Lo spazio bianco |
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Un film di Francesca Comencini.
Con Margherita Buy, Gaetano Bruno, Giovanni Ludeno, Antonia Truppo, Guido Caprino.
continua»
Drammatico,
durata 98 min.
- Italia 2009.
- 01 Distribution
uscita venerdì 16 ottobre 2009.
MYMONETRO
Lo spazio bianco
valutazione media:
3,21
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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“LO SPAZIO BIANCO”: RITRATTO DI UN CINEMA VITALEdi JoeblackFeedback: 754 |
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mercoledì 21 ottobre 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il cinema italiano di alto livello non è scomparso. Esistono ancora registi ed attori capaci di misurarsi col modello cinematografico d’oltre oceano e reggere magnificamente il confronto; “Baarìa”, il quale si allinea a certi stilemi tipici del mondo hollywoodiano sul piano tecnico, è l’esempio lampante. “Lo spazio bianco”, la riprova. Il film della Comencini merita tuttavia un’attenzione particolare, poiché rappresenta un prodotto di grandissimo spessore pur non mutuando alcuna impostazione formale di stampo internazionale e conservando, invece, le caratteristiche tipiche della nostra cinematografia, nelle forme e nei contenuti. Ritornano le caratterizzazioni di personaggi e l’ambientazione di provincia (quella napoletana), una sceneggiatura dall’inflessione linguistica dialettale piuttosto marcata, la fotografia e la regia abituali del cinema nostrano (ciò che varia in Tornatore). La differenza rispetto ad altri film italiani non sta dunque nella diversità, bensì nell’eccellenza della messa in atto degli stessi elementi costitutivi. Tratta dall’omonimo romanzo di Valeria Parrella, la pellicola racconta la storia di Maria (Margherita Buy), un’insegnante di italiano presso una scuola serale, con un divorzio alle spalle, che intrattiene una breve relazione con un giovane conosciuto durante uno dei suoi pomeriggi cinematografici e resta incinta. La donna si trova a dover gestire da sola questa difficile situazione, per di più esasperata da un parto prematuro: la bambina nasce, infatti, al sesto mese di gravidanza e deve essere posta in un’incubatrice per consentirne lo sviluppo e la maturazione. Lo spazio bianco del titolo, dunque, è propriamente l’area monocromatica in cui l’apparecchiatura medica viene disposta ma si configura anche – e soprattutto – come lo spazio emotivo che si crea nell’animo di Maria, in cui alberga un sentimento a metà strada fra la paura e la forza nato dalla voglia di farcela e proseguire serenamente nella propria esistenza. In un gioco che difficilmente perde di equilibrio, la Comencini riesce a calibrare ogni situazione proposta in modo delicatissimo, accostando alla caratterizzazione di una donna forte e solitaria, in costante contatto con personalità della piccola provincia partenopea, la dolcezza di un momento particolarissimo, in bilico fra emozioni contrastanti di impazienza ed attesa, senza mai scadere nel melanconico, nel “già visto” o nel drammatico vero e proprio. Si tratta cioè di una narrazione che sa alternare momenti di empatia e commozione ad altri più sereni e quasi divertenti, senza mai attraversare il confine né in un senso né nell’altro. Ovviamente la parte della mattatrice la fa Margherita Buy, che dimostra una volta di più di essere fra le attrici migliori(se non la migliore in assoluto) che il nostro cinema abbia conosciuto negli ultimi anni. La naturalezza, la misura, l’umanità (in una parola, lo straordinario TALENTO) di cui è dotata le permettono di rendere sullo schermo un’interpretazione davvero emozionante e composta. La regia articolata e varia - nella dinamica temporale scomposta (secondo un gusto che va imponendosi sempre di più anche da noi) come nel linguaggio narrativo (con echi vagamente onirici che fanno capolino da una struttura rigidamente realistica) – e una colonna sonora e una fotografia altrettanto ricercate fanno il resto, dando vita ad un prodotto capace di colpire contemporaneamente gli occhi ed il cuore dello spettatore.
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