Il grande sogno |
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Un film di Michele Placido.
Con Marco Iermanò, Luca Argentero, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Silvio Orlando.
continua»
Drammatico,
durata 101 min.
- Italia, Francia 2009.
- Medusa
uscita venerdì 11 settembre 2009.
MYMONETRO
Il grande sogno
valutazione media:
2,58
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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il sogno grande e il sogno piccolodi Andrea DFeedback: 435 | altri commenti e recensioni di Andrea D |
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giovedì 1 ottobre 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ho visto questo film in un cinema del quartiere San Lorenzo a Roma, a poche centinaia di metri da quella città universitaria in cui il nuovo lavoro di Placido è in gran parte ambientato. Aiutato da un'atmosfera favorevole, mi sono fatto dare una mano dalla puntuale magia del cinema e sono andato a fare una visita, seppure romanzata, in un'epoca nella quale non ho vissuto. Il film parte bene con la ricostruzione di un ambiente, di un'atmosfera, al di fuori e all'interno della mura della Sapienza, senza far mancare qualche ammiccamento nei confronti dei giovani, non solo quelli che si rivoltavano contro i professori trionfi e bachettoni (specie non estinta), ma soprattutto di quelli seduti in sala tra il pubblico, come per guardagnarsi un consenso e incuriosire: non è poi cambiato così tanto, sembra dirci quello che vediamo. Lo studente che apostrofa non delicatamente un professore, invitandolo ad un risveglio dal torpore culturale di cui la lezione è imbevuta, è Luca Argentero, migliore attore maschile, assolutamente convincente nel ruolo dello studente che si ribella e inizia a chiamare "compagno" ognuno di quelli che occuperanno l'università. Ma non tarda ad arrivare il volto femminile, Jasmine Trinca, in quella che è una performance misuratissima, praticamente perfetta. Lei è una ragazza di educazione cattolica, dell'opinione che il sogno di modificare la società si debba radicare innanzitutto in un cambiamento dell'istruzione universitaria, costruita per i figli dei borghesi (come la stessa città universitaria, appunto, da Mussolini) e da destinare all'accessibilità da parte di tutti. Il punto estremo di Argentero trova così un freno in un terreno più riflessivo e meno utopista, una via mediana di compromesso. Ma c'è un terzo punto di vista, quello del poliziotto (Riccardo Scamarcio, qui in una prova sufficiente, forse perché ben diretto), un poliziotto che vorrebbe in realtà essere un attore, e che cede alla passione artistica nel momento in cui, inviato come spia tra gli studenti, si infatua del personaggio della Trinca, decidendo di non denunciarla. E' quindi apprezzabile che Placido non abbia preso esclusivamente la parte di chi si rivolta, ma anche esplorato la posizione di chi si trovava a dover contrapporsi alla ribellione. Vediamo poliziotti picchiati, o ufficiali che si rifiutano di ricorrere a una risposta violenta, la solita repressione che diventa la soluzione. La pellicola, di conseguenza, non opta per una suddivisione manichea, ma per una esposizione alternata di macrostoria e microstoria. Quello che ci si vuole dire è che gli aspetti di un qualsiasi problema collettivo dovrebbero essere analizzati a livello individuale per essere giudicati; bisognerebbe avvicinarsi col microscopio alle entità umane che sono al di sotto delle bandiere e osservare la loro personale ed esclusiva quotidianità: ed è per questo che il film pian piano si chiude verso questo microcosmo, facendo sfumare un po' - troppo, forse - la Storia alle spalle, focalizzando la vicenda dei tre ragazzi e delle persone che a loro ruotano intorno, in particolare i familiari, che sono lì, con i loro problemi e le loro diversità, a far capire che non è tutto semplicisticamente riducibile ad un conflitto tra due estremi. Peccato per la retorica del finale, un po' da "Notte prima degli esami". Serve ancora fare film di questo tipo? Non so. Però so che domani, quando tornerò a studiare nella biblioteca di quell'università, non la guarderò con gli stessi occhi.
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