse, capiva qualcosa di più anche di sé stessa.
Anche la Buy affronta una NASCITA col timore che si concretizzi nel suo esatto contrario, la morte; forse gioca sul suo stato d'animo anche il timore che, dopo la perdita dell'uomo amato, il decesso di una giovanissima "vita" finita prima di cominciare porti alle estreme conseguenze la perdita di una parte di sé stessa. Tuttavia, purtroppo, le differenze tra le due opere non si esauriscono certo qui. Quello del regista di "Noi credevamo" era un lavoro che non si rifaceva alla "Commedia all'italiana", nel senso che forse tutte, o quasi, le figure erano FUNZIONALI , senza concessioni al sorriso facile; nell'illustrare (Un pò tra le righe e un pò no) le cause di una MORTE evitava i bozzetti quasi, un pò per scherzo un pò per no, si rispettasse un DECESSO. Nel tentativo invece di illustrare una NASCITA (Che, ovviamente, non si sa se avverrà), la Comencini non sempre punta sul travaglio psicologico della Buy, ma inserisce personaggi come la ragazza che esclama: "Caspitona, una professoressa"!, che ci fa ripiombare nei malinconici meambri delle desolanti fiction della domenica-sera. E non parliamo delle scene ambientate nella scuola, dove si cede di nuovo alla pura "Bizzarria"(?) quanto a dialoghi e situazioni descritte(Tranne una delle ultime scene, quelle dello "Spazio bianco" appunto). Né degli amori ed amorazzi che vive la protagonista, un'accanita fumatrice su cui tra l'altro all'inizio ci si sofferma con insistiti primi piani, manco fosse la prima parte di "Somewhere" della Coppola. Sapendo, come ho letto, che almeno una situazione viene praticamente inventata(Quella del magistrato-donna), e che una seconda, il trasferimento della classe della protagonista, forse lo è forse no, cogliamo le differenze tra la maturità del Martone e l'atteggiamento "artigianale" di questo film.
Che comunque, a parte il finale che può o meno piacere(Ma che regala un'ultimissima scena tecnicamente ineccepibile), ha anche dei pregi: la panoramica, bianca come la neve, sulle stanze dell'ospedale destinate ai nascituri, un'idea purtroppo insolita per il nostro cinema. Oppure la bella canzone che fa da colonna sonora, "Where is my love": che forse illustra lo SMARRIMENTO della Buy per sé stessa(L'amore che non riesce a dare), ed i timori per la figlia(UN OGGETTO di amore che potrebbe non nascere). Ed ancora, in questo senso, la scena in cui la donna stessa sceglie questo pezzo tra altri per una situazione che non ricordo bene(Scusate, ma avrò visto il film una quindicina di giorni fa).
Ma oltretutto, la Comencini ed i suoi sceneggiatori sono bravi a suggerire il bianco in vari momenti del film, da un palazzo in costruzione al quaderno alla stanza dei nascituri: non, forse, come generico "Elogio della purezza", ma come INDEFINITEZZA, mancanza di un colore definito. Come la protagonista, del resto. E come il nostro cinema, che ancora una volta è un alunno che promuovo per la buona volontà.
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nalipa
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lunedì 4 ottobre 2010
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la buy meritava più della rapport la coppa volpi?
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Forse...però dovrebbe affrancarsi dal cliché di amabile nevrotica.
La vicenda é interessante, anche se il film si perde un po' per fotografare una Napoli marginale
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marezia
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mercoledì 11 agosto 2010
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identikit non retorico di una madre
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Pellicola che mostra con rigorosa OGGETTIVITA' i dubbi di una donna che si trova incinta e sola. E' UN'OGGETTIVITA' che investe ogni sfera della vita senza trascendere nel sentimentalismo o nell'aridità ma che MOSTRA L'AMBIVALENZA CHE C'è IN OGNUNO DI NOI, padre o madre che sia. I figli non sempre si amano fin dal loro concepimento perché, retorica a parte, SONO DEGLI ESTRANEI (e lo stesso vale per i genitori) ma si può imparare ad amarli e alla fine amarli davvero. BELLISSIMO!
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100spindle
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martedì 27 aprile 2010
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lo spazio non e' mai bianco
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C'E' IN QUESTO FILM QUEL TORMENTO TIPICO DELLA FILMOGRAFIA ITALIANA CHE, ANCHE QUANDO NON C'E' LA NECESSITA' O LA CONOSCENZA, DEVE SEMPRE INSEGNARE QUALCOSA A QUALCUNO. LO SPAZIO BIANCO NON FA ECCEZIONE MA AFFRONTANDO UN TEMA ASSAI TOCCANTE USA MOLTO GARBO E UN PROFILO UMANO. MARGHERITA BUY E' BRAVA IN QUESTO RUOLO, FORSE A TRATTI ECCESSIVA, MA CAPACE DI TRASMETTERE ESATTAMENTE IL TURBINIO DI SENTIMENTI CHE PROVOCA LA METAMORFOSI DI UNA DONNA DA FALLIMENTARE A MADRE ATTENTA. IL PROCESSO DI TRASFORMAZIONE E' PERO' INVERTITO: LA DONNA SI COMPORTA ARTIFICIALMENTE E CON DISTACCO DURANTE LA GRAVIDANZA NATURALE E DIVENTA GESTANTE NATURALE DURANTE LA GRAVIDANZA ARTIFICIALE.
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