An Education |
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Un film di Lone Scherfig.
Con Peter Sarsgaard, Carey Mulligan, Alfred Molina, Dominic Cooper, Rosamund Pike.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 100 min.
- Gran Bretagna 2009.
- Sony Pictures Italia
uscita venerdì 5 febbraio 2010.
MYMONETRO
An Education
valutazione media:
2,98
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un'occasione un pò persadi Francesco2Feedback: 41676 | altri commenti e recensioni di Francesco2 |
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lunedì 27 dicembre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Se interpreto correttamente il titolo, "An Education" per la protagonista è un'espressione che va letta sotto vari piani: si va oltre, e questo cerca di essere uno dei meriti del film, la generica retorica sulla sofferenza come catarsi. In un senso più interessante, si descrive una giovane per cui le belle letture (E canzoni), ma anche gli incontri con personaggi un po’ discutibili, che forse il regista non sempre criminalizza, sono tutte tappe per la maturazione, anche quando alla fine implichino dolore. Nella correttezza dello studio e dell’aspirazione a sapere, quanto nella scorrettezza di una sigaretta (Magari un po’ precoce) e di un quadro rubato ad una vecchietta. Perché la protagonista, ancora prima degli "strani (dis)amori con persone diverse da lei, non solo anagraficamente, è già eterogenea, al punto di poter essere “Tacciata” di una doppia identità. In un ambiente domestico poco plausibile secondo chi scrive, dove nei primi anni'60 si accetta molto facilmente il suo approccio con Peter e si dialoga molto tra genitori e figli, lei è Inglese e brava a scuola, ma allo stesso tempo francofila ed amante delle sigarette russe.......... In anni che precedono una rivoluzione internazionale è già più complessa di quanto potrebbe apparire, a cavallo tra due momenti storici e modi diversi di pensare (Non a caso esistono battute sul sesso vittoriano). Allora la Schorfig, autrice del più interessante "Italiano per principianti", potrebbe trarre spunto per costruirne, senza n velleità politica, un film dove la trasgressione (Che non sfoci necessariamente in furtarelli o roba del genere), sia un alternativa alla dimensione politicamente corretta quanto all'anarchismo rivoluzionario e utopistico. Non è così purtroppo, e non solo perché, come già accennato, il contesto familiare appare poco plausibile. Anziché affinare l'ironia un pò buonista ma dolceamara dell'opera precedente, la regista propone personaggi di contorno macchiettistici, come la preside interpretata da una pur volenterosa Thompson o un'insegnante con cui la ragazza elabora noiosi dialoghi sul valore dello studio e delle trasgressioni. Il viaggio a Parigi, che ricorda non tanto ma neanche pochissimo quello della Sabrina " di Pollack, propone anch'esso spunti curiosi, come la frase "Ma perché tante frasi sull'amore, se dura un attimo"?, ma poi resta una parentesi in un'opera che col tempo, anziché acquisire in interesse, ci rivela che la ragazza era solo vittima di un uomo sposato, che aveva approfittato della sua inesperienza. Jenny a quel punto, azzardo, comincia a vedere le cose sotto una luce diversa. L'ambiguità, che tranne il momento del furto poteva essere sembrata motivo di interesse, ora diventa sinonimo di "Torbido". Forse essere contro non vuol dire solo andare all'estero con un uomo più grande, ma, socraticamente, essere sé stesse. Per quanto, e glielo si fa notare, il suo ritorno alla dimensione dello studio sembri determinato soprattutto da opportunismo. Anche i rimproveri risentiti al padre, che avrebbe potuto ostacolarla nella sua relaione con l'uomo, mi pare aggiungano poco all'atmosfera da "Teleromanzo d'autore", soprattutto nell'ultima parte, come anche l’'ultima frase, mi pare "Fingo di non essere mai stata a Parigi se qualcuno me lo chiede”. E’il film che in realtà finge, di essere “Impegnato” e di porsi e porci problemi come il valore del successo, senza l’ironia imperfetta e discontinua quanto si voglia di Mike Leigh o Stephen Frears.
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